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Autore: Gobbigliaverde    04/01/2015    1 recensioni
- Possibile che ho passato tre anni della mia vita a cercare di credere alla magia, e ora tutti mi dicono l'inverso? -
C'è chi perde la persona che ama, chi perde la strada, chi la famiglia, e chi la memoria. In questo mondo c'è di tutto. Ma siamo qui tutti assieme, su questo pianeta, per aiutarci a vicenda a ritrovare quel pezzettino di noi che abbiamo perso. In questa vita l'unica regola è rompere le regole... e queste regole sono dettate dalla magia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HENRY

 

 

— Come prego? — ribadisce lei perplessa.
    Sono una stupida. Come mai non mi è ancora entrato in testa il fatto che nessuno si ricorda della mia esistenza? — No, nulla… Stavo pensando che lei potrebbe chiamarsi Mary Margaret.
    Biancaneve continua a guardarmi perplessa mentre io continuo ad arrampicarmi sugli specchi… Di questo passo sembrerò più una veggente che un’investigatrice…
    — Ah… Lei è proprio perspicace! Mi chiamo esattamente così! — sorride entrando nel mio appartamento e si siede sul divano, continuando a parlare. — Lei è l’investigatrice privata Emma Swan? — mi chiede.
    — Immagino di sì — rispondo io, con un timido sorriso.
    Lei quasi ignora la mia risposta, sembra che vada con molta fretta. — Senta, la situazione è questa — dice cambiando immediatamente sguardo. — Io… Io credo di essere seguita.
    Sembra davvero spaventata, lo capisco anche dal modo con cui ha abbassato la voce dicendo l’ultima frase. — Ne è sicura? Perché molte volte è solo un’impressione o… che ne so, qualcosa di simile — affermo.
    Mi guarda con occhi torvi. — Sicura al cento per cento, ma non sono mai riuscita a coglierlo sul fatto.
    Sorrido. — Lei è una donna determinata, ma nel caso in cui dovesse incontrare questa persona, non la picchi, o diventerebbe perseguibile penalmente.
    Mary Margaret mi squadra dalla testa ai piedi, probabilmente vuole capire se sono davvero quello che dico di essere. — Ebbene, cosa vuole fare per incastrarlo? — mi domanda.
    — Incastrarlo? Sembra sicura del fatto che sia un uomo — dico.
    — Certo che lo è, fuori da casa mia sento sempre odore di dopobarba, e io di certo non lo uso — replica offesa.
    In conclusione ci mettiamo d’accordo sulla strategia. Se fosse un caso di stalking sarebbe una questione da prendere con le pinze. Prima di tutto controllo il suo cellulare. Scarico tutti i dati sul mio PC, controllo i tabulati telefonici. A prima vista non noto nulla. Ricontrollo. Non c’è nessun numero che la chiama frequentemente, nemmeno un prefisso che si ripete. Chiedo a Mary Margaret di portarmi gentilmente il suo computer, e lo controllo. Verifico i social network, e noto una cosa interessante in una delle foto di Biancaneve. C’è un’ombra di un’altra persona che sembra guardarla. È inquietante e affascinante allo stesso tempo. La prima cosa a cui penso è Peter Pan, ma è impossibile, perché la corporatura dell’ombra è troppo robusta. Per ora questo è tutto quello che ho.

Sono chiusa nella mia stanza da un’ora e mezza, e sto ancora fissando quella foto. Angelea mi sta dando una mano, ma di tecnologia se ne intende meno di Uncino, che ogni tanto entra nella camera a sbirciare il nostro lavoro.
    — Swan, quand’è che vuoi uscire da quel covo di aria viziata? Dobbiamo parlare di una cosa seria — mi rimprovera.
    Per l’ennesima volta chiudo la porta con una spinta e mi rimetto al lavoro. Mi sento un po’ stanca però… Non faccio in tempo a pensarlo che mi ritrovo in un sogno, probabilmente.

Non vedo nulla, è tutto nero. Sento solo una risata fin troppo conosciuta. Tremotino. Continuo a non vedere nulla, ma più o meno percepisco dove si trova.
    — Emma, ho visto che hai aperto lo scrigno che ti ho fatto trovare. — Ancora risate, ma sta volta la voce si sposta. Sembra quasi che mi stia girando attorno.
    — Se volevi che lo trovassi, perché dentro non c’era nulla? — grido.
    Ora sento il suo alito sotto il mio naso. — Nulla? Io non direi proprio Nulla. — Lo sento ridere nuovamente, poi riprende la frase. — Se non sbaglio hai visto quello che è accaduto quella notte di cui non ricordavi nulla… E c’è anche un’altra cosa… Il pirata si è ripreso le sue vesti nere, no?
    Sono stupita. Non avevo assolutamente collegato le due cose… E se ci fossero altri che dal momento in cui ho aperto lo scrigno si ricordano tutto?
    — Certo che ci sono, che domande! — ride lui. Si prende gioco di me. Mi ero scordata che Tremolino legge il mio pensiero.
    — Gold non starò ai tuoi stupidi giochetti. Sai più di quello che vuoi far mi credere — dico a voce alta, in maniera che ovunque sia possa sentirmi.
    Lui ride ancora. Non posso più ascoltarlo ridere, mi fa rabbrividire. — Io so esattamente quanto ho voglia di dire. Nulla di più, nulla di meno — ringhia lui. Io sento il suo fiato sul collo, ma sembra che i miei occhi non si vogliano aprire. — Emma, tu hai un sacco di tasselli che devi solo mettere assieme. Il nuovo sortilegio, Neal che sparisce, Henry, quello finto, come ti ostini a chiamarlo, che scappa proprio quanto tu decidi di portare a casa il tuo amico pirata che ricorda tutto. Fai uno più uno, Swan.
    — Neal? Tu cosa sai di Neal? — Quest’oscurità mi confonde le idee.
    — Baelfire sta bene, è con me. Se restava lì sarebbe stato di intralcio al tuo riavvicinamento con il pirata — mi sussurra.
    Metto le mai avanti e inizio ad agitarle per trovare Tremotino. — ‘Con te’… vuol dire che è morto anche lui? — Mi si stringe il cuore solo a pensarci, solo che è la dannata verità nel mio vero mondo.
    Di nuovo la sua risata. — No, l’hai visto anche tu, è nel negozio.
    Cosa? Sono confusa, questa dimensione tenebrosa in cui mi trovo non mi permette di mettere in ordine le idee e in più non ho idea di dove sia quel maledetto Signore Oscuro.
    — Nel tuo negozio non c’era nulla, se no l’avrei trovato! — La voce esce rabbiosa, carica di acidità.
    — Oppure l’hai visto ma sei stata così disattenta da non accorgertene… Facciamo uno scambio, io ti dico quello che so, e tu mi risarcirai più avanti — ridacchia di nuovo.
    Sorrido amaramente. — Ho altra scelta?
    — In effetti, no. Parliamo di arte. Ti piacciono i dipinti? — mi domanda. Se solo sapessi dov’è gli salterei al collo per strangolarlo.
    — Gold, dimmi quello che voglio sapere senza girarci attorno — sputo fuori digrignando i denti.
    Lui sghignazza. — Pensa, a me piace molto l’arte, tanto che ho fatto di mio figlio un dipinto. Fai attenzione al gioco di parole Emma, non farti portare fuori strada dalle tenebre. — Se non la smette di ridere quando torna tutto normale glie la faccio pagare, costi quel che costi.
    — Di tuo figlio… Tremotino, hai rinchiuso Neal in un dipinto? Sei impazzito? E di Henry? Che ne hai fatto di lui? — chiedo.
    Un fruscio alle mie spalle mi fa sussultare. Mi pare di averti già detto che io non centro nulla con lui. Anzi, sarò buono e ti dirò di più. Non sono poi così morto come credevo. — Sento la sua risata che si allontana sempre di più, poi tutto silenzio. Finalmente apro gli occhi.

Angelea mi guarda stranita. — Emma, è tutto a posto? Sembra che tu abbia visto un fantasma…
    Inclino la testa di lato passandomi una mano tra i capelli. Se solo sapesse quello che ho visto potrebbe capirmi. Le parole di Gold mi rimbombano ancora nella mente. Non riesco a comprendere come lei non si sia accorta che per tutto quel tempo non ero in me. — Da quanto sono qui, incantata? — le domando.
    — Incantata? Non ti sei incantata mai… solo che un attimo eri tranquilla, e un attimo dopo avevi gli occhi sbarrati e le unghie piantate sul bracciolo della sedia — mi spiega.
    Guardo l’orologio. In effetti sono passati solo una manciata di secondi, perché segna sempre la stessa ora. Una visione così lunga in pochi decimi di secondo, interessante. E ora ho molto più materiale su cui lavorare.
    — Se tu fossi in un posto, e ti avvertissero che sta arrivando una certa persona, per quali motivi avresti per scappare? — chiedo soprappensiero immaginando la fuga di Henry.
    Lei scrolla le spalle. — Beh, io scapperei perché quella certa persona ha informazioni su di me che non voglio far sapere… Stiamo parlando ancora del caso di Mary Margaret, giusto? — Mi osserva speranzosa.
    — In realtà no. — Mi alzo in piedi ed esco dalla stanza.

Fuori dalla porta trovo Uncino che mi aspetta infastidito. — Adesso che hai finito, mi puoi ascoltare? Si tratta di Henry.
    Strano, ma io volevo fargli la stessa domanda… — Anche io ho qualcosa da chiederti su di lui — asserisco secca.
    Lui sbuffa e mi blocca con un cenno della mano. — Prima devi sapere una cosa. Regina mi ha chiamato, e ha detto che non le stai molto simpatica — sorride ironico. — Seconda cosa, Henry ha trovato il libro e…
    Lo interrompo. — Non è del mio Henry che voglio parlare. L’altro Henry, è scappato perché aveva paura di te… Tu sai qualcosa su di lui che non vuole far sapere.
    Lui ride e poi mi guarda negli occhi. — Io questo Henry di cui parli non l’ho nemmeno mai visto, come potrei sapere qualcosa che tu non sai?
    Alzo le spalle. — Non ne ho idea… Ma forse nella Foresta Incantata non si chiamava Henry.
    — Swan, allora abbiamo bisogno del libro del nostro Henry — mi dice. Lo fulmino con gli occhi, e lui si corregge sbuffando. — Il tuo Henry.

Usciamo di casa lasciando Angelea da sola con Gemma. Prendiamo la macchina e in poco tempo siamo sotto casa di Regina. Killian suona al campanello, e lei apre la porta. Appena lo vede, glie la richiude velocemente sul naso.
    — Regina, per favore. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Henry, è questione di vita o di morte — cerca di convincerla, massaggiandosi la punta del naso e serrando i denti per non sputare fuori una valanga di improperi.
    Da dietro la porta la voce arrabbiata di Regina Mills sibila: — E allora ti lascio morire, te e la tua amichetta.
    Sbuffo risentita. Ora Uncino deve lasciar parlare me. — Regina, se non ci lasci entrare anche tu e Henry sarete in pericolo, tu non capisci la gravità della questione.
    Dei passi. Qualcuno si è avvicinato alla porta. Henry, sento la sua voce. —Mamma, chi c’è alla porta? — domanda a Regina.
    Lei sembra esitare a rispondere così Uncino prende la parola. — Henry, sono io, per favore aprimi la porta.
    Regina e Henry discutono. Aspettiamo qualche minuto sulle scale della palazzina, dopo di che, il viso nero di rabbia di lei ci apre la porta. Si sposta di fianco per farci spazio ed entrare.
    Killian scivola dentro e abbraccia Henry come se non lo vedesse da anni, mentre io e la madre che assistiamo alla scena, ruggiamo: — Allontanati da mio figlio.
    Regina mi guarda con odio e pretende delle spiegazioni, chiaramente. Killian le intima di calmarsi e le racconta tutta la storia dall’inizio. Il primo sortilegio, Storibrooke, Henry, Tremotino, il libro di Henry… E finalmente arriva ad oggi, con questo nuovo sortilegio, il mio coma, Gemma, l’altro Henry, Neal…
    Sembra averla presa bene. Sorride, dice che capisce perfettamente e poi sparisce in cucina. La seguo. Vedo che prende il telefono in mano… — 911, qual’è il problema? — dicono dall’altra parte della cornetta.
    Appena sento quelle parole tolgo il cellulare dalle sue mani e chiudo la chiamata. — Regina, per piacere, se non ci vuoi credere, lasciaci almeno tentare. Dov’è il libro?
    — Siete dei pazzi! Io non lascerò mai la custodia di mio figli ad un pazzo, capito Killian? — grida spaventata. Tutto sommato fa quello che le chiedo, come se potessimo prenderla in ostaggio.
    Henry ci porta il libro, e sembra molto interessato alla nostra teoria. Dice che servirebbe a spiegare i suoi sogni.
    Sfoglio le pagine velocemente alla ricerca di un volto conosciuto. Eccolo, ho trovato l’altro Henry.
    Killian fissa spaventato il foglio. — Questo è…
    Non riesce a concludere la frase, perché Henry lo precede con il suo solito entusiasmo. — Lui è Sandman, l’Uomo dei Sogni!

  
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