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Autore: shinran4869    04/01/2015    5 recensioni
Anche se in cuor suo non vorrebbe, i pensieri della giovane Haibara convergono tutti verso un punto: il suo oscuro (e in parte ignoto) passato nell'organizzazione, che ancora non l’ha scovata, ma è sulle sue tracce. Ma soprattutto: il cercare di dimostrarsi sempre distaccata, è davvero la soluzione migliore? O a volte sarebbe meglio fidarsi degli altri, seppur correndo il rischio di ritrovarsi feriti?
Genere: Introspettivo, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Hiroshi Agasa, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No, no, stava sbagliando tutto.
Non era quella la cosa giusta da fare, così gliel’avrebbe solo data vinta, a loro. E non poteva permetterselo, no. Per nessun motivo. Ci era già andata vicina una volta, e non poteva assolutamente commettere lo stesso errore. Si era lasciata trasportare dalla paura, e aveva pensato che fosse stato meglio farla finita, quel giorno, su quell’autobus. Perché il terrore di poter essere l’alfa e l’omega della sofferenza di chi la circondava la stava invadendo…un’altra volta.
E se l’ultima volta le era andata bene, era stato solo grazie a lui.*
Era vero, dopo che l’aveva salvata si era subito pentita di essere stata così debole, e di aver ceduto così presto... ma ora le certezze a cui si era appigliata ricominciavano a vacillare. Credeva di non aver ringraziato ancora abbastanza quel moccioso occhialuto che l’aveva salvata…ma se in fondo fosse stato meglio se lei fosse scomparsa quel giorno?
Ma no, cosa andava a pensare.
Non posso dargliela vinta, no. Devo tenere duro. Prima o poi finirà tutto, pensava.
Eppure, neanche lei sapeva cosa sarebbe finito prima.
Se loro, o lei.
 
Quando riaprì gli occhi si era fatto buio. Era completamente stordita…cosa le era successo? Sentiva delle voci che provenivano da lontano…ma non riusciva a distinguerle con precisione…poi si sforzò di ricordare: era sul suo letto a pensare…cercò di muoversi…non era legata…
Respira, Haibara, respira. Non puoi farti prendere dal panico, non in una situazione del genere, cercava di farsi forza.
Prima di tutto devi riuscire a capire dove ti trovi, stai tranquilla, respira.
Era su qualcosa di morbido, non era scomoda. Certo, era un po’ stordita, ma piano piano i pensieri stavano ricominciando a fluire nella sua testa. Cercò di alzare piano la testa e guardarsi intorno. I suoi occhi iniziavano ad abituarsi all’oscurità…era in un luogo terribilmente familiare…
Poi, d’un tratto, si rese conto di quanto fosse stata sciocca a preoccuparsi per una cosa del genere: era in camera sua, ancora sul suo letto!
Tirò un sospiro di sollievo: evidentemente non aveva retto allo stress causatole dai pensieri che, qualche ora prima, le stavano attraversando liberamente la testa, senza che lei avesse potuto contrastarli. Una bella dormita, dopotutto, non le aveva fatto male. Prima era decisamente tesa, mentre in quel momento si sentiva più tranquilla, e anche lo strano senso di malessere – che, a quanto pareva, era solo paura – era quasi scomparso. In più, ormai sveglia, riconobbe chiaramente le voci del dottor Agasa e di Conan, che si trovavano al piano inferiore.
Ormai del tutto sveglia, appurò che aveva dormito per due ore, e che quindi dovessero essere circa le otto di sera. Si sedette sul letto, si infilò le pantofole e, strusciando un po’ i piedi sul pavimento, scese al piano di sotto. Com’era prevedibile, Agasa stava preparando la cena, mentre Conan era sul divano a far zapping tra i vari canali televisivi, apparentemente senza interessarsi a nulla.
“Che ci fa il moccioso ancora qui?” chiese, un po’ irritata dalla presenza di Conan a casa sua.
“Voleva solo parlarti, Ai; suvvia, non essere così scontrosa con lui. È rimasto qui ad aspettare che ti svegliassi, perché non voleva disturbarti” le rispose il dottore.
“Hm. Sentiamo, di cosa vorresti parlarmi?” fece lei, rivolgendosi al ragazzino. “No aspetta, non me lo dire! Scommetto che vuoi chiedermi dell’antidoto, vero Kudo?” aggiunse ironica.
 
E invece no, non era vero stavolta. Eppure lui provò una morsa allo stomaco quando aprì bocca per rivolgersi a lei. Era forse meglio tenerla all’oscuro di tutto? Dai, era inutile metterla in agitazione per una cosa del genere. D’altronde, non mi ha confermato nulla…è solo un suo sospetto… continuò a ragionare lui, indeciso se rivelare o no all’amica quello che gli avevano appena riferito.
E, alla fine, rispose con “Eh, già, hai proprio indovinato…era proprio dell’antidoto che volevo chiederti…sai com’è…le vesti di Conan mi stanno un po’ strette…” cercò di buttarla sul ridere, fallendo miseramente.
Agasa gli lanciò un’occhiata interrogativa, ma lui cercò di non farci caso, continuando la sua messa in scena.
È meglio così, si disse, d’altronde lo faccio per lei, per non allarmarla troppo.
“Ancora nessun nuovo risultato.” fece lei, fredda.
“Okay…” rispose il detective. “Allora vado, ci vediamo domani a scuola. Arrivederci dottore!” disse, già sulla porta di casa, sperando che l’amica avesse creduto alla bugia.
Non è mica stupida, pensò. Eppure sembrava che non sospettasse niente…
 
Intanto la giovane Haibara, dopo aver cenato e risposto con monosillabi alla maggior parte delle domande di Agasa, si era rintanata nel seminterrato, aveva fatto delle ricerche – rivelatesi perlopiù infruttuose – e poi, un po’ stanca, era tornata di sopra, nella sua stanza.
Ed ecco che tutto pareva destinato a ripetersi.
I pensieri sul suo passato avrebbero ricominciato a prendere il sopravvento su di lei?
No, stavolta non l’avrebbe permesso. Piuttosto, stavolta si “rivolsero” - almeno inizialmente - su di lei. E sui suoi atteggiamenti.
Poco prima, era stata parecchio scontrosa con Shinichi, che voleva solo un’informazione, niente di più. E lei aveva risposto anche con parecchia amarezza, ammetteva a sé stessa.
È solo il mio carattere, si giustificava. Ma no, le scuse con lei non attaccavano, lo sapeva bene. Soprattutto se era lei a crearsele.
Prima non era così. Quindi no, non era affatto questione di carattere. O meglio, non lo era in principio. Lo era diventata poi. Si era trasformata in una bambina, e in quella trasformazione tutti i suoi lati gentili e solari si erano come vaporizzati. O forse ancora…no, non era stata la trasformazione.
Lei lo sapeva bene.
Ma non ci voleva pensare.
E se fosse proprio questa, la causa dei miei problemi? Se solo riuscissi ad essere più aperta, potrei davvero ricominciare da capo e rifarmi una vita come si deve? si trovava a chiedersi, in quel momento. Ma, in fondo, la vita in sé stessa racchiude, com’è plausibile, anche dolori. E quindi riprovare a costruire la sua vita l’avrebbe fatta, logicamente, anche soffrire.
Valeva davvero la pena di rischiare?
No, senza di lei nulla valeva la pena.
Ecco che aveva ricominciato. Era entrata nel circolo vizioso, che le imponeva di pensare a lei e al suo passato. Come per magia, c’era un momento in cui si accendeva una parte del suo cervello che era come se volesse zittire tutte le altre, prendendo il sopravvento.
Il guaio, è che ci riusciva.
Ci riusciva benissimo.


*E se l’ultima volta le era andata bene, era stato solo grazie a lui: in “il dirottamento dell’autobus”, Conan salva Ai, che aveva deciso di rimanere su un autobus, nonostante quello stesse per saltare in aria a causa di ordigni piazzati da quelli dell’organizzazione.




----ANGOLO DELL'AUTRICE----
Allooooraaa ma ciao a tutti!!!
Come vedete sono tornata presto, eh?? Ero davvero impaziente di continuare questa storia...bhè, ora non mi resta che sperare che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! :) Spero di sì!!
Grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo, Mary06 e B Beky, mi avete fatto davvero piacere!
Grazie anche a chi ha solo letto <3
BACI :3
Ali
   
 
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