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Autore: Lady Stark    31/12/2014    1 recensioni
"Il mondo è un luogo così crudele"
Nel profondo ventre della terra, il ruggito di un drago risveglia la notte diffondendo in essa oscuri presagi.
Il sangue della vestale macchia gli affilati artigli della bestia, le catene che trattenevano la sua furia si sono ormai spezzate.
La sacerdotessa inneggia la sua preghiera alla ricerca di una giovane donna che rimpiazzi quello sfortunato destino fatto di violenza e dolore.
La musica di un sorriso che non ha mai conosciuto, condurrà Len in un lungo viaggio alla ricerca della sorella scomparsa tanto tempo fa, quando lui era solo un bambino.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lamelya ~ Chapter XV

I piedi dei due ragazzi scivolarono silenziosamente sull'erba alta del bosco, i loro vestiti fradici gocciolavano sul terreno cosparso di sassi e radici sporgenti. Len scrutò con ansia ogni singolo centimetro del paesaggio, il silenzio era tanto denso da riuscire a sentire il frenetico palpitare del suo cuore nelle orecchie.

L'idea che quell'orribile creatura potesse piombargli di fronte l'atterriva. Le sue mani sfiorarono quasi inconsciamente il fodero della spada che pendeva alle sue spalle; eppure neanche quel freddo involucro riuscì a rassicurarlo.

Purtroppo sapeva benissimo che dell'acciaio non avrebbe mai potuto scalfire la pelle lignea delle fate della foresta.

Nessuna delle loro armi sarebbe servita a nulla contro quelle fameliche creature, neanche la potente magia dello stregone dell'Est.

-Senti una cosa, Len.- cominciò in un sussurro il giovane uomo, sfiorando con le dita la corteccia ruvida e resinosa di una quercia alla quale si erano affiancati.

-Tu hai idea di come trovare questa pianta?-

Il ragazzo biondo si bloccò di colpo, spalancando la bocca in una smorfia attonita.

-Non voglio crederci. Sei uscito fuori dalla grotta come un pazzo senza sapere come trovare quella dannata pianta?- Len quasi gridò nel dar voce a quell'affermazione che mano mano prendeva sempre più consapevolmente forma nei suoi pensieri. Kaito alzò le mani per difendersi da quell'attacco verbale, mentre sorridendo in segno di scuse, si grattava a disagio la nuca.

-Sai che sono parecchio impulsivo quando qualcosa mi coinvolge emotivamente.-

-Non è una scusa plausibile! Ti saresti fatto ammazzare tranquillamente se io..-

Kaito gli afferrò velocemente il polso, sollevando verso i loro visi la mano marcata dal patto.

Il guanto copriva le spire blu ma Len sentì chiaramente la carne pulsare, come se il serpente che l'aveva imprigionato si fosse risvegliato.

-Finché non avrò realizzato ogni mio desiderio, sta pur certo che non morirò. Questa è una garanzia di queste mie parole.- un sorriso spavaldo gli illuminò le iridi assieme ad una forte pennellata di speranza. Il ragazzo sospirò passandosi le mani nei capelli intrecciati, l'acqua rimasta sulle ciocche scivolò lungo le falangi.

-Che cosa mi tocca sentire.-

-Allora? Idee?- chiese Kaito, appoggiando la sua schiena all'albero. Quel fatidico giorno, Len non aveva visto l'intero processo di evocazione ed il suo cervello si rifiutava categoricamente di partorire un piano che lo riavvicinasse a quel mostro con le ali.

Lo stregone si guardò lentamente attorno, sollevando poi il viso per osservare anche le cupole frondose che impedivano ai raggi solari di farsi largo nel sottobosco.

-Io so come attirare la loro attenzione.- ghignò appoggiando le mani sui fianchi stretti.

-Fai una delle tue solite idiozie e giuro sul mio stesso nome che ti do in pasto alle fate.- ringhiò Len, serrando di scatto i denti per la tensione. Il silenzio li avvolse come un sudario, colpendo le loro orecchie con la forza di una martellata; i due uomini riuscivano a sentire le pulsazioni dei loro cuori rincorrersi frenetici assieme all'adrenalina.

Le foglie ondeggiarono stridendo l'una contro l'altra in canto che nulla aveva di rassicurante;i suoi muscoli vibravano come se fiutassero il vicino pericolo.

Ci siamo..” pensò istantaneamente il ragazzo biondo. La mano sinistra si chiuse attorno al ciondolo di metallo in una silenziosa richiesta d'aiuto; tutto il suo essere lo stava implorando di scappare ma ovviamente rimase immobile.

Improvvisamente anche le foglie smisero di frusciare, il canto degli uccellini si fece intenso come lo squillare di regali trombe annuncianti l'arrivo del sovrano.

Kaito fece un lentissimo passo indietro per accostarsi all'amico; un brivido gli accapponò la pelle assieme ad uno spaventato sorrisetto.

-Non credo ai miei occhi.-

Di fronte a loro, nel bel mezzo dell'abbraccio degli alberi, una bellissima donna sorrideva dietro la lignea silhouette di una quercia. Le dita affusolate ne accarezzavano la corteccia mentre i lisci capelli color ambra accarezzavano le esili spalle.

Il suo vestito di fiori e foglie avvolgeva per intero l'atletico corpo, lasciando però scoperto un fazzoletto di pelle all'altezza dell'ombelico.

-Benvenuti nella foresta, umani.- sussurrò ridente prima di abbandonare il suo nascondiglio, appoggiando una mano sul fianco perfetto. Len non aveva mai visto una donna di pari bellezza, la sua rete incantata si allacciò attorno al suo cuore, lusingandolo con il piacevole odore dei fiori.

-Che potenza..- sibilò Kaito stringendo tanto forte i pugni da sentire le unghie incidere i palmi delle mani. Nel corso dei suoi lunghissimi viaggi per il mondo aveva visto e sperimentato sulla propria pelle una vasta serie di magie, ma nessuna poteva essere paragonata all'intensità dell'incantesimo che quella creatura gli stava rovesciando addosso.

-Percepisco un delizioso profumo di magia. Perché siete qui, miei piccoli amici?- trillò la giovane, piroettando su se stessa. I lembi del suo vestito ondeggiarono, rivelando le gambe snelle ed i piedi affondati nella terra da cui ella stessa era stata generata.

-Stiamo cercando un'erba medicamentosa particolare, bellissima creatura. Il suo nome è Lamelya.-

disse Kaito con ossequiosa gentilezza, esibendosi persino in un breve inchino.

La donna ridacchiò lietamente, forse lusingata dal comportamento galante del mago.

-Mi stai dunque chiedendo di consegnarti le sue foglie miracolose?- chiese lei in un bisbiglio carico di promesse pericolose quanto il più potente dei veleni. Kaito rimase per un attimo in silenzio, vagliando con attenzione puntigliosa le parole da utilizzare; per quanto desiderasse quella dannata pianta, non poteva assolutamente commettere alcun passo falso.

Non si era mai sentito tanto terrorizzato in vita sua e la cosa lo elettrizzava in maniera peculiare.

-Il tuo amichetto si è mangiato la lingua?- la donna indicò con un elegante cenno del mento il ragazzo, congelato al suo fianco con una mano convulsamente serrata sull'elsa della spada.

-E' solo abbagliato dalla tua incommensurabile bellezza.- rispose lo stregone, colpendo con un pugno nascosto la schiena del suo accompagnatore; Len sobbalzò sul posto, respirando un paio di volte per calmare i nervi tesi sottopelle.

-Lascia che ci pensi io, so come far sciogliere un uomo..-

-Mia adorabile fata, dove possiamo trovare la magica pianta?- insistette con un sorriso il giovane mago, cercando di imbrigliare l'impazienza che scalpitava nel suo cuore.

La creatura magica alzò gli occhi al cielo prima di catapultarsi a velocità spaventosa verso i due uomini.

Le dita affusolate della fata catturarono quello dello stregone, mentre i suoi occhi gialli bruciavano sul suo viso stupito.

-Te la fornirò proprio adesso, bel cavaliere. Però, sai.. noi fate pretendiamo un piccolo pegno per il nostro sforzo.- le sue ali si spalancarono verso l'esterno, disperdendo nell'aria il profumo speziato del mughetto e delle primule. Kaito rimase totalmente immobile, il sorriso non abbandonò mai le sue labbra piene, né tanto meno la sua spavalda sicurezza sembrò venir meno.

-Non vedo cosa io possa offrirti.-

-Non disperare, umano. Qualcosa troveremo.- la fanciulla raccolse la mano di Kaito prima di appoggiarla sulla propria guancia con un felino sorriso; il nasino a punta della ragazza sfiorò con lentezza la pelle morbida del palmo.

-Ho sempre avuto un debole per gli stregoni, avete un che di interessante.-

Le iridi dorate della donna poi si appuntarono sul viso cereo di Len, che ancora non aveva trovato il coraggio di socchiudere le labbra; ogni movimento di quella creatura strappava dal suo inconscio brandelli di spaventosi ricordi.

-Anche tu profumi di magia, ragazzo. Sei così carino.- filamenti vegetali si allacciarono alla pelle di Len simili a tanti tentacoli verde smeraldo, fiori piccoli come biglie di vetro sbocciarono andando ad accarezzare la sua pelle tesa.

-Vi darò le nostre amate foglie di Lamelya. In cambio però voglio che entrambi mi diate qualcosa di particolarmente prezioso per voi.-

I denti bianchissimi della donna brillarono come perle dietro le carnose labbra color ciliegia, la lingua passò sensualmente ad accarezzarle.

-Non sono minimamente interessata ai vostri flaccidi corpi mortali. Preferisco di gran lunga le piccole chicche che nascondete gelosamente, qui.- tubò premendo senza preavviso un'unghia contro la tempia di Kaito che, colto alla sprovvista, sobbalzò appena.

-Regalatemi uno dei vostri ricordi, umani.-

-Cosa te ne farai?- chiese lui perplesso.

La fata si staccò dai due, volteggiando indietro come se fosse una principessa vestita di seta; le sue ali si spalancarono verso l'esterno, disegnando nell'aria immobile una fragrante danza di petali e foglie secche.

-Noi non ricordiamo. La nostra mente è vuota, incapace di trattenere i momenti che costellano la nostra eternità. Belli o brutti che siano, tutti gli avvenimenti scivolano via assieme al sorgere del nuovo giorno.- i delicati tratti femminei si contrassero in una smorfia molto più umana di quanto Len avrebbe mai potuto immaginare.

-Non potete immaginare quale vuoto ci riempa il cuore. E' come rinascere ogni giorno, senza nessuno a popolare i tuoi pensieri.-

Le iridi gialle tornarono a rivolgersi verso i due uomini immobili; Len sentì un fiotto di tristezza solcargli il cuore ma, malgrado ciò, non si lasciò abbindolare.

Ben conosceva il viso demoniaco nascosto sotto quegli adorabili occhioni da cerbiatto; sperava solamente che Kaito stesse facendo gli stessi ragionamenti.

-Non c'è davvero altro che tu desideri?-

-Mi prenderò solo uno dei vostri ricordi.- sorrise la fata, scostandosi dal collo i morbidi capelli ambra; le foglie più basse degli alberi sembravano quasi tendersi verso di lei, come richiamati da una calamita invisibile.

-Len, ti va bene?- chiese Kaito in un sussurro senza perdere di vista la leggiadra creatura alata.

-Non penso ci sia altra scelta.. ma giuro che se osa..-

La donna sembrò accigliarsi nell'udire la voce ansiosa del ragazzo; appoggiò una mano sul fianco facendo qualche rapido passo avanti.

-Le fate mantengono sempre la propria parola, umano. In confronto a voi, teniamo al nostro onore.- sibilò lei prima di tornare a materializzarsi di fronte a loro, accompagnata dal canto delle foglie secche che grattavano il terreno.

-Vogliamo procedere?-

Kaito alzò velocemente le mani, accarezzando con le ruvide dita la guancia dell'astuta creatura.

-Prima desidero che tu ponga ai miei piedi l'erba, così che io sia sicuro del fatto che non mi tradirai.-

La fata alzò infastidita gli occhi verso il cielo, scacciando con un piccolo gesto le dita dell'uomo; senza dire niente, fece un passo indietro per mettere sufficienza distanza tra loro e permettere così al suo incantesimo d'operare.

-Terra, mia dolce genitrice, ascolta la preghiera di tua figlia. Fiori sbocciate, diffondendo nell'aria il profumo aromatico di una nuova vita.- le sue parole scivolarono come acqua nell'aria, permeando il suolo.

La fata si chinò in ginocchio, raccogliendo tra le mani una manciata di grumoso terriccio per poi sfiorarne la superficie con le labbra.

-Nasci.- sussurrò sorridendo con la stessa dolcezza che una madre avrebbe rivolto al proprio infante. Una tenera piantina color oro si sollevò da quella piccola, scura montagna allungando le proprie foglie verso l'esterno come se si stesse stiracchiando. La corolla del fiore era insignificante al centro di quelle succose foglie a forma di stella; eppure, i petali avevano un colore tanto bello da togliere il fiato.

-Trattatela con cura. Le foglie vanno applicate sulla ferita, mentre i petali devono essere ingurgitati dalla persona di modo che il bruciore svanisca.-

La ragazza adagiò la pianta tra le braccia del mago che, con estrema cautela, la cullò quasi fosse una bambina.

Senza neanche bisogno che Kaito la esortasse a procedere, la fata lasciò scivolare le mani sul viso dell'uomo, chiudendo estaticamente gli occhi. Le dita affusolate si intrecciarono ai suoi capelli color mare; i polpastrelli, scintillanti di concentrata magia, si appoggiarsi alle tempie della sua vittima.

Kaito serrò di scatto la mascella quando la mente della fata scivolò nella sua, alla lenta ricerca di un succoso e felice ricordo in cui affondare i denti.

Gocce di sudore freddo scesero ad accarezzare la schiena surriscaldata dello stregone, i suoi occhi si serrarono convulsamente nella speranza di trattenere il disgusto che minuto per minuto gli stava sbocciando nel cuore. La fata mugolò di piacere nel momento in cui trovò finalmente il ricordo che tanto faticosamente aveva ricercato; la donna vi affondò voracemente i denti, strappandolo di netto dalla memoria dell'uomo. Il dolore si irradiò dal cervello di Kaito attraversando in un fulmineo, bruciante lampo ogni sua singola sinapsi nervosa.

-Fatto. Davvero delizioso.- sussurrò la ragazza allontanandosi dallo stregone che crollò in ginocchio con un gemito incastonato tra le labbra; le foglie di Lamelya oscillarono a destra e sinistra sotto lo sguardo spaventato del compagno.

-Non fare quella faccia, sarò delicata. Te lo prometto.- sussurrò la donna, appoggiando la fronte pallida contro quella sudaticcia del ragazzo. La coscienza incantata penetrò nella sua memoria con particolare attenzione, quasi come se avesse davvero paura di fargli male.

Fu la cosa più strana e spaventosa che il giovane avesse mai sperimentato; era come sentire delle impalpabili dita sfogliare mano mano tutti i pannelli in cui erano custoditi i suoi momenti speciali.

Assieme allo sguardo assetato della maga, ripercorse tutti gli anni della sua breve vita assaporando sulla pelle sensazioni ormai da tanto tempo dimenticate.

Nostalgia, allegria, tristezza, dolcezza si combinarono insieme mentre sprazzi di sorrisi, abbracci e marachelle sfrecciavano nel suo animo, veloci come la luce.

-Eccoci, finalmente.- sussurrò la creatura, afferrando tra le mani un piccolo quadretto dai bordi scintillanti.

Len non impiegò troppo tempo per riconoscere uno dei ricordi a cui più dolcemente era legato; era il suo settimo compleanno, Haruka aveva preparato un buonissimo dolce fatto di mele e sbuffi zuccherati di uovo. L'odore di festa permeava ogni angolo della casa, caldamente addobbata per celebrare l'ennesimo inverno di suo figlio.

Eppure, la sorpresa più bella non era stata il dolce né le tante leccornie sapientemente preparate; ma la presenza eccezionale di sua nonna, venuta da lontano appositamente per vederlo.

Era stata forse la giornata più bella della sua vita: ricca di risate, alimenti prelibati e carezze ruvide tra i capelli; Len aveva vissuto quelle ore con gioia tale da pensare che niente avrebbe mai potuto strappargli via il sorriso di sua nonna.

-Prenderò questo.- sussurrò la fata, affondando le sue sporche unghie nella scintillante cornice; il ragazzo cercò di opporsi strenuamente a quell'atto di violenza ma, ovviamente, non riuscì a muovere un solo muscolo.

Era incatenato nella magica rete di quell'avida creatura.

Due sole, silenziose lacrime scivolarono a segnargli il viso nel momento in cui il buio divorò quella perla che così gelosamente aveva custodito per anni ed anni.

-Non piangere, tesoro. Difenderò questa tua memoria come se fosse mia.- disse in un sussurro la donna, raccogliendo tra le labbra le sottili scie salate.

Detto ciò, si allontanò dai due, passandosi le mani nei capelli perfettamente in ordine.

-Andate pure, uomini. E' stato un piacere fare affari con voi.- trillò, muovendo sinuosamente le dita macchiate di polvere magica; scuri viticci si allacciarono attorno alle loro spalle, sollevandoli senza alcuna fatica da terra, quasi come se fossero bamboline disarticolate.

I due si incamminarono quasi automaticamente verso il lago da cui erano giunti; la piantina di Lamelya scuoteva le proprie foglie ad ogni cadenzato passo del mago, come se volesse ricordar loro quale terribile prezzo avevano dovuto versare.

-Salveremo Meiko..- disse in un sibilo dolorante lo stregone, cancellando con la stoffa della tunica una sferica stilla di tristezza. Il giovane ragazzo dai capelli biondi si voltò verso di lui, cercando di non soccombere al mal di testa feroce che l'aveva assalito nel momento in cui la magia si era portata via il suo prezioso ricordo.

-Sì, la salveremo..- rispose abbassando il capo verso le punte sporche dei suoi stivali.

Non avrebbe mai pensato che la perdita di un ricordo avrebbe potuto causargli tanto dolore; sentiva chiaramente che un pezzetto del puzzle che componeva la sua anima era assente, ma più cercava di focalizzarsi sulla sua forma, più questo veniva risucchiato dalla nebbia.

Non si era mai sentito tanto vuoto in vita sua.

I due uomini rimasero in silenzio per tutta la durata del tragitto e anche una volta arrivati nel nascondiglio, non degnarono Alain e Gakupo di una sola parola.

Len si rannicchiò in un angolo mentre lo stregone spiegava brevemente come il medicamento andasse applicato sulla ferita; il mentore cercò di comprendere cosa fosse successo, ma tutto quello che ricevette fu una schiva, sofferente risposta.

Così, rispettando il dolore dei due giovani compagni, Gakupo lasciò che fosse il silenzio a parlare, diffondendo sulle pareti della grotta l'eco di lacrime nascoste.

I giorni passarono, la ferita di Meiko miracolosamente guarì ridonandole la scattante forza perduta.

Per quanto fosse felice, il ragazzo non poté impedire all'amarezza di avvelenare egoisticamente il suo sorriso.

In fondo, per quanto la sua speranza fosse forte, sapeva benissimo che la cicatrice della perdita l'avrebbe segnato per sempre.

-So a cosa stai pensando.- disse d'un tratto il mago, accostandoglisi. Len arrossì per la vergogna ma l'uomo gli scompigliò dolcemente i capelli.

-Sai che ti dico? Prendiamo questo dolore come spunto per creare nuove memorie ancora più belle.-

Il suo sorriso scintillò nella penombra della grotta, Len si aggrappò a quella luce cercando di far propria la speranza dell'amico.
Sforzandosi di sorridere, prese un bel respiro.

-Sì. Creeremo ricordi ancora più belli.- 

   
 
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