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Autore: Not_Lollipops    04/01/2015    2 recensioni
E’ strano come tutto quello che percepiamo sia direttamente collegato alle nostra aspettative, credo che siano in realtà le aspettative a fotterci. Quando abbiamo aspettative nutriamo una sorta di attaccamento e gli diamo importanza; rimaniamo delusi se la realtà non raggiunge le nostre aspettative. Al contrario, senza aspettative, tutto può stupirci e deluderci incondizionatamente. E penso che sia questo il segreto di Frank; non nutriva alcuna aspettativa, era in balia del destino.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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In Too Deep.


Guida verso casa di Gerard in modo distaccato e lievemente infastidito, statuario e freddo come una lastra di ghiaccio mentre contrae i palmi sul manubrio dell’auto senza spiccicare parola. Frank non vuole che mi “intrometta” in questa storia, come se i pestaggi continui fossero qualcosa di sopportabile solo se nessuno ne sa qualcosa.

Spera che non me ne sia accorta, non abbia visto quando si è tolto senza pensarci troppo la maglietta e abbia involontariamente mostrato dei demoni mascherati da ematomi grossi e violacei sulla sua schiena.

“Non puoi solo nasconderlo e far finta che non esista!” – dico secca, non riuscendo a sostenere il peso di quel silenzio teso - “Come se non lasciando che qualcuno lo veda andasse tutto bene.”

 “E che cosa dovrei fare? Sbandierarlo davanti tutti?!”- replica Frank – “Oh, guardatemi sono appena stato pestato! Provate pena per me adesso, stronzi!

“Non dirai sul serio… Credi di migliorare la situazione mentendo? E’ patetico tutto questo, io non-”

Patetico? Se sono così “patetico”, Carter” – ribatte arrabbiato mimando la parola con le virgolette – “non vedo il perché tu debba stare qui con me, adesso. Cosa c’è? Mh? Che cosa vuoi?”

“Ah, non lo vedi? Io vorrei tanto che tu andassi a fare una visita dall’oculista e comprarti un paio di occhiali, hai qualche problema serio, brutto stronzo.”

“Chiudi il becco! Chi pensi di essere? Non sei un cazzo di nessuno per darmi ordini.”

“Hai ragione! Non sono un cazzo di nessuno ,io, non valgo un cazzo perché questo è un cazzo di rapporto di merda che non significa un cazzo e non andiamo da nessuna cazzo di parte!”

“Che cosa diavolo vuoi da me? Non ti ha costretto nessuno a starci con me, se ti fa così tanto schifo stare con me, perché sei qui? A rompermi le palle con queste stronzate da femminuccia?”

Femminuccia. Non è così che ti chiamano, Pansy?

Scendo dall’auto come un furia, sbattendo sonoramente la portiera della macchina, ferma da qualche secondo sulla strada che porta direttamente al garage dei Way. Frank scende a sua volta, replicando alla mia provocazione con un ulteriore colpo al suo sportello e un’imprecazione rivolta a Dio. Come ironico, staziona seduto sul cofano mentre si tasta le tasche, bestemmiando ancora a denti stretti.

Se tiri fuori una sigaretta ti uccido, Iero. 

“VUOI CHE ME NE VADA, FRANK?” – urlo adirata profondamente.

Gerard e Bob, compaiono dalla porta della villetta, destati dalle urla, mentre Mikey e Ray si avvicinano dal retro della casa, in un silenzio stupito, ignari di tutto quello che era successo prima.

“Lo preferirei, Carter. Sono le cinque del pomeriggio e non mi va di bere sin da ora.” 

“Puoi nasconderlo, Frank, puoi berci sopra. Ma niente, niente cambierà se non sarai tu a volerlo cambiare. Non sparirà, capito?”

“Nessuno ti obbliga a fare niente.” – risponde visibilmente più scosso – “SE TUTTO QUESTO NON TI STA BENE PER ME PUOI ANDARTENE SUBITO.”

“OH, TI ACCONTENTO IMMEDIATAMENTE, FIGLIO DI PUTTANA”

Giro i tacchi all’istante, camminando stizzita per una strada che non conosco, in una parte della città che non conosco e arrabbiata così tanto da tremare senza controllo. Strascico le scarpe sulla ghiaia, cercando di acciuffare disperatamente quel pizzico di autocontrollo rimasto. Scaccio via le lacrime che si formano agli angoli degli occhi, un senso di disgusto e malessere mi inonda lo stomaco, sento la bocca contrarsi e i denti torturarla. Mi fermo un attimo e poggio le mani sulle ginocchia contro i jeans, la mente si annebbia e credo di stare già vomitando da qualche minuto quando Gerard mi si avvicina. Non ho fatto molti metri.


Non 
sono ancora abbastanza lontana da non sentirli, mentre parlano con Frank e gli chiedono cosa gli sia successo. Mi pulisco la bocca con la manica della felpa tirandomi su,  e inspiro profondamente. Bene, 2910, sul tuo vialetto c’è un’enorme pozza di vomito.

“Tutto bene?”- chiede Gerard poggiandomi una mano sulla schiena.
“Tutto a meraviglia, Gerard.” – riprendo a camminare spedita, sentendo i passi affrettati del moro che mi raggiunge.
“Io non credo che tu debba continuare a… andare dovunque tu sia diretta, sai.”
"Sto bene, ho solo... avuto un piccolo incidente di percorso."

Bivio. Mi fermo accigliata, strofino una scarpa sul polpaccio mentre penso. Gerard si ferma a sua volta poco dietro di me e sbuffa.
Destra o Sinistra? Sinistra.

“Continuerai a seguirmi?”
“Già. A meno che tu non mi dia ascolto per un momento.”

Mi fermo e mi volto verso di lui, che si stringe contro il cappotto avvolto dalla sua aria misteriosa e oscura e mi lancia uno sguardo difficile da interpretare.

“Cosa?”
“Non sai dove stai andando e non è sicuro vagare per il New Jersey da sola. E poi sto sottraendo tempo prezioso alle prove quindi-“
“Ti saluto.”- riprendo a camminare ficcando le mani nelle tasche dei jeans.
“Carter, ti prego, non essere sciocca.”- mi grida ancora fermo nella sua posizione.

Finalmente mi fermo, estenuata dal litigio e dal cuore che batte ancora velocemente. Ringrazio mentalmente Gerard per avermi fermata. Ritorno sui miei passi in silenzio, mentre lui mormora qualcosa come “Grazie, Dio.”

Entro in casa di Gerard, lui mi segue silenzioso, un po’ imbarazzato da tutta questa situazione. Almeno siamo in due. Prende per qualche minuto il cellulare digitando qualcosa e quando l’oggetto vibra in risposta, lo ripone in tasca.

“Ho detto a Mikes che sei qui… così potremmo starcene un po’, uhm.. da soli.”- per tutta risposta dalla stanza accanto attacca sonoramente la base di una canzone, mentre i  quadri al muro oscillano pericolosamente, Gerard mette un pentolino con dell’acqua sul fuoco.

Quando immergiamo la bustina di tè rispettivamente nelle nostre tazze, non ho ancora spiccicato parola e non ho intenzione di farlo. Lui da vero gentleman non mi chiede niente, aspettando che faccia io la prima mossa.

"Lo sai come si chiama questo processo, Gerard? “- gli chiedo riferendomi alla bustina di tè
“No, come?”
“Estrazione. Sfrutta l’affinità di un solvente.” – spiego, prendendo un sorso dalla tazza – “Vedi, in questo caso l’estrazione è selettiva, non tutti i componenti sono affini e quindi possono sciogliersi nell’acqua. Alcuni rimangono semplicemente dove sono.”

“Carter” – alzo gli occhi dal tavolo di legno, affrontando ,per la prima volta da quando ho iniziato a parlare, il suo sguardo – “Cos’è successo con Frank?”
“Tu sei a conoscenza del fatto che Frank viene pestato a scuola?”- Gerard stringe le labbra e chiude per un momento gli occhi. Quello che riesco a vedere è solo dolore.

“Cominciò tutto anni fa, i signori Iero divorziarono quando lui era ancora un bambino e dovette imparare a gestire i periodi in cui stava a Newark, dal padre. Cambiava spesso scuola e…”- si accende una sigaretta prendendo un profondo respiro – “Non si ambientava bene, veniva deriso dai ragazzini e Frank… non faceva niente per cambiarli, non gli interessava. Alle medie veniva pestato regolarmente in cortile, ci ha scritto una canzone, quel figlio di puttana.” – sorride Gerard passandosi una mano tra i capelli.

“Avevano smesso per un po’ quando si trasferì nuovamente a Belleville, insomma lui aveva me, aveva i ragazzi e stava bene. Un anno fa, in un viaggio organizzato dalla scuola, Frank incontra questa ragazza… se ne innamora. Insomma, questa muore in un incidente e loro si erano appena messi insieme e… da allora, lo so che può sembrare stupido ma, non è più lo stesso, lo sento.”

“Come…?” – chiedo incuriosita e anche un po’ terrorizzata

“Subito dopo la morte della tipa, Frank iniziò a stare poco bene, si ammalava sempre… non andava a scuola e non stava a casa, lui andava in giro a cercare qualche motivo per bere e poi fare a botte con qualche ubriacone scemo in piena mattina.”

 “A scuola le prende e le dà, suppongo, qualche volta è arrivato da me o da Bob pieno di lividi ma non importava più di tanto, lui… dopo quella storia, si è rimesso in piedi completamente da solo. Ha deciso di darci un taglio e non cerca più stronzate per litigare.”

“Io… credo di volerlo vedere, Gerard.”
“Forse non è una buona idea, insomma tu– “– spegne la sigaretta e si morde le labbra
“Non urlerò promesso.” – gli prometto con il palmo della mano aperto sul cuore.


Writer’s corner: 
Finalmente un capitolo più o meno decente. Era troppo lungo quindi ho deciso di dividerlo in due volte ma non disperate, pubblicherò il seguito a breve. Lasciate una piccola recensione even if I’m an horrible person xx
  
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