Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Delyassodicuori    03/01/2015    3 recensioni
Questa storia è decisamente fuori dal comune, lo so. E per di più è ambientata a Londra, in particolar modo in una scuola frequentata da persone normalissime. La vicenda ruota attorno a Leah Clearwater che, trasferitasi da poco in questo istituto, si ritroverà ben presto con un sacco di problemi alle spalle, e Jacob Black, un normalissimo studente che cerca di aiutare tutti… a modo suo…
Dal testo:
-Ti conviene stare attenta a ciò che fai, sai?- disse –Questa non è una scuola normale. Anzi, sei entrata nell' inferno, piccola-.
Piccola?
-Ehi!- stavo per urlargli in faccia, alzandomi di scatto, quando lui ormai era andato via.
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Leah Clearweater | Coppie: Jacob/Leah
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
9_ Incubi (?) e piscine
 
Leah
 
Ero sola.
Sola, in una stanza completamente buia.
Niente rumori. Nessun tipo di suono.
Sentivo solo il pavimento gelido sotto di me.
Visto che non sapevo cosa fare, cominciai a camminare a caso in quella sottospecie di abisso, mentre il mio cuore e il mio cervello m’incitavano a fermarmi, sedermi, ed aspettare in un qualche miracolo.
Non diedi ascolto a nessuno dei due.
Avrei continuano a vagare per quella stanza, in cerca di un qualche interruttore per la luce.
Per poco non andai a sbattere contro un muro (o almeno dal tatto mi sembrava un muro).
Lo tastai più volte per esserne assolutamente certa.
“Bene” pensai “Se seguo la parete arriverò almeno alla porta”.
Così strisciai lungo il muro, liscio e freddo come il pavimento. Nel mentre avevo contato ben quattro angoli. Ma niente porta. Non toccai nulla che potesse vagamente essere di legno o di un qualche altro materiale diverso da quello della parete.
Nemmeno uno sbocco per dirmi che c’era almeno un apertura. Niente di niente.
Il panico cominciò allora ad invadermi il petto, ad annebbiarmi la mente.
Sentì le gambe crollarmi sotto il peso della paura stessa. Mi sedetti, appoggiando la schiena al muro e abbracciandomi le ginocchia nude – ora che ci penso, ero tutta nuda, dalla testa ai piedi.
Cominciai a singhiozzare come una bambina. Il mio lamento balzò sui quattro muri della stanza, rimbombando poi nelle mie orecchie. Era ridicolo, vero, e con quel gesto avevo appena perso ogni briciolo di dignità che mi rimaneva.
Ma che altro potevo fare lì?
Ero sola, nuda, al buio, in una stanza senza porte e finestre.
Come diavolo ci ero finita qui dentro?
-Papà…- mi ritrovai a sussultare, mentre le mie lacrime inondavano le mie guance.
Ora come non mai avevo bisogno del calore di qualcuno. Ma essendo sola in un posto sinistro e tenebroso come questo, l’unica cosa che riuscivo ancora a percepire era il freddo che mi stava penetrando nelle ossa. Avevo la pelle d’oca alle braccia, così me le massaggiai.
Quando ormai avevo versato fuori quasi un litro di me, con il groppo che mi bloccava la gola, si sentì un rumore, diverso dal mio pianto.
Alzai lentamente la testa.
Luce.
Era apparsa una porta, dal nulla, e la luce stava inondando la stanza, di un calore tale che mai avrei pensato di poterlo percepire di nuovo.
Sorrisi, ma fui immediatamente accecata da quella luce benevola, cosa che mi costrinse a chiudere gli occhi. Quando li riaprì, la luce era scomparsa, e con essa anche la porta.
Ma stavolta non ero sola.
Nonostante il buio pesto che aveva di nuovo conquistato il suo territorio, riuscivo chiaramente a distinguere una figura umana, alta e muscolosa, che si era inginocchiata proprio davanti a me.
Non mi ci volle molto per capire chi era.
-Jacob?- feci, confusa. Perché era qui?
Ricordai subito che ero completamente nuda, così cercai di coprirmi le parti intime per quanto mi era possibile. Anche se era buio (anzi, buissimo!), ero riuscita a vederlo, persino in faccia. Forse anche lui riusciva a vedermi.
Senza dire una parola, mi afferrò i polsi, allontanandoli dalle zone delicate, poggiandoli poi sulla parete, ai lati della mia testa.
Il terrore mi salì fino alle stelle.
Di nuovo? Voleva di nuovo leccarmi la gola, farmi capire quanto in realtà ero patetica?
Avvicinò il suo viso al mio, fissandomi con quegli occhi profondi e scuri.
-Leah- disse, cauto –Non puoi combattere sempre da sola-.
Un attimo dopo, mi azzannò alla gola, ma dalla parte opposta rispetto a dove aveva leccato prima.
Mi morse, ancor più violentemente della volta precedente, e ciò mi fece accapponare la pelle ancor di più.
Sentì un liquido caldo colare dalla mia pelle, dal punto in cui mi stava infilzando con i suoi denti.
Smise di mordermi, per poi cominciare a leccare nei punti in cui era colato il mio sangue – sulla gola, sui seni, sulla spalla.
Strinsi i denti, il cuore a mille e le guance bollenti.
-Jacob…- sospirai, spaventata, ma lui continuò con il suo lavoro.
Si bloccò non appena io dissi:-…Non fermarti…-.
Alzò la testa, fissandomi. Del sangue aveva sporcato il mento e le labbra, rendendolo in qualche modo sublime.
-Non è colpa tua- disse, come se non mi avesse ascoltata –Smettila di restartene chiusa così-.
Forse avrebbe voluto aggiungere altro, ma si morse il labbro inferiore. Fu allora che entrambi avvicinammo di colpo le nostre teste, baciandoci,  con le lingue di fuoco che si accarezzavano a vicenda. Le sue mani si spostarono sui miei fianchi, stringendomi così a lui, al suo corpo – nudo anch’esso, notai dopo – mentre io gli stringevo il capo, attirandolo sempre più a me.
Il sapore acre e rugginoso del sangue si mischiò al suo alito dolce, al suo sapore squisito, alla sua calda saliva.
Il mio corpo non sentiva più freddo. Ora eravamo entrambi caldi. Eravamo un'unica, grande fiamma.
 
 
 
-Giorno Le….. EEEEEEYK!- strillò Alice al solo vedermi in faccia.
Gli altri studenti che stavano per entrare nell’edificio scolastico continuavano a camminare come se nulla fosse.
Bella si era voltata verso di me come la nana e Rosalie, e tutti e tre avevano assunto delle espressioni paonazze.
-Cosa ti è successo? E’ venuto un vampiro la notte e ti ha prosciugata tutta?- fece Rose, avvicinandosi, evidentemente in pensiero.
Non le biasimai. Sapevo perfettamente il perché della loro reazione.
Quando mi ero risvegliata dal sogno (se si può chiamare sogno!) mi ero rotolata per tutto il letto, urlando contro il cuscino, cercando di darmi una calmata. Avevo sbattuto la fronte varie volte contro la parete, rischiando di spaccarmi seriamente il cranio. Se non fosse arrivato Seth a bloccarmi (lo avevo svegliato io con le mie urla nel cuore della notte, poverino) sarei già svenuta per terra in camera mia.
Non sono più riuscita a chiudere occhio. Il solo ricordo del sogno riusciva a tenermi gli occhi ben spalancati. Non sapevo se essere terrorizzata, o schifata, o… o…
E… quel bacio? Dio, ma perché?!?
Una volta che il sole si fece vivo, andai allo specchio, notando con orrore quanto fossi sbiancata, con delle bellissime occhiaie a sostituire le palpebre. Già, sembravo uno zombi.
Il sogno non mi aveva lasciata in pane nemmeno mentre mi preparavo, o mentre salivo sulla metro.
E di certo non mi abbandonava nemmeno ora.
Quando le raggiunsi, Bella mi consigliò di prendere del caffè, ma io risposi subito di non avere soldi al momento – il ché era vero, purtroppo.
-Vuoi che ti dia qualche spicciolo, allora?- chiese Alice, prendendomi a braccetto, temendo forse che sarei potuta crollare da un momento all’altro.
Mi ricomposi (o almeno ci provai) e risposi:-No, non mi faccio prestare i soldi da nessuno. Dopo dovrò per forza restituirli e non mi va di avere debiti!-.
-Ma te li cedo volentieri! Non ho mica problemi economici!-
-Non ne dubito!- dissi, pensando agli abiti costosi che si metteva il weekend quando uscivamo –Ma non li voglio, grazie!-.
-Beh, una cosa è certa!- disse Rosalie, passandoci davanti e fermandoci davanti all’entrata dell’edifico A – Non puoi farti vedere in questo stato! Con questa faccia!-.
La fissai per un momento, cercando di dire qualcosa, ma al momento il mio cervello non era così sveglio da poter formulare una frase di senso compiuto.
Così Rosalie, senza aspettare una qualche risposta da me, mi trascinò via verso l’edificio, lasciando alle nostre spalle la mora e la nana.
Arrivammo al bagno delle ragazze in cinque secondi. Mi fece sedere per terra e dalla sua borsa tirò fuori un piccolo beauty-case.
-Cosa…?- stavo per domandare, quando tirò fuori quello che sembrava essere un correttore e me lo spalmò quasi a forza in faccia. Volevo far resistenza, ma i miei stessi muscoli erano troppo stanchi per obbiettare, così la lasciai fare.
Dopo circa un minuto mi fece alzare dal pavimento. Mi osservai allo specchio, mezza spaventata per ciò che mi potevo aspettare. Ma non trovai nulla di particolarmente strano. Anzi, le occhiaie erano svanite e il mio viso sembrava più fresco e riposato di quello che mi ero trovata di fronte allo specchio stamattina.
-Ringraziami dopo, se vuoi!- disse con nonchalance la bionda, rimettendo al suo posto la roba.
-Beh.. non ho parole….- dissi, ancora con la voce mezza assonnata, ma con gli occhi ben aperti.
-Già che c’ero- disse Rosalie, affiancandomi (e avrei tanto voluto che non lo avesse fatto. La mia stessa autostima crollò nel momento esatto in cui il suo riflesso venne affiancato dal mio. Lei sembrava emanare un ottimo sostituto alla luce solare, mentre io…. Beh…. Ero io!) –Ho anche sistemato il succhiotto che avevi al collo-.
Mi ci volle un bel pezzo per capire di cosa parlava. Questo bastò per farmi svegliare completamente.
Soffocai un –Eh?!?- incredulo e spaventato, spostando il colletto della camicia. Forse c’era stato un succhiotto, ma ovviamente Rose lo aveva nascosto ben bene. Una grande fitta al cuore m’immobilizzò. Come diavolo avevo fatto a non accorgermene prima? Avrei potuto sistemarlo io direttamente a casa, e la cosa non avrebbe insospettito nessuno.
Abbassai il capo, l’imbarazzo salirmi fino alle stelle, raggiungendo i livelli della rabbia.
“Maledetto di un Black!” pensai automaticamente.
-Da quando hai il ragazzo, Leah?- chiese Rose, incrociando le braccia con fare elegante.
-NON CE L’HO UN RAGAZZO!!!- sbraitai incazzata, dando un mezzo pugno allo specchio. Se avessi aumentato la forza con molta probabilità lo avrei rotto…
-Certo, e io sono mora!- disse lei, sogghignando.
-Ti ho detto che non ce l’ho questo fottuto ragazzo!-
-E il succhiotto allora?-
-E’ una mora! Solo una cazzo di mora!-
-Come sei volgare!- alzò le mani in segno di difesa –Una mora al collo è troppo strana Leah. E io so capire bene una bugia, soprattutto se la persona che mente sta perdendo le staffe come te!-.
-Sono…. Calmissima!- sibilai, prendendo la mia borsa e uscendo così dal cesso.
Rosalie mi segui, naturalmente, e mi prese a braccetto.
-Non te la prendere, Leah- disse, quasi a mo’ di scusa –Sono solo curiosa. Chi è questo fortunato?-.
-Ooooh, Rose cara, ti sbagli!- digrignai i denti, senza voltare lo sguardo sulla sua faccia –Non è fortunato per niente!-.
 
 
-Una… Piscina?- chiesi, un minuto prima che la professoressa Denali potesse fare il suo ingresso.
-Si- rispose Alice, raggiante –Il preside Aro alla fine ha acconsentito e dopo mesi sono riusciti ad aprire la piscina nuova!-.
-Una piscina… a scuola? Scusa Alice, ma non è troppo… americano o giapponese?- domandai ancora, per nulla convinta. Era dalla prima ora che la nana saltellava ovunque e alla terza ora non potei fare a meno di chiederle il motivo di tutto questo entusiasmo.
-Non direi- fece lei, roteando come una ballerina, mentre Rose scuoteva la testa.
Avevo chiesto alla bionda di non dire alle altre la faccenda del succhiotto e lei aveva consentito. Solo che Bella una volta mi aveva spiegato che la top-model cadaverica era una spettegola nata. La cosa mi metteva alquanto a disagio.
Isabella, osservando la felicità della nana, scosse la testa in segno di rimprovero. –Non capisco, tu odi le piscine! Dici sempre che il cloro fa male ai capelli!-.
-E’ vero, l’ho detto!- rispose, ma nonostante ciò, continuava a sorridere come un’ebete.
Inarcai un sopracciglio, incrociando le braccia al banco:-Ok, cosa nascondi piccolo folletto?-.
Il piccolo folletto in questione si strinse nelle spalle, stirando le braccia e congiungendo tra di loro le mani, facendo ruotare metà busto a destra e a sinistra, rossa in faccia.
Quando finalmente aprì bocca per rispondere, dalle sue piccole labbra uscì fuori una voce squillante, tenera, ma pur sempre squillante:-Ho comprato un costume nuovo e non vedo l’ora di mostrarlo a Jasper, tutto qui!-.
Se fossimo stati in un cartone animato avrei potuto dire che sprigionava mille cuoricini rossi e rosa da tutti i pori. Io, Rose e Bella ci trovammo a sospirare.
Evidentemente Alice non riusciva ad aspettare fino alla gita di fine anno, che prevedeva come meta la Sicilia. Considerando che ci saremo andati a Marzo, al sud d’Italia avrebbe fatto un caldo incredibile, per cui i professori erano tutti d’accordo sul fatto che dovevamo andare al mare almeno per un giorno.
 
L’indomani arrivò, ed era proprio il giorno che Alice stava aspettando da tempo.
Avremo avuto due ore di ginnastica, ma questa volta le avremo divise in due: la prima venne dedicata tutta agli esercizi di riscaldamento, mentre la seconda fu l’ora decisiva.
Al suono della campanella tutti gli alunni in palestra interruppero le loro attività, dirigendosi negli spogliatoi per mettersi il costume.
Il prof. Ammazza-cinghiali ci aveva concesso di indossare dei costumi da bagno a scelta, per di più nessuno era obbligato a portarsi delle cuffie. Ciò mi risultò al quanto strano, ma evitai di pormi delle domande. A quanto sembra niente in questa scuola può essere considerato normale.
Stavo per infilarmi la parte sotto del costume quando Alice mi chiamò:-Leuuuucciaaa!!! Come ti sembro?-.
-Leuccia?- sibilai, voltandomi appena, con uno strano tic all’occhio destro.
La nana indossava un costume a due pezzi molto carino, blu con motivi floreali celesti. I contorni delle mutande e delle coppe a triangolo erano stati cuciti assieme a delle striscioline di stoffa ondulata, dandole un aspetto ancor più tenero.
Ovviamente Alice aveva ignorato la mia domanda, così risposi:-Si… è carino… ma ti prego, Alice, ti supplico, non chiamarmi di nuovo così!-. Per poco non mi mettevo in ginocchio.
-Così comeeeee?- mi stuzzicò lei, ma poi Rosalie le venne al fianco e le diede un pizzicotto al fianco nudo e pallido.
Se Alice era carina e tenera, Rosalie era decisamente provocante.  il suo costume rosso sangue metteva in risalto la sua carnagione e le sue labbra, anch’esse rosse come il sangue. In più, le coppe del reggiseno non erano in grado di tenere tutto quanto dentro. Mi chiesi se non avesse preso una taglia troppo piccola per puro errore oppure lo avesse fatto apposta.
Bella era l’unica ad indossare un costume intero, blu oltremare, ma con sopra ricamati altri motivi floreali, e una frase in maiuscolo con su scritto: Keep calm and swim in the swimming pool!
Mentre le altre scherzavano tra di loro (Alice rimbeccava Rosalie sulle proporzioni troppo abbondanti dei suoi seni, rimproverando allo stesso tempo Bella per la sua mancanza di stile), io mi osservavo allo specchio, sistemandomi la parte sopra del costume, una striscia bianca e rossa che copriva i miei seni, allacciata dietro con un fiocco. Anche le mutande rosse erano contornate da due fiocchi bianchi, intrecciati ai miei fianchi. Osservandomi mi resi conto di aver fatto bene a depilarmi gambe e ascelle, mentre non mi ero accorta di quanto fossi dimagrita.
“Dovrei chiedere a Sue una doppia porzione di tacchino” pensai. L’ultima cosa che volevo era morire da anoressica.
Finalmente noi ragazze in bikini (in effetti molte di noi erano in bikini) uscimmo dagli spogliatoi, raggiungendo una stanza abnorme che non pensavo nemmeno potesse esistere.
Si trovava alla porta in fondo alla palestra, rettangolare, con una grande volta a botte in vetro e acciaio sopra le nostre testoline.
Dal soffitto potevamo notare come il cielo, da sereno, fosse diventato di colpo grigio, quasi nero.
Qualche goccia di pioggia cadde sui vetri, ma il loro rumore era troppo debole per poter creare chissà quale baccano in un area così grande.
La piscina, infine, era di forma rettangolare, divisa per corsie da funi completamente rovinate. Le piastrelle del fondo dovevano essere originariamente blu e azzurre, ma adesso sembravano più bianche e celesti, con un tocco di grigio qua e là.
C’erano un po di attaccapanni  ai muri e qualche panchina, ma nulla di più. Niente salvagente, o estintori, o trampolini o scalette.
-Che gran cagata!- fece Rosalie, disgustata. Annui, completamente d’accordo con la sua opinione.
I ragazzi erano già arrivati e molte ragazze si mischiarono tra loro.
Alice balzò da Jasper, mostrandogli il suo costume nuovo di zecca. Il ragazzo cadaverico (con mia grande sorpresa) arrossì, facendo scorrere un rivolo di sangue dal naso.
Emmet, d’altro canto, non staccava gli occhi dalle tette di Rose, mentre quest’ultima fissava il suo pacco, ben evidenziato dalle sue mutande attillate. Per poco non vomitavo schifata.
-Edward non c’è…- sospirò Bella al mio fianco, mentre si guardava attorno.
-E’ allergico all’acqua?- scherzai, sperando di farle scoccare un sorriso. Ma fallì miseramente.
-No…- disse, con un lunghissimo sospiro triste – E’ all’ospedale con suo padre. Vuole diventare medico come lui, così oggi ha ottenuto un permesso e ora è a fargli compagnia-.
-Non sapevo che il padre di Alice, Edward ed Emmet fosse un medico-
-Lo è, ed anche brillante. Ogni volta che mi slogo qualcosa, Charlie mi manda da lui-(naturalmente Charlie è il nome del padre di Bella. Lei non lo chiama mai papà in nostra presenza)- e non ci fa nemmeno pagare-.
-Però è curioso- dissi, fissando la nana e steroidi –Non si somigliano nemmeno un po…-
-Sono stati adottati, infatti- rispose la mora –Tutti quanti. Esme, la loro madre adottiva, non riusciva ad avere figli, così…-.
-Capisco-.
Il prof. Ammazza-cinghiali arrivò proprio in quel momento, soffiando il fischietto, richiamandoci all’attenzione.
Quando andammo a riunirci davanti a lui, a qualche metro di distanza notai Jacob, le braccia incrociate, mentre fissava il vuoto.
Senza volerlo, mi soffermai sul suo fisico, muscoloso e bronzeo. Seguì i contorni dei suoi pettorali,  i retti dell’addome, i bicipiti e i fianchi.
Più lo osservavo, più il mio cuore faceva balzi potenti. Cominciai a sentirmi accaldata, sulle guance e sul petto, mentre uno strano brivido piacevole correva tranquillamente su per la schiena.
Avrei potuto osservarlo così per ore… ma poi ricordai la faccenda stupida del collo e scossi la testa, portando automaticamente le dita sul succhiotto. Mi ero messa il trucco sul punto, ma sapevo già che con l’acqua sarebbe andato via.
Potevo solo sperare che nessuno lo notasse.
 Il professore ci riunì ai bordi della vasca, dove erano posizionati quelli che dovevano essere dei piccoli trampolini (anche se in verità erano solo dei blocchi di legno attaccati al pavimento).
Fece il suo solito discorso sul benessere del corpo, di quanto sia importante il nuoto, dei crampi alle dita dei piedi, e bla bla bla. Qualsiasi cosa diceva, mi entrava in un orecchio e mi usciva dall’altro.
La mia mente era ancora bloccata all’accaduto in palestra, alla mezza minaccia di Super-Teppista, alla leccatina al collo e al sogno di quella notte.
Tornai con i piedi per terra quando il professore mi richiamò all’attenzione:-Clearwater!-.
-Si?- feci di colpo, scombussolata.
-Vieni avanti, non stare in ultima fila!-
Avanzai tra gli studenti in costume, poi Ammazza-cinghiali disse:-Sei piuttosto veloce sulla terra. Ti muovi molto bene e anche in modo piuttosto svelto e agile. Voglio vedere se sei in grado di fare la stessa cosa anche in acqua!-.
Scrollai le spalle, avanzando verso il blocco. Salì, misi i piedi attaccati tra di loro, piegai le ginocchia e la schiena, il viso verso il basso e le mani sul bordo del blocco.
Al fischio del professore mi tuffai, stendendo il corpo e le braccia in avanti. Subito dopo lo schiaffo caldo dell’acqua mi colpì in faccia, mentre il mio corpo andava a fondo in linea retta. Ritornai a galla con la stessa velocità con la quale mi ero immersa e cominciai a nuotare in stile libero.
Ad ogni tre bracciate portavo il viso fuori dall’acqua, prendevo fiato, e subito dentro.
Tre bracciate, respiro, dentro.
Uno, due, tre, respiro, dentro.
Uno, due, tre, respiro, dentro.
Arrivata dall’altra parte della parete della piscina, feci una capriola in avanti, spostai il peso del corpo sui piedi, mentre questi toccavano le piastrelle sbiancate. Mi spinsi e ripartì, sempre con lo stesso ritmo, mantenendo il respiro regolare.
Tornai al punto di partenza con il fiatone, nel momento esatto in cui Ammazza-cinghiali premette il pulsante sul cronometro.
-Molto bene, Clearwater- disse, soddisfatto –Vedo che sei veloce anche in acqua. Un ghepardo ed uno squalo messi insieme!-.
Prima ancora che potessi formulare una frase, o anche solo una parola, si sentì uno schiantò d’acqua al mio fianco. Gocce calde mi colpirono la testa, facendomi chiudere gli occhi. Quando li riaprì, il professore urlò un qualcosa tipo:-Black, che diavolo stai facendo?!?-, mi voltai e vidi qualcuno nuotare il mio stesso stile. Posai lo sguardo sui miei compagni. Mancava all’appello solo Jacob.
Ritornò, e quando riaffiorò dall’acqua, scoppiò a ridere.
-MA SEI SCEMO?!?- Urlammo io e il prof. Che diavolo aveva da ridere? E perché si è tuffato in quella maniera? Si era bevuto il cervello?
Sveglia!” mi disse una vocina nella testa “Quello lì ti ha baciata e leccata la gola, secondo te ha un po di sale in zucca?!?”
No, mi dissi, non ce l’aveva. Nemmeno un poco.
 
 
Finita anche quella lezione, fui lieta di tornare nello spogliatoio.
Andai con le ragazze a fare la doccia, ripensando al comportamento di Teppista-Superman.
-Perché ha fatto ciò?- chiese Alice di botto, mentre mi lavavo i capelli.
-Chi?- chiesi, nel momento esatto in cui Rosalie diceva:-Forse il suo spirito competitivo si è fatto vivo di colpo quando ha visto Leah nuotare-.
Scrollai le spalle. –E’ un idiota. Non ci farei tanto caso-.
-Si, ma tu eri troppo impegnata a nuotare per notare come ti guardava- fece la bionda, uscendo dalla sua doccia e venendo al fianco alla mia. Mi voltai appena, curiosa. –E come mi avrebbe guardata?- domandai, senza tralasciare troppo la mia curiosità. Cercai con quel tono di voce di sembrare indifferente e semplicemente annoiata. Ma lo sguardo di Rose mi fece capire che non ero un genio a nascondere ciò che sentivo in realtà.
-Come un cane che ha appena adocchiato un osso- rispose –Un osso molto succulento-.
-Da leccarsi i baffi!- scherzò Alice, uscendo anche lei.
-Scusa, ma non credo di aver capito- dissi, tornando con la faccia rivolta verso il muro. Mi sentì stranamente accaldata sulle guance, nonostante avessi impostato la temperatura dell’acqua fredda, quasi sul tiepido. Rosalie fece un risolino, senza dire altro.
Uscì per ultima, subito dopo di Bella. La ragazza era stranamente silenziosa. Forse stava ancora pensando ad Edward.
Mentre le altre ragazze si vestivano, Alice si lasciò cadere sulla panca, con addosso l’accappatoio e il costume lavato in pugno.
-Aaaah, che fatica, però!- esclamò, esausta. Si stiracchiò i piedi e si asciugò i capelli con un asciugamano. Bella si stava già rivestendo, silenziosa, ma non senza inciampare nelle sue stesse calze lunghe. Rosalie, al contrario di tutti e due, era nuda, senza accappatoio o asciugamano. La cosa poteva essere normale visto che eravamo in uno spogliatoio, ma lei, invece di coprirsi, si stava specchiando, tastandosi i seni e sogghignando. Per un attimo solo i miei occhi finirono sul suo petto,  e pensai contemporaneamente a due cose: a) ENORMI! b) Ma che diavolo fa?!?
-Rose, copriti!- dissi, strofinando un piccolo asciugamano sulla testa. Lei si guardò, poi alzò la testa:-Che c’è, Leah, ti imbarazza vedere una del tuo stesso sesso nuda come il giorno in cui è nata?-.
Invece di rispondere a lei, mi rivolsi alla mora e alla bruna:-Scusate, ma è sempre così senza pudore?-.
-Si!- risposero in coro, stufe. Forse si atteggiava sempre così.
-Ragazze, siamo tra noi, in uno spogliatoio, che c’è di strano?- domandò, nervosa per il loro sbuffare.
-TI pavoneggi troppo solo perché hai le tette enormi!- disse la nana, con un pizzico di acidume  nel tono. Strano. Da Alice non me lo sarei mai aspettato.
-Sei solo gelosa perché io ce le ho più grandi, mentre tu sei piatta come una tavola!- ribadì la bionda, anche lei acida, ma tre volte più di Alice.
Bella scosse la testa, mettendosi addosso il reggiseno.
-Non sono piatta! Ho solo il seno un po’ piccolo!- rispose di nuovo la nana, nervosissima. Il suo collo divenne rosso pomodoro.
-Fammi il piacere- sbuffò Rose –Tutte qui hanno le tette più grosse delle tue! Layla, Teresa, Vicky, Annabeth, Lucy… perfino Bella! E Leah ce la ha più grosse delle sue!-.
-Cosa?- sbraitammo in coro io e la mora, rosse in viso, ma con i pugni stretti.
La bionda non ci fece nemmeno caso e continuò a litigare con Alice sulla misura delle tette, mentre le ragazze che aveva nominato guardavano le due e poi tra di loro, leggermente imbarazzate.
Sbuffai, accorgendomi solo ora che ero ancora con l’asciugamano addosso. Andai verso il mio armadietto, ma prima di poterlo aprire, notai un pezzo di carta incastrato nella fessura dello sportello di metallo.
Lo tirai fuori. Era piegato in due, in modo decisamente asimmetrico. Lo aprì, leggendone il contenuto. Era una grafia rozza, sbafata, scritta troppo di fretta. Nonostante ciò riuscì a decifrare le parole. Ogni singola lettera venne inghiottita assieme alla mia saliva. Più andavo avanti, più il sudore mi scendeva lungo le tempie. Le mie mani tremarono all’improvviso, mentre finivo di leggere quella merda.
La accartocciai in un pugno, stringendo i denti dalla rabbia.
Bella notò il mio cambiamento d’umore e di colpo non era più silenziosa come prima (a parte la discussione sui nostri seni). –Che succede?- chiese, calma, ma con il timore stampato in faccia.
Grugnì un:-Nulla, devo fare una cosa prima-, per poi uscire dallo spogliatoio.
 
 
 
 
 -Jacob
 
L’acqua calda della doccia mi bagnava dalla testa ai piedi, mentre pensavo continuamente allo stile di nuoto di Karate-Girl. Era agile, veloce, precisa nei movimenti delle braccia e delle gambe. E la capriola era perfettamente dritta, senza nessun oscillazione obliqua a destra o a sinistra, cosa che ero solito fare io.
Non so spiegare esattamente cosa mi spinse a tuffarmi.
Sapevo solo che non ero stato veloce come lei, o aggraziato come lei, e  la cosa mi fece ridere di colpo, guadagnandomi un’occhiata torva sia da Leah che dal professore.
Lo ammetto, non era una mossa intelligente la mia, ma mi sentivo troppo bene per preoccuparmene.
Chiusi l’acqua, uscendo dalla doccia.  Come al solito ero l’ultimo e Embry e Quil si stavano già rivestendo. Ginnastica era l’unica lezione che condividevamo – almeno in parte. Una volta ci siamo io e Quil, una volta io e Embry, e un'altra i miei due fratelli. Oggi, però, era l’unico giorno della settimana in cui tutti e tre condividevamo la stessa lezione per due ore di fila.
La porta che conduceva allo spogliatoio era chiusa, così come quella che portava a quella piscina da due soldi.
Stavo per prendere l’asciugamano, quando sentì un colpo molto forte venire da quella porta.
Mi voltai di scatto, osservando una Leah in accappatoio con il piede in alto, e il segno del calcio ben evidente sulla porta rivestita di plastica. Il suo sguardo era nero e torvo, e sembrava non avermi nemmeno visto. Avanzò verso di me, per poi superarmi e dirigersi verso lo spogliatoio maschile. Mise la mano sulla maniglia della porta, ma questa sembrava non aprirsi. Ci provò altre due volte, poi si ritrovò a sbraitare contro di essa e  cominciò a dare calci. Niente. Non aveva intenzione di aprirsi.
-Cristo…- sospirò, passandosi una mano sulla fronte, mentre l’altra era chiusa a pugno.
Il tempo di dire una H che anche l’altra porta, la stessa che lei aveva quasi sfondato,si chiuse di botto. Quando mi voltai, sentì la serratura scattare.
Cazzo…
Anche Leah sembrò sentirlo, perché di colpo si voltò, fissando la porta e sbiancando, senza riuscire a raggiungere il livello di bianco del suo accappatoio.
Anche se aveva provato a coprirsi bene, riuscì comunque ad intravedere la linea dei suoi seni. Voltai di scatto la testa per non osservare oltre.
Solo allora Karate-Girl sembrò notarmi.
-E tu non fai niente?- sbottò, il furore evidenziato sul suo bel viso.
-Fare cosa?- dissi, portando le mani ai fianchi –E’ evidente che  è uno dei soliti scherzi assurdi di Paul. O di Colin. Uno dei due. E tu che diavolo ci fai qui?-
-Volevo sapere chi cazzo ha scritto questa!- disse, aprendo il pugno. Teneva in mano un biglietto, ma le scritte erano troppo piccole e disordinate per riuscire a leggerle da quella distanza. Mi avvicinai un poco, dicendo anche:-Fa vedere-, ma Leah sbiancò alla sola idea che io lo potessi leggere, e lo nascose tra i suoi seni, dove sperava che non potessi mettere le mani.
E anche se ci avessi provato (e solo perché era la mia intimità che mi poteva convincere a farlo), lei mi avrebbe slogato il braccio con una qualche mossa kung-fu.
Decisi di lasciar perdere. Tanto era ovvio chi l’avesse scritto.
-La lezione non l’hai imparata?- chiesi, incrociando le braccia –Sembra che il taglio di capelli ti sia piaciuto in realtà!-.
Lei rimase sbigottita. Mi fissò per un lungo momento negli occhi, poi sospirò un:-Certo che l’ho imparata…-.
Risi. Come no.
Leah si arrabbiò per quella reazione, così si avvicinò. Lo schiaffo mi arrivò senza che potessi alzare il braccio per bloccarla. La mia guancia bruciò, ma ci pensarono le gocce d’acqua che scendevano ancora dai miei capelli bagnati a rinfrescarla.
La guardai torvo per un attimo, valutando se era il caso di cominciare una rissa proprio ora.
Karate-Girl stava per ribadire qualcosa, quando i suoi occhi si spostarono più sotto. Per essere precisi verso la mia virilità.
Soffocò un urlo con una mano, rossissima in viso, correndo verso un angolo e sedendosi a terra, abbracciandosi le ginocchia, lo sguardo rivolto verso quel maledetto angolo.
-Non ho visto niente, non ho visto niente, non ho visto niente, non ho visto niente, non ho visto niente…- ripeté, a voce bassa, ma abbastanza alta perché la potessi comunque sentire.
Io, d’altro canto, mi sentivo decisamente imbarazzato. Da perfetto idiota che ero non avevo ancora messo l’asciugamano attorno ai fianchi. E, cosa ancor peggiore, il mio amichetto sotto sembrava divertito. Quando mi coprì, gli diedi anche un paio di cazzotti per farlo stare buono, mentre il cuore martellava forte in petto e mi avvampavano le guance (quella colpita da Leah bruciava di brutto!).
Leah era ancora ridotta in quella condizione, a fissare i suoi piedi e a bisbigliare “Non ho visto niente”. Per fortuna. L’ultima cosa che volevo era che lo vedesse anche alzarsi!
Mi calmai, respirando a fondo, e cercando di usare un tono di voce piuttosto tranquillo:-Ti scandalizza così tanto vedere una cosa del genere? Cavoli, mi chiedo come lo trovi un fidanzato allora!-.
Leah smise di borbottare, rimanendo in ascolto.
-Scommetto che quando ti butterà sul letto, tutti e due nudi, tu lo mandi via a calci in culo…-
-FALLA FINITA!- sbraitò lei, voltando la testa verso di me. Tutto il suo viso era rosso, come un fuoco che scoppiettava in un camino. Ma ero pronto a scommettere che fosse molto più calda di quanto dava a vedere. Forse alla temperatura della lava.
Non aveva tutti i torti, in effetti. Il commento era troppo stupido.
“Perché diavolo devi stuzzicarla così?” disse la mia coscienza.
Karate-Girl tornò a guardare i suoi piedi, mentre i suoi capelli umidi, seppur corti, furono in grado di nascondere parte del suo volto.
“Sarà una luuuunga giornata” mi dissi, sedendomi sulle piastrelle, mentre tra di noi cadeva il silenzio più totale.
 
Angolo autrice: lo so.
Non c’è bisogno che me lo diciate.
E’ dal 2014 che non pubblico questo cavolo di capitolo! (ahaha! Che battut… no ok, era squallida!
Solo ora che è il 2 Gennaio sono riuscita a finirlo, ma lasciando la suspense :3
Scusate se sono andata un po oltre con certe descrizioni, ma ho cercato di regolarmi per quanto potevo (oddio, si spera non arrivi a descrivere certi dettagli come fa George R.R. Martin, che P.S. i suoi libri sono dei capolavori. Chi non ha ancora letto “Il Trono di Spade” è pregato di farlo, thanks :) ).
E’ inutile anche dire :-Spero di poter pubblicare il prossimo più in fretta- perché tanto con gli esami che ci sono, lo studio e il resto, faccio fatica a scrivere per bene.
Alla prossima allora :)
Delyassodicuori
 
P.S. questa in particolare la dedico a Greta, che l’ho fatta aspettare anche troppo (io le promesse le mantengo, sappilo. GG!) 
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Delyassodicuori