Buon sabato a tutti!
Aspettavo da secoli di
pubblicare questo cap, e spero che comprenderete la mia impazienza leggendo… ^^
Comunque, grazie alle due new
entry tra i preferiti e a coloro che hanno recensito lo scorso cap:
Vero15Star: Ti dico solo di
stare tranquilla, specialmente circa il bacio! Poi leggendo il cap capirai,
ihih! Grazie mille, è bello vedere che continui a seguirmi con entusiasmo,
spero mi farai sapere cosa ne pensi anche di questo! ^^
_Just_Me_: Oddio, confesso di
essere emozionata, il fatto che _New_Moon_ ti abbia consigliato di leggere la
mia storia e che ti sia piaciuta mi fa arrossire, è un gesto bellissimo! Una
“scrittrice” (non voglio esagerarmi nell’autodefinirmi tale xD) non potrebbe
desiderare di meglio! Ti chiedo gentilmente di ringraziarla da parte mia e
dirle che anche secondo me New Moon è davvero un bel libro e che non ci sono
problemi circa il fatto che non può recensire. Spero che anche questo cap sia
stato di tuo gradimento!
95_angy_95: No, i gialli non
sono la mia passione, e poi se Debora va in carcere la storia come continua?
(Grazie, so di essere fondamentale e so anche che la storia senza di me non avrebbe
assolutamente senso! *_* n.d.Debora/ Giusto! ^_^ n.d.Niko/ Davvero? Ohhh, grazie Niko, lo so che mi ami, e anche io ti amo! =D n.d.Debora/
Ma che hai capito, mi riferivo al fatto che se non ci tu fossi tu la storia non
avrebbe senso visto che nessuno mi rompe le p…/ Shh, zitti tutti e due! Devo
terminare lo spazio delle recensioni, altrimenti la storia come va avanti?! U_U
n.d.Milly92/ T_T n.d.Niko&Deb). Scusa il dialogo di quei due… xD xD xD
Angel Texas Ranger:
Tranquilla, l’importante è che ora recensisci sempre! xD Scherzi ed imposizioni
false a parte, riferirò il tuo messaggio a Daniele, saprai la risposta nel
prossimo cap! xD
Non so quando aggiornerò, al
massimo dovrete aspettare sabato prossimo, ma sono così ansiosa di aggiornare
con il cap 23, visto che d’ora in poi inizierà una parte in stile “Beautiful”
della storia, che vedrò di aggiornare entrò mercoledì. Spero che il capitolo vi
entusiasmi!
La vostra milly92.
Capitolo 22
Quel Pazzo Venerdì 13
Il martedì seguente si
sarebbe affrontata la nona puntata, un vero e proprio traguardo. Si sentiva che
l’atmosfera era più calda, si iniziava già a parlare di inediti da presentare
in finale e progetti; lo stesso fatto che ognuno dovesse portare due brani,
dato che il numero dei concorrenti era ridotto e quindi la puntata senza di
essi sarebbe terminata prestissimo, faceva notare che si era nella fase
“bollente”.
Eppure, fase bollente o no,
il divertimento per me e gli altri aumentava di volta in volta dato che ormai
ci conoscevamo molto bene. Le prove erano davvero estenuanti, si faceva caso al
minimo particolare ed errore, ma i momenti liberi nel loft erano unici.
Non facevamo altro che fare
scemenze che nemmeno i bambini delle elementari avrebbero fatto, ma ci
sentavamo felici per questo. Per me era iniziata una nuova fase.
La prima era stata
l’adattamento e lo stringere amicizia, la seconda cercare di reprimere i miei
“sentimenti” per Niko, la terza gestire la mia vita al di fuori del loft, la
quarta stringere ancora più amicizia e capire i veri amici lì dentro… E in quel momento per me iniziava la quinta.
La quinta fase fu speciale:
avevo scoperto dei nuovi amici, a cui prima non badavo così tanto: i mitici
Gold Boyz, che in questa parte della storia sono molto importanti, se non
fondamentali.
Erano solari, divertenti, ma
anche maturi: amavo leggere poesie con Dante, che, forse anche un po’ per il
nome, aveva una particolare vena poetica, sclerare con Francesco, che ormai
avevo nominato “Il Mio Giullare”, confrontarmi con Giuseppe e confidarmi e
chiacchierare in generale con Andrea.
Ormai la mia giornata aveva
degli orari fissi: sveglia alle sette e mezza, colazione alle otto, prove dalle
dieci all’una, pranzo all’una e mezza, prove dalle quattro alle sette, cena
alle otto. Ed era proprio in quei vari ritagli di tempo che succedevano le cose
più improbabili e divertenti.
Venerdì 13 Maggio me ne stavo
spaparanzata sul divano del salotto insieme a Dario, che se ne stava un bel po’
giù da quando aveva saputo di Rossella ed Andrea, quando bussarono alla porta
del loft.
Ovviamente per andare ad
aprire ci fu una lotta: Francesco e Giuseppe si menarono con cuscini e cose
simili, ridendo come due forsennati, per arrivare per primi alla porta. Alla
fine, in stile “tra i due litiganti il terzo gode”, fu Vincenzo ad aprire.
Era Ivan, con indosso una
bella tuta verde.
“Capitano, bella tuta!”
esclamai in segno di saluto, appena lo vidi.
“Grazie, lo so” rispose con
una smorfietta. “Puoi chiamarmi tutti i ragazzi?”
“Ok…”
Chiamai i ragazzi dispersi
tra la cucina, il salotto e il terrazzo. Mi mancavano solo Rossella e Max, e
trovarli fu un’impresa epica. Alla fine li trovai in fondo al giardino,
sull’altalena a dondolo che ridevano e scherzavano come se nulla fosse. Rimasi
spiazzata, Rossella rideva genuinamente e le leggevo qualcosa di strano nello
sguardo.
Sussultò e mi guardò quasi
male quando li chiamai. E, dulcis in fundo, si sedette vicino ad Max in quella
specie di “riunione”, mormorandogli chissà cosa nell’orecchio ogni tre secondi.
Andrea la guardava senza capire, seduto a pochi metri da lei.
“… E quindi oggi alle quattro
avete l’appuntamento al Centro Professione Musica, dove parlerete con Guglielmo
Bianchi, il produttore del cd del futuro vincitore, ed inizierete ad impostare
il lavoro per i vari inediti, anche se solo quattro di voi potranno farlo
ascoltare al pubblico….”terminò Ivan.
“Wow, che figata!” fece
Annah, accompagnata da veri mormorii di assenso.
“Eh si, perciò fatemi fare
bella figura” rispose Ivan.
Annuimmo, e prima di
andarsene mi prese in disparte.
“La lettera l’ho inviata,
questa è la risposta” sussurrò, mettendomi la busta nella tasca dei pantaloni.
Lo guardai con uno sguardo di
gratitudine. “Grazie, Ivan!” esclamai. “Prometto che non ti disturberò più!”
Mi sorrise prima di uscire,
dicendo un generale: “A dopo, ragazzi!”
La visita al CPM era molto
attesa da quel che potevo vedere, tutti erano emozionati tranne Andrea che se
ne stava zitto zitto mentre attendavamo che ci venissero a prendere. Come si
faceva a far soffrire un ragazzo così? Era davvero bravo, intelligente,
acculturato e, perché no, bello.
“Ehi Grande Andrea” gli dissi
avvicinandomi.
Mi guardò, prima di tornare a
guardare in direzione di Rossella che faceva una sorta di sfilata vicino a
Massimo, mostrando la sua minigonna bianca e una maglietta velata.
“Pessima giornata, dopotutto
è venerdì 13” mi ricordò Andrea, accasciandosi ancora di più sul divano.
“Se ti riferisci…”
“Alla mia ragazza che non mi
calcola da due giorni per stare sempre dietro ad un ventinovenne che si sposerà
tra nemmeno un anno? Si, mi riferisco a lei!” esplose, prima di mettersi una
mano in faccia e dire: “Scusa, non volevo aggredirti!”
Scrollai le spalle: era
comprensibile, fin troppo.
“Perché… Non le parli?”
suggerii, sentendomi molto stupida.
“Ci ho provato, ma ogni volta
spunta finge di dover fare qualcosa e mi evita per le ore successive” sbuffò.
“Mi dici do ve sto sbagliando?!”
“Forse sei troppo buono”
ipotizzai. “E lei si sta prendendo la mano con tutte le dita”
“Sono convinto che è in fissa
con lui, che le piace…!”
“Non penso, altrimenti non starebbe
con te” ragionai.
Eppure mezz’ora dopo, appena
entrammo nel CPM , Rossella se ne stava ancora a braccetto con un Massimo, che
cercava di togliersela dai piedi con occhiate nervose, tutta felice.
Il CPM era enorme, c’erano
almeno venti sale tutte arredate con pareti legno e soffici poltrone rosse. In
ogni stanza c’erano gli strumenti più svariati, tutti siglati “CPM”.
Guglielmo Bianchi, il
produttore, un uomo alto e brizzolato, ci stava aspettando e dopo un piccolo
discorso introduttivo in quella che sembrava la sala riunioni, diede ad ogni
concorrente un foglio con testo e musica del proprio inedito.
“Ovviamente questo è un punto
di partenza, ragazzi, voi potete comunicarmi eventuali modifiche che vorreste
apportare, anche perché ci sono altri autori che vorrebbero avere l’onore di
aiutarvi” spiegò.
Ogni concorrente fu portato
in una stanza con tanto di microfoni e strumenti con tanto di life coach, vocal
coach e capogruppo.
Il testo di Niko si chiamava “Tra
i banchi di scuola”, e lo sorpresi a fissare il foglio fin troppo intensamente
mentre Sandro accendeva i microfoni.
“Ci pensi” mi disse, “Che…
Insomma… Se andassi in finale potrei cantare
questa canzone, per di più inedita?”
Era incredulo, fin troppo per
i miei gusti.
“Mancano tre puntate, su” lo
incoraggiai, “Puoi farcela”.
Ci scambiammo uno sguardo,
uno dei nostri soliti sguardi che solo noi potevamo decifrare.
“Su, Niko, ora ti faccio
sentire il ritmo con il piano” fece Sandro, prendendo gli spartiti.
Mentre la canzone procedeva,
squadrai il mio riflesso in uno dei vetri che facevano da muro nell’altra
stanza, in cui stava provando Lara. Ero diversa, mi dissi, e non solo per i due
chili in meno. Il mio sguardo era più sereno, maturo; i miei abiti diversi dai
soliti jeans e converse, indossavo dei pantaloni neri con una maglia a mezze
maniche fuxia e degli stivali estivi abbinati; il mio trucco era più maturo, il
mio sorriso era più ampio. Erano passate cinque settimane, ma io mi sentivo
cresciuta di anni ed anni. Sembravo una vera e propria “Signorina”. Avevo
imparato a socializzare molto facilmente, ad affrontare qualche disputa… Debora
la life coach stava diventando Debora la Grande. Anzi, Grande Debora.
“Cosa ne pensi, Debora?” mi
chiese Sandro, dopo aver suonato.
“E’ carina, però qualche
modifica potrebbe anche andare bene”
risposi.
“Infatti, la vorrei un po’
più movimentata, voi stessi avete detto che in questo genere pop-rock mi muovo
meglio” fece notare Niko. “Per una volta che ho cantato una canzone lenta sono
andato in ballottaggio….”
Riascoltammo di nuovo
l’arrangiamento, in versione più movimentata, e andò decisamente meglio.
“Mi dai un attimo il testo?”
chiesi a Niko, che lo stava leggendo per l’ennesima volta con la fronte
corrugata.
Sobbalzò quasi udendo la mia
voce. “Si,certo” fece e me lo passò.
Lo lessi, sorridendo ogni
volta che andavo avanti di un rigo.
Cavolo, era bellissimo il testo.
Parlava di un amore nato tra i banchi di scuola, visto dal punto di vista di un
ragazzo che sapeva che una ragazza gli andava dietro da un anno. E quando si
era deciso a ricambiarla… Lei aveva preferito un altro compagno di classe.
“Allora posso procedere con
l’arrangiamento e le modifiche?” chiese Sandro dopo varie prove.
“Direi di sì” concesse Niko.
“Mi raccomando, eh,
movimentato!” gli ricordai, mentre Rossella entrava per ascoltare
l’arrangiamento del suo inedito. Sorrideva, era tutta allegra, e faceva una
smorfia diversa ogni 3 secondi.
“Qui gatta ci cova” pensai tra me e me, mentre Dario
si sedeva al mio posto ed io e Niko uscivamo.
Non ero l’unica a pensarlo,
infatti, mentre io e Niko ci sedavamo in una specie di hall ad aspettare gli
altri visto che eravamo i primi ad aver finito, disse: “Rossella è
strana,vero?”.
“Allora non sono l’unica a
pensarlo!” esclamai, ma mi zitti di botto perché Max veniva verso di noi.
Sembrava davvero abbattuto, ci salutò a stento e andò chissà dove.
“Cavolo, ora ci si mette pure
lui!” sussurrai. “Ma cosa gli sta prendendo a tutti quanti?” chiesi al nulla.
“Non me lo chiedere” sbuffò
afflitto Niko, con il capo tra le mani. “Perché forse ho capito cosa è successo
tra Ross e Max…”
“Cosa è successo secondo te…?”
chiesi allarmata ma allo stesso tempo curiosa di sentire la sua tesi.
“Non vorrei che lei si fosse
innamorata di lui, si sta per sposare, cavolo!” esclamò; dovetti fargli cenno
di abbassare la voce per non far sentire niente ad un signore che stava
passando sembrava un addetto o giù di
lì.
“Andiamo a fare un giro?”
proposi. “Sono tutti nel bel mezzo delle prove”
“Ovviamente solo a me mancava
l’arrangiamento completo” rispose Niko. “Comunque, ok, andiamo” acconsentì.
Era troppo nervoso per i miei
gusti, quando faceva così aveva qualche pensiero.
“E’successo qualcosa?”
chiesi, mentre passavamo davanti la stanza in cui provavano i Gold Boyz. Tutti
stavano ridendo con Luke perché Francesco stava accennando un balletto, solo Andrea
se ne stava seduto in silenzio, evidentemente sovrappensiero.
“No, niente” mi rassicurò.
Alla fine ci fermammo in una
zona particolarmente isolata del centro, poiché Niko si era fissato di voler
trovare un’arpa.
“Insomma, cosa ci può mai
fare un’arpa qui?” chiesi per l’ennesima volta. “A cosa ti serve?!”
“Dai, piccolina, non fare
storie!” protestò lui.
Mi fermai nel bel mezzo del
corridoio per protesta, bloccandomi e smettendo di camminare.
“Dai, vieni!” rifece,
tornando indietro e prendendomi per mano.
“Ma... se ci perdiamo qui
dentro? Se gli altri se ne vanno?” chiesi.
“Ma che, staremo qui fino
alle sette, e non sono nemmeno le sei!”
“E che c’entra, è venerdì 13,
può succedere di tutto…” specificai. Chissà perché, dopo i miei pensieri circa
il suo aspetto e i miei sentimenti nei suoi confronti, sentivo di non essere
convinta di voler restare da sola con lui, preferendo di andare a consolare Max
o Andrea. Mi sentii strana nel pensare che, circa un mese prima, avrei dato
tutto pur di trovarmi in una situazione del genere.
“Giusto! E perché vuoi
impedire che qualcosa succeda?” affermò, trascinandomi dietro di lui.
Continuò a guardarmi negli
occhi, come a volermi dire qualcosa di più, e alla fine cedetti, lasciandomi
trascinare in un’altra stanza.
Ovviamente non trovammo
l’arpa, ma ci fermammo in una stanza particolarmente grande piena di divani e
poltrone.
“Questa è la stanza più bella
fino ad ora” affermai, sedendomi su un divano particolarmente soffice.
“Allora è la più bella in
assoluto perché sono finite” mi ricordò, prendendo posto vicino a me.
“Giusto” risposi, sentendomi
molto in imbarazzo. Chissà quante volte eravamo stati così vicini, ma quella
volta c’era qualcosa di strano in lui.
Rimanemmo in silenzio, finché
non cacciò il foglio del suo inedito dalla tasca ed iniziò a cantarla per la
primissima volta, con l’accompagnamento di una delle chitarre che erano esposte
lì.
“Mi ha insegnato Max a
suonarla un po’” si giustificò, mentre si schiariva la voce ed iniziava a
cantare. Dopo un po’ si fermò di botto, appoggiando la chitarra per terra e
prendendo la mia mano destra tra le sue.
“E’ vero” mormorò, mentre mi
sentivo quasi allarmata per quel gesto improvviso ma che allo stesso tempo mi
sembrava già programmato.
“C-cosa?” chiesi.
“Quello che dice questa
canzone, è vero” ripeté, guardandomi fisso negli occhi. Io non riuscivo a
guardarlo fisso in quelle pozze azzurre, era come fissare una luce accecante.
“Ah si?” chiesi, mentre il mio
cervello iniziava a disconnettersi.
“Si… Sai, se ci trovassimo in
una situazione come quella della canzone, ci rimarrei male” disse lentamente,
stringendo saldamente la mia mano e avvicinandosi ancora di più. “Cioè, metti
caso che tu preferiresti Daniele a me… Io ci rimarrei di merda! Specialmente
ora che non faccio altro che pensarti 25 ore su 24…”
Aprii lievemente la bocca per
la sorpresa, e mi sarei strofinata gli occhi e dato un pizzico se non avessi
avuto i muscoli apparentemente bloccati.
“Ma… Ma cosa dici… Insomma,
t-tu… Mi hai sempre detto che per te ero solo un’amica…” balbettai.
Sorrise, scuotendo il capo.
“Sei solo un’amica, no?” affermò. “Ma ciò non vuol dire che per me tu non possa significare altro”.
“Niko, ma cos…” iniziai,
decisa a capirci qualcosa, ma lui mi interruppe poggiandomi un dito sulle
labbra.
“Shh. Volevo solo sapessi che
starti lontano, anche solo la notte, e
convivere con Daniele che non fa altro che guardarti come vorrei poterti guardare io si rivela un’impresa sempre più
epica. Ultimamente tu per me sei proprio il mio ossigeno…!” disse, prima di
guardare un punto impreciso in alto.
Io me ne stavo zitta come una
scema, insomma… Quella era una dichiarazione?! Max aveva ragione? E mi sentii
allibita dal fatto che era provavo più
sorpresa che gioia.
“Non so cosa dirti…” mormorai
con un filo di voce, sentendo la gola farsi improvvisamente arida.
“Non devi dire niente” mi
rassicurò, stringendomi a sé lentamente, come se fossi una bambola di cristallo
che si sarebbe potuta rompere facilmente. Il suo cuore batteva forte, proprio
come qualche settimana prima, mentre ripetevo diritto…
“N-Niko, c-cosa s-stai fac…” ebbi il tempo di
dire, prima che lui mi zittisse con uno sguardo.
“Shh, so che tu lo vuoi
quanto me, è per questo che volevo che restassimo un po’ da soli…” disse con
voce roca, guardandomi senza batter ciglio.
Non risposi, interdetta; ebbi
solo il tempo di vedere i nostri nasi toccarsi, sentire la sua presa farsi più
stretta attorno alla mia vita, i nostri respiri unirsi prima che tutto
divenisse di una luce bianca, paradisiaca…
Niko mi stava baciando,
impossibile ma vero. Sentivo le sue labbra calde e soffici che accarezzavano le
mie con un’abile maestria, facendomi dimenticare tutto intorno a noi.
Si avvicinò ancora di più,
costringendomi ad inarcare la schiena; prese la mia mano per poi condurla
dietro al suo collo, come ad invitarmi a stringerlo.
Lo accontentai, quasi come se
avessi paura che scappasse, e come risposta mi accarezzò la chioma con estrema
dolcezza. Mi sembrava il mio primo bacio, come se solo quella volta stessi
baciando per davvero un ragazzo. All’improvviso i miei dubbi si
smaterializzarono come se non fossero mai esistiti.
Quel contatto profondo, quel
sentire le sue carezze e le sue labbra così vicine a me, mi mandava in tilt, e
solo Dio sa quando ci decidemmo a separarci, con lo sguardo basso.
Ecco, odiavo quel punto: ad
un bacio succedeva sempre l’imbarazzo!
Ma per tutta risposta mi
riabbracciò, stringendo le mie mani tra le sue.
“Perché?” domandai
semplicemente, ora che riuscivo a spiccicare un pensiero sensato.
Ci separammo, e lui riprese
la chitarra, indeciso su cosa dire, ma proprio in quel momento entrò Maria,
facendoci sobbalzare. “Siete qui! Vi sto cercando da secoli… Dobbiamo andare!”
esclamò.
Annuimmo, come due scolaretti
delle elementari, ci alzammo e la seguimmo.
Una volta in macchina però
lui si avvicinò a Rossella che gli aveva chiesto di potergli parlare, mentre io
me ne stetti tra Samanta e Rita, che chiacchieravano allegramente tra loro. Non
sentii nemmeno cosa dicevano, presa com’ero dall’accaduto.
Non potevo crederci, era un
sogno. Ci eravamo baciati! Alla fine era successo! Lo avevo sognato tanto, ci
avevo sperato…
Ma… ora? Cosa sarebbe
successo? Ed io? Era davvero ciò che volevo?
Al nostro ritorno il loft mi
parve più luminoso e grande, avrei voluto voglia di saltellare per la gioia, di
urlarlo al mondo, ma riuscii a contenermi per un pelo.
Decisamente ne ero contenta,
era ovvio.
Era successo, ok, ma mi dissi
che, qualsiasi sarebbero state le conseguenze, le avrei accettate, specialmente
se fossero state negative.
Ma all’improvviso sentii
qualcosa di ingombrante nella tasca: la risposta di Cristina! Me ne ero proprio
dimenticata…
La aprii fuori al balcone
della cucina, con le mani tremanti.
“Cara Deb, va bene allora… aspetto tue notizie! Mi
raccomando, non fare altri scandali, eh! Qui succedono cose di pazzi, ma la tua
assenza si sente! Se posso martedì verrò alla prime time, così parliamo un po’
durante il back stage (hai visto come parlo l’inglese? XD). Mi manchi tanto, e
scusami per lo scatto di nervosismo, mi conosci J . Tv1kdb! Tua
Cri.”
La terminai di leggere con un
sorriso. Scandali? Beh, ne avevo appena fatto un altro…
Qualche Anticipazione:
Almeno per gli altri il
venerdì 13 non si era smentito, mi dissi.
______________
“Mi hai detto le stesse
paranoiche frasi che tutti mi hanno detto ogni volta che mi lasciavo con una
ragazza” rispose, e accennando una risata.
______________
Risposi al bacio, sentendomi davvero obliata e
beata, ed ero senza fiato quando si decise a separarsi da me.
_____________
“Lasciami!” urlai, “Come ti
sei permesso di… usarmi… Stronzo! Daniele aveva ragione!”
______________
Udendo ciò Andrea per un pelo
non si strozzò con l’acqua che stava bevendo.