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Autore: bacionero    31/12/2014    5 recensioni
Candice si ritrova ad abitare nuovamente a villa Andrew. E' lontana da anni dal suo Terry ma qualcosa potrebbe riavvicinarli...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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i dispiace, Mario. Adesso è tutto a posto, potete andare-disse Candy mentre Terence aiutava l’uomo a rialzarsi. Questi, dopo aver guardato Terence con timidezza, rivolse un inchino a Candy e se ne andò.

I due ragazzi entrarono in stanza.

-Devo chiederti scusa Terence. Avevo paura che si trattasse di Neal. Quel biglietto che mi hai mandato era scritto a macchina e allora io ho pensato…

-Quale biglietto? Candy io non ti ho scritto alcun biglietto! Sono venuto perché tu  mi avevi scritto di volermi vedere, non è così?

-Cosa? Oh, no, non ci posso credere, è successo di nuovo!-esclamò Candy lasciandosi andare su una sedia-ricordi lo scherzo al collegio? Quel tranello delle scuderie? Qualcuno si è divertito di nuovo a giocarci un tiro simile!

-Già, è incredibile…di nuovo.

-Anche il tuo biglietto era scritto a macchina, non è così?

-Esattamente. Beh, basta chiedere al consierge il nome di chi ha prenotato  questa stanza e conosceremo il nome del responsabile.

Candy decise che all’uscita avrebbe fatto come le aveva consigliato Terence. Nel frattempo stava passando in rassegna il possibile colpevole. Era molto improbabile che fossero stati i Legan, ora che la sapevano felicemente sposata con Archie. Certamente avrebbero dato un senso alla loro misera vita se avessero pensato di farle del male facendola incontrare con Terence, adesso che apparteneva ad un’altra donna, ma solo se l’avessero saputa sola e inconsolabile. Rimanevano altre due possibilità: Albert ed Archie. Ma il primo non avrebbe certamente interferito con il rinnovato equilibrio di Terence, mentre  il secondo…beh sì, lui  aveva  buone ragioni per essere individuato come  il responsabile,  Archie che l’aveva  spronata a ignorare  Susanna e a rifarsi una vita con Terence.

Terence stava pensando   che era così assurdo averla incontrata di nuovo, e in questo modo. La notte precedente aveva  pensato così tanto e tanto intensamente a lei e tormentato dal suo  pensiero non aveva chiuso occhio per buona parte della notte. Saperla lì, a poche miglia di distanza, e non poterla vedere era stata una tortura. Quante volte era stato sul punto di chiamare una carrozza e farsi portare a villa Andrew, sperando almeno di trovare la luce della sua stanza accesa!

Adesso avvertiva pesantemente il pericolo della sua vicinanza, l’attrazione che sentiva per Candy e la paura di fare un passo falso, che avrebbe potuto mettere a repentaglio definitivamente il rapporto con Susanna e, ciò che lo preoccupava ancora di più, la stima di Candy nei suoi confronti.

D’altra parte non voleva abbandonare il campo di battaglia e dimostrare  di non sapere gestire quella situazione; oltretutto aveva dato appuntamento al cocchiere tra un’ora e se fosse uscito da solo sarebbe stato certamente importunato da qualche giornalista che gli avrebbe rivolto nuovamente  la stessa domanda, ossia cosa fosse realmente successo la sera della prima. Anche Candy sapeva che quella non era la condizione ideale per stare insieme in quella stanza, Terence apparteneva ad un’altra, ma le sue gambe si rifiutavano di muoversi, e i suoi occhi di rinunciare all’oggetto del suo desiderio.

Il ragazzo si era presentato in costume di scena, abbigliato da  Romeo, con un costume di velluto verde con tanto di mantello . Nella fretta di giungere in tempo all’appuntamento non si era neanche cambiato; il presunto  biglietto di Candy  gli era giunto inaspettato mentre stava facendo le prove.

-E adesso di che parliamo? Potremmo parlare di filosofia, se solo mi ricordassi uno di quei maledettissimi argomenti studiati a scuola-disse Terence con la consueta ironia,  interrompendo  quel silenzio e addentando una mela presa dal cestino di benvenuto sul tavolo, balzando  nello stesso tempo sul letto e rimbalzandovi un paio di volte.

-Oh, Terence! non parlare con la bocca piena! Sembra proprio che tu sia tornato ai tempi in cui eri costretto a studiare quei noiosissimi testi di filosofia!

-La  mia cara signorina Candice White Andrew è proprio diventata una gran signora…senti-aggiunse dopo essersi rapidamente alzato-io non ho pranzato, e dubito lo farò al mio ritorno in teatro. Potremmo ordinarci il pranzo qui, o magari un thè…

-Vada per il thè.

-Sarà presto ordinato, madame-rispose il ragazzo, e poi, prima di aprire la porta chiese:

-Preferisci il dolce o il salato?

-Oh beh…io….dolce o salato….vediamo….

-Ho capito. Facciamo tutti e due-rispose Terence e le rivolse un occhiolino, prima di chiudere la porta e sparire per l’ordinazione. Candy sentì avvampare le guance .

Circa un quarto d’ora dopo un elegante carrello recava su di sé due tazze della migliore porcellana, una teiera d’argento e una quantità incredibile di pasticcini dolci e salati, assieme a della frutta fresca.

-Ti suggerisco di provare i famosi brownies al cioccolato, sono dei dolcetti molto gustosi e se non vado errato ti piaceva molto il cioccolato…sembra siano stati inventati proprio in questo hotel, e in ogni caso sono una specialità.

-Uhm, è vero, sono veramente buoni…

Candy trovò che quella atmosfera era così intima, così privata, quella situazione ricordava tanto l’ultima volta che si erano visti a New York, quella volta  l’aria era stata  tanto satura di promesse e di illusioni da farle girare la testa…la possibilità che la distanza fisica con quel ragazzo si esaurisse in un lampo, il desiderio di diventare al più presto sua moglie…

E adesso c’era Susanna. Il suo nome non era ancora stato pronunciato, ma doveva farlo. Era suo dovere.

-Susanna sta bene. Albert sta cercando di farla sentire a suo agio, mentre io mi sono fatta da parte. Ho pensato fosse la cosa migliore da fare.

Terence scattò come una molla dalla sedia, si allontanò e si mise le mani tra i capelli.
-Dovevi proprio, Candy?

-Scusami Terence, ma pensavo fosse mio dovere parlartene…

-No, Candy, non scusarti. Sono io in realtà a doverti chiedere scusa, tu hai fatto la cosa giusta. Come sempre. È solo, è solo che…

Candy nel frattempo si era alzata e il ragazzo le venne incontro. Quanto avrebbe desiderato spostarle quella ciocca impertinente che le aveva coperto un occhio! Ma non gli era permesso toccarla, in alcun modo.

-E’ solo che…vorrei tanto che questo giorno non finisse mai, vorrei tanto che fossero per sempre le tredici di questa giornata…non voglio pensare, almeno per questi giorni, a Susanna…

Gli occhi di Candy lampeggiarono.
-Terence! avevi promesso che ti saresti preso cura di lei! Lo sai che anche io soffro per questa situazione, ma non ho il coraggio di chiederti di abbandonarla! Lo hai detto tu, questa cosa macchierebbe per sempre il nostro amore!

Quell’ultima parola infiammò il cuore di Terence, che prese a battergli vorticosamente nel petto, e il sangue cominciò a scorrergli impazzito nelle vene. Lei aveva pronunciato quella parola, e in relazione al loro rapporto!

-Maledizione!-il ragazzo si allontanò nuovamente da Candy, nervoso e agitato. Se non le avesse rivolto la richiesta che stava per fare, sapeva che se ne sarebbe pentito per tutta la vita.

-Candy, ti prego, forse non dovrei farti una richiesta simile, ma per favore, aiutami…ho bisogno di sapere che verrai a vedermi questa sera e le altre sere che verranno…saperti vicina mi aiuterà a non ricaderci, a non perdermi di nuovo, perché lo so che sarei capace di venirti a trovare a villa Andrew di notte, forse ubriaco, magari farei una scenata…

Candy iniziò a piangere, ma dentro di sé, una vocina, una vocina che non voleva stare zitta, una vocina impertinente e sfacciata, egoista, la stava implorando di cedere a quella richiesta.

-Candy, non ti sto chiedendo di fermarti fino alla fine e di parlarmi dopo la rappresentazione. Quello che ti sto chiedendo è di venirmi a vedere, io sentirò la tua presenza e sarò felice…me lo farò bastare. Ti riserverò un palco, uno dei migliori, tu lascerai  un segno del tuo passaggio…un nastro, un orecchino, ed io saprò che sei stata in teatro…

Terence, come puoi chiedermi questo!-pensò Candy, ma ammise con se stessa che il ragazzo le aveva letto nel pensiero. Aveva già avuto l’idea di  andare di nascosto in teatro, per appurarsi che Terence si fosse ripreso, ma anche per poterlo guardare da lontano. Andarci furtiva come una ladra, all’apparenza pura e innocente come una colomba ma in realtà accesa della sua passione più forte, perché sapeva che era ciò che avrebbe provato guardandolo da lontano…

-Va bene, Terence, verrò, ma non ci incontreremo più, ti guarderò da lontano…


                                                                             

N.B. LA storia dei brownies è vera o comunque tra le varie teorie sull’origine di questi dolci la più accreditata è quella che racconta come  la sua invenzione  sia attribuibile allo chef del Chicago Palmer House Hotel. Questi  creò il dolcetto dopo che nel 1893, in occasione della fiera mondiale di Chicago, la proprietaria  gli richiese una preparazione simile ad un pezzo di torta, ma di dimensioni minori adatte per uno spuntino veloce. I primi brownies presentavano una glassa di albicocche e noci, degustabili ancora oggi presso l’hotel, fiero della sua ricetta originale.
 
Salve a tutte! Avevo deciso di postare il nuovo anno, ormai, ma vista la lunghezza della seconda parte del capitolo ho deciso di pubblicare  intanto questa prima parte.
Con l’occasione vi auguro di trascorrere un buon ultimo dell’anno e di cominciare alla grande l' anno che sta arrivando. Io, appartenendo tra segno zodiacale e ascendente a due dei tre segni più sf…..ortunati dell’anno che sta finendo secondo  Paolo Fox (e confermo, sigh), non posso  non augurarmi una migliore annata, e lo stesso spero per voi.
Vi auguro per questa sera frizzi, lazzi, ricchi premi e cotillon! E non dimenticate  le lenticchie…A presto!

 
   
 
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