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Autore: Chiaba    04/01/2015    1 recensioni
Le due protagoniste sono Barbara e Chiara, ragazze ventunenni che raccontano le loro storie dal momento in cui sono arrivate in una delle località più belle al mondo, Roma.
Entrambe attraverseranno mille ostacoli nella magica città che le aiuteranno a crescere; ma riusciranno le due a realizzare il loro unico desiderio di vivere una vita perfetta con il principe azzurro e trovare il lavoro che hanno sempre sognato?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Qualche settimana dopo...

Pov Barbara

Le mie amiche sono rimaste a dormire da me anche questa notte.
Durante questi giorni, Michele mi ha chiamata un miliardo di volte, ma io non gli ho mai risposto.
È venuto a trovarmi e nonostante avesse le chiavi, ha aspettato invano che io gli aprissi.
Non ci siamo né più visti né parlati per ben tre settimane che mi sembrano un'eternità.
Adesso mi sta chiamando un'altra volta.
«Bà, rispondi...» mi incita Chiara.
Sono tentata, ma non voglio cedere.
Sono stanca di perdonare anche chi non se lo merita, di essere sempre considerata da tutti quella che "tanto poi mi perdona".
«Perché non provi ad ascoltare ciò che ti vuole dire?» mi chiede Daniela.
Prendo il cellulare guardando entrambe.
«Fai presto altrimenti chiude.» continua lei.
Rispondo.
«Dimmi.» gli dico mentre comincio a sudare freddo.
«Finalmente...» dice lui sospirando.
Non aggiungo altro. Aspetto che sia lui il primo a parlare.
«Posso venire adesso?» mi domanda.
«Se è per parlare...» gli rispondo prima di essere interrotta.
«No. È per prendere la mia roba.» dice tutto d'un fiato.
Ci resto di stucco. Mi ha chiamata solo per questo? Si è preoccupato della sua roba?
«Va bene.» gli rispondo di nuovo freddamente.
Così poi è libero, la può portare da quella e io non lo vedrò mai più.
«Ok, sono giù. Apri il portone?» mi chiede.
«D'accordo.» dico prima di chiudere la telefonata.
Mi avvicino al citofono per aprire.
«Sta salendo?» chiede Chiara prendendo velocemente le sue cose.
Annuisco e vedo le due prepararsi.
«Ve ne andate?» domando ad entrambe.
«Ovvio che si, dovete parlare! Dopo torniamo.» dice Daniela correndo da una stanza all'altra.
Qualche secondo dopo, le trovo entrambe davanti alla porta d'ingresso.
«Ci facciamo un giro in zona, tu avvisaci quante avete finito!» annuncia Chiara uscendo velocemente di casa spingendo Daniela fuori.
Le raggiungo alla porta per tenerle a conoscenza che Michele stesse venendo solo per prendersi la roba, ma stavano già scendendo le scale.
L'unica persona che trovo davanti è lui e io 'ovviamente' vado a sbattergli di faccia al petto.
«Scusa.» dico abbassando subito lo sguardo ed evitando il suo.
«Ciao...» mi sussurra trattenendosi un sorriso.
Sento ancora le farfalle nello stomaco al suono della sua voce.
«Vado in cucina, tu prenditi tutto il tempo necessario.» gli rispondo dirigendomi velocemente nella stanza.
Socchiudo la porta e preparo la mia prima colazione.
Un minuto più tardi, mi siedo a tavola e accendo la tv cominciando a fare zapping.
Poi d'un tratto, vedo la porta aprirsi lentamente.
Lancio d'istinto uno sguardo, ma subito dopo torno a guardare il noiosissimo schermo piatto.
«Credi davvero che io sia venuto qui per prendermi la roba?» mi domanda con un filo d'imbarazzo.
«Ti stanno bei quei pantaloni.» gli rispondo cambiando discorso.
Lo sento ridacchiare.
Mi manca terribilmente la sua risata.
Si avvicina e si siede di fronte a me.
Continuo a fissare da disinteressata il programma televisivo.
«Possiamo parlare? Per favore...» mi chiede cercando il mio sguardo.
Annuisco e spengo la tv.
Un silenzio assordante si presenta qualche secondo prima che iniziasse a parlare.
«So di essere stato un stronzo, un bastardo, un traditore e... non so... ma io non ho alcuna intenzione di lasciarti andare per dei baci scambiati con quella lì, senza amore.» mi sussurra con voce tremolante.
Cerca di prendermi la mano, ma io la ritiro subito.
«Potevi pensarci prima.» gli rispondo a secco.
«Se te l'avessi detto quando stavamo insieme, avresti avuto la stessa reazione...» continua lui.
Ogni secondo che passa, sento la rabbia crescermi dentro, senza controllo.
Rivedo davanti ai miei occhi la scena del bar e perciò, continuo a ripetermi a mente "Non perdonarlo. Non essere scema.".
«Stavo con quella perché lo desiderava mio padre. È la figlia di un suo collega. L'ho fatto per renderlo fiero di me.» aggiunge.
Queste parole scatenano la mia ira.
Il mio sguardo torvo si sposta immediatamente nei suoi occhi. È stato atroce. Ho sentito abbastanza per oggi.
«Basta. Me ne vado.» gli rispondo a tono alto.
Mi alzo dal mio posto con la stessa forza che ho avuto quel giorno. Questa volta però, cerco di controllarmi.
Vado in camera per prendere un cappotto e la mia borsa.
Lui mi segue.
«Fammi uno squillo appena hai finito.» gli dico spostandolo davanti alla porta della camera.
«Ma non ho finito di parlare.» continua lui pretendendo che continuassi ad ascoltarlo.
Non gli rispondo continuando a camminare a passo svelto verso l'uscita.
«Non vorrai mandare all'aria tutti i nostri progetti, la nostra storia?» mi chiede.
Non gli rispondo e mi volto scrollando le spalle.
«Non lo stai facendo seriamente, vero?» aggiunge lui incredulo.
«Potremmo veramente parlare di una nostra storia quando di mezzo ci saremo solo noi due. Né tuo padre né nessun altro.» ribatto trattenendomi nuovamente le lacrime.
Apro lentamente la bocca per urlargli contro un devastante colpo d'addio, ma sento uscire solo il verso di un criceto.
Lascio alle mie spalle quella casa che ormai per me mette solo terrore e questa volta, non mi segue.
Esco di casa con lo sguardo rivolto verso il basso.
Sento le mie due amiche chiamarmi.
Con gli occhi colmi di lacrime, seguo il suono delle loro voci.
Mi acchiappano e io sfogo il mio pianto tra quelle braccia a me ormai familiari.
Un paio di minuti dopo, ricevo lo squillo da Michele mentre le mie amiche mi annunciano che sta uscendo dal portone.
Noi siamo di fronte, nascoste dietro a delle macchine di un parcheggio.
«Eh no! Mi ha vista!» comunica Chiara nel vano tentativo di nascondersi.
«Se ne sta andando quindi?» chiedo io essendo di spalle alla mia palazzina.
Non voglio guardarlo mentre va via con le sue valigie colme di roba.
«Si.» conferma Daniela affacciandosi anche lei per vederlo.
«Ti sta cercando.» dice Chiara a denti stretti per non farsi accorgere che stesse parlando proprio di lui.
Mi nascondo ancora di più.
«Tanto lo sa che sei qui. Vuole solo vederti.» continua l'altra.
Anch'io voglio vederlo.
«È andato via?» chiedo.
«È appena entrato in macchina.» risponde una delle due.
Esco da quel nascondiglio per guardarlo forse per l'ultima volta.
Lo vedo allacciarsi la cintura di sicurezza.
Si volta un attimo, ma questa volta non mi nascondo.
Accenna un sorriso in cui traspare un filo di tristezza.
Non riesco ancora a realizzare. Questa storia non può essere finita in questo modo.
Questo momento doveva essere totalmente diverso.
Magari adesso dovevamo stare abbracciati nel letto a progettare il nostro futuro e invece, no.
Entriamo subito in casa.
«Non sembra che sia cambiato molto.» dice Chiara guardandosi in giro.
«Ha portato con sé solo l'abbigliamento.» ipotizza Daniela.
Io invece sento un vuoto profondo quanto un abisso.
Faccio un giro attorno al salotto.
Mi soffermo un secondo su un portafoto vuoto con accanto un biglietto.
Mi avvicino subito per leggerlo.
"Scusami se te la rubo. Voglio ricordarmi di noi quando eravamo così...".
Ha portato con sé la foto che ci scattammo l'estate scorsa, quando mi ha portata nella villa di un suo amico per una festa.
È sempre stata la sua foto preferita.
Era un selfie. Rappresentava il momento in cui ero poggiata sulle sue spalle e lui, scatta la foto dal basso.
Sullo sfondo si poteva ben notare un bellissimo prato inglese e un cielo limpido.
Diceva sempre che il riflesso del sole riusciva a valorizzare le mie labbra rosate in contrasto con il colore della mia pelle.
«Ti ha lasciato le chiavi...» mi riferisce Daniela facendomi tornare alla realtà.
Annuisco lasciando il bigliettino sul mobile per prendere le chiavi e metterle in un cassetto.
«Si è preso la foto, vero?» chiede Chiara prima di leggere il bigliettino.
«Si..» confermo.
Mi soffermo un attimo, poi corro in cucina trattenendomi le lacrime per l'ennesima volta.
Mi poggio di spalle ai fornelli e le mie amiche mi raggiungono.
Alzo un attimo lo sguardo verso il calendario rendendomi conto che c'è una data evidenziata.
Mi avvicino incredula.
«Che succede?» mi chiede Daniela preoccupata.
«Ma lì c'è segnata una data! Inizia quella settimana del mese?» domanda Chiara.
«Domani ho l'esame con il padre di Michele!» annuncio terrorizzata e voltandomi verso entrambe.

Pov Chiara

Siamo appena andate via da casa di Barbara. 
Domani ha un esame e lo aveva completamente dimenticato. Così abbiamo deciso di lasciarla studiare in pace.
Chissà magari lo studio potrebbe distrarla dal pensiero di Michele, anche se dubito possa riuscirci.
Personalmente non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da lui, figuriamoci Barbara!
Sembrava che l'amasse davvero. Forse ha solo recitato una parte in tutto questo tempo. Sono rimasta delusa, non me lo sarei mai aspettato.
Questa è l'ennesima dimostrazione che prova la mancata esistenza del principe azzurro!
In questo momento mi ritrovo sperduta per le vie di Roma, sola, come la prima volta che arrivai qui.
Ho chiesto a Daniela se potesse uscire con me, ma si era già organizzata per vedersi con Francesco.
Mi ha anche chiesto di aggregarmi a loro, ma ammettiamolo... chi è che vorrebbe avere l'amica della propria fidanzata tra i piedi l'ultima sera a Roma?
Proprio per questo ho deciso di lasciare da soli i piccioncini.
Ultimamente qui inizia a fare un tantino caldo e per questo ho deciso di prendere un gelato, tanto per fare una pausa dallo shopping!
Ne chiedo uno alla nocciola e al bacio poi, con il super mega gelato, mi dirigo verso l'uscita del negozio.
Non li amo particolarmente perché non fai in tempo neanche a mangiarli che già iniziano a sciogliersi. 
Infatti ho la mano praticamente appiccicosa e il mio gelato non smette di colare!
Apro al volo la mia borsa e ci infilo una mano dentro alla ricerca del pacchetto di fazzoletti.
Oggi le strade sono praticamente gremite di gente e non puoi fermarti un secondo, altrimenti vieni travolto dalla marea di persone che camminano.
Finalmente trovo i fazzoletti e a questo punto provo a estrarne uno dal pacchetto.
Con una mano è una bella impresa! 
Non faccio in tempo a tirare fuori il pezzettino di carta che un signore (credo), mi spinge facendo cadere per terra metà del mio gelato.
Accidenti! Per fortuna n'è rimasto un po' alla nocciola!
Mi giro cercando di pulirmi la mano e purtroppo quello che è appena successo, non è poi così bello.
Mi sono scontrata contro il petto di un uomo, anzi... più precisamente, ho fatto scontrare quel poco di gelato che era rimasto sul cono, con il golfino del malcapitato.
«Oh mio Dio, mi dispiace da morire!» dico guardando la macchia ferma sul tessuto del golfino e cercando di pulirla col fazzoletto che sono riuscita a prendere.
Cos'è? Cachemire? Complimenti Chiara!
Adesso è ufficiale! Odio il gelato!
«Non ti preoccupare, tanto questo golfino non mi piace proprio!» dice l'uomo.
Non riesco a staccare gli occhi dal disastro che ho combinato.
«Aspetta ma... noi due non ci conosciamo già?» mi chiede lui.
Alzo la testa e lo guardo in faccia. È il ragazzo che mi ha offerto da bere l'altra sera al pub.
«Si... ciao! Perdonami ma non ricordo il tuo nome...» dico sorridendogli imbarazzata e smettendo di pulirgli la macchia invano.
Sorride anche lui.
«Marco... tu sei Chiara, giusto?» mi chiede sempre sorridendo.
I suoi denti sono bianchi e perfetti. Ho portato l'apparecchio per 5 anni nella vaga speranza che i miei diventassero così.
«Ehi, tutto bene?» mi chiede rivolgendomi un altro sorriso.
Annuisco restando a guardare il ragazzo... voglio dire Marco! 
Mi sento spingere ed effettivamente qualcuno mi ha gentilmente strattonata.
Sono ancora più vicina a lui e con questa luce, riesco a guardare il colore dei suoi occhi che non sono riuscita a vedere bene alla festa.
Sono color nocciola con qualche sfumatura verde. 
E a proposito di nocciola...
«Marco, davvero mi dispiace tantissimo per il gelato... ecco... lascia che ti paghi la lavanderia!» dico all'improvviso facendolo sussultare un momento.
«Non preoccuparti, lascia stare!» continua lui con il sorriso perfetto.
Evito di restarne ammaliata e fare figuracce, o almeno non più di quante sia riuscita a farne in soli dieci minuti.
«No assolutamente! Devo farmi perdonare.» dico continuando a guardare la macchia che mi sembra più grande di prima.
«Esci con me stasera...» mi chiede.
Alzo la testa e mi si presenta davanti ancora quel sorriso sensazionale.
«No.» rispondo sorridendo a mia volta.
In realtà il mio cuore sta insistendo parecchio e le emozioni anche, ma devo ascoltare la testa.
Sicuramente anche lui è uno dei tanti.
«Dai... pagami la cena e ti perdono!» dice accennando una risatina.
No, per favore... la risatina non dovevi farmela!
«No, davvero...» nego scuotendo la testa ed osservando il cono di gelato vuoto e un po' rotto che ho ancora in mano.
«Devi vedere il tuo fidanzato?» mi chiede mentre mi sposta leggermente.
Lo guardo confusa e lui sembra accorgersi della mia espressione dato che m'indica il passeggino alle mie spalle.
«Nessun fidanzato...» dico mordendomi il labbro inferiore.
«Ok. Allora facciamo così! Tu mi paghi la lavanderia così esaudisco il tuo desiderio! Però tu, vieni a cena con me ed esaudisci il mio.» propone sorridendo.
Ancora quel dannatissimo e stupefacente sorriso.
«Sei abbastanza insistente... Quando dovremmo vederci?» chiedo sorridendo.
Mi dispiace testa cara, ma anche questa volta 1 a 0 per le emozioni!
«Stasera alle 21. Passo io a prenderti, dove abiti?» chiede uscendo fuori dalla tasca un Blackberry.
Gli ho spiegato il percorso per arrivare a casa mia e dopo esserci scambiati i numeri di telefono, ci siamo accordati per l' appuntamento.
Spero solo di non correre troppo.
Continuo a camminare per vetrine e nel frattempo mangio quello che resta del mio gelato.
Dopo tre ore circa, eccomi mentre mi vedo riflessa nello specchio.
Ho optato per un vestitino con la manica a tre quarti celeste polvere con gonna a ruota abbinato a scarpe con il tacco beige.
Trucco piuttosto leggero sugli occhi mentre decido di puntare l'attenzione sulle labbra mettendo un bel rossetto.
Controllo il cellulare, prima di sedermi e aprire la boccettina dello smalto.
Mancano 10 minuti, ce la farò.
Inizio a stendere lo smalto sul pollice quando sento il citofono suonare.
Maledizione! 
«Si? Chi è?» chiedo conoscendo perfettamente la risposta.
«Marco...» ecco appunto.
«Si... hem... vuoi salire?» dico guardando il caos attorno a me.
«Ah, non preoccuparti aspetto qui...» mi dice nel citofono.
«D'accordo allora faccio in fretta!» dico chiudendo il citofono e tornando a mettermi velocemente lo smalto.
Mentre agito le mani per farlo asciugare più in fretta, prendo la borsa e la giacca evitando di sporcarli e con il gomito destro abbasso la maniglia della porta per uscire.
Sono sul pianerottolo e infilo la chiave nella serratura per chiudere quando ricordo di aver lasciato la luce accesa.
Riapro la porta, girando la chiave e sempre con il gomito premo l'interruttore della luce per spegnerla.
Mi avvicino all'ascensore per scendere giù ma ovviamente è occupato!
Mi tocca fare le scale con i tacchi. Spero soltanto di non cadere.
Fortunatamente arrivo sana e salva da Marco.
«Scusa il ritardo!» dico leggermente affannata e guardandolo nel suo splendore.
La poca luce dei lampioni circostanti gli fanno luccicare gli occhi.
«Ehi, ciao!» dice sorridendo ed avvicinandosi a me.
Oddio e adesso che vuole fare? Non possiamo baciarci già al primo appuntamento...
Si avvicina sempre più al mio viso tanto che riesco a sentire il suo profumo finché non mi lascia due baci sulle guance.
E io che pensavo volesse baciarmi! Che stupida...
Mi guarda un po' interrogativo dato che sono qui impalata da chissà quanto tempo a guardarlo.
Gli sorrido facendo finta di niente e mi limito ad aspettare che dica qualcosa.
«Andiamo?» dice indicandomi la sua auto.
Annuisco e lo seguo fino alla macchina.
Mi accomodo sul sedile e tiro delicatamente lo sportello.
Non vorrei rompere nulla, dall'aspetto sembra una macchina costosa... 
«Non hai chiuso bene lo sportello, ti aiuto...» dice sorridendo e allungandosi fino al mio sportello e tirandolo.
Non posso fare a meno di ammirarlo ancora, ancora e ancora...
Raggiungiamo in poco tempo un ristorante raffinato e poco affollato.
Prendiamo posto ad un tavolo vicino la finestra, di fronte ad un enorme acquario.
«Allora... che mi racconti di te?» gli chiedo portandomi alla bocca il calice con il vino bianco.
Marco mi racconta brevemente qualcosa di sé, dell'azienda in cui lavora gestita dai suoi genitori e qualcosa a proposito del suo tempo libero.
Gli piace la tecnologia e ama svegliarsi presto al mattino per allenarsi e fare una bella corsa all'aria aperta.  
È un bravo ragazzo e durante la serata mi ha fatto anche ridere abbastanza. 
«Adesso tocca a te a parlare...» dice mentre mangia il filetto di pesce nel suo piatto.
«Cosa vuoi che ti racconti?» dico assaporando la mia ottima tagliata di carne.
«Il motivo per cui sei single...» chiede pulendosi la bocca.
Riesco a capire che sta sorridendo guardando i suoi occhi.
Sospiro prima di iniziare a parlare.
Ho raccontato per tutta la seconda parte della serata di Luca e del tradimento.
Marco è rimasto buona parte del tempo in silenzio ad ascoltare.
Non mi era mai capitata una cosa del genere.
Ogni tanto mi dava qualche consiglio ed esprimeva tranquillamente i suoi pensieri a proposito della mia storia.
Mi ha fatta sfogare e mi ha fatto bene questa lunga chiacchierata.
Adesso si è appena fermato sotto casa mia.
«Scusami! Ho parlato troppo. È che quando inizio a parlare di questa storia non so proprio come smettere!» dico sentendomi in colpa e in imbarazzo.
«A te piace parlare e a me ascoltare! Va tutto bene, tranquilla!» dice sorridendomi e rassicurandomi.
«D'accordo... allora grazie di tutto Marco! Ci vediamo in giro...» dico aprendo lo sportello dell'auto.
Lo vedo alzarsi e venirmi in contro dall'altra parte.
Mi porge una mano per aiutarmi ad uscire.
Non riesco quasi a muovere i piedi talmente mi fanno male. Tutta colpa delle mie amate scarpe!
Poggio la mia mano un po' fredda sulla sua. 
È calda e forte e non posso evitare di guardare le nostre mani.
Scendo dall'auto guardando ancora il contatto fisico che ci lega.
Non voglio illudermi anche questa volta e tolgo bruscamente la mia mano dalla sua.
Pentendomene subito dopo.
Marco mi guarda e chiude lo sportello.
«Ci vediamo ancora, no?» mi chiede guardandomi negli occhi.
«Certo...» dico ricambiando lo sguardo.
Si avvicina di più.
Sta volta credo sia quella buona.
Forse è meglio aspettare ancora. Resta pur sempre il primo appuntamento e poi, ci dobbiamo rivedere... Quindi va bene così!
«Adesso vado! Ancora grazie! Buonanotte!» dico sorridendo e andando verso il mio portone.
   
 
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