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Autore: Isidora Anadiomene    02/01/2015    4 recensioni
Ho deciso, per questa volta, di raccontare un'Ichigo diversa, un'Ichigo con un problema che accomuna molte ragazze e che ha accomunato anche me e che si fa ancora un po' sentire.
Il mio intento è quello di trasmettere speranza. Per una volta, voglio scrivere una storia, nella quale vinca la forza, perché, dopo il buio, ci possono essere la luce e la vita.
"Finché c'è vita, c'è speranza... per quanto amare possano essere le acque"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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#4.




Due giorni dopo
 
“Ryou-kun, mi dispiace. Non volevo dirti quelle cose… io non ti odio. È che… è un periodo un po’ particolare per me. Non volevo scaricare su di te, scusami”
Ichigo non seppe da dove provenissero quelle parole. Con Ryou diventava estremamente orgogliosa, invece, questa volta, aveva ceduto e, stranamente, non l’aveva considerata una sconfitta personale.
Ryou, che era seduto al tavolo della cucina, si alzò in piedi e la fissò con uno sguardo indecifrabile, non che Ichigo riuscisse mai a cogliere quali parole si nascondessero dietro quell’azzurro così penetrante.
“Una parte di te è arrabbiata con me, però” si limitò a dire, guardandola così intensamente da metterla in soggezione. Ichigo si sentiva sempre in quel modo davanti a lui.
“Io… no, non sono arrabbiata con te, ma con me stessa” disse flebile e se ne stupì.
“Perché?”. Adesso Ryou si era avvicinato e le aveva sfiorato con due dita il braccio, percorrendolo fino alle dita della mano.
“Non lo so. O meglio, lo so, ma non me la sento di dirlo ad alta voce”
Una voce nella sua testa si complimentò per la sua falsità.
“Nel caso… volessi parlare con qualcuno, io ci sono sempre per te, Ichigo”
Non seppe nemmeno lei cosa la spinse a farlo, ma si buttò tra le sue braccia e Ryou, dopo un attimo di esitazione, la strinse più forte. Inebriata dal suo profumo, Ichigo desiderò baciarlo. Ryou si calò su di lei e premette le labbra contro la sua guancia per un attimo che parve infinito e strofinò il naso sul suo collo. Le sue labbra erano sottili, ma piene e morbide.
Ichigo si accoccolò maggiormente a lui, sperando che quel momento non finisse più. C’erano solo loro due, non esisteva altro.
Presa da un bagliore di lucidità, si staccò piano e gli strinse la mano, fugace.
Si chiese perché tra di loro sembrasse sempre tutto sbagliato e giusto insieme. C’era Yukiko adesso ed era l’unica cosa che importava.
“Vuoi che ti accompagni a casa?” le chiese Ryou, prendendole una ciocca di capelli tra le dita.
“Vado a piedi, ho bisogno di prendere un po’ d’aria. Non ti preoccupare” disse piano.
Ryou annuì. Avrebbe tanto voluto rimanere tutta la sera con lui, ma non poteva.
“Esci stasera?” gli chiese.
“No, vado a casa di Yukiko”
Ed eccola lì, quella dilagante delusione al centro del petto. Quanto aveva sperato che non lo dicesse? Ma era riuscita, anche se per un brevissimo istante, ad ingannare il suo cuore.
“Buona serata, Ryou-kun. Salutami Yukiko-chan”
 
Il giorno dopo
 
Ichigo si sentiva frustrata, voleva vomitare tutta la sua delusione, ma nello stomaco non aveva niente da rigettare. Si gettò sul letto, affondando la testa nel cuscino. Stava vivendo un incubo: era completamente ossessionata da tutto ciò che si potesse ingerire e dal contare le calorie del cibo. I suoi genitori, Gintaro e Sakura, iniziavano a preoccuparsi. Gli otto kili persi si vedevano e l’ansia di sua madre saliva sempre di più e si faceva pressante. Le rassicurazioni su quanto stesse bene erano state vane, suo padre le aveva detto che l’angoscia le si leggeva negli occhi. Si asciugò le poche lacrime che le scendevano sulle gote, ormai non riusciva nemmeno più a piangere. Quella sera ci sarebbe stata una festa al Caffè organizzata da Minto e lei non aveva idea di cosa mettere. Le andava tutto largo, gonne, vestiti, jeans… tutto. Eppure continuava a vedersi enorme.
Preda della disperazione- mancavano solo tre ore alla festa- chiamò Minto per trovare qualcosa da mettere.
“Micchan, ti prego devi aiutarmi senza farmi ramanzine! Non so cosa mettere stasera, mi sta tutto largo” pigolò con tono strascicato.
Minto sospirò all’altro capo del telefono. “Mi preparo e vengo tra un’ora, non entrare in panico, Ichi”
Quando Minto arrivò, Ichigo era quasi sull’orlo delle lacrime, che la coglievano sempre nei momenti meno opportuni. Si trattenne e corse ad abbracciarla. Gli abbracci di Minto erano così familiari e la rincuoravano sempre.
“Allora, Ichi, ti ho portato questo. È un vestito che mi va stretto, dovrebbe starti”
Una volta indossatolo, Ichigo si accorse che, nonostante fosse di piccola taglia, le stava ugualmente largo, anche se in maniera poco evidente.
Minto, già pronta, la aiutò a truccarsi e ad acconciarsi i capelli in morbide onde che le addolcivano quel viso ormai divenuto così piccolo.
Giunte alla festa, Minto si precipitò alla ricerca di Heiji, mentre Ichigo dovette sopportare domande sul perché fosse così magra da gran parte degli invitati. Negò sorridendo e fingendo noncuranza, mentre cercava di dileguarsi.  
La sua cena consistette in un pezzo di onigiri che aveva avuto la tentazione di sputare. Bevve tutto d’un sorso un bicchiere di vino bianco per cercare di svagarsi e di sentirsi meno inadatta con quel vestitino nero ricamato.
Non poteva fare a meno di cercare Ryou con lo sguardo e qualcosa la spingeva a fissarlo mentre si baciava con Yukiko, per farsi del male. Non riusciva a distogliere lo sguardo, era come se dovesse realizzare con violenza la realtà e schiantarvisi contro.
Trangugiò un altro bicchiere di vino. Girovagava per la sala, chiacchierando di là e di qua, non doveva fermarsi, non doveva voltarsi verso il divanetto sul quale Ryou e Yukiko si stavano baciando con passione. Quanto avrebbe voluto che Ryou la baciasse in quel modo.
Non resistette e si voltò verso di loro, ma il divanetto era occupato da Hiroe e Kyouta.
Sentì qualcuno picchiettarle una spalla e si voltò agitata. Ryou la fissava con un sopracciglio inarcato. “Hai bevuto due bicchieri di vino, ti ho visto, e non hai mangiato”
Ichigo fu colta dall’ironia di cui era preda quando meno serviva. “Un boccone di onigiri vale come cena! Ho mangiato, Ryou-kun!” si ritrovò a dire, ridendo. Era già ubriaca e non se ne era nemmeno resa conto. Ryou scosse la testa e la tirò per un braccio, portandola in cucina, lontano dal caos e dalla musica alta.
“No, non vale come cena! E sei anche un po’ alticcia. Perché diamine hai bevuto?” ringhiò.
“Ryou-kun, non sei la mia balia! Ho bevuto poco, sto bene!”. Un giramento di testa la costrinse a sedersi. Ryou la guardò preoccupato.
“Dimmi che oggi hai mangiato qualcosa, per piacere” disse abbassandosi sulle ginocchia per essere alla sua altezza.
Ichigo lo guardò colpevole. “Ho mangiato un poco di riso a pranzo e non ho fatto colazione. Non riesco a mangiare, Ryou-kun, non so come fare”
“Perché non ci riesci, Ichigo? Hai sempre lo stomaco chiuso?” le aveva stretto una mano.
“È che… non voglio” sussurrò. Non voleva dire niente, ma il vino si faceva sentire.
“Ryou-kun, tu mi vuoi bene? Perché io…” si bloccò giusto in tempo, era lucida, doveva provare ad esserlo, almeno.
“Certo che ti voglio bene, Ichigo, lo sai. Perché non vuoi mangiare? È per la storia della dieta? Ichigo, sei diventata troppo magra, non devi più perdere peso”
“No, Ryou-kun, 44 kg per me sono troppi, ma solo per me” continuò e gli poggiò le mani sulle spalle, mentre il desiderio di baciarlo occupava la sua mente.
“Devi mangiare, se continui così scomparirai” il tono di Ryou si faceva via via più supplichevole.
“Ma io voglio scomparire, Ryou-kun” trillò, scuotendo il capo… la leggerezza di chi sta confessando il peso che lo schiaccia.
“Se tu scompari, io divento molto triste, lo sai questo? Non posso stare senza di te”
Ichigo rimase stupita, non poteva averlo detto, aveva sicuramente sentito male.
“Co-come hai detto? Vai da Yukiko, Ryou-kun, ti starà aspettando! Lasciami qui, tra poco smetterà di girarmi la testa e verrò di là. Ti prego, vai da lei”
Quello che aveva appena detto andava contro ogni suo desiderio, lo avrebbe voluto lì con lei per tutta la sera. Voleva solo essere tra le sue braccia… solo lì.
In quel momento, entrò Yukiko. “Ryou, ti stavo cercando” disse, accorgendosi dopo della presenza di Ichigo.
Ryou si alzò in piedi e fissò Ichigo esitando. “Ichigo ha bevuto, la stavo aiutando”
“Sto benissimo! Ho avuto soltanto un piccolo giramento di testa”
Si precipitò fuori dalla cucina, non voleva vederli insieme… era troppo.
Zakuro, Retasu e Purin la guardarono preoccupate. “Ichigo-chan, perché stai piangendo?” le chiese Purin.
Zakuro le circondò le spalle con un braccio. “Vieni, Ichigo, andiamo di sopra. Purin, Retasu, dite a Minto che rimango io con Ichigo”
Ichigo si accoccolò al petto di Zakuro, mentre salivano le scale e si dirigevano in camera di Keiichiro. Non si era nemmeno accorta di aver iniziato a singhiozzare.
Una volta sedute sul letto, Zakuro sospirò e inizio a parlare con dolcezza.
“Ichigo-chan, ci siamo resi conto tutti che non stai bene. Vogliamo starti vicino, perché non ce lo permetti e ci menti? Io so che dietro tutto questo ci sono tante ragioni che ti provocano tutta questa sofferenza e credo di averne individuata almeno una”
“Quale?” pigolò Ichigo, cercando di darsi un contegno. Odiava piangere davanti agli altri, nonostante ci fosse solo Zakuro che cercava sempre di capirla.
“Ryou. È vero?” disse. L’aveva stretta ancora di più e le accarezzava piano le punte dei capelli.
Ichigo annuì. “Io… sono innamorata di lui” singhiozzò.
“Lo so. Io e Minto lo abbiamo sempre saputo e noi pensiamo anche che lui…”
La porta si aprì piano e Ryou entrò, chiudendosela alle spalle. Ichigo si premurò di non guardarlo e di asciugarsi alla ben meglio le lacrime.
“Posso fare qualcosa? Non dirmi di andare via, per favore”
“Non te lo avrei mai detto, Ryou. Va a prenderle qualcosa di asciutto da mangiare, ne ha bisogno. Non protestare, Ichigo, è per il tuo bene”
Quando Ryou tornò, Ichigo si sforzò di mangiare l’onigiri che le aveva portato. Voleva piangere, non ce la faceva nemmeno a masticare, ma doveva farlo. Che figura avrebbe fatto? I bambini non vogliono mangiare, non le ragazze di quasi vent’anni.
“Non dovete preoccuparvi per me, sto mangiando. Sto bene” cercò di dire con convinzione. Zakuro sospirò. Non ebbe nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo verso Ryou.
“Minto è di sotto a tentare di organizzare al meglio la situazione, ma, se vuoi, possiamo chiamarla. Sa che sei qui ed è molto preoccupata” disse la voce pacata di Zakuro.
“Vi ringrazio con tutto il cuore, ma vi state preoccupando davvero troppo. Mi gira solo la testa” biascicò Ichigo.
“Vogliamo solo accertarci che tu stia bene, sei debole, la testa continuerà a girarti. Finisci di mangiare l’onigiri. Io scendo a vedere se Minto ha bisogno di una mano”
Ichigo la guardò supplichevole, non voleva rimanere di nuovo sola con Ryou.
Appena Zakuro uscì, Ryou, che era rimasto tutto il tempo in piedi davanti a loro, si sedette sul letto accanto a lei. Le baciò una guancia e subito si allontanò.
“E questo per cos’era?” gli chiese stupita e forse leggermente infastidita dal solito imbarazzo che provava.
“Se scompari, non potrò più infastidirti. Non puoi privarmi di questo piacere. Per me è un onore poter essere la causa delle tue sfuriate” rise Ryou, con quella sua risata roca, ma limpida.
Ichigo lo spintonò. “Quanto sei stupido, Ryou-kun! Lo vedi che sto bene? Mi sono ripresa, mi gira solo ancora un po’ la testa”. Sperò che non se ne andasse.
Yukiko entrò nella stanza in quel momento con Minto e Heiji.
“Ryou, perché non scendi giù con me? Rimangono Minto e Heiji con Ichigo”.
Ryou si voltò a guardarla, sembrava combattuto, ma si alzò. Quando uscirono, Minto non si risparmiò dal dire la sua.
“Hei-chan, kami-sama, quanto è antipatica Yukiko!”
Heiji scoppiò a ridere e si cimentò nell’imitazione della ragazza. Era un grande imitatore e sapeva sempre come far ridere Ichigo.
“E tu potevi evitare di bere senza mangiare, Ichi!”
Fu divertente vedere Heiji e Minto discutere su quanto lui imitasse alla perfezione la sua ragazza. Ichigo rise di gusto e si sentì un po’ più leggera.
 
Tornata a casa, decise di ignorare il pensiero di Ryou, come d’altronde faceva sempre.
Si spogliò e si guardò allo specchio, non poté fare a meno di pensare che avesse un aspetto migliore con quei 44 kg, ma perderne altri due non avrebbe fatto che… bene.









Anadiomene.
Cosa ne pensate dello sviluppo della storia? Spero che il capitolo vi piaccia, è stato duro scriverlo ed ho molti dubbi!
Un grande bacio e grazie a tutti coloro che seguono la storia, sono davvero contenta! :) <3

 
  
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