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Autore: babs86    02/01/2015    3 recensioni
Skye e Coulson si rincorrono da tempo, troppo tempo per non sapere come fare ad evitarsi e ferirsi.
Sarà forse la lontananza a farli riavvicinare?
La storia si svolge all'inizio della 2a stagione, quindi leggeri spoiler e, per chi segue la 2 stagione leggermente AU, perchè non segue i nuovi avvenimenti.
Dal 12° capitolo..
Non aveva mai cucinato un tacchino ripieno arrosto, ma in orfanotrofio aveva imparato i fondamentali e, secondo i tutorial su YouTube, non doveva essere poi così difficile.

Principalmente una Coulson/Skye...
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Phil Coulson, Skye, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 12
Operazione tacchino ripieno


Skye P.o.V

L'appartamento che la Stark Industries le aveva messo a disposizione, tramite Maria, poteva definirsi tutto fuorché modesto; lo capì non appena mise piede nella hall del 432 Park Avenue con il suo piumino e la sacca neri, da cui erano stato scuciti tutti i loghi dello Shield, spiccando come un elefante rosa tra la marea di pellicce e Louis Vuitton. Ignorando completamente le proteste dell'usciere si diresse con passo deciso verso l'ascensore riservato che conduceva all'attico, che aprì con la tessera magnetica.
Una volta superato il salottino sul pianerottolo, che era più grande di molti appartamenti in cui aveva vissuto, ed aperta la porta bianca laccata, ebbe conferma della sua intuizione; ad accoglierla un enorme open space con il pavimento in parquet lucido, nel quale si riflettevano le luci dello skyline.
Di fronte a lei si apriva un salotto composto da un isola di Le Corbusier e, al centro della U formata dai divani, un caminetto in vetro e acciaio; appoggiato alle grandi vetrate della stanza un abete di circa 3metri, VERO!, opulentamente addobbato. Sulla destra, dopo l'angolo bar e la “piccola” zona studio, si trovava una cucina in acciaio e legno vengè e, sul tavolo da pranzo in cristallo, un cesto natalizio.
Aprì il biglietto ed il volto sorridente di Tony Stark le apparve in un ologramma tridimensionale.

- Ben arrivata!! Spero che la casa sia di tuo gradimento! Mi sono preso la briga di cercare qualche informazione su di te, meglio esser informati su chi si ospita - occhiolino - e sai, mi son stupito nel non trovar nulla! Ma non capita spesso che qualcuno riesca a sfuggire ai miei radar - l'ologramma sogghignò soddisfatto. - e, tramite alcune conoscenze, ho scoperto che eri un membro attivo di Rising Tide e al momento lavori ancora per lo Shield (resti tra noi, continuerò a supportarvi ). Da qui a capire che sei stata tu, alcuni anni fa ad hakerare la rete interna della Stark Tower ...-
Skye sbiancò sbattendosi una mano in fronte! si era completamente dimenticata di quella piccola incursione...
-... e riempire tutti i  pc di quel fantastico Ester Eggs con Iron Man che balla il limbo, c'è voluto poco. Lasciati dire che sono ammirato è divertito! - il volto però divenne serio e duro - Ma sappi che la prossima volta, sarò costretto a prendere provvedimenti! - poi si sciolse in un espressione giocosa -Comunque, dato che nemmeno io sono un esempio di integrità .. Puoi dirlo forte! - aggiunse una voce fuori campo - Per favore Pepper, mi rovini il biglietto! – protestò  -Dicevamo... Ah si... Comunque se mai volessi un lavoro ben retribuito, in allegato trovi i miei contatti privati.
Detto questo, Buone feste, signorina Skye.
- e sparì.
Gongolando come una Fangirl, chiuse il biglietto e se lo infilò in tasca.
Dopo aver sistemato i pochi vesti che si era portata si concesse un lungo bagno rilassante nella vasca idromassaggio. Ancora immersa nella schiuma afferrò il cellulare, esitando un secondo prima di selezionare il numero dalla rubrica.
- Si? -
- Ciao sono Skye... Volevo dire Annie...Mary Sue! - disse confusa.
Decisamente troppi nomi da gestire!
- Ciao Annie! Che piacere sentirti! - rispose Emanuel. - Usi ancora quel soprannome!? - notò lui.
- Si, anzi chiamami pure Skye, facciamo prima! - disse cogliendo l'occasione al volo.
- Certo, come stai? -
- Tutto bene! Senti ti chiamavo per chiederti... Un'amica mi ha lasciato casa a Manatthan per le feste e volevo sapere se, cioè se vi va di vederci per un caffè un giorno di questi.- balbettò prendendo una grossa mano di schiuma.
Tramite la comunicazione lasciata aperta sentì il vociare di numerose persone ed il rumore del traffico  - Mary tesorooo! Come stai? Che piacere sentirti! Sei a New York??! - la voce squillante di Elisabeh, la travolse con le sue mille domande, e lei non poté far altro che sorridere nostalgica.

Si svegliò nell'enorme letto King size, avvolta nel piumone come in un bozzolo, dopo una notte agitata. Restò a fissare l'armadio praticamente vuoto per un eternità, maledicendosi più volte per non aver portato nulla di vagamente ordinato, e alla fine si rinfilò i jeans ed il maglione bianco del giorno prima. Si diede una sistemata rapida ai capelli e, dopo aver speso un po' di tempo applicando un leggero trucco, uscì di casa imbacuccata.
La strada era gremita di persone che entravano e uscivano come piccole formiche operose dai numerosi negozi di lusso che fiancheggiavano il palazzo, intente nella spasmodica ricerca del regalo dell'ultimo minuto.
Si guardò attorno sorridente, respirando quel misto di aria fredda e ...boh...smog? ambulanti? umanità?  che abbinava al Natale. Il ristorante in cui si erano dati appuntamento per il brunch si trovava a pochi isolati di distanza, quindi decise di godersi le luminarie, le vetrine allestite ed il caos di quel 23 dicembre gelido, ed incamminarsi a piedi; aveva sempre amato perdersi tra la folla, smettere di pensare e diventare parte di quel tutt'uno pulsante, ma quel giorno, forse per l'agitazione, non riuscì ad abbandonarsi a quella sensazione.
Man mano che si avvicinava al centro iniziò a riconoscere i luoghi della famosa battaglia. Nonostante gli sforzi del governo, che aveva velocemente riparato e riportato al loro splendore le strade ed i palazzi circostanti, per cancellare l'accaduto, in quelle vie si percepiva ancora chiaramente l'ineluttabilità dell'esistenza umana.
Non siamo soli.
Non sappiamo quando e se torneranno.
Siamo completamente in balia del destino e di un gruppo di persone/dei/eroi? che, con i loro poteri inspiegabili e terribili, possono difenderci o distruggerci.

Leggeva tutto questo nei volti dei passanti che, nonostante continuassero la loro routine, rivolgevano uno sguardo di troppo al cielo e nei gesti eccitati dei bambini che mimavano le mosse del loro supereroe preferito.
Erano passati poco più di 3 anni dal giorno in cui la città era stata invasa, da quando lo sconosciuto Agente Coulson era morto e, versando il suo sangue, aveva contribuito a compattare lo sgangherato gruppo di eroi conosciuti ora come Avengers. Il pensiero di quello che era successo ad A.C, ora si sentiva di poter rincominciare a chiamarlo così, le fece correre un brivido lungo la schiena.
Entrò velocemente nel ristorante scacciando quei pensieri cupi, vendo quasi atterrata dall'ondata di caldo che la investì. Lasciò il piumino al guardarobiere esitando poi sul l'ingresso della sala, titubante; la renna sul suo maglione le lanciò un’occhiata incoraggiante e lei, dopo aver preso un profondo respiro, si diresse a passo spedito verso il piccolo tavolo dove tre volti famigliari la stavano aspettando.
Il primo ad accorgersi del suo ingresso fu Lyold che, dopo averla fissata con aria corrucciata per un paio di secondi, balzò in piedi  - Mary! - seguito dagli altri.
Dopo un generale attimo di imbarazzo da parte di tutti, in cui il cuore prese a batterle all'impazzata, si sedettero e ordinarono, per poi incominciare una timida conversazione.
Quando il cameriere ritornò, un quarto d'ora dopo, con le loro ordinazioni, l'atmosfera si era rilassata e i discorsi fluivano, senza particolari silenzi.
Chiacchierarono del più e del meno, spaziando dai vecchi ricordi alle passioni comuni, parlottarono della situazione politica e del Natale, evitando, come si trattasse di un terreno minato, di parlare di cosa avesse fatto una volta scappata.
- A proposito Mary... - iniziò Beth, finendo il succo d'arancia. - Skye, scusa. - si corresse subito. - Manuel ci ha detto di averti incontrata in strane circostanze. -
- Mamma!!!- - Amore!!!- intervennero in coro i due uomini, strappandole un sorriso.
- Cosa ho detto di male!? - chiese la donna, come se fosse la cosa più naturale del mondo chiedere, ad una persona che non si vedeva da più di 10anni, il perché andasse in giro armata per un campus.
Era pronta a quella domanda e le sembrava strano che non glie l’avessero ancora chiesto - Lavoro per un'agenzia privata di sicurezza, ed ero in "missione". - spiegò lei calma, to. - Posso dire solo questo...-
- Capisco, ma... -
- E ti trovi bene?- la interruppe il marito, probabilmente per salvarla.
Il sorriso spontaneo che le nacque in viso fu la miglior risposta che potesse dare. - Si, siamo un gruppo abbastanza eterogeneo, ma ne abbiamo passate tante è oramai siamo come una famiglia. -
Emanuel, che non aveva smesso un attimo di lanciarle occhiate di supporto, guardò infastidito il promemoria che era apparso sullo schermo del cellulare. - A proposito di famiglia, - disse, il tono funereo -  ...noi abbiamo un pranzo che ci aspetta dall'altra parte della città tra poco! -
- Ma dobbiamo proprio? - piagnucolò Elisabeth
- Fosse per me! - sbuffò Lyold roteando gli occhi.
- È tua sorella mamma! Ed è il suo compleanno! - disse la voce della ragione. - guarda che nemmeno io ho voglia di andarci! Ma ci tocca... Scusa Skye....-
Dopo aver provato, senza successo a pagare, si ritrovarono in strada, dove una leggera neve, iniziava a coprire l'asfalto.
- Se non hai impegni, domani, si potrebbe cenare tutti assieme. - le chiese la donna, lo sguardo  speranzoso mentre si dirigevano verso la fermata della metropolitana.
I ricordi della sera della vigilia in casa Foster le scorsero davanti agli occhi. - Mi piacerebbe molto...- ma, non se la sentiva di tornare in quella casa. -...però ho i miei genitori a cena. - mentì.
Stupidamente il suo cervello interpretava il passare la vigila tutti assieme, in quella che aveva considerato una casa, come riallacciare i rapporti con loro e, per quanto avesse in passato desiderato una famiglia, quella famiglia, non voleva ferirsi inutilmente.
Si erano già salutati quando l'espressione delusa sul voto di Beth, la fece sentire tremendamente in colpa. Scendendo due a due i gradini della stazione li raggiunse.
 - E se veniste voi da me? –
Avrebbe trovato una scusa per spiegare l'assenza dei genitori.

E fu così che passò il pomeriggio a girovagare disperata tra le corsie tentacolari del supermercato, alla ricerca di un dannato tacchino da farcire e di altri mille ingredienti. Non aveva mai cucinato un tacchino ripieno arrosto, e a dire il vero erano secoli che non si cimentava in qualcosa più complesso di un risotto, ma in orfanotrofio aveva imparato i fondamentali e, secondo i tutorial su YouTube, non doveva essere poi così difficile.

Trip P.o.V

Il quinjet stava sorvolando il Delaware, riportando lui e il Direttore al ParcoGiochi  dopo una visita lampo ad un gruppo di agenti Canadesi. Seduto nel retro dell'aereo stava esercitandosi con un trucco di carte, con il quale aveva tutta intenzione di stupire i suoi nipoti, canticchiando "Jingle Bells Rock" infischiandomene di quello che May e Coulson potevano pensare.
Infondo avevano tutto il diritto di essere contenti: avevano scoperto uno zoccolo duro di agenti fedeli allo Shield, sotto di loro nevicava, era riuscito a comprare tutta una serie di regali per la sua famiglia, era la vigilia di Natale e questa sera lo aspettava il polpettone di sua nonna.
Non poteva essere più felice.
Il telefono satellitare accanto a lui prese a squillare, un numero conosciuto sul display
- Hei Skye! Come va?!- rispose non trattenendo l'entusiasmo.
Dopo un primo silenzio rotto solo da un paio di singhiozzi, gli arrivò la voce tremante della ragazza  - Trip...-
- Cosa è successo???? - chiese subito allarmato. Dall'altro capo arrivò un non meglio definito grumo di parole - Tesoro, rallenta e calmati, non riesco a capire cosa tu stia dicendo. -
La sentì tossire e riprendere fiato. - Penso...attacco d'ansia...- disse a fatica, alternando iperventilazione ad apnee.
Ok, non era nulla di potenzialmente mortale.
Si rilassò impercettibilmente, era una situazione che poteva gestire, forse.
- D'accordo. Skye ora prova a respirare piano, ok? - disse cercando di mantenere un tono pacato - Respira con me. Piano...va tutto bene...-
Probabilmente la conversazione era stata captata dal superudito selettivo del Direttore perché, nemmeno cinque minuti dopo, l'uomo si avvicinò sospettoso. - Problemi?- mimarono le labbra, quando si sedette accanto a lui fissandolo impaziente.
Se in quel momento non fosse stato così preoccupato per la sua amica si sarebbe certamente messo a ridere per l'apprensione che, quell'uomo sempre inamidato, riusciva ad avere ogni qual volta si nominasse Skye e pericolo nella stessa frase. - Attacco di panico. - rispose silenziosamente tornando poi alla conversazione - Vedi che va già meglio? -
- Si...scusa...scusa non so che mi sia preso... - balbettò ormai calma.
Senza che potesse protestare, Coulson gli rubò di mano il telefono attivando il viva voce ...e alla faccia della comunicazione personale.
- Cosa è successo? - si intromise, il tono più agitato di quello della ragazza.
- A.c?-
- Si, sono io...-
- A.C! - trillò - Hobruciatoiltacchinoefusounapentola..- disse tutto d'un fiato – Oddio, Iron Man mi ucciderà!!! - aggiunse poi seria.
Era proprio da lei una cosa del genere....
Si coprì la bocca con la mano per attutire uno scoppio d'ilarità, guadagnandosi uno sguardo ammonitore da parte del Direttore.
- Non è successo nulla di irreparabile, - proseguì poi, rimpadronendosi del telefono -... e non penso il sig.Stark ti ucciderà per così poco. -
Sentì quello che parve un grugnito - Ti ho detto che quasi dato fuoco alla cucina!? -
- ah...- dissero in coro
- Già, è tutta colpa di YouTube!! E tra poco sarà ora di cena, ed io non ho nulla.... - concluse, soffiandosi il naso.
- Poco....mancano ancora più di 5 ore! Vedrai che riuscirai a recuperare sicuramente qualcosa.... -disse diplomatico non volendo nemmeno sapere cosa centrasse il sito di video, vedendo la coda dell'occhio Coulson tornare da May e parlottare animatamente con la donna.
- Certo, se sei vegano! I supermercati sono completamente vuoti, la gente si sta preparando all'apocalisse zombie non al Natale! - borbottò infastidita.
- Ahhhahah, esagerata! - rise, aggrappandosi appena in tempo alle cinghie di sicurezza mentre l'aereo compiva una virata particolarmente stretta.
Dopo che Skye si fu scusata per l millesima volta per quel momento di debolezza, continuarono a parlare per diversi minuti fino a che non dovette chiudere perché stavano iniziando la discesa verticale.
- Abbiamo attivato il dispositivo di occultamento? - chiese prendendo il posto di Coulson in uno dei sedili in cabina di pilotaggio, mentre l'uomo tornava nel retro per cercare qualcosa in uno dei vani.
- Non mi sembra il caso di attirare l'attenzione. - constatò la donna indossando i RayBan  - Philp, 3 minuti. - aggiunse.
La fissò un attimo ,interrogativo, fino a che, scesi al disotto delle nubi, tutto gli fu chiaro.
 - Ha davvero intenzione di fare quello che penso voglia fare? - domandò, mentre Il Direttore alle sue spalle fissava un cavo al moschettone incorporato nel piumino.
- Già. - rispose come se nulla fosse, stabilizzando il quinjet. - Apertura portellone ! - e l'uomo si calò velocemente sul tetto sottostante, dopo aver augurato ad entrambi buone feste.
Lui non poté far altro che fissare Melinda senza parole e poi scoppiare in una fragorosa risata.



 
NOTE dell' AUTRICE
congelata

Scusate i capitoli Natalizi in ritardo, ma (fortunatamente( hoo dovuto lavorarare un paio di giornate in più.
pazienza, ci godremo l'atmosfera festiva ancora perun paio di settimane ;)


 
  
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