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Autore: Medy    03/01/2015    5 recensioni
"Roma, città eterna, città ove la storia si vive giorno per giorno, dove ogni strada parla , racconta, sussurra eventi , storie, giorni diversi da quello vissuto, giorni passati che hanno lasciato la loro traccia in ogni luogo e roccia , in ogni struttura, in ogni scultura e strada.
Roma , città dei mille colori, delle mille voci, dei sorrisi, delle bellezze, città della cultura stessa. Bellezza illuminata dal sole, bellezza sfiorata con raggi di luna. Meta, sogno, luogo di desideri e attimi da non perdere.
Roma , bellezza eterna, intramontabile......"
Roma farà da sfondo ai vari eventi che cambieranno la vita di ognuno di loro. Roma darà vita a sentimenti e scoperte di sè tenuto per lungo tempo nascoste o del tutto sconosciute.....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Vacanze Romane
-Ventitresimo Capitolo-
 

Questo capitolo l'ho scritto la notte della vigilia, non so quando verrà postato
ma come sempre è l'ennesimo capitolo che dedico ad una CARISSIMA amica.
A cui voglio bene, dimostrandolo forse poco. Ma diciamo che questa sciocchezza è un piccolo
tributo alla nostra amicizia, il solito angolo di paradiso che mi piace donarle, per evadere un pò. 
Per sentirlavicina, e per fartlecapire che ho bisogno di lei anche se non sempre lo dimostri.
Buona lettura... 



Era stato preso quasi tutto e nella stanza c'era un alone di solitudine. Era fredda senza le foto incorniciate, adesso stipate in uno degli scatoloni. Era priva di anima senza i libri  che avevano occupato il ripiano della scrivania che adesso raccontava il passaggio di Hanne e dei suoi anni trascorsi china su di essi. Era chiaro il suo addio, l'abbandono della sua casa per occuparne una nuova, dove c'era ad attenderla una nuova vita; Con gli stessi sogni da conseguire, gli stessi amici al suo fianco. Ma con un diverso spirito, con una diversa persona come sua alleata. Cyrus le aveva dato tutto il suo appoggio e le sue promesse, assicurandogli che il matrimonio non l'avrebbe privata di nulla. Gli studi sarebbero continuati, permettendole di diventare dottore, come lei aveva sempre sognato fin da piccola. Le aveva assicurato che non avrebbero fatto nulla che le avrebbe fatto pentire di quel passo cosi importante, e lei ci aveva creduto. Lo aveva letto nei suoi occhi che quelle parole erano veritiere. Erano parole che anche il suo cuore avevano pronunciato e lei si era completamente ceduta a lui, dando nelle sue mani anche il suo futuro e i suoi sogni. E lui li avrebbe custoditi e realizzati.
Hanne si guardò ancora in torno, assicurandosi che tutto fosse stato riposto negli scatoloni e nulla rimanesse indietro. La sua vita, il suo passato, ogni singolo ricordo, lo avrebbe portato con sè facendolo coincidere perfettamente con il suo presente e il futuro che ne sarebbe seguito. 
Aprì gli ultimi cassetti alla ricerca di qualche ultima sciocchezza da poter gettare ed evitare. Un errore che sembrò comunicarla qualcosa. Una piccola foto, della sua polaroid, era rimasta in fondo al cassetto, restando come incollata al legno, come se volesse restare lì come quel ricordo che strapparlo sarebbe stato quasi imbossibile.
C'era Blaise che le sorrideva e la salutava, tenendo una Hanne sulle spalle, diversa da quella di quel momento. Entrambi si muovevano , salutando e scambiandosi baci spensierati, con il sole in cielo caldo come quel momento. Blaise le aveva mostrato come nel suo mondo le foto avessero la capacità non solo di immortalare il momento, ma anche di immortalare i sentimenti e renderli immutabili. E in quella foto loro avevano reso immutabile la loro felicità, il loro amore. Erano felici, erano privi del dolore che si erano procurati, che lui le aveva procurato che ancora batteva violento. La prese tra le mani e la fissò interdetta, ferma, immobile. Senza alcun sorriso che le potesse dar segno che quel viso non era più nulla per lei. Non dandosi alcun segno che il dolore non c'era più: ci sarebbe stato sempre, sarebbe stato sempre li, nelle crepe del cuore che avrebbero bruciato ogni volta che il suo pensiero sarebbe volato dalla sua parte. Non sapeva come aveva proseguito la sua vita e non aveva avuto il coraggio di chiederlo ad Hermione, che sentiva spesso. Aveva tenuto in silenzio quella sua voglia di sapere come stesse. Cosa stesse facendo senza di lei; e si odiava per quell'interesse che ancora albergava in lei. Blaise l'aveva distrutta e lei continuava a chiedersi se mai un solo attimo lui la ricordasse, o ricordasse di loro. Respirò profondamente e sepolse nuovamente quella foto in fondo a quel cassetto che non sarebbe stato aperto mai più, esattamente come la loro storia: capitolo chiuso, non ci sarebbe stato MAI più un "noi" tra loro. Ormai erano due persone che avrebbero percorso strade diverse e le loro vite si erano spezzate proseguendo verso obiettivi diversi. Capitolo chiuso, era momento per Hanne di bruciare quel libro e sorridere al nuovo che l'attendeva. 
Si asciugò le lacrime calde che le avevano inumidito il viso e si accomodò per l'ultima volta alla scrivania e iniziò a scrivere ad Hermione, informandole dell'evento. Aveva atteso troppo per dire a sua cugina di quell'evento, temendo forse di non essere più sicura di tutto quello; ma dopo quella foto, la decisione era stata presa. Avrebbe sposato Cyrus. Amava lui, e Cyrus sarebbe stato in grado di farle dimenticare Blaise e il dolore che aveva lasciato andandosene via.
Sigillò con cura la lettera, e la ripose in borsa. L'avrebbe fatta recapitare a sua zia Jane che si sarebbe occupata di mandarla ad Hermione. Si sistemò i capelli allo specchio e si diede un'ultima aggiustatina con il trucco. Doveva cancellare quel viso distrutto una volta per tutte e armarsi del sorriso che le spettava di diritto. Indossò nuovamente il cappotto e scese di sotto; quel pomeriggio non sarebbe stato un pomeriggio di ozio: aveva cosi tanto da fare che ormai sembrava aver perso di vista molte cose. Con lo studio era di pari passo, ma non vedeva Lyn e Renèè dalla prova dell'abito e da allora non avevano riaperto la questione del perché avesse pianto in quel modo. Debb stava pulendo casa e sua madre-per sua fortuna- era fuori a portare avanti le solite commissioni che la tenevano perennemente impegnata, nonostante non avesse un impiego. Si fermò sulle scale, stupita di vedere Cyrus li, seduto in cucina a consumare un tè caldo, preparato da Debb, sicuramente.
"Cyrus, non mi hai detto che saresti passato" Poggiò la borsa all'entrata e si avviò in direzione del fidanzato, accogliendolo con un leggero bacio.
"Oh, scusami amore e che Debb mi ha zittito con del buon tè. " Stringeva la tazza fumante e sorseggiò con calma la bevanda calda. Debb si apprestò nel versarne un pò anche ad Hanne, sapendo-ancora prima che lei potesse chiederlo- che ne avrebbe preferito un pò, prima di iniziare la sua giornata stressante.
"Grazie Debb. A che ora devi ritirare gli inviti?" Hanne Si accomodò accanto a Cyrus, donandosi quell'attimo di pace breve. 
"Oggi non posso. Ho il treno per Parigi tra un ora, e volevo appunto avvisarti e salutarti." Hanne rimase con la tazza levata e la bocca che sfiorava il bordo. Sentì la rabbia accumulata salire cosi veloce che non ebbe il tempo di placarla e ragionare sulle parole di Cyrus.
"Vai da solo?" la voce incrinata diede il chiaro segnale che qualunque fosse stata la risposta avrebbe fatto scoppiare Hanne che era ad un punto di rottura. Cyrus titubò e questo contribuì a peggiorare le cose.
"Verrà anche Phoebe. Dobbiamo consegnare un progetto e dato che siamo i nuovi arrivati, ci delegano per le pratiche più scoccianti" Sorseggiò il suo tè e cercò la mano di Hanne per infonderle tranquillità, ma lei la ritrasse frettolosamente, lasciando la tazza completamente piena sul ripiano della cucina.
"Siamo quasi al giorno del matrimonio e gli inviti non sono stati ancora spediti! Abbiamo da spendire una miriade di inviti e non sappiamo chi parteciperà alla nostra cerimonia! IL TUO CAPO NON LO SA CHE DEVI SPOSARTI" Non aveva mai urlato contro Cyrus in quel modo. Si sentì meschina e ingiusta: lui doveva lavorare, e se faceva anche del lavoro extra era solo per lei, per assicurarle tutto ciò di cui aveva bisogno. La presenza di Phoebe non doveva preoccuparle; Cyrus stava sposando lei, era con lei che avrebbe passato un'intera vita, la presenza di Phoebe era irrilevante, ma lei non riusciva a sbollire quella rabbia che le pervadeva ogni centimentro del corpo. Avrebbe spaccato volentieri qualcosa.
"Hanne calmati. Puoi andare tu! Io devo lavorare!" Cyrus indurì il volto e la prese di petto. Aveva sopportato fin troppo la sua aria infelice. Cosa credeva che non lo aveva notato? E adesso quella sfuriata non l'avrebbe lasciata inosservata. 
"Non ti interessi di nulla! E poi, c'è Phoebe. Abbiamo dimenticato le sue intenzioni?" Stava vaneggiando, ma non la smetteva di sparare parole non veritiere; continuava ad accusare Cyrus, consapevole che non era GIUSTO scaricare su di lui la rabbia causata da quella maledetta foto.
"Phoebe è l'ultimo dei miei pensieri! è una persona irrilevante, è solo una collega. Non vedo motivo per cui devi arrabiarti in questo modo!" Cyrus si era alzato dalla sua postazione, lasciando il tè raffreddarsi nella tazza, come quello di Hanne e continuava a guardarla con sguardo truce e infastidito.Quegli sbalzi di umore erano fin troppo frequenti e lui si era stufato di assecondarla per ogni cosa.
"Mi arrabbio perché non ti interessi dei preparativi. Dovevi solo andare a prendere i maledetti inviti! E invece devo farlo io! Mentre tu e Phoebe andate a Parigi e ti scrolli ogni tipo di responsabilità" Debb guardava la scena con il suo solito sguardo severo; avrebbe ripreso Hanne non appena fosse andato via Cyrus. Non era quello il modo di comportarsi e lo sguardo sgranato e umido che Hanne gli rivolgeva comunicava anche la sua consapevolezza che quelle urla e quelle accuse non avevano alcun senso. Tutto era dettata da quella maledetta foto, dai ricordi che venivano rievocati con tale dolore che non la lasciavano respirare. Blaise era tutti i suoi sbagli, gli sbagli fatti, gli sbagli che stava facendo. Non si arrendeva il suo pensiero a non tenerlo legato a sè. Quanto odiava sentirsi in quel modo, e odiava trattare in quel modo Cyrus. Lui faceva di tutto per tenerla calma, per accontentarla e per renderle i preparativi più semplici. Ma lei continuava a riversare tutta la rabbia, l'incertezza, la paura di tutto quello , su di lui.
"Hanne, credo che sei fin troppo tesa. Dovresti calmarti. Capisco che i preparativi ti stressano, ma io devo lavorare e non puoi farmi una sceneggiata tale solo perché devo fare il mio lavoro!" Cercò di avvicinarsi a lei, per stringerla e trasmetterla la giusta calma, ma Hanne si ritirò al suo tentativo di riappacificazione, in quanto stavano prendendo toni accesi e violenti. 
"Io non sono tesa! è solo..." Le si bloccarono le parole in gola e la voce perse di qualche tono; aveva un nodo tanto doloroso che se avesse pronunciato un'altra parola sarebbe scoppiata in lacrime. Ingoiò lacrime e nervi e prese la borsa dal ripiano della cucina.
"Ci sentiamo più tardi. Passo io a prendere gli inviti." Non lo sfiorò nemmeno con lo sguardo, ma si diresse di fretta e furia fuori casa sua. "Hanne, ti prego" Non percepì mimimante quella preghiera che voleva solo comunicare la voglia di finirla con quei continui litigi che si susseguivano troppo spesso nell'ultimo periodo. Voleva mettere un'enorme macigno sopra ogni forma di disagio,Cyrus, ma Hanne non ne volle sapere.
Aveva voglia di piangere e urlare. I mille preparativi le stavano gettando tanta ansia addosso da schiacciarla e con essi si aggiungevano maledetti ricordi troppo dolorosi da sotterrarli o sostituirli con altri.
 Salì in auto e partì per il centro: avrebbe chiamato Cyrus più tardi, adesso doveva calmarsi e trovare pace.



**


Theodore era ormai irriconoscibile agli occhi di molti e soprattutto di se stesso. Aveva perso la luce nei suoi occhi, il sorriso, e la barba cresceva sul suo volto in modo sconsiderato. Si era completamente abbandonato agli eventi. Astoria, dopo la notizia che lo aveva spiazzato, continuava a tenerlo lontano e nonostante dormissero nel medesimo dormitorio, lei era in grado di sparire non appena arrivava lui. Draco e Blaise avevano cercato a loro volta di avvicinarsi a lei; Nonostante le solenni promesse di non intralciare la vita sentimentale di nessuno tra loro, Draco e Blaise avevano percepito l'emergenza. Ma Pansy a sua volta era dalla parte dell'amica e Daphne, non permetteva nè all'uno e nè all'altro di avvicinarsi alla sorella.
"Draco non mettermi in condizioni di schiantarti. Astoria NON-VUOLE-VEDERE-THEODORE" Pansy era ferma d'avanti alla porta, a braccia spalancate, impedendo a chiunque di poter varcare la porta della stanza di Astoria.
"Diamine Pansy, sono entrambi nostri amici. E qua è in gioco la felicità di entrambi! Almeno lascia che parlino e risolvino la questione INSIEME" Pansy scosse il capo vigorosamente, premendo una mano sul petto dell'amico e spingendolo via.
"Se vorrà, sarà lei a chiedere di Theodore. Io ho a cuore entrambi, ma Astoria si trova in una condizione di priorità. è lei che porta il bambini in grembo, è lei che dovrà parlarne con i genitori ed è lei che deve porsi una scelta che le cambierà la vita. Theodore non c'entra nulla" 
"Non c'entra NULLA? è figlio suo quanto di Theodore. Senti, facciamo cosi. Io e te adesso andiamo a prenderci una bella boccata d'aria. E lasci questa porta. Togliendoti qualsiasi forma di responsabilità se mai Theodore si facesse vivo. Vieni" Il tentativo di Draco fu completamente inutile. Cercò di smuovere l'amica dalla sua postazione di guardia, tirandola per il gomito, ma Pansy fu rapida a sfoderare la bacchetta e pizzicare con una leggera scossa la mano di Draco, che la ritirò imprecando.
"Sei una serpe, Parkinson" Blaise ridacchiò, trovando divertente l'intera scena. Era disteso sul divano al centro della sala, con il suo brandy babbano tra le mani, scommettendo con Adrian Pucey, portiere della squadra e ragazzo estremamente solenne e fedele al trio delle serpi, che Draco nemmeno con mille galeoni d'oro avrebbe smosso Pansy da li.
"Malfoy, fila VIA" Adrian sganciò i due galeoni quando Draco si incamminò per la ritirata e si accomodò sulla sua poltrona assegnata, che nessuno osava occupare in sua presenza.
"Donne... Sono animali mostruosi. Preferirei affrontare un Basilisco piuttosto che una donna incazzata nera. Pansy se va avanti cosi, non troverà mai nessuno che se la fili" Pansy, nonostante la sua avvenenza, aveva sempre mostrato difficoltà nel trovare qualcuno che tentasse un solo approccio. Aveva sempre seguito il gruppo capeggiato da Theodore, Blaise e Draco, ma non aveva mai ricevuto inviti che le dessero la possibilità di conoscere qualcuno. E per la sorpresa di molti, era una delle poche della sua età che ancora non aveva avuto alcun genere di approccio amoroso. 
"Ti ho sentito furetto platinato. Parla ancora e ti faccio saltare tutti i denti. Dopo vedremo quante stronzette ti verranno dietro" La porta si chiuse in un sonoro tonfo e calò il silenzio, interrotto da Blaise che scoppiò in una risata fragorosa. Draco imbronciato si versò da bere e lo ingurgitò tutto d'un fiato.
"Malfoy ultimamente ti fai strapazzare da troppe donne" Blaise sembrava aver ritrovato il sorriso, ma Draco come Theodore sapevano che era il suo modo per lasciare che il passato gli scivolasse addosso più rapidamente possibile. Anche se quei mesi erano trascorsi con tale lentezza che ogni volta che Blaise spalancava gli occhi, avrebbe preferito richiuderli e riaprirli settimane dopo, o magari quando tutto quel dolore, quella mancanza e quel senso di noia perenne, fosse passato. Nessuna ragazza aveva più accaldato il suo letto; Ginny frequentava Dean Thomas, e anche se fosse ancora a piede libero, Blaise non avrebbe posato mai più una sola mano su di lei. Non era pronto ancora, sentiva che tutti i suoi sbagli, il suo non pensare alle conseguenze e il credere che Hanne era ormai troppo lontano, erano stati motivi per cui l'aveva persa. Sentiva inoltre, che qualcosa stava per accadere. Erano giorni che si svegliava con un malessere al petto, un'ansia inspiegabile che si placava solo quando si stendeva a letto, dopo qualche bicchiere di Brandy.  
"Io ho chiuso con le Donne, amico. Rovinano ogni cosa. Sono il danno e la beffa della vita..." Un altro sorso di Wiski portò la gola di Draco a bruciare e tossire. Con Hermione le cose avevano trovato una calma. Non si parlavano, non si sfioravano nemmeno con lo sguardo. L'indifferenza sovrana regnava su di loro e Draco aveva anche smesso di farsi notare con altre ragazze per i corridoi. Il campionato di Quidditch era iniziato, e i Serpeverde erano solo i secondi nella classifica. Grifondoro era come sempre al podio, e Potter sembrava sempre più forte. In più c'erano i M.A.G.O e dato che ormai l'influenza di suo padre non c'era più, Draco doveva mettere in gioco le sue carte e questo voleva dire che avrebbe dovuto passare molto più tempo chino sui libri. Era un periodo di forte stress per tutti, ma Theodore era la persona che ne stava subendo maggiori conseguenze.
"Io non credo che le donne siano tanto malvage. Pansy è fantastica..." Adrian parlava poco. Era un talentuoso giocatore di Quidditch ma non brillava nelle materie importanti come Pozioni o Trasfigurazione, ma era un Serpeverde in gamba. Ma ricevette occhiate confuse da Draco e Blaise, stupiti che qualcuno potesse trovare l'amica FANTASTICA.
"Insomma è grintosa. E si fa in quattro per le amiche. Intelligente e non c'è ragazza che non vorrebbe avere la sua tenacia. è davvero fantastica..." Pucey sorrise, come se ciò che avesse appena detto fosse un ovvietà. Blaise aprì bocca per obiettare ma ci fu un'entrata aggressiva da parte di Theodore che fece sobbalzare tutti. Lo sguardo truce non comunicava nulla di buono e il suo filare dritto verso i dormitori femminili, fecero balzare Draco e Blaise, che non furono abbastanza rapidi per impedirgli di bussare vigorosamente alla porta della stanza di Astoria e urlargli contro.
"APRI IMMEDIATAMENTE" La voce era un frastuono contro le pareti, ma a lui sembrava non importare. Avrebbe buttato giu la porta.
"Theodore, calmati" Blaise cercò di prenderlo per le spalle e tirarlo via, ma lui si scrollò di dosso l'amico. Battè ancora contro la porta con vigorosa rabbia e urlò il nome di Astoria. 
"APRI IMMEDITAMENTE QUESTA PORTA O LA BUTTO GIU" Blaise era completamente inerme di fronte a quella furia che spingeva l'amico a comportarsi in modo tanto violento. Aveva ricordato la furia che lo aveva colpito qualche mese prima, e sapeva quanto la rabbia sottraesse ogni forma di ragione. Ma doveva comunque calmarlo. Tutto quello sarebbe stato inutile.
"Pansy è irremovibile, non aprirà mai la port..." La porta si spalancò, spegnendo le convinzioni di Draco. 
Pansy si fece avanti, scrutando con rabbia Theodore e superando il gruppetto, lasciò la sala comune, dando la possibilità a Theodore di entrare. Gli altri rimasero fuori.

Astoria era assente, ma al suo posto, distesa sul letto a voltare le pagine della Gazzetta del Profeta, c'era Daphne; bella , anche se quel volto fine e scolpito, veniva deturpato dalla sua solita espressione arrogante e serpentesca. Alzò lo sguardo verso Theodore che  cercava Astoria per la stanza; ma di lei c'era solo qualche traccia sparsa: un abito, qualche libro, le coperte stropicciate che poco prima avevano accolto il suo corpo.
"Non è qui...cioè era qui, ma l'ho mandata via. Dobbiamo parlare io e te"Daphne Chiuse il giornale e si alzò dal letto incamminandosi verso Theodore. Da quando tra lei e Blaise era andato tutto in frantumi, la maggiore delle sorelle Greengrass, aveva deciso di chiudere i rapporti non solo con Blaise, ma con tutti loro. E anche in quel momento, di fronte e lei c'era Theodore Nott; non il suo amico, non la persona che amava sua sorella più di quanto potesse amare se stesso; Ma c'era semplicemente Theodore Nott e la sua fama che lo seguiva alle spalle. 
"CIò CHE DICE QUESTO MALEDETTO BIGLIETTO, E' LA VERITA' ?"Theodore lo stringeva ancora tra le mani e ogni parola su quella pergamena aveva bruciato come fuoco, aveva fatto male come lame inflitte dolorosamente. Daphne sorrise malifluamente e annuì, fiera del male provocato.
"Non ha importanza.Sta di fatto che devi stare lontano da mia sorella. Cosa credi? Che anche lei sogna una vita di rinunce? Una vita in cui deve accettare di perdere ciò che le è di diritto? Essere denigrata come lo fu tuo padre perché rinnegò una purosangue di nobili origini per una sempliciotta ? Se tu, Draco e Blaise volete rovinarvi la vita, accomodatevi. Mia sorella non farà la stessa fine. Quel bambino non nascerà, e tu non vedrai mai più mia sorella, perché se solo tenti di avvicinarti verrai espulso"
Daphne aveva scritto quelle parole con il veleno e non aveva avuto alcun ripensamento nel ripeterle ogni parola a voce, guardandolo negli occhi, non prendendo in considerazione che stava distruggendo qualcuno. Theodore si sentì infiammare dalla rabbia. Quel biglietto lo aveva raggiungo durante la lezione di Trasfigurazione e la professoressa Mcgranitt non lo aveva fermato quando era uscito in cerca di Astoria. Non aveva proferito parola: consapevole di ciò che lo aveva turbato tanto. Il Professor Silente non aveva potuto nulla contro l'insistenza della famiglia Greengrass che aveva chiamato in suo aiuto leggi incontrattaccabili. Aveva taciuto e aveva acconsentito, di malavoglia, a quella richiesta dettata con forza. Non conoscevano dello stato di Astoria, ma come le aveva spiegato Daphne nella lettera, lei era destinata a qualcuno che avrebbe aiutato la famiglia Greengrass ad ampliare il loro potere e le loro ricchezze; e dopo che Draco aveva rinnegato tutto, compreso lei, e anche Daphne era stata rinnegata da Blaise, per entrambe era stata rimediata un'alternativa e avere qualcuno alle calcagne della figlia promessa sporan non avrebbe aiutato la loro reputazione, gia infangata.
"Sei una serpe, Daphne! Io e Astoria ci amiamo" Quanta rabbia si stava alimentando senza trovare alcuno sfogo; Theodore era sul punto di spaccare tutto e il sorriso di Daphne lo incitava a cruciarla a farle del male. Sorrideva come per beffarsi di lui, beffarsi delle sue parole.
"Sei uno sciocco romantico, Nott. Astoria non ti ama! Astoria vuole una vita dignitosa, con tutto ciò che le spetta! Non vuole un bastardo! Non vuole essere denigrata e infangata solo perché non sei stato abbastanza uomo da tenere i tuoi istinti da MASCHIO sotto controllo! Questo bambino non nascerà e tu non vedrai mai più Astoria! " Gongolava nel suo dolore e nel disastro che aveva creato pur di tenerli lontani. Non credeva a quelle parole, Theodore; Non credeva che anche Astoria credesse alle parole di sua sorella. 
Se solo avesse avuto la possibilità di parlarle, e se solo gli avesse dato la possibilità di rendere le sue promesse concrete, Astoria non avrebbe esitato a seguirlo ovunque. 
" IO NON LASCIO ASTORIA! Qualunque decisione voglia prendere io le sono accanto. E TU BRUTTA STRONZA NON CI NEGHERAI DI STARE INSIEME" La lettera nelle sue mani prese fuoco per poi sparire in un cumulo di cenere. Daphne non nè fu impressionata, rimase impassibile ed immobile di fronte alla sua furia. Theodore era sembrato sul punto dell'apatia in quei giorni, ma adesso aveva riacquistato abbastanza forza da far tremare le mura e da far tremare Astoria-  che nascosta nel bagno -ascoltava tutto con le lacrime agli occhi e con la voglia di uscire allo scoperto e dirgli che si fidava di lui. Ma sua sorella era stata categorica; La sua vita era legata a ciò che i genitori avevano deciso per lei. Non aveva alcun diritto di amare, non aveva alcun diritto di prendere la sua vita e farne ciò che ne voleva. Aveva delle responsabilità solo per il cognome che si trascinava dietro e doveva sottostare a tutto quel dolore.
"Io no, ma i miei genitori sono tanto influenti da poterti mandare anche a Durmestrang se solo glielo chiedessi. Quindi per amor tuo, caro Nott, lascia perdere tutto. Sei giovane e di ragazze ne puoi avere quante ne vuoi. Dimenticheremo tutti questa storia. Per fortuna non è arrivato nulla alle orecchie delle pettegole di Hogwarts e tanto meno ai miei genitori" Il suo sguardo-di finta apprensione- si manteneva fisso sul suo interlocutore. 
"IO SONO IL SUO RAGAZZO" Le urla di Theodore raggiunsero anche l'esterno della stanza. Blaise e Draco erano posti fuori la porta della stanza e ascoltavano tutto a testa bassa. Stavano attraversando quel momento accanto all'amico, sentendo il suo dolore, la sua rabbia. Blaise strinse i pugni tormentato dal desiderio di entrare in quella stanza e urlare a Daphne di smetterla di comportarsi in quel modo. Di porre fine a quella guerra. Draco sbuffò stizzito, tamburellando il piede sul pavimento: Maledetta Daphne! Negare a sua sorella la possibilità di essere felice era come negarle la vita. Theodore l'amava come lui non era stato capace di fare per tutti quegli anni. Era stato capace di ricostruire quel cuore danneggiato e adesso Daphne stava riaprendo le ferite, cacciando via la persona che lo aveva curato con tanta attenzione.
"IO SONO SUA SORELLA ED è MIO DIRITTO PROTEGGERLA! QUINDI NOTT, PRIMA CHE LE COSE PEGGIORINO ESCI DA QUESTA STANZA. IMMEDIATAMENTE" 
Daphne esplose in un urlo di rabbia e avanzò a passi pesanti alla porta, spalancandola e incitando Theodore a lasciare la stanza. Blaise e Draco lo incitarono a farlo; Avrebbero trovato un modo, non ancora chiaro, per risolvere tutto. Ma per il momento doveva silenziosamente accettare. 
Theodore Nott respirò e inspirò, mitigando la rabbia, e attraversò la stanza uscendo di scena.
Prima che la porta potesse venir chiusa, Daphne guardò i tre, e un sorriso storpiato dalla rabbia e dalla derisione, si rivolse a loro.
"Che quadro disperato: Un povero idiota rinnegato dalla sua famiglia perché ama una Mezzosangue che per anni non gli ha degnato di uno sguardo. Un altro stupido che si è innamorato di un'insulsa babbana che ormai non si ricorda più di lui e un altro che ormai è un morto che cammina.... Hogwarts si ricorderà per sempre dei tre Serpeverde più scalognati della storia. Mi fate quasi pena" La porta si chiuse sonoramente sui loro visi, e i tre restarono fustigati da quelle parole.



**


Hanne rientrò in casa quando ormai era gia sera. Era stata tutto il giorno fuori per le varie commissioni pre-matrimoniali e con Cyrus non aveva chiarito per il litigio di quella mattina. Lyn e Renèè si erano preoccupate di tenerla informata sulla lezione di quel giorno e sua madre-con qualche generosa donazione- permetteva ad Hanne di poter star tranquilla per il diploma. Alla sua età forse non doveva pensare al matrimonio, forse alla sua età c'era da pensare ad altro. Ma l'amore non ha età, e lei poteva sentirsi pronta per quel passo importante.
Salutò Debb che fu pronta come una saetta a farle trovare il pasto caldo e lesse il messaggio di sua madre, che anche quella sera sarebbe stata da amici, con marito al seguito.
"Questioni di lavoro": scusa solita usata ormai da troppi anni, per giustificare la loro perenne assenza. Ormai quel silenzio , rotto dall'unica presenza di Debb, non la sfiorava più. A quattro anni forse aveva sentito una lieve mancanza dei due genitori, a dodici ne aveva fatto l'abitudine e adesso, a dicissette non lo notava nemmeno più. Consumò la sua cena con il rumore delle stoviglie che venivano riposte. Debb aveva terminato un'ennesima giornata di lavoro; avrebbe avuto tempo di ritornare a casa, mangiare qualcosa e l'indomani ritornare e riprendere il suo lavoro che conduceva ormai da diciassette anni.
"Hanne, io vado. Buona notte" era una battuta solita, che permetteva a Debb di uscire di scena. Hanne era cresciuta con quella donna e non ricordava giorno in cui non era stata presente nella sua vita.
"Ritorni finalmente dai tuoi nipoti" Le sorrise, ricordando bene che anche lei aveva una vita, una famiglia, al quale non dedicava le giuste attenzioni; impegnata troppo ad accudire la figlia di qualcun altro, di preparare pranzi e cene di una famiglia che non era la sua. Come Hanne, anche le due figlie di Debb avevano dovuto superare l'assenza di una madre.
"Sono pestiferi." Era sempre stata una donna di poche parole. Aveva sempre mantenuto serietà e professionalità. Era stata affiancata da molti aiutanti, ma tutti erano stati cacciati via mentre lei era rimasta.
"Buona notte, Debb" Hanne le sorrise e accettò la leggera incurvatura delle labbra che potè essere tradotta in una risposta. Si chiuse la porta alle spalle, lasciando Hanne completamente nel silenzio.
Si sarebbe immersa nell'acqua bollente e avrebbe lasciato che tensione e stanchezza scivolassero via, lasciando solo vuoto nella sua testa. Non voleva pensare: farlo la stava portando a giornate invivibili. Quelle giornate dovevano essere godute a pieno e non solo da lei. Con la compagnia di Cyrus ad aiutarla nella scelta dei dettagli per il loro giorno, forse avrebbe sentito maggiormente l'eccitazione del giorno che stava arrivando: QUEL GIORNO  che sarebbe dovuto essere il più bello della sua vita. Ma come capitava ormai da sempre, il giorno più bello della sua vita lo collegò ad un altro giorno, un altro luogo e ad un'altra persona. Giocherellò con la carne nel piatto, con lo stomaco serrato completamente. Non c'era attimo in cui il suo pensiero non volava a lui e a quei pochi attimi di quell'estate che erano volati via con un semplice soffio. 
Fu destata in tempo, prima di cadere in ricordi malinconici, dal campanello della porta. Erano le undici e Debb non aveva dimenticato nulla, per cui non poteva essere lei. Andò comunque ad aprire, poteva essere un'emergenza o- in quel caso- una visita inaspettata.
Cyrus era poggiato allo stipide della porta, con una rosa bianca stretta tra le mani e lo sguardo di chi era corso con l'intento di chiarire il disastro di quella mattina.
"Disturbo?" Hanne dondolò su un piede ad un altro, sentendosi in colpa per averlo aggredito quella mattina e non aver pensato di chiedergli almeno scusa.
"Certo che no..." Si fece da parte in modo che potesse essere accolto nel calore della casa, vuota. 
"Sono corso appena ho potuto. Sono stato impegnato tutto il giorno. Ma questo non mi ha impedito di pensarti" Le porse la rosa e cercò di farsi perdonare-in parte- con un leggero bacio sulla guancia.
Hanne sentì avanzare le colpe: per la tensione scaricata su di lui, per non aver pensato altro che a Blaise e al come poteva essere tutto quello se c'era lui al suo fianco, e ai ricordi che non facevano altro che ritornare a Roma,all'estate e a quelle giornate che passavano troppo velocemente.
"Non dovevi e dovrei essere io a chiederti scusa. Sono stata ingiusta ad attaccarti in quel modo" Si gettò tra le sue braccia: non meritava nulla di tutto ciò. Meritava il suo meglio perché Cyrus non aveva fatto nulla per non essere amato come meritava. Hanne non negava di amarlo, ma trovava troppo un abisso tra l'amore provato-anche se per poco-per Blaise e l'amore che provava per lui. Non doveva sentire quella differenza; non era giusto.
"Siamo entrambi stressati ed è normale. Io con il lavoro e tu con tua madre che pensa di doversi sposare una seconda volta" Risero entrambi ed Hanne ritrovò quella complicità che sentiva persa ogni volta che pensava a Blaise.
Sfregò in viso sul suo petto, sentendo l'odore di pioggia e freddo. 
"Scusami... Non volevo davvero. So che Phoebe non conta nulla per te. Sò che sei andato a Parigi per lavoro, e sò che stai lavorando tanto per assicurare tanto ad entrambi. Scusa..." Sentiva davvero di doversi scusare con lui e non solo per ciò che gli aveva detto. Si ripromise che da quella sera in avanti sarebbe stata una futura moglie migliore. Per lei aveva lasciato perdere la stanchezza, aveva messo da parte l'orgoglio e Hanne poteva ripagarlo solo amandolo senza ripensamenti.
"Shhh.... e dato che so bene quanto tu sia stressata e per farmi perdonare, ho preso una cosa per te" Si sciolse dal suo abbraccio e dalla tasca del cappotto prese una busta che le porse.
"è un week end a Parigi con Lyn e Renèè. Ritornerete in tempo per la festa di fidanzamento. Hai bisogno di allontanarti un pò da tutto questo frastuono, per gli ultimi dettagli me ne occupo io." Hanne prese i biglietti e guardò prima Cyrus e poi si soffermò, quasi stupita, ad osservare con quanta accuratezza Cyrus aveva pensato a tutto. Aveva pensato a lei, mettendo da parte se stesso; che sicuramente era molto più teso a causa del lavoro. 
"Cyrus non dovevi... Non c'era bisogno" La voce era incrinata, un misto tra commozione e contentezza. 
"Meriti il meglio, Hanne. Meriti il mio meglio" Le strinse le mani e dopo un'intera giornata trascorsa ad ignorarsi, finalmente si ritrovarono in un bacio.
Hanne doveva eliminare quei mille dubbi che la stavano rovinando e che stavano rovinando entrambi. Cyrus c'era, c'era sempre stato. Mentre Blaise era sparito silenziosamente, non dando peso al danno che si era trascinato dietro. Se lei meritava il meglio di Cyrus anche lei doveva ripromettersi di fare lo stesso. Si agganciò a lui, abbracciandogli le spalle e lasciando scivolare via il regalo appena ricevuto. 
Non aveva alcun dubbio, Blaise doveva essere lasciato andare e lei doveva smetterla di tormentarsi in quel modo e non dare a Cyrus ciò che meritava.



**

Hermione non aveva alcuna intenzione di scendere per la cena ma Luna,nella sua pacatezza e assoluta tranquillità, era stata convincente e l'aveva quasi trascinata con la forza fuori la camera. Avrebbe incontrato Draco e non aveva alcuna intenzione di dover assistere a qualche altra scena in cui la gallinaccia di turno gli stava appiccicata come una cozza allo scoglio.
"Non guardare mai nella sua direzione. L'indifferenza colpisce più di qualsiasi parola" Luna le sorrise, pronta sempre con la sua saggezza gratuita.
"Non è un basilisco,Luna! E poi... Non mi interessa"Il sorriso di Luna le fece comprendere quanto non fosse brava a dire bugie. Harry affiancava le due silenziosamente, ma un leggero sorriso, gli incurvò le labbra.
"Hermione non sei costretta a mentire con noi. Siamo tuoi amici" Le carezzò la chioma crespa. Il sorriso materno che le rivolse fu contagioso. 
"Dire che mi corrode il fegato vederlo con altre ragazze non mi aiuta di certo" Sorpassarono un gruppetto di Corvonero che aveva rallentato il passo, per poter confidarsi qualche informazione, troppo importante, per poter essere comunicata nel frastuono della Sala Grande.
"Ma negarlo non aiuta comunque. Tu gelosa di Draco Malfoy...faccio ancora fatica a crederci" Harry non avrebbe mai accettato quella strana situazione; Non immaginava la sua migliore amica tra le braccia di quella serpe, ma aveva visto come la sua lontananza l'avesse cambiata. Hermione era sempre brillante, sveglia e diligente, ma i suoi occhi trasmettevano tristezza e mancanza.
"Anche io..." Hermione arrossì , ancora incredula di fronte a quella realtà che non le stava ancora bene in dosso. Draco Malfoy era entrato nella sua vita in punta di piedi, senza fare alcun rumore, per portarle solo caos. Quell'estate aveva portato cosi tanti cambiamenti nella sua vita - e non solo- che ancora era difficile accettarli.
"Io vi trovo carini invece. Anche io ed Harry abbiamo suscitato dubbi, inizialmente. Ma adesso sembria cosi normale vederci insieme" Luna si aggrappò al braccio del suo "adorato" Harry, sfregandone il viso. Erano stati quasi inverosimili ma adesso era normale vederli in quel modo. Hermione era stata sempre favorevole a Luna, a differenza di Ron e Ginny che avevano sempre considerato la Corvonero troppo " strana" per poter stare al fianco del Prescelto.
"Ma io e Draco non staremo mai insieme, Luna. Per fortuna è l'ultimo anno... dopo i M.A.G.O non sarò costretta a vederlo più" Quel pensiero le fece salire lievi brividi lungo la schiena. Si sentiva persa in uno stato masochista; Avrebbe preferito vederlo ogni giorno,anche accanto di qualcun altra, piuttosto che non rivederlo più. Perché se fosse accaduto, avrebbe concretizzato quella realtà che non aveva voglia di accettare. Era una sciocca a non voler allontanare da sè la causa del suo disagio e dolore.  
Gli studenti si muovevano in gruppi rumorosi, e poco più avanti di loro scorsero la testa rossa di Ron, affiancato dalla sua Lavanda che si stringeva a lui come timorosa di vederlo scivolare via.
"Hermione,Ciao" Hermione voltò appena lo sguardo e scorse Blaise alle sue spalle,che la salutò con un lieve sorriso. Harry approfittò di qull'arrivo per raggiungere Ron: i rapporti tra l'indiscindibile trio erano divenuti formali, costringendo Harry a doversi dividere tra i due. Hermione non aveva osato chiedergli di scegliere, nonostante l'influenza di Lavanda aveva costretto Ron a farlo. Ma Harry aveva deciso di immedesimarsi in una pallina da ping pong, dividendosi tra i due e non trascurando nessuno .
"Hermione ci vediamo al tavolo. Zabini..." Harry guardò Blaise dall'alto in basso, accennando un lieve saluto. Erano pur sempre appartenenti alle due Case che per secoli avevano creato odio e tensione tra chi ne faceva parte.
Eterni nemici di causa che non gli appartenevano.
"Come va?" Blaise sembrava sereno e i rapporti tra loro erano mitigati nonostante gli avvenimenti che li avevano travolti in quei mesi. Stringeva la borsa come se parlarle era stata una grossa fatica ma Hermione finse di non notarlo.
"Diciamo bene. I M.A.G.O sono vicini e devo far fronte anche ad Harry che pensa solo al Quidditch" La tradizione di dare ad Hermione la responsabilità sulla loro istruzione non era cambiata, anche se Ron fingeva di non farne parte piu. Hermione sapeva che Harry passava quello ricevuto da Hermione, sotto banco, ma lei continuava a fingere di non saperne nulla. Voleva aiutare il suo amico, anche se indirettamente e da lontano.
"Hanno una squadra davvero forte. Potter è sempre stato il migliore sulla scopa" Nell'ultima partita i Corvonero avevano ricevuto una sconfitta salata da parte dei Grifondoro e come ogni anno la coppa era contesa con i Serpeverde che non scherzavano.

"Non mi interesso di Quidditch,nonostante non sia mai mancata ad una sola partita." Erano rimasti all'entrata della Sala Grande. Mentre accanto a loro quasi tutti gli studenti facevano il proprio ingresso.
"Lo so. Draco mi fece notare l'altro giorno che porti sempre un libro con te."
Hermione arrossì. Draco aveva notato quel dettagli che per anni era passato inosservato agli occhi di Ron, convinto che seguisse ogni azione della partita.
"Lo faccio solo per Harry. A te come va?" Voleva cambiare discorso e non pensare che Draco notava cose di lei che erano sembrate impercettibile agli occhi di chi le era stato accanto da sempre. 
"Sono alle prese con la situazione di Theo,che è degenerata. Astoria non vuole più saperne di lui e Daphne ha fatto in modo che lui non possa avvicinarsi più. Gli ho consigliato di rimanere in camera. " Hermione era stata la prima a scoprire il " segreto " di Astoria ma nessuno sapeva del suo coinvolgimento,a parte Theodore che aveva chiesto il suo aiuto per comprendere cosa avesse spinto Astoria ad allontanarsi da lui.
"Voi Serpeverde non avete alcuna forma di scrupolo nemmeno tra voi... " La cena era iniziata,l'aroma caldo dei pasti raggiunse entrambi e lo stomaco di Hermione rispose alla chiamata.
"Hai fame" Blaise rise incitandola ad entrare in sala ed entrambi si avviarono,diretti a due tavoli differenti. 
"Blaise... Volevo chiederti scusa per tutto. Sei una persona completamente diversa da ciò che credevo e se Harry mantiene ancora il piede di guerra, vorrei che almeno in parte capissi" Prima di andar via Hermione volle sottolineara la considerazione che aveva verso di lui e che soprattutto era mutata. Con Hanne si era comportato male, ma forse non era del tutto colpevole. Il mondo magico nascondeva insidie e costrizioni difficili da controllare. 
"Potter rimarrà sempre il nostro nemico giurato. Ma non preoccuparti, ho un'alta considerazione di lui e anche Draco, solo che è troppo orgoglioso per ammetterlo" Entrambi volsero lo sguardo verso il tavolo dei Serpeverde e quella sera accanto a Draco c'era Pansy e Adrian che lo tenevano lontano da qualsiasi ragazza pronta ad essere la sua accompagnatrice di turno. Il suo essere stato denigrato dalla famiglia lo aveva reso più affascinante. Il rampollo esiliato gli conferiva un alone più interessante.
"E il suo orgoglio gli sta privando anche di vivere qualcosa che in cuor suo ha sempre aspettato..." Rivolse nuovamente lo sguardo a lei che scattò nel ricambiare, troppo imbarazzata per aver fatto notare a Blaise che si perdeva nel fissare Draco. Stava consumando la cena lentamente, con il gomito poggiato sul tavolo in una posa annoiata.
"Raggiungo Harry.... Buon appetito" Si salutarono come due vecchi amici e si divisero. Hermione raggiunse il tavolo dove Harry aveva riservato un posto per lei, non notando come lo sguardo attento di Draco l'avesse seguita.


Per tutta la cena Hermione aveva cercato di non osservare nella sua direzione; tentativo inutile in quanto i suoi occhi scattavano rapidamente sempre rivolti in un'unica direzione.
Sorrise quando Blaise concesse una leggera sberla alla nuca di Draco facendogli cascare il pezzo di Roast Beef che stava per raggiungere la sua bocca. E finse indifferenza quando, sentendo il suo sguardo, Draco levò la sua attenzione verso di lei. 
L'orgoglio lo stava portando lontano da lei, ma anche Hermione non lasciava la presa.
Arrivarono al dolce e la stanchezza si stava facendo sentire per molti studenti che iniziarono ad abbandonare la sala. Draco ed Hermione si monitoravano da lontano, come se stessero aspettando una reciproca resa che non giungeva.
Anche Pancy e Adrian lasciarono il campo, lasciando Draco solo con Blaise.
Due prede facili da agguantare: infatti due ragazze del quarto anno, della loro casa, si avvicinarono sinuosamente ai due. Blaise disse qualcosa che Hermione non comprese, e fece si che la ragazza si allontanasse da lui con lo sguardo truce . Mentre Draco rimase la, con la Serpeverde a sussurrargli qualcosa all'orecchio. Era una scena vista troppe volte, come se ognuna di quele ragazze si alternasse nel tentativo di ritrovare attenzione.
Hermione non ascoltò quello che Harry e Luna le dissero; teneva lo sguardo fisso su Draco che si sforzava nel non guardare nella sua direzione. Sorrise,non per una battuta. Parlavano troppo vicini per poter essere considerata una semplice conversazione. Hermione guardava la scena immobile, da lontano, ripercorrendo con lucidità tutto ciò che il suo orgoglio le imponeva di non fare. Ma l'orgoglio era solo un danno per il suo umore. Mantenere il punto per dimostrare chi tra i due era quello forte, avrebbe solo fatto rinunciare ad entrambi di star bene. Si alzò dal tavolo, con le gambe che ormai avevano abbandonato l'idea di seguire i consigli del suo orgoglio. Era tesa e non aveva idea di cosa avrebbe detto una volta che avesse raggiunto il tavolo. 
E quando accadde flui tutto con naturalezza.
"Credo che dovresti togliere le tue mani dalle gambe di Draco" Blaise soffocò una risata bevendo l'ultimo calice di succo di Zucca e Draco guardò la sua mezzosangue con una luce diversa nello sguardo. Anche lui sembrò aver abbandonato l'orgoglio. 
La Serpeverde del quarto anno, di cui nome le era del tutto sconosciuto, la scrutò dall'alto in basso, come se di fronte a lei ci fosse un insetto disgustoso da dover cacciar via.
"Ed io credo che dovresti ritornare nella tua torre, Mezzosangue" Hermione aveva la fama di miglior studentessa che la perseguitava, rendendola nota a tutti.
"Invece credo che dovresti ritornare  nella tua fogna, Serpe" Hermione non era mai caduta in insulti del genere e pronunciarli le fu quasi innaturale. 
"Come osi" La Serpeverde si alzò indignata, con bacchetta alla mano.
"Fiona, credo che non ti convenga. è la Granger... " Draco si alzò con lei e le consigliò di riporre la bacchetta nella tasca della gonna. La ragazza si voltò quasi indignata. 
"E credo che tu debba andare..." Mantenne un tono pacato, il Serpeverde, ma lo sguardo che rivolse ad Hermione, la fece arrossire. Rimasero a fissarsi con un leggero sorriso dipinto sul volto di entrambi. Comunicando una piccola resa, comunicando che forse l'orgoglio molte volte poteva essere messo da parte.
Fiona guardò entrambi e con il volto in fiamme, andò via.
Nessuno notò la sua uscita di scena, ma gli studenti rimasti avevano notato quello scambio di battute e sguardi. Blaise assisteva al tutto con un certo divertimento. 
"Quindi Granger... ammetti di essere gelosa" Draco alzò un sopracciglio , gustandosi quella lieve vittoria.
"E tu ammetti di essere uno stronzo" Hermione icrociò le braccia al petto, cercando di mitigare il sorriso. 
"Solo un pò..." Senza aggiungere altro Draco scavalcò il tavolo e raggiunse Hermione che quasi si sciolse al suo sguardo ghiacciato. Lasciò che la cingesse per i fianchi e sotto gli occhi degli ultimi studenti-troppo curiosi per sguasciare via- la baciò dal suo metro e ottanta, gettandola con delicatezza il capo all'indietro. Volarono dalla loro parte fischi eccitati e applausi entusiasti. Nel clamore della situazione, Hermione, non notò che in quel momento volò sulle loro teste il suo piccolo Kurt che lasciò cadere una busta sul tavolo. 
Bleise cercò di ignorare la lettera ma chi la mandava risvegliò in lui quei sentimenti che aveva tenuto alla larga per tanto. 
Il suo nome era scritto in chiare lettere, e il panico iniziò ad impradronirsi di lui. Osò prendere quella lettera che non gli apparteneva e senza chiedere strappò il sigillo che la teneva nascosta.
La spiegò e lesse ogni parola con il cuore palpitante e ad ogni parola le mani si stringevano intorno alla carta ruvida di quella lettera che aveva portato altro veleno nel cuore, che sembrava quasi calmato.

"Cara Hermione. 
Avrei voluto dirtelo in prima persona, ma purtroppo siamo troppo lontane ed è successo cosi velocemente che ho dimenticato di informare una delle persone più importanti della mia vita.
Mi sposo...Cyrus me lo ha chiesto ed io non ho detto no. è la persona giusta, è una persona che mi dona amore e con lui sarò felice. 
Ho dimenticato a fatica Blaise, ma ora sono decisa a riprendermi la mia felicità che lui mi ha strappato via, senza chiedere.
Voglio che tu sia presente alla mia festa di fidanzamento e che sia presente al mio matrimonio. Non accetto nessun rifiuto, non sei giustificata. è un giorno importante e tu devi esserci.
Ti voglio bene....a presto.
Hanne" 


La lettera cadde dalle sue mani e con essa tutto il suo mondo.




Angolo Autore: 
Prima di tutto voglio AUGURARE UN BUON NATALE (PASSATO DA UN BEL Pò) E UN BUON ANNO A TUTTI VOI. Avrei dovuto pubblicare il capitolo in tempo anche per gli auguri ma non sono stata a casa e ho passato le feste natalizie a poltrire bellamente, quindi chiedo scusa a tutti voi! 
Siamo giunti ad ennesimi colpi di scena ! Questi studenti non hanno una vita tanto tranquilla; c'è sempre una novità che rende le giornate noiose in giornate "frizzanti". 
Ovviamente il mio essere macabra non ha mai fine. Ho dato felicità ai poveri Draco ed Hermione, ma purtroppo ho spiattellato il cuore di Theodore e Blaise.... mentre Hanne vive il suo sogno d'amore, nonostante tormentata da mille e uno dubbi.
Detto questo, spero che il capitolo sia piaciuto. Ovviamente è stato scritto con la solita fretta e mancanza di tempo quindi abbiate pietà se trovate errori vari.... non sono giustificata lo so..ma un po di clemenza su u.u ! 
Spero di scrivere presto gli ultimi due capitoli...Si perché care lettrici,mancano SOLO due capitoli e finalmente tutto verrà ricapitolato e concluso! 
Spero di trovarvi ancora qui...e spero nelle vostre recensioni!.
Vi abbraccio forte!
Medy <3



  
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