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Autore: milly92    15/11/2008    3 recensioni
Debora è una normalissima ragazza di quasi sedici anni che purtroppo non esita a sentirsi “Sfigata” in ogni occasione, così decide di partecipare ai provini per diventare la “Life coach” del suo aspirante cantante preferito di un programma musicale, Music’s Planet, che si chiama Niko. Con suo grande stupore ce la fà, ma purtroppo per lei quell’evento non è un arrivo, bensì un inizio: ce la farà a vivere nel frenetico mondo della tv, dove contano solo l’aspetto esteriore, i soldi e il potere? Resisterà alle varie offese, orari stancanti e un certo aspirante cantante che la manda in tilt? E se poi all'affetto per Niko si aggiungesse anche quello per Andrea, basato più sul sentimento che sull'aspetto esteriore?? Dedicata a tutti coloro che amano sognare un (bel) po’ e che sanno che essere adolescenti e crescere NON è assolutamente semplice… Baci, milly92 ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just Believe In Yourself- Debora's Confessions'
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Quel Pazzo Venerdì 13

Buon sabato a tutti!

Aspettavo da secoli di pubblicare questo cap, e spero che comprenderete la mia impazienza leggendo… ^^

Comunque, grazie alle due new entry tra i preferiti e a coloro che hanno recensito lo scorso cap:

Vero15Star: Ti dico solo di stare tranquilla, specialmente circa il bacio! Poi leggendo il cap capirai, ihih! Grazie mille, è bello vedere che continui a seguirmi con entusiasmo, spero mi farai sapere cosa ne pensi anche di questo! ^^

_Just_Me_: Oddio, confesso di essere emozionata, il fatto che _New_Moon_ ti abbia consigliato di leggere la mia storia e che ti sia piaciuta mi fa arrossire, è un gesto bellissimo! Una “scrittrice” (non voglio esagerarmi nell’autodefinirmi tale xD) non potrebbe desiderare di meglio! Ti chiedo gentilmente di ringraziarla da parte mia e dirle che anche secondo me New Moon è davvero un bel libro e che non ci sono problemi circa il fatto che non può recensire. Spero che anche questo cap sia stato di tuo gradimento!

95_angy_95: No, i gialli non sono la mia passione, e poi se Debora va in carcere la storia come continua? (Grazie, so di essere fondamentale e so anche che la storia senza di me non avrebbe assolutamente senso! *_* n.d.Debora/ Giusto! ^_^ n.d.Niko/ Davvero?  Ohhh, grazie Niko, lo  so che mi ami, e anche io ti amo! =D n.d.Debora/ Ma che hai capito, mi riferivo al fatto che se non ci tu fossi tu la storia non avrebbe senso visto che nessuno mi rompe le p…/ Shh, zitti tutti e due! Devo terminare lo spazio delle recensioni, altrimenti la storia come va avanti?! U_U n.d.Milly92/ T_T n.d.Niko&Deb).  Scusa il dialogo di quei due… xD xD xD

Angel Texas Ranger: Tranquilla, l’importante è che ora recensisci sempre! xD Scherzi ed imposizioni false a parte, riferirò il tuo messaggio a Daniele, saprai la risposta nel prossimo cap! xD

Non so quando aggiornerò, al massimo dovrete aspettare sabato prossimo, ma sono così ansiosa di aggiornare con il cap 23, visto che d’ora in poi inizierà una parte in stile “Beautiful” della storia, che vedrò di aggiornare entrò mercoledì. Spero che il capitolo vi entusiasmi!

La vostra milly92.

Capitolo 22

Quel Pazzo Venerdì 13

Il martedì seguente si sarebbe affrontata la nona puntata, un vero e proprio traguardo. Si sentiva che l’atmosfera era più calda, si iniziava già a parlare di inediti da presentare in finale e progetti; lo stesso fatto che ognuno dovesse portare due brani, dato che il numero dei concorrenti era ridotto e quindi la puntata senza di essi sarebbe terminata prestissimo, faceva notare che si era nella fase “bollente”.

Eppure, fase bollente o no, il divertimento per me e gli altri aumentava di volta in volta dato che ormai ci conoscevamo molto bene. Le prove erano davvero estenuanti, si faceva caso al minimo particolare ed errore, ma i momenti liberi nel loft erano unici.

Non facevamo altro che fare scemenze che nemmeno i bambini delle elementari avrebbero fatto, ma ci sentavamo felici per questo. Per me era iniziata una nuova fase.

La prima era stata l’adattamento e lo stringere amicizia, la seconda cercare di reprimere i miei “sentimenti” per Niko, la terza gestire la mia vita al di fuori del loft, la quarta stringere ancora più amicizia e capire i veri amici lì dentro… E  in quel momento per me iniziava la quinta.

La quinta fase fu speciale: avevo scoperto dei nuovi amici, a cui prima non badavo così tanto: i mitici Gold Boyz, che in questa parte della storia sono molto importanti, se non fondamentali.

Erano solari, divertenti, ma anche maturi: amavo leggere poesie con Dante, che, forse anche un po’ per il nome, aveva una particolare vena poetica, sclerare con Francesco, che ormai avevo nominato “Il Mio Giullare”, confrontarmi con Giuseppe e confidarmi e chiacchierare in generale con Andrea.

Ormai la mia giornata aveva degli orari fissi: sveglia alle sette e mezza, colazione alle otto, prove dalle dieci all’una, pranzo all’una e mezza, prove dalle quattro alle sette, cena alle otto. Ed era proprio in quei vari ritagli di tempo che succedevano le cose più improbabili e divertenti.

Venerdì 13 Maggio me ne stavo spaparanzata sul divano del salotto insieme a Dario, che se ne stava un bel po’ giù da quando aveva saputo di Rossella ed Andrea, quando bussarono alla porta del loft.

Ovviamente per andare ad aprire ci fu una lotta: Francesco e Giuseppe si menarono con cuscini e cose simili, ridendo come due forsennati, per arrivare per primi alla porta. Alla fine, in stile “tra i due litiganti il terzo gode”, fu Vincenzo ad aprire.

Era Ivan, con indosso una bella tuta verde.

“Capitano, bella tuta!” esclamai in segno di saluto, appena lo vidi.

“Grazie, lo so” rispose con una smorfietta. “Puoi chiamarmi tutti i ragazzi?”

“Ok…”

Chiamai i ragazzi dispersi tra la cucina, il salotto e il terrazzo. Mi mancavano solo Rossella e Max, e trovarli fu un’impresa epica. Alla fine li trovai in fondo al giardino, sull’altalena a dondolo che ridevano e scherzavano come se nulla fosse. Rimasi spiazzata, Rossella rideva genuinamente e le leggevo qualcosa di strano nello sguardo.

Sussultò e mi guardò quasi male quando li chiamai. E, dulcis in fundo, si sedette vicino ad Max in quella specie di “riunione”, mormorandogli chissà cosa nell’orecchio ogni tre secondi. Andrea la guardava senza capire, seduto a pochi metri da lei.

“… E quindi oggi alle quattro avete l’appuntamento al Centro Professione Musica, dove parlerete con Guglielmo Bianchi, il produttore del cd del futuro vincitore, ed inizierete ad impostare il lavoro per i vari inediti, anche se solo quattro di voi potranno farlo ascoltare al pubblico….”terminò Ivan.

“Wow, che figata!” fece Annah, accompagnata da veri mormorii di assenso.

“Eh si, perciò fatemi fare bella figura” rispose Ivan.

Annuimmo, e prima di andarsene mi prese in disparte.

“La lettera l’ho inviata, questa è la risposta” sussurrò, mettendomi la busta nella tasca dei pantaloni.

Lo guardai con uno sguardo di gratitudine. “Grazie, Ivan!” esclamai. “Prometto che non ti disturberò più!”

Mi sorrise prima di uscire, dicendo un generale: “A dopo, ragazzi!”

La visita al CPM era molto attesa da quel che potevo vedere, tutti erano emozionati tranne Andrea che se ne stava zitto zitto mentre attendavamo che ci venissero a prendere. Come si faceva a far soffrire un ragazzo così? Era davvero bravo, intelligente, acculturato e, perché no, bello.

“Ehi Grande Andrea” gli dissi avvicinandomi.

Mi guardò, prima di tornare a guardare in direzione di Rossella che faceva una sorta di sfilata vicino a Massimo, mostrando la sua minigonna bianca e una maglietta velata. 

“Pessima giornata, dopotutto è venerdì 13” mi ricordò Andrea, accasciandosi ancora di più sul divano.

“Se ti riferisci…”

“Alla mia ragazza che non mi calcola da due giorni per stare sempre dietro ad un ventinovenne che si sposerà tra nemmeno un anno? Si, mi riferisco a lei!” esplose, prima di mettersi una mano in faccia e dire: “Scusa, non volevo aggredirti!”

Scrollai le spalle: era comprensibile, fin troppo.

“Perché… Non le parli?” suggerii, sentendomi molto stupida.

“Ci ho provato, ma ogni volta spunta finge di dover fare qualcosa e mi evita per le ore successive” sbuffò. “Mi dici do ve sto sbagliando?!”

“Forse sei troppo buono” ipotizzai. “E lei si sta prendendo la mano con tutte le dita”

“Sono convinto che è in fissa con lui, che le piace…!”

“Non penso, altrimenti non starebbe con te” ragionai.

Eppure mezz’ora dopo, appena entrammo nel CPM , Rossella se ne stava ancora a braccetto con un Massimo, che cercava di togliersela dai piedi con occhiate nervose, tutta felice.

Il CPM era enorme, c’erano almeno venti sale tutte arredate con pareti legno e soffici poltrone rosse. In ogni stanza c’erano gli strumenti più svariati, tutti siglati “CPM”.

Guglielmo Bianchi, il produttore, un uomo alto e brizzolato, ci stava aspettando e dopo un piccolo discorso introduttivo in quella che sembrava la sala riunioni, diede ad ogni concorrente un foglio con testo e musica del proprio inedito.

“Ovviamente questo è un punto di partenza, ragazzi, voi potete comunicarmi eventuali modifiche che vorreste apportare, anche perché ci sono altri autori che vorrebbero avere l’onore di aiutarvi” spiegò.

Ogni concorrente fu portato in una stanza con tanto di microfoni e strumenti con tanto di life coach, vocal coach e capogruppo.

Il testo di Niko si chiamava “Tra i banchi di scuola”, e lo sorpresi a fissare il foglio fin troppo intensamente mentre Sandro accendeva i microfoni.

“Ci pensi” mi disse, “Che… Insomma… Se andassi in finale potrei cantare  questa canzone, per di più inedita?”

Era incredulo, fin troppo per i miei gusti.

“Mancano tre puntate, su” lo incoraggiai, “Puoi farcela”.

Ci scambiammo uno sguardo, uno dei nostri soliti sguardi che solo noi potevamo decifrare.

“Su, Niko, ora ti faccio sentire il ritmo con il piano” fece Sandro, prendendo gli spartiti.

Mentre la canzone procedeva, squadrai il mio riflesso in uno dei vetri che facevano da muro nell’altra stanza, in cui stava provando Lara. Ero diversa, mi dissi, e non solo per i due chili in meno. Il mio sguardo era più sereno, maturo; i miei abiti diversi dai soliti jeans e converse, indossavo dei pantaloni neri con una maglia a mezze maniche fuxia e degli stivali estivi abbinati; il mio trucco era più maturo, il mio sorriso era più ampio. Erano passate cinque settimane, ma io mi sentivo cresciuta di anni ed anni. Sembravo una vera e propria “Signorina”. Avevo imparato a socializzare molto facilmente, ad affrontare qualche disputa… Debora la life coach stava diventando Debora la Grande. Anzi, Grande Debora.

“Cosa ne pensi, Debora?” mi chiese Sandro, dopo aver suonato.

“E’ carina, però qualche modifica potrebbe anche andare bene”  risposi.

“Infatti, la vorrei un po’ più movimentata, voi stessi avete detto che in questo genere pop-rock mi muovo meglio” fece notare Niko. “Per una volta che ho cantato una canzone lenta sono andato in ballottaggio….”

Riascoltammo di nuovo l’arrangiamento, in versione più movimentata, e andò decisamente meglio.

“Mi dai un attimo il testo?” chiesi a Niko, che lo stava leggendo per l’ennesima volta con la fronte corrugata.

Sobbalzò quasi udendo la mia voce. “Si,certo” fece e me lo passò.

Lo lessi, sorridendo ogni volta che andavo avanti di un rigo.

Cavolo, era bellissimo il testo. Parlava di un amore nato tra i banchi di scuola, visto dal punto di vista di un ragazzo che sapeva che una ragazza gli andava dietro da un anno. E quando si era deciso a ricambiarla… Lei aveva preferito un altro compagno di classe.

“Allora posso procedere con l’arrangiamento e le modifiche?” chiese Sandro dopo varie prove.

“Direi di sì” concesse Niko.

“Mi raccomando, eh, movimentato!” gli ricordai, mentre Rossella entrava per ascoltare l’arrangiamento del suo inedito. Sorrideva, era tutta allegra, e faceva una smorfia diversa ogni 3 secondi.

“Qui gatta ci cova” pensai tra me  e me, mentre Dario si sedeva al mio posto ed io e Niko uscivamo.

Non ero l’unica a pensarlo, infatti, mentre io e Niko ci sedavamo in una specie di hall ad aspettare gli altri visto che eravamo i primi ad aver finito, disse: “Rossella è strana,vero?”.

“Allora non sono l’unica a pensarlo!” esclamai, ma mi zitti di botto perché Max veniva verso di noi. Sembrava davvero abbattuto, ci salutò a stento e andò chissà dove.

“Cavolo, ora ci si mette pure lui!” sussurrai. “Ma cosa gli sta prendendo a tutti quanti?” chiesi al nulla.

“Non me lo chiedere” sbuffò afflitto Niko, con il capo tra le mani. “Perché forse ho capito cosa è successo tra Ross e Max…”

“Cosa è successo secondo te…?” chiesi allarmata ma allo stesso tempo curiosa di sentire la sua tesi.

“Non vorrei che lei si fosse innamorata di lui, si sta per sposare, cavolo!” esclamò; dovetti fargli cenno di abbassare la voce per non far sentire niente ad un signore che stava passando  sembrava un addetto o giù di lì.

“Andiamo a fare un giro?” proposi. “Sono tutti nel bel mezzo delle prove”

“Ovviamente solo a me mancava l’arrangiamento completo” rispose Niko. “Comunque, ok, andiamo” acconsentì.

Era troppo nervoso per i miei gusti, quando faceva così aveva qualche pensiero.

“E’successo qualcosa?” chiesi, mentre passavamo davanti la stanza in cui provavano i Gold Boyz. Tutti stavano ridendo con Luke perché Francesco stava accennando un balletto, solo Andrea se ne stava seduto in silenzio, evidentemente sovrappensiero.

“No, niente” mi rassicurò.

Alla fine ci fermammo in una zona particolarmente isolata del centro, poiché Niko si era fissato di voler trovare un’arpa.

“Insomma, cosa ci può mai fare un’arpa qui?” chiesi per l’ennesima volta. “A cosa ti serve?!”

“Dai, piccolina, non fare storie!” protestò lui.

Mi fermai nel bel mezzo del corridoio per protesta, bloccandomi e smettendo di camminare.

“Dai, vieni!” rifece, tornando indietro e prendendomi per mano.

“Ma... se ci perdiamo qui dentro? Se gli altri se ne vanno?” chiesi.

“Ma che, staremo qui fino alle sette, e non sono nemmeno le sei!”

“E che c’entra, è venerdì 13, può succedere di tutto…” specificai. Chissà perché, dopo i miei pensieri circa il suo aspetto e i miei sentimenti nei suoi confronti, sentivo di non essere convinta di voler restare da sola con lui, preferendo di andare a consolare Max o Andrea. Mi sentii strana nel pensare che, circa un mese prima, avrei dato tutto pur di trovarmi in una situazione del genere.

“Giusto! E perché vuoi impedire che qualcosa succeda?” affermò, trascinandomi dietro di lui.

Continuò a guardarmi negli occhi, come a volermi dire qualcosa di più, e alla fine cedetti, lasciandomi trascinare in un’altra stanza.

Ovviamente non trovammo l’arpa, ma ci fermammo in una stanza particolarmente grande piena di divani e poltrone.

“Questa è la stanza più bella fino ad ora” affermai, sedendomi su un divano particolarmente soffice.

“Allora è la più bella in assoluto perché sono finite” mi ricordò, prendendo posto vicino a me.

“Giusto” risposi, sentendomi molto in imbarazzo. Chissà quante volte eravamo stati così vicini, ma quella volta c’era qualcosa di strano in lui.

Rimanemmo in silenzio, finché non cacciò il foglio del suo inedito dalla tasca ed iniziò a cantarla per la primissima volta, con l’accompagnamento di una delle chitarre che erano esposte lì.

“Mi ha insegnato Max a suonarla un po’” si giustificò, mentre si schiariva la voce ed iniziava a cantare. Dopo un po’ si fermò di botto, appoggiando la chitarra per terra e prendendo la mia mano destra tra le sue.

“E’ vero” mormorò, mentre mi sentivo quasi allarmata per quel gesto improvviso ma che allo stesso tempo mi sembrava già programmato.

“C-cosa?” chiesi.

“Quello che dice questa canzone, è vero” ripeté, guardandomi fisso negli occhi. Io non riuscivo a guardarlo fisso in quelle pozze azzurre, era come fissare una luce accecante.

“Ah si?” chiesi, mentre il mio cervello iniziava a disconnettersi.

“Si… Sai, se ci trovassimo in una situazione come quella della canzone, ci rimarrei male” disse lentamente, stringendo saldamente la mia mano e avvicinandosi ancora di più. “Cioè, metti caso che tu preferiresti Daniele a me… Io ci rimarrei di merda! Specialmente ora che non faccio altro che pensarti 25 ore su 24…”

Aprii lievemente la bocca per la sorpresa, e mi sarei strofinata gli occhi e dato un pizzico se non avessi avuto i muscoli apparentemente bloccati.

“Ma… Ma cosa dici… Insomma, t-tu… Mi hai sempre detto che per te ero solo un’amica…” balbettai.

Sorrise, scuotendo il capo. “Sei solo un’amica, no?” affermò. “Ma ciò non vuol dire che per me tu non  possa significare altro”.

“Niko, ma cos…” iniziai, decisa a capirci qualcosa, ma lui mi interruppe poggiandomi un dito sulle labbra.

“Shh. Volevo solo sapessi che starti lontano, anche solo la notte,  e convivere con Daniele che non fa altro che guardarti come vorrei poterti guardare io si rivela un’impresa sempre più epica. Ultimamente tu per me sei proprio il mio ossigeno…!” disse, prima di guardare un punto impreciso in alto.

Io me ne stavo zitta come una scema, insomma… Quella era una dichiarazione?! Max aveva ragione? E mi sentii allibita dal fatto che era provavo più  sorpresa che gioia.

“Non so cosa dirti…” mormorai con un filo di voce, sentendo la gola farsi improvvisamente arida.

“Non devi dire niente” mi rassicurò, stringendomi a sé lentamente, come se fossi una bambola di cristallo che si sarebbe potuta rompere facilmente. Il suo cuore batteva forte, proprio come qualche settimana prima, mentre ripetevo diritto…

 “N-Niko, c-cosa s-stai fac…” ebbi il tempo di dire, prima che lui mi zittisse con uno sguardo.

“Shh, so che tu lo vuoi quanto me, è per questo che volevo che restassimo un po’ da soli…” disse con voce roca, guardandomi senza batter ciglio.

Non risposi, interdetta; ebbi solo il tempo di vedere i nostri nasi toccarsi, sentire la sua presa farsi più stretta attorno alla mia vita, i nostri respiri unirsi prima che tutto divenisse di una luce bianca, paradisiaca…

Niko mi stava baciando, impossibile ma vero. Sentivo le sue labbra calde e soffici che accarezzavano le mie con un’abile maestria, facendomi dimenticare tutto intorno a noi.

Si avvicinò ancora di più, costringendomi ad inarcare la schiena; prese la mia mano per poi condurla dietro al suo collo, come ad invitarmi a stringerlo.

Lo accontentai, quasi come se avessi paura che scappasse, e come risposta mi accarezzò la chioma con estrema dolcezza. Mi sembrava il mio primo bacio, come se solo quella volta stessi baciando per davvero un ragazzo. All’improvviso i miei dubbi si smaterializzarono come se non fossero mai esistiti.

Quel contatto profondo, quel sentire le sue carezze e le sue labbra così vicine a me, mi mandava in tilt, e solo Dio sa quando ci decidemmo a separarci, con lo sguardo basso.

Ecco, odiavo quel punto: ad un bacio succedeva sempre l’imbarazzo!

Ma per tutta risposta mi riabbracciò, stringendo le mie mani tra le sue.

“Perché?” domandai semplicemente, ora che riuscivo a spiccicare un pensiero sensato.

Ci separammo, e lui riprese la chitarra, indeciso su cosa dire, ma proprio in quel momento entrò Maria, facendoci sobbalzare. “Siete qui! Vi sto cercando da secoli… Dobbiamo andare!” esclamò.

Annuimmo, come due scolaretti delle elementari, ci alzammo e la seguimmo.

Una volta in macchina però lui si avvicinò a Rossella che gli aveva chiesto di potergli parlare, mentre io me ne stetti tra Samanta e Rita, che chiacchieravano allegramente tra loro. Non sentii nemmeno cosa dicevano, presa com’ero dall’accaduto.

Non potevo crederci, era un sogno. Ci eravamo baciati! Alla fine era successo! Lo avevo sognato tanto, ci avevo sperato…

Ma… ora? Cosa sarebbe successo? Ed io? Era davvero ciò che volevo?

Al nostro ritorno il loft mi parve più luminoso e grande, avrei voluto voglia di saltellare per la gioia, di urlarlo al mondo, ma riuscii a contenermi per un pelo.

Decisamente ne ero contenta, era ovvio.

Era successo, ok, ma mi dissi che, qualsiasi sarebbero state le conseguenze, le avrei accettate, specialmente se fossero state negative.

Ma all’improvviso sentii qualcosa di ingombrante nella tasca: la risposta di Cristina! Me ne ero proprio dimenticata…

La aprii fuori al balcone della cucina, con le mani tremanti.

“Cara Deb, va bene allora… aspetto tue notizie! Mi raccomando, non fare altri scandali, eh! Qui succedono cose di pazzi, ma la tua assenza si sente! Se posso martedì verrò alla prime time, così parliamo un po’ durante il back stage (hai visto come parlo l’inglese? XD). Mi manchi tanto, e scusami per lo scatto di nervosismo, mi conosci J . Tv1kdb! Tua Cri.”

La terminai di leggere con un sorriso. Scandali? Beh, ne avevo appena fatto un altro…

 

Qualche Anticipazione:

Almeno per gli altri il venerdì 13 non si era smentito, mi dissi.

______________

“Mi hai detto le stesse paranoiche frasi che tutti mi hanno detto ogni volta che mi lasciavo con una ragazza” rispose, e accennando una risata.

______________

 Risposi al bacio, sentendomi davvero obliata e beata, ed ero senza fiato quando si decise a separarsi da me.

_____________

“Lasciami!” urlai, “Come ti sei permesso di… usarmi… Stronzo! Daniele aveva ragione!”

______________

Udendo ciò Andrea per un pelo non si strozzò con l’acqua che stava bevendo.

 

  
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