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Autore: VmpAnna    31/12/2014    7 recensioni
Il vortice si richiude su se stesso ricominciando il ciclo ed è di nuovo quel giorno di 12 anni fa.
Suoni, luci, colori, amici...gli odori della festa portati via dal profumo del mare e tu che per l’ultima volta hai visto il mio sorriso.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo!
So che questo scritto non è il genere di cosa da leggere proprio nell' ultimo giorno dell'anno, ma ho deciso di postarla proprio per questo motivo.
In realtà in questo piccolo delirio c'è anche un accenno di Reita, ma le parole sono Ruki e questo Ruki sono sostanzialmente io e la pubblico in questo giorno nella speranza che la fine dell'anno possa portarsi via un po' dei miei "mostri", chi mi conosce meglio sa di cosa sto parlando, chi ha vissuto o vive una cosa del genere forse capirà...
Auguro a tutte voi di lasciare i vostri mostri, qualunque essi siano, e di fare il primo passo verso il futuro con le spalle più leggere!
Se ci sono errori, perdonatemi, provvederò a correggere.

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Il Mostro ha vinto, sono stanco di combattere.
Mi lascio annegare in questo buio che sa anche un po’ di casa.
Pace, finalmente.
Questa inutile guerra non ha lasciato che polvere dietro di sé, granello dopo granello si è accumulata sulle spalle cancellando i colori, oscurità che si è nutrita di luce.
Il vortice si richiude su se stesso ricominciando il ciclo ed è di nuovo quel giorno di 12 anni fa.

Suoni, luci, colori, amici...gli odori della festa portati via dal profumo del mare e tu che per l’ultima volta hai visto il mio sorriso.
Due mani fredde coprono le mie orecchie e la percezione di tutto si ovatta; altre mani bloccano il mio corpo come un pause sulla vita, il baratro si apre sotto i piedi.
Non piove, eppure sento gocce gelate sulla pelle, che sia io stesso a liquefarmi?
Dove sono i miei occhi?
Dove sono le mie orecchie?
Dove sono io?
E ho paura e voglio chiamare il tuo nome ma nella mia gola non c’è altro che silenzio.
Capisco, sto morendo...non voglio morire.
Un calore familiare mi riporta alla realtà, lentamente metto a fuoco i contorni del tuo sguardo in cui un terrore muto sta pregando un dio dimenticato.
Il mio viso tramutato in una maschera di cera.
Portami a casa

Ho fatto del mio meglio per non abbandonarti, per non abbandonarmi, ma ad ogni oblio le tue lacrime bruciavano sulla mia colpa, eppure tu, trascinato nella mia eterna condanna, non ti sei voltato indietro nemmeno una volta.
Giorno dopo giorno hai tentato di tenermi a galla mentre io, graffiando, mi aggrappavo alle tua pelle, condannando entrambi ad andare ancora più a fondo.
Più diventavo evanescente, più il mio peso gravava sulle tue braccia.
Abbandonando completamente la luce che mi schiaffeggiava con l’immagine di un me reietto, ho vissuto raggomitolato nella mia realtà alienata.
L’unica fiamma che abbia mai raggiunto questo luogo è andata via via sbiadendo fino ad estinguersi completamente.
Hai scelto la vita.
Sudicio nell’anima e nel corpo non ho avuto altro nutrimento che la mia follia.
Ho danzato il valzer dell’annichilimento, ho lasciato che la decadenza mi macchiasse col suo seme, ma sono troppo stanco per oppormi ad una mente storpia che ha deciso di fare di me la sua puttana.
Stuprato in modi atroci, sottoposto ad ogni genere di nefandezza, ho naufragato in molteplici orgasmi per uccidere i miei sensi.
Adesso lascerò imputridire ciò che resta delle mie carni, concedetemi di tornare polvere perché anche il solo aprire gli occhi su un nuovo giorno mi lacera la pelle e mi dissangua le membra.
Ho bisogno di pace, ho bisogno di non sentire, ho bisogno del nulla.
Ferendoti con le mie spine ti ho allontanato, ma non ti chiederò perdono, il mio amore è un amore velenoso, un amore che infetta qualsiasi cosa sfiori, per questo motivo non rimpiangerò di averti lasciato indietro.
Ciò che rimane del mio corpo altro non è che un fantoccio senza forma, persino la mia ombra è stata ingurgitata dall’oscurità che ho dentro, è tempo per me di tornare ad essere niente.
Ti prego, dimentica ciò che ti dissi quel giorno

[Nell’ultimo momento non sciogliere le nostre dita, lascia che l’alba ci dissolva entrambi]

Perdonami Akira, ma su Takanori è già sceso il sipario.
Chiudo gli occhi.

「NIL」
  
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