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Autore: TeenAngelita_92    01/01/2015    2 recensioni
"Ci risiamo, l'ennesima volta.
Siamo di nuovo uno di fronte all'altro in questo tuo buio ufficio, o per meglio dire, in questo tuo buio "rifugio segreto" a urlarci contro tutto il rancore non solo del presente, ma degli anni passati, accumulatosi man mano in un angolino della nostra anima.
Qui, in questa stanza testimone delle nostre innumerevoli discussioni, del dolore che con tanto impegno abbiamo voluto infliggerci a vicenda senza smettere un solo attimo, degli aggettivi di poco gusto che ti è sempre piaciuto attribuirmi e... Testimone di quei nostri sguardi colmi di passione, quasi potrei azzardarmi a dire che siano stati colmi d'amore. Questo luogo, testimone dei miei battiti troppo veloci, del mio respiro troppo accelerato, di tutte quelle volte che ho disperatamente desiderato di stringerti tra le mie braccia, di riscaldare quel freddo, gelido vuoto dentro di te con le mie mani calde e di accarezzare le tue labbra con le mie. "
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francisca Montenegro, Raimundo Ulloa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amnesia
 
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2.
 
“Sei tu, sei tu che continui a farmi del male Raimundo.”
Sono passati solo alcuni interminabili secondi da quando le tue labbra hanno pronunciato queste parole, secondi che uno ad uno mi hanno colpito il petto provocandomi un dolore simile a quello che potrebbe provocare un pugnale.
Non mi sono allontanato dal tuo corpo e neanche tu hai provato a farlo.
Sono fermo, inerme mentre il mio viso dista dal tuo troppi pochi centimetri per… Si, per non baciarti, per non lasciare che questo mio incontrollabile desiderio di tenerti tra le braccia prenda il controllo su di me. Ed io lo farei, lo farei all’istante, senza chiedermi nient’altro se solo quelle parole non fossero davvero uscite dalla tua bocca, se solo sapessi che questo tremolio che tortura il tuo corpo non sia causato da paura, paura di me, paura delle mie carezze che altro non sono che disperati bisogni delle mie mani che necessitano la tua pelle.
“Io non…” provo a farfugliare qualcosa che neanche io so. Non trovo le parole, io non le trovo e sento il disperato bisogno di spiegarti che non ti farei mai del male e che mai avrei voluto fartene con questo maledetto inganno.
Vorrei dirti tante di quelle cose che la forza mi manca, la mia forza mi manca perchè quella tua affermazione l’ha zittita in un attimo ed io non so se crederai ancora a ciò che dico o che vorrei dirti.
Poggi una mano sul mio petto, hai notato che da qualche secondo esso ha iniziato a riempirsi e a svuotarsi con estrema velocità mentre io fatico a respirare.
No, non di nuovo, non ora…” inizio a pensare tra me e me mentre la paura mi assale. Cerco di non pensarci mentre porto le mie dita ad accarezzare ancora una volta le tue labbra. Potrei baciarti ma non voglio farlo, non voglio costringerti a fare qualcosa che evidentemente tu non desideri.
Mi basta questo, mi basta accarezzare la superficie delle tue labbra, mi sento tranquillo ora.
“Hai… Hai ragione.” sussurro nell’ennesimo respiro che esce a fatica dalle mie labbra. “Ti ho fatto del male e forse…” mi fermo, devo pur trovare questo mio coraggio nascostosi improvvisamente in qualche piccolo angolino dentro di me. “Forse continuerei a fartene standoti vicino… Come in tutti questi anni.” Continuo, sto davvero dicendo quello che le mie orecchie sentono?
“Io non… Non voglio farti del male piccola mia.” accarezzo delicatamente la tua guancia mentre riesco a sentire che la tua pelle rabbrividisce al sentire il meraviglioso nomignolo con il quale amo chiamarti.
“Non… Non voglio.” dico infine. Vorrei avvicinare un ultima volta il mio viso al tuo cosi da poter sentire ancora la tua pelle, ma mi fermo subito, rendendomi conto del fatto che poi non riuscirei più ad allontanarmi, a lasciarti, perché io è questo quello che devo fare.
Mi allontano, e purtroppo non posso farlo velocemente come vorrei. Le mie gambe esitano ancora, ed il mio cuore non vuole saperne di smettere di battere cosi forte.
Tu resti immobile, come se non sapessi cosa fare ora. Mi guardi, mi guardi come non hai mai fatto e dai tuoi occhi una lacrima inizia il suo percorso verso il basso. Vorrei poterla fermare io, quella lacrima. Vorrei poterla asciugare con un bacio o con una carezza ma so che ora non posso, non posso essere incoerente con ciò che dico, non posso farti altro male.
Sono arrivato alla porta, presumo che ora dovrei stringere tra le mani il freddo metallo di quelle maniglie e aprirla, e andare via per non tornare. Si, dovrei e sono sul punto di farlo ma una fitta al petto mi ferma, impedendomi di fare qualunque altra cosa se non stringermi una mano sulla camicia, con la disperata e vana speranza che il lancinante dolore possa passare.
No, non passa.” penso, quando un’altra fitta mi percorre il petto portandomi ad aggrottare la fronte e ad appoggiarla contro la porta con forza. Una smorfia di dolore prende il controllo del mio viso e l’unica cosa a cui riesco a pensare ora, sei ancora tu.
“Raimundo…” ti sento pronunciare il mio nome e per un attimo mi sento più tranquillo. E’ davvero preoccupazione quella che credo di aver sentito nella tua voce? Sto cercando di darmi una risposta ma un’altra fitta me lo impedisce. Stavolta gemo ed il suono della mia voce esce quasi strozzato dalle mie labbra.
“Raimundo!” stavolta si, lo sento. Ti avvicini velocemente a me mentre ancora stringo tra le mani le maniglie della porta, devo trovare un modo per alleviare questo dolore.
“Che hai? Che succede?” mi chiedi con voce tremante. Afferri il mio viso tra le mani e mi guardi, tu mi guardi ed i tuoi occhi stanno disperatamente cercando di capire cosa sta succedendo, e perché i miei li guardano con cosi tanta tristezza e rassegnazione.
“Perché tremi Raimundo? Perché?” mi chiedi. E’ cosi ironico pensare che solo qualche attimo prima ero io a chiedertelo ed ora… Ora è il mio corpo che ha deciso di cedere.
Sta succedendo ancora, le gambe sembrano volermi fare di nuovo questo stupido scherzo nel quale io cascherò inevitabilmente. “No… no, ti prego.” penso. Non riesco a respirare, io non ci riesco e tutto quello che vorrei ora è solo questo, poter respirare, poter ricordare per un ultima volta il tuo profumo.
Stringi la tua mano alla mia, sul mio petto.
“Sei… Sei qui.” ti dico sorridendo mentre ti vedo agitata, cercando di capire. “Ora tu… tu sei qui.” continuo. Si, tu sei qui ed io posso vederti, sto bene ora, sono tranquillo.
“Rai…Raimundo cosa…” provi a chiedermi ma io ti fermo.
“Resta, non… Non andartene.” anche le parole ora faticano ad uscire dalla mia bocca. Stringo la tua mano e quasi ti supplico ancora. “R..Resta con me…” è l’ultima cosa che dico prima di seguire la decisione che ormai da tempo sembra aver preso il mio corpo: cedo.
Mi lascio cadere al suolo, cosi freddo e piatto sotto la mia schiena. Tu mi segui e sento le tue mani circondarmi, raccogliere tutti i pezzi di me che ho oramai perso.
“Raimundo! Raimundo!” gridi il mio nome. Sento una tua mano inserirsi dietro le mie spalle e cercare di tenermi su mentre l’altra mi tiene il viso. Anche i miei occhi hanno ceduto ed io non posso vederti, ma posso sentire la tua voce chiamarmi e le tue dita accarezzarmi.
“Guardami, ti prego! Guardami!” circondi il mio corpo in una specie di abbraccio che ho sempre desiderato. “Guardami… Ti prego non lasciarmi…” la tua voce pare essersi abbassata, arresa e riesco a sentire che stai piangendo. Tu piangi. Ti sto facendo del male ora, te ne sto facendo ancora e credimi, vorrei potermi alzare ed andare via, lontano abbastanza per lasciarti stare bene.
“Io sono qui.” continui. “Sono qui, resto qui con te amore mio… Resto qui con te.”
Le tue parole ora si trasformano in un eco, sempre più basso, sempre più lontano fino a scomparire.
Mi hai chiamato “amore mio” e se solo avessi potuto avrei sorriso e ti avrei stretta a me, ma non posso… Non posso.
E’ buio ora.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Scrivere, per esempio: “La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri, in lontananza”.
Il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l’ho amata e a volte anche lei mi amava.
In notti come questa io l’ho tenuta tra le braccia.
L’ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.
Lei mi ha amato e a volte anch’io l’amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l’ho più. Sentire che l’ho persa.
Sentire la notte immensa, ancora più immensa senza lei.
E il verso scende sull’anima come la rugiada sul prato.
Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.
Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta. Lontano.
La mia anima non si rassegna di averla persa.
Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.
La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d’allora, già non siamo gli stessi.
Io non l’amo più, è vero, ma quanto l’ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.
D’un altro. Sarà d’un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
Ormai non l’ho più, è vero, ma forse l’amo ancora.
E’ così breve l’amore e così lungo l’oblio.
E siccome in notti come questa l’ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d’averla persa.
Benché questo sia l’ultimo dolore che lei mi causa,

e questi gli ultimi versi che io le scrivo.

 
Spazio Autrice:
Eccomi tornataaa (okay, tralascio il mio entusiasmo). Beh, per iniziare vorrei ringraziare infinitamente le persone che hanno recensito, grazie davvero, mi ha fatto tanto piacere sapere che vi sia piaciuta la storia, o almeno l'inizio.
Scrivendo questa "seconda parte", sicuramente un po' più corta della prima e vi chiedo scusa, ho pensato di fare una terza parte (come ultima parte), quindi beh allungarla un po'. 
Spero vi piaccia l'idea e soprattutto che vi piaccia questa seconda parte, per la quale ho preso spunto dalla 65sima puntata della serie. 
Grazie ancora.
Un abbraccio.
TeenAngelita_92
  
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