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Autore: FrancescaPotter    04/01/2015    4 recensioni
RosexScorpius
Dal secondo capitolo:
"Infatti, gli adulti di casa Weasley-Potter -e anche di casa Malfoy, suppongo- non erano a conoscenza delle nostre ultime divergenze, per loro eravamo ancora i quattordicenni spensierati che passavano tutte le loro giornate ad Hogwarts insieme. Pensavano fossimo ancora migliori amici. Non erano a conoscenza della sofferenza, della solitudine e disperazione che, almeno io, avevo provato nell'ultimo anno e mezzo. Ho sempre dato a lui la colpa delle mie disgrazie, ma in realtà sono stata io. Io, è tutta colpa mia."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo due

 
I'm sick and tired of your attitude,
I'm feeling like I don't know you,
You tell me that you love me
then push me down.
[…]
It's still you and your temper, yes,
I remember what you said last night,
And I know that you see
what you're doing to me:
tell me why.
Tell me why, Taylor Swift.

«Rose, si può sapere che cavolo ci fai qui?» Domandò Albus inforcando gli occhiali.
Io non risposi, ancora troppo scioccata per essere appena caduta rovinosamente su Scorpius Malfoy.
«Weasley» sibilò suddetto Malfoy da qualche parte vicino al mio orecchio, e io decisi che era decisamente troppo vicino: le mie narici erano piene del suo profumo e il suo respiro sui capelli mi fece venire i brividi. Poi parlò, e la sua voce spazzò via come vento gelido tutte le sensazioni positive che mi faceva provare. «Hai intenzione di levarti o pensi di restare qui tutto il giorno?»
Tremendamente in imbarazzo mi alzai in piedi spazzolandomi il vestito con le mani, mentre borbottavo qualche sorta di scusa che comprendeva le parole libro, trasfigurazione e mi dispiace.
Nel frattempo zia Ginny e Lily si erano a loro volta precipitate nella stanza, entrambe con un'espressione spaventata sul volto e le bacchette alla mano. Grazie al cielo la famiglia Potter non era al completo: Zio Harry era al lavoro, mentre James si trovava in Irlanda a giocare come titolare nella nazionale di Quidditch.
«Che cosa sta succedendo?» Chiese mia zia, e non riuscivo a capire se fosse più arrabbiata o preoccupata.
Albus era decisamente confuso e si guardava intorno spaesato, io dal mio canto continuavo a fissare ostinatamente il pavimento e a contorcermi le mani, sul punto di evaporare per l'umiliazione.
Non guardarlo, Rose. Mi hai sentito? Non lo guardare.
Perché non mi davo mai retta? Lo guardai, infatti, e me ne pentii l'istante dopo. Scorpius si era seduto sul materasso, e i suoi capelli biondi sparavano in tutte le direzioni. Era senza maglietta, e indossava dei pantaloni del pigiama grigio chiaro che gli arrivavano appena sotto l'ombelico. Stava fissando Al e io sapevo bene che i suoi occhi erano verde pastello, anche se non stava guardando me. Dopotutto, non mi guardava mai.
«Io...» incominciò mio cugino. «E... Scorpius ha urlato, e...» poi decise che no, non spettava a lui raccontare la storia perché, effettivamente, non la conosceva, perciò lasciò perdere.
«Rose?» Chiamò Lily, come se si fosse accorta della mia presenza solo in quel momento.
Improvvisamente quattro paia di occhi si puntarono su di me, e io sollevai titubante lo sguardo dalle mie mani. «Ehm, sorpresa!» Esclamai poco convinta spalancando le braccia e sbattendo qualche volta di troppo le ciglia. «S-sono appena tornata e, ecco, volevo venire a trovare Al, ma sono caduta» mentii spudoratamente. Non ero una bugiarda provetta, ma ultimamente avevo affinato la mia tecnica. Il trucco era mostrarsi calmi e sicuri della balla che si stava raccontando.
«Oh, che pensiero carino da parte tua, cara. Com'era la Francia?»
«Davvero meravigliosa»
«Poi ci mostrerai tutte le foto. Vuoi del tè?» Chiese zia Ginny con fare gentile.
«Uhm, no, ho già fatto colazione» risposi spiccia.
«Di già?» Infierì Albus con un sopracciglio inarcato.
Gli rifilai un'occhiataccia assassina e rivolsi un sorriso angelico -che ero sicura stesse uscendo piuttosto inquietante- a zia Ginny.
«Oh, non importa. Per voi ragazzi, il solito?»
«Sì, mamma»
«Grazie, signora Potter»
Le risposero loro due in coro.
Il solito? Da quanto tempo quel Biondaccio si trovava a casa di mio cugino? Era successo qualcosa con suo padre? Stava bene? Era scappato?
Fermati, Rose. A te non importa. Non ti importa più ormai.
Mi morsicai il labbro per impedirmi di chiedergli informazioni, ormai avevo rinunciato a lottare per mantenere un rapporto civile. Ci avevo provato: dopo che era successo quello che era successo, io avevo tentato in tutti i modi di parlare con lui, di spiegarmi o di farlo ragionare, ma non mi ascoltava, non mi guardava, non mi lasciava neppure avvicinare, come se fossi un'arma pericolosa. Allora avevo smesso di farmi male da sola, e lo avevo mandato a quel paese. Non mi volevi più nella tua vita? Bene, neanche io ti volevo più nella mia.
Quando restammo soli cadde un silenzio pesante come piombo. Scorpius agguantò il cellulare -probabilmente per mandare un messaggio alla sua ragazza- mentre Al aveva l'aria di uno che si stava divertendo decisamente troppo.
«Dunque, come mai sei qui?» Scandì piano, mettendosi a sedere dritto sul suo letto.
Io, nel mezzo della stanza, sentivo gli occhi di Malfoy fissi su di me bruciare come tizzoni ardenti. Stavo andando a fuoco e di lì a pochi istanti sarei morta. Mh, o forse stavo solamente arrossendo come un peperone.
Presi un respiro e tentai di parlare in modo calmo, ma la voce che sentii non era la mia. «Di' che cosa sei venuta a fare così te ne puoi andare, Weasley» disse Scorpius con il tono tagliente che mi rivolgeva ormai da più di un anno. Albus lo guardò malinconico, tutto il suo entusiasmo spazzato via. Lui continuava a sperarci, in una nostra possibile tregua, ma questa non sarebbe mai stata possibile.
E io che mi sono anche preoccupata per te, maledetto idiota!
«Scusami?» Sibilai di rimando voltandomi di scatto verso di lui. Ero molto fiera della freddezza nella mia voce.
«Mi hai sentito, sputa il rospo e facciamola finita»
«Scorp...» Lo richiamò Albus. «Non iniziare»
«Non sto iniziando niente» disse lui, poi scostò le coperte dal materasso e si alzò in piedi, diretto fuori dalla stanza. Io lo guardai sfilarmi davanti con la schiena dritta e quel portamento regale dei Malfoy, come se fosse appena uscito da un film babbano in costume. Agguantai un cuscino e lo scagliai contro la porta ormai chiusa, colma di frustrazione. «Lo odio!» Urlai. «Al, io non ce la faccio più! Non mi sopporta? Perfetto! Non ne ha alcun motivo, e se mi odia davvero per quello allora è un grandissimo cretino! Ma se vuole detestarmi ed ignorarmi, bene, che eviti però di fare lo stronzo!»
Iniziai a camminare avanti e indietro per la camera, desiderosa di distruggere ogni cosa. I battiti del mio cuore avevano iniziato pericolosamente ad accelerare e mi dovetti fermare un attimo per prendere due profonde boccate d'aria.
Al si alzò piano dal letto e mi si piazzò davanti, poggiandomi delicatamente le mani sulle spalle e guardandomi con i suoi grandi occhi verde giada, così diversi da quelli verde chiaro di Scorpius. «Rosie, io non so perché si comporti così, so solo che non è per quello. E' qualcos'altro, e ogni volta che cerco di tirare fuori l'argomento, lui si chiude a riccio. Lo conosci»
«No» affermai scuotendo la testa. «No, io lo conoscevo. Ora non so più chi sia. E, Al... non importa. Non mi interessa più ormai, qualunque sia la motivazione io non potrei mai perdonarlo, perché ha preso quello che avevamo e lo ha gettato via come se niente fosse»
«Non è così e lo sai» la voce calma e pacata di mio cugino era un toccasana per i miei nervi sempre in procinto di saltare e, in quel momento, ero così felice che lui fosse lì con me che mi venne da piangere. Per impedirmi di fare scenate gli gettai le braccia al collo e lo abbracciai forte. «Ti voglio bene, anche se sei un grandissimo rompipluffe»
Lo sentii ridere vicino al mio orecchio mentre mi accarezzava i capelli. «Anche io, Rosie, ma lo sai che non smetterò mai di tentare di far sì che le cose tornino come erano un tempo»
«Non è la tua battaglia» borbottai di rimando, stritolandolo ancora di più.
«Invece lo è» si limitò a rispondere sereno. «Ma ora, non credere che me ne sia dimenticato: come mai se qui?»
«Uh, giusto» mi staccai da lui controvoglia e gli spiegai la situazione. «Hai il mio libro di trasfigurazione. E ne ho assolutamente bisogno per fare i compiti»
Albus si schiaffeggiò una mano in fronte ed imprecò. «Merlino! Hai ragione, scusami! Sono un perfetto idiota. Accio libro di Rose»
Un enorme tomo schizzò dal baule di Al e andò a posarsi tra le mie braccia. Stavo per ringraziarlo, ma il sorriso mi si congelò sulle labbra: l'idiota era appena rientrato nella camera, seguito da zia Ginny. Lui aveva lo sguardo di uno che ha fatto indigestione di cioccorane, mentre lei sembrava molto soddisfatta di sé.
«Rose, che ne dici di venire a cena da noi domani sera per festeggiare l'ultimo giorno delle vacanze?»
«Ehm...»
«Dai, Rose» iniziò Albus con fare malizioso, per vendicarsi di essere stato svegliato troppo presto. «Fermati da noi a cena, almeno puoi raccontare a Scorp e me della Francia»
Malfoy era sul punto di avvicinarsi e tirargli un pugno, anche se per un occhio meno attento del mio era semplicemente un ragazzo che sorrideva affabile. Ma io vedevo la sua mascella contratta, i pugni serrati dietro la schiena e, con il passare degli anni, avevo iniziato a distinguere il suo sorriso vero da quello di cortesia che sfoggiava nelle occasioni formali e davanti ai suoi genitori.
«Giusto, giusto. Così voi tre potete stare insieme, c'è anche Scorpius, guarda» lo indicò con una mano zia Ginny, come se non lo avessi visto.
In preda al panico mi ritrovai ad annuire impercettibilmente.
Fantastico, in meno di dieci minuti avevo rovinato miseramente il mio piano malvagio, mi ero umiliata davanti a colui che non dev'essere nominato, e mi ero fatta invitare ad una cena. Con Malfoy.
Gli adulti di casa Weasley-Potter -e anche di casa Malfoy, suppongo- non erano a conoscenza delle nostre ultime divergenze. Per loro eravamo ancora i quattordicenni spensierati che passavano tutte le loro giornate ad Hogwarts insieme. Pensavano fossimo ancora migliori amici. Non erano a conoscenza della sofferenza, della solitudine e disperazione che, almeno io, avevo provato nell'ultimo anno e mezzo. Ho sempre dato a lui la colpa delle mie disgrazie, ma in realtà sono stata io. Io, è tutta colpa mia.


Pensavo che una volta tornata a casa avrei potuto iniziare i compiti in santa pace, e ovviamente mi sbagliavo.
«Rose?» Mi sentii chiamare non appena misi piede in salotto. «Rose, sei tu?»
Percepivo una nota allarmata nella voce di mio padre, perciò mi trascinai in cucina controvoglia. «Sì?» Domandai con aria innocente.
«Miseriaccia, Rose! Che fine hai fatto? Io e Hugo ci stavamo preoccupando» mi rimbeccò mio padre, molto rosso in viso.
«Tu, ti stavi preoccupando» sottolineò mio fratello, mangiando i suoi cereali assonnato. «Io lo avevo detto che era uscita a fare un giro perché è strana»
Ah, il mio fratellino, quanto mi era mancato.
«Ehi, pulce» gli feci un grattino in testa, scompigliandogli i capelli rossi, e lui mi scostò la mano infastidito. Poi sgraffignai la scatola di Coco Pops dalle sue grinfie e ne mangiai un po', tanto per fare qualcosa.
«Prima di uscire, la prossima volta, avvisami»
«Non volevo svegliarti» replicai paziente, masticando con calma i cereali.
«Allora lascia un biglietto!» Mio padre si preoccupava sempre troppo. Per lui ero ancora la piccola Rosie che non sapeva andare in bicicletta, e che aveva bisogno che il suo papà controllasse ogni sera che non ci fossero mollicci sotto al letto.
«D'accordo ma sono solo andata da Al» lo tranquillizzai io, dandogli un veloce bacio sulla guancia.
«D-da Al? Ci sei andata per tuo cugino o per quel Malfoy? Guarda, Rose, che se vi siete messi assieme me lo puoi dire» iniziò ad accarezzarmi i capelli e io mi scostai in imbarazzo. «Davvero, preferisco saperlo, così posso spezzargli le... voglio dire, così posso fargli un bel discorsetto, da uomo a uomo»
Non sapevo se scoppiare a ridere per la tragi-comicità della situazione, o se rattristirmi per tutto quello che era successo tra quell'individuo e me. Se solo mio padre lo avesse scoperto... A volte, mi veniva voglia di spifferargli tutto, ma quello sarebbe stato troppo anche per me, dato che mi avrebbe ossessionata a vita per essermi fatta avvicinare da un Malfoy.
Che ti avevo detto, Rosie? Di stargli alla larga, hai visto? Io te lo avevo detto. Devi sempre ascoltare il tuo papà.
E forse avrei davvero dovuto farlo. Mi ripromisi che la prossima volta gli avrei dato retta.
Osservai suo viso dolce, con le orecchie arrossate, solcato da quell'espressione decisa da Auror, e sorrisi per quanto era buffo: per me non avrebbe mai fatto paura ad una mosca, ma era pur sempre il mio papà, perciò credo non contasse.
«Stai tranquillo, tra noi non c'è e mai stato e mai ci sarà alcunché» E la verità di quell'affermazione mi toccò nel profondo: non c'era più nessun tipo di relazione tra lui e me, e questo mi faceva ancora male a distanza di tempo.
Mio padre sembrò leggermente rincuorato e tornò a rivolgersi a mio fratello. «Hugo, tu tienila d'occhio e poi riferiscimi tutto, okay?»
Hugo mugugnò una risposta incomprensibile, troppo concentrato sulla sua tazza di latte per proferir parola. A me scappò un sorriso, perché Hugo, come tutta Hogwarts, era a conoscenza delle divergenze tra me e il Biondaccio, ma per un tacito accordo mai espresso, nessuno ne aveva mai fatto parola con gli adulti della famiglia, e io ero loro grata per questo.
«Adesso io dovrei andare a... uhm, studiare» abbozzai, sperando che mio padre non indagasse oltre.
«Non hai ancora finito i compiti?» Chiese mio fratello sconvolto, distogliendo l'attenzione dal cibo per qualche istante.
«Ecco, in realtà no... però per favore non ditelo alla mamma» pregai i due uomini della famiglia, e, come speravo, mi sorrisero complici.
«Fila in camera, dai» mi disse mio padre con un sorriso. «Con Hermione bocca cucita»
Non me lo feci ripetere due volte. Mi precipitai nella mia stanza con il libro di trasfigurazione sottobraccio e mi richiusi velocemente la porta alle spalle. Lanciai il tomo sul letto e, mentre lo stavo per raggiungere, il mio sguardo si impigliò in una vecchia fotografia.
Dal muro una me un paio di anni più giovane mi sorrideva, e al suo fianco si stagliava un alto ragazzo biondo dagli occhi dello stesso colore delle tende della mia stanza. Erano entrambi rilassati e sorridevano felici. Il ragazzo mi cingeva le spalle con un braccio e mi sussurrava qualcosa all'orecchio, facendomi ridere.
Mi avvicinai alla foto e la staccai dal muro, con l'intenzione di ridurla in coriandoli, ma una volta che mi trovai sul punto di distruggerla non ce la feci, e la schiacciai con forza nel libro di trasfigurazione.

Forse sembro patetica, ma con gli anni la presenza di Scorpius nella mia vita era diventata parte della mia quotidianità, così che la sua assenza, adesso, era praticamente insopportabile.
La sua, era un'assenza che si vedeva. E faceva incredibilmente male.




NOTE DELL'AUTRICE
Salve!
Ecco qui il secondo capitolo, che spero vi piaccia. Si iniziano a racimolare alcuni indizi di quello che è successo tra Rose e Scorpius, ma ancora non penso che la situazione sia molto chiara. In questo capitolo succede poco e niente, ma nel prossimo si risponderà a parte delle domande, promesso!
Ringrazio ancora e mando un muffin gigante a Veronica e a Daniela che mi danno sempre ottimi consigli e leggono le cose che scrivo prima della pubblicazione. Grazie mille!
E grazie a voi che leggete e recensite, davvero.
A presto,
Francesca

 

  
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