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Autore: risakoizumi    05/01/2015    4 recensioni
La mia breve vita è stata un susseguirsi di momenti di gioia e infelicità.
La sofferenza è quella che ricordo meglio e che è stata al centro delle mie giornate per lungo tempo.
Una volta ero soltanto l’ex ragazza di Sam dal cuore spezzato e che nessuno sopportava.
Adesso mi sento una persona diversa.
Sono più forte, sento che niente può distruggermi. Sono padrona della mia vita. La triste e collerica ragazza di La Push si è trasformata in una persona nuova.
Osservo il ragazzo che sta in piedi accanto a me. I suoi occhi sembrano sorridermi, come sempre.
"Sei pronta?" mi chiede, prendendomi per mano.
"Sì". Ricambio la sua stretta sicura e familiare.
Il momento è arrivato, ma non ho paura. Santo cielo, sono Leah Clearwater! Dovrebbero essere loro ad avere paura di me!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Osservo il volto della persona che è sdraiata sul fianco sinistro con il viso rivolto verso di me. I suoi capelli neri sono arruffati e qualche ricciolo ribelle gli ricade sul volto. L’arco delle sopracciglia, le palpebre dalle lunghe ciglia nere, le labbra leggermente socchiuse … è tutto impresso nella mia mente. Il suo viso è perfettamente sbarbato. Mi soffermo sul punto in cui compare sempre la sua fossetta e sorrido. Ha una mano sotto il cuscino e l’altra sotto il mento. Le coperte lo coprono dalla vita in giù. Da quanto tempo dormo su questo letto? Mi sembra di non aver mai dormito in nessun altro posto. Mi sento a casa ed è una sensazione che non provo da quando ho perso l’umanità. Fissando il volto di Alex mi viene in mente Sam. Quanto l’ho amato! Adesso questo sentimento è sepolto da qualche parte dentro di me, fa parte del passato. E’ stato spazzato via da qualcosa di più grande. Sto con questo licantropo già da due mesi e ho capito una cosa che mi terrorizza un po’: io amo Alex. Che cosa accadrebbe se glielo dicessi? Come reagirebbe? Potrebbe cambiare tutto. Ripenso al momento in cui ho capito di amarlo.
***
E’ la sera del quindici gennaio. Alex è andato in cucina a rubare un po’ di cibo e io lo aspetto nella mia stanza, sul divano, quando squilla il mio telefono. Lo prendo senza pensarci.
<< Pronto? >>.
<< Leah? Sono Sam >>.
Silenzio. Il mio cuore inizia a battere più velocemente.
<< Non ti avevo detto di non chiamarmi più? >>.
<< Ho chiamato solo per sapere se è vero … >>.
<< Vero cosa? >>.
<< La storia dei licantropi >>.
 Oh bene, lo sanno tutti. Impossibile mantenere un segreto ed evidentemente le voci si spargono anche se i branchi sono separati.
<< Non capisco cosa tu intenda >>.
<< Hai incontrato dei licantropi lì? >>.
<< Sì >> rispondo, in tono di sfida.
<< Leah, ti prego, fa attenzione. Non sappiamo niente di queste creature. Vuoi che veniamo ad aiutarti? >>.
<< Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno e non sono tanto diversi da noi >> ribatto, secca.
<< Per una volta metti da parte la collera che provi nei miei confronti e dimmi se ti serve aiuto >>.
Mi saltano i nervi. << Sam, nessuno ha bisogno del tuo aiuto. I miei amici licantropi sono buoni, chiedi a Seth se non ci credi >>.
<< E’ vero che stai con uno di loro? >> chiede all’improvviso. Non posso crederci, ha chiamato per questo?
<< Sì >> rispondo, senza esitare.
<< Leah, se è un capriccio o una vendetta nei miei confronti … >>.
<< Non ruota tutto attorno a te >> sbotto.
<< Lasciami parlare >>.
<< Ti sto lasciando parlare fin troppo >> dico, a voce alta.
<< Ti prego, stai attenta >>.
<< Sam, l’unica cosa a cui devo prestare attenzione è il numero che compare sul display del cellulare prima di rispondere >>.
<< Credevo che fossi più tranquilla, invece sembra che tu porti ancora rancore, mi dispiace >>.
Oddio … sta forse ricominciando con i mi dispiace?!
<< Che cosa dovrei fare? Essere felice del fatto che tu continui a chiamarmi per avere mie notizie quando io sto cercando di voltare pagina? >>.
<< Voltare pagina con un essere di cui non sappiamo nulla? >>.
<< Ne so abbastanza io, per tutti! Adesso lasciami in pace! E congratulazioni per il bambino! >>. Stacco il telefono e lo lancio a terra, facendolo aprire in due. Inizio a tremare, arrabbiata. In pochi secondi riesco a calmarmi ma mi prendo il viso tra le mani e inizio a piangere silenziosamente. Dopo qualche minuto sento Alex avvicinarsi lungo il corridoio. Spalanca la porta nel momento esatto in cui io corro in bagno per sciacquare il viso.
<< Leah, ho derubato tutte le schifezze che ti piacciono dalla cucina … ehi, cosa hai fatto al telefono? >>.
<< Mi è caduto >> dico, cercando di schiarirmi la voce.
Alex mi raggiunge in bagno e incrocia il mio sguardo attraverso lo specchio che è di fronte a me.
<< Leah, che cosa è successo? >> chiede, preoccupato.
<< Niente >> mento, abbassando lo sguardo.
<< Hai gli occhi rossi >>.
<< Ho pianto, ok? >>. Non riesco a trattenermi e le lacrime ritornano contro la mia volontà.
<< Ehi >>. Alex mi abbraccia e io mi aggrappo alla sua maglietta con tutte le mie forze. Mi prende in braccio e mi porta sul divano, facendomi sedere accanto a lui e tenendo un braccio attorno alle mie spalle. Con la mano libera mi accarezza il viso. Non riesco a parlare. Alex mi fa posare delicatamente la testa sul suo petto e appoggia la sua schiena sul divano. Mi tiene così mentre singhiozzo. Questa è la seconda volta che lo fa. Mi accarezza il braccio e inizia a cantare piano una canzone che non conosco. << All through the night. I'll be awake and I'll be with you. All through the night, this precious time when time is new. Oh, all through the night today knowing that we feel the same without saying >>. Mentre canta con la sua bellissima voce, riesco a calmarmi. Alex, il mio Alex è lì per me. Che mi importa degli altri o di Sam fin quando ho lui? Un sentimento devastante mi travolge dalla testa fino ai piedi: è come se avessi ricevuto uno scossone. Come posso essere stata così cieca? Quasi non ci credo. Lo amo.
***
Ritorno al presente, fissando ancora il volto del licantropo che amo tanto. Abbiamo trascorso delle settimane incredibili, ci siamo avvicinati l’uno all’altro ogni giorno di più. Anche se c’è ancora molto da scoprire tra noi, è come se fossimo sempre stati insieme. Com’era la mia vita prima di incontrare Alex? Non riesco neanche ad immaginarla e questo non è un bene, perché nessuno di noi ha mai dichiarato apertamente quello che prova. Io so cosa sento ormai da un po’, ma lui? Ovviamente tiene molto a me, questo lo capisco; ma prova qualcosa di più profondo per me? Se non ricambiasse? Potrei sopportare un’altra delusione? Se non prova per me quello che io provo per lui, perché tutto questo? Perché sono qui con lui? Leah, ti vuoi autoconvincere che lui ti ami? E poi quando te lo dirà vivrete felici e contenti? Sarebbe troppo bello per essere vero. Devo tenere i piedi ben saldi per terra, anche se è difficile farlo mentre lui mi dorme accanto. Alex è esuberante, espansivo, impulsivo, divertente, testardo, passionale … Non potrei mai annoiarmi con lui. Sa ascoltarmi e riesce a tenermi testa quando litighiamo. Lui è semplicemente il migliore amico che abbia mai avuto, ma anche molto di più.
<< Mi fissi? >> mormora all’improvviso il licantropo, tenendo gli occhi chiusi e interrompendo il flusso dei miei pensieri.
<< Ti disturba? >> chiedo. Non mi ero accorta che fosse sveglio.
<< Parecchio. Sei inquietante >>.
Metto il broncio mentre lui tira via le coperte e si alza, dirigendosi verso il bagno. Torna dopo pochi secondi. Il suo corpo è parzialmente illuminato dalla luce della luna che entra dalla finestra. Alex si ferma a osservarla per un attimo.
<< Tra poco sarà piena >> commenta, indicandola.
<< Campeggio in vista >>.
Si sdraia sul letto, nella stessa posizione di prima e mi guarda.
<< Anche tu mi stai fissando adesso >> lo accuso.
<< Mi hai fatto passare il sonno >>.
<< Ti è passato perché dovevi svuotare la vescica, non per colpa mia >> ribatto.
Alex allunga una mano per avvicinarmi a sé. Mi avvolge la vita con un braccio. << Ti manca Seth? >>.
<< Sì >> sospiro. E’ andato via il due gennaio. Troppo presto per i miei gusti.
<< E’ un ragazzino simpatico >>.
<< Certo che lo è, è mio fratello >>.
<< Sicuramente la simpatia non è ciò che avete in comune >>.
<< Che stai dicendo? Io sono simpaticissima >>.
<< Sei una spina nel fianco >>.
<< E tu sei un bugiardo >>.
<< Su cosa avrei mentito? >>.
<< Dici che sono la tua spina nel fianco ma in realtà mi adori >>.
<< Dov’è finita quell’insicura ragazza la cui ambizione era diventare mia amica? >>.
<< Solo una pazza potrebbe avere un’ambizione del genere >>.
<< Ti stai dando della pazza >>.
Apro la bocca per protestare ma lui me la copre con una mano e io gliela mordo.
<< A cuccia! >> dice, cercando di sfuggire dai miei denti.
Mi giro fino a finire sopra di lui e gli mordo il collo. Alex ridacchia fin quando la cosa diventa più seria.
<< Fortunatamente sono un licantropo. Non saprei come fare altrimenti, la gente si stanca, sai >> dice tra un bacio e l’altro, avendo intuito le mie intenzioni.
<< Sta zitto, idiota >>.
<< Mi vuoi solo per il mio corpo! >> esclama, fingendosi offeso. Non voglio solo il suo corpo, voglio anche dimostrargli con i gesti cosa provo per lui.
Un po’ di tempo dopo Alex si mette seduto, prende un sigaro dal comodino e lo accende. Poi inizia a canticchiare una canzone, lo fa spesso, essendo un amante della musica in tutte le sue forme. Mi addormento avvinghiata alla sua vita, con un sorriso sulle labbra.
Mi sveglio sentendo la melodia di un pianoforte. Alex non è accanto a me. Il sole entra debolmente dalla finestra: deve essere quasi giorno; mi vesto ed esco dalla stanza. Nell’hotel ci sono tanti pianoforti, tra cui uno che si trova in una stanza di quel piano: il suono, infatti, proviene da lì. Ci vado, stropicciandomi gli occhi. La porta è socchiusa, così entro e trovo Alex chino su quel piano, che suona con gli occhi chiusi. Le sue dita scorrono velocemente sui tasti, sembra trasportato dalla musica. Appena mi nota si interrompe, mi sorride e cambia melodia. Mi metto accanto a lui, mentre le sue mani saltano da un tasto all’altro. Che suono curioso, sembra difficile.
<< E’ bellissimo >> gli dico, appena finisce e si gira verso di me.
Sorride. << Mi hai fatto pensare a questo pezzo >>.
Mi fa spazio per farmi sedere accanto a sé sullo sgabello.
<< Perché hai interrotto quello che stavi suonando prima? >>.
<< Quello era un pezzo che suonavo sempre per Emma. Lei era l’esperta di pianoforte, nonché la mia intransigente insegnante. Spesso io l’accompagnavo col violino >>.
<< Era molto bello >> dico, osservando il piano. Improvvisamente mi sento un po’ a disagio, come se sua moglie si fosse materializzata tra di noi. Alex mi prende la mano, accarezzandola.
<< Forse potresti imparare il piano, se ti piace >> mi propone, illuminandosi in viso.
Non sono mai stata brava con la musica, l’idea non mi è mai passata per l’anticamera del cervello, per questo rido.
<< Sono serio! >>.
<< Alex, io sono un caso disperato, non credo sia una buona idea >> dico, leggermente irritata senza capire il perché.
<< Puoi fare qualsiasi cosa, se vuoi >> insiste.
Sto in silenzio, poco convinta della sua frase.
<< Sai, penso spesso a lei. A Emma >> riprende a parlare dopo un po’.
Annuisco. << E’ normale >>.
<< Ma non è più come prima >> si affretta a dire. << Adesso quando penso a lei iniziano ad affiorare i ricordi migliori >>.
<< Vuol dire che la stai perdonando >>.
<< Sto cercando di voltare pagina >>.
<< Ci stai riuscendo? >>.
<< Sì. E tu? >>.
<< Anche. Non ricordo più da quanto tempo non sogno Sam >>.
<< Non puoi sognarlo con me accanto >> mormora con un sorriso furbesco.
Alzo gli occhi al cielo, mentre lui si mette in piedi.
<< Allora che programmi hai per oggi? >> mi chiede.
<< Sai che devo lavorare o Camille mi odierà ancora di più di quanto già non lo faccia >>.
Alex sbuffa.
<< Sii ragionevole >> gli dico. << Quindi sei stato davvero a letto con quella serpe? >>.
<< Sì, era un periodo buio, come ben sai >>.
Alzo entrambe le sopracciglia.
<< Bè, dopotutto è una bella donna! >> esclama, scrollando le spalle.
<< Ricordi con quante donne sei stato in questi anni? >> chiedo, con una punta di irragionevole irritazione.
<< Ehm … non saprei dirti un numero preciso >>.
<< Mi auguro che almeno tu sia stato attento a non riprodurti >>.
<< Lo sono stato >> dice, incerto.
Scuoto la testa, guardandolo con disapprovazione.
<< Che c’è? >> chiede, esasperato.
<< Perché cercavi consolazione in quel modo? >>.
<< Io … forse volevo vendicarmi di mia moglie, forse volevo dimenticarla o forse cercavo qualcuno che la sostituisse … ecco, non lo so >> dice, frustrato.
<< Non puoi sostituirla >>.
<< Lo so >>.
<< Io non sono lei >> affermo, improvvisamente arrabbiata. Non so cosa mi prenda.
<< Questo mi sembra più che evidente >> ribatte Alex, roteando gli occhi.
<< Perché stai con me? Perché credi di aver trovato una sostituta? E’ per questo che vuoi insegnarmi il piano, mi compri vestiti costosi e non vuoi che lavori? Vuoi che sia lei? >>.
Alex mi guarda sconvolto. << Sei impazzita? >> mi chiede.
Mi metto in piedi di scatto mentre lui alza le mani come per difendersi.
<< No! >>.
<< A me sembra che tu stia blaterando cose senza senso! Mia moglie era dolcissima, una creatura angelica, credi che non noti la differenza con te? Non saresti certamente la sostituta ideale con il caratteraccio che ti ritrovi! >>.
<< Come hai detto?! >>.
<< Hai capito benissimo! >>.
<< Ti strangolo! >>.
<< Stai facendo un’inutile scenata di gelosia! >>.
<< Non sono gelosa! >> sbraito.
<< Sì che lo sei! Ti capisco, anche io provo gelosia nei confronti di Sam, è un sentimento terribilmente debilitante >>.
<< Sei un’idiota, l’ho sempre detto! >>.
<< E tu lo sei perché credi che io abbia trovato in te la sostituta di mia moglie! Insomma, non pensi di darti troppa importanza? >>.
<< Come puoi scherzare mentre io sono furiosa? >>.
<< Che dovrei fare? Sbraitare e assecondare le tue folli scenate da pazza scatenata? >>.
Ringhio.
<< Leah, non vorrai attaccarmi? >>.
<< Sono tentata >> dico, digrignando i denti.
<< In questo momento sei terribilmente sexy >>.
Non resisto più, così mi trasformo.
 
<< Scusa Tom, mi dispiace di aver causato tanti danni >> mi scuso con il padre di Alex per la terza volta.
Tom ridacchia. << Non preoccuparti Leah. Alex a volte ha bisogno di una lezione >>.
<< Papà! Quella pazza mi attacca senza motivo e tu la difendi? >> esclama un indignato Alex che si sta aggiustando le dita della mano destra. Nella stanza regna il caos. Abbiamo distrutto persino il pianoforte. Mi sono trasformata e lui per difesa l’ha fatto pure. Abbiamo lottato duramente fin quando non è arrivato un divertito Thomas a separarci. Tornando nuda da umana, Alex ha strappato una tenda e me l’ha lanciata: così adesso indosso dei drappeggi rosso e oro a mo’ di vestito, mentre Alex ha messo il tessuto attorno alla vita.
<< Non ho intenzione di fare pace con una pazza che si trasforma per attaccarmi >> borbotta Alex, lanciandomi un’occhiataccia. Ricambio l’occhiata. Usciamo in corridoio senza dire una parola e poi ognuno entra nella sua stanza. Mi siedo sul divano, sbuffando e pensando a quanto Alex sia stupido. Dopo alcuni minuti però mi rendo conto che l’unica stupida sono io. Che ho fatto?! Ho attaccato Alex solo perché voleva insegnarmi il pianoforte? Oddio, sono pessima. Ecco perché tutti stanno alla larga da me. Rifletto sull’irritazione che ho provato pensando a lui e a sua moglie. E’ un sentimento così irrazionale! Ma dopotutto quale sentimento non lo è? Gli ho rotto le ossa della mano, chissà se gli ho fatto molto male. Mi sono comportata da incosciente, mi vergogno di me! Adesso dovrò chiedergli scusa e calpestare il mio orgoglio. Nel bel mezzo del mio monologo interiore mi rendo conto che Alex ha detto di essere geloso di Sam e, ricordando questa frase, un barlume di speranza si accende nel mio cuore. Speranza di cosa? Sto diventando pazza, ha ragione lui. Questo maledetto licantropo si è insinuato nella mia vita e nel mio cuore senza che io potessi farci nulla. Perché ci sono ricascata? Non potevo provare per lui del semplice affetto? Ho già sofferto tanto, tutte le mie lacrime sono state versate per un altro amore, quello per Sam. Sono fuggita da un amore devastante per imbattermi nuovamente in un’altra possibile causa di sofferenza. Sto parecchio tempo seduta, divorata dall’incertezza, dal timore, quando sento Alex sotto la doccia. Di solito canta, questa volta è silenzioso. Sarà arrabbiato con me. Non posso sopportare che lo sia. Mi dirigo decisa nella sua stanza e poi spalanco la porta del bagno. Alex si sta insaponando i capelli e mi guarda dubbioso. << Adesso vuoi attaccarmi mentre faccio la doccia? >> chiede. Lascio cadere la tenda e gli salto addosso, baciandolo. Mi risponde senza pensarci due volte. << Mmm, questo tipo di attacco mi piace di più >>.
 
<< Dovresti litigare con me più spesso >> dice Alex, sdraiato sul letto, mezzo bagnato.
Mi accoccolo accanto a lui. << Scusa. Mi perdoni? >>.
<< Già fatto >> dice, attirandomi più vicino a sé.
<< Non so cosa mi sia preso >> mormoro.
<< Semplice gelosia, succede quando stai con qualcuno >>.
<< Tu ne sai qualcosa dal momento che mi pare di ricordare che distruggi le macchine della gente >> borbotto. << Ti ho fatto male? >>.
<< Un pochino >>.
<< Forse ti fa bene >>.
<< Non eri pentita?! >>.
<< Sto solo citando tuo padre >>.
<< La gelosia fa brutti scherzi >>.
<< Non sono gelosa. Voglio solo che tu non mi veda come una sua sostituta >>.
<< Leah, sei proprio scema se pensi questo. Tu e lei non potreste essere più diverse, in tutto >>.
Proprio in tutto no, considerando che entrambe ci siamo innamorate di te. Ma questo non glielo dico, non ora.
<< Non conosco nessuno capace di parlare di idiozie come fai tu o testardo come te. Sei capace di mangiare come un uomo ma hai il corpo di una donna. Prima litighi furiosamente con me, mi spezzi una mano e poi mi assali nella doccia. Sei un vulcano in eruzione e non immagini quanto questo mi piaccia >> coonfessa.
<< Questi suonano come dei veri complimenti >>.
<< Già, ma non ti ci abituare troppo, non voglio viziarti >>.
<< Allora, se vuoi … potresti insegnarmi qualcosa al pianoforte? >>.
<< Certo >> dice, sorridendo a trentadue denti.
Stiamo qualche secondo in silenzio.
<< Alex, stiamo bagnando le lenzuola >>.
<< Lo so >>. Si alza e prende due asciugamano e due tute nere. Una la indosso io: ci nuoto dentro. Ci sediamo sul divano, abbracciati.
<< Alex, vorrei chiederti una cosa >>.
<< Dimmi >>.
<< Non hai mai pensato di avere un figlio? >>.
<< Certo che ci ho pensato >>.
<< Ma non potevi averne con Emma >>.
<< Invece l’abbiamo avuto. Adottato >>.
<< Wow! Perché non me l’hai detto? >>.
<< Ci sono ancora tante cosa da dire, Leah. Un po’ alla volta arriveremo a tutte >>.
<< Quando lo avete adottato? >>.
<< Tempo fa, quando tu ancora nemmeno esistevi >>.
<< Dov’è? >>.
<< Era un essere umano, Leah >>.
<< Vuoi dire che non l’avete … trasformato? >>.
<< No, è morto da molto tempo >> mormora.
Lo guardo sbalordita.
Alex si schiarisce la gola. << Quando ha compiuto vent’anni gli abbiamo offerto la possibilità di diventare come noi, ma lui ha rifiutato. Crescendo si è costruito una famiglia e ci ha chiesto di stare lontani dai suoi figli perché non voleva che diventassero come noi >> mi spiega.
<< Ma perché? E’ una cosa così crudele da fare a dei genitori! Deve essere stato doloroso per voi >>.
<< Abbiamo sofferto molto, ma lui aveva le sue ragioni. Non ti ho detto la cosa più importante: come lo abbiamo trovato. Infatti, oltre a confessargli il nostro segreto, gliene abbiamo rivelato uno peggiore. Era orfano e ad ammazzare la sua famiglia sono stato io. Suo padre era un criminale, uccideva per rubare. Così, nel periodo in cui credevo di cambiare il mondo facendo il giustiziere, l’ho ucciso. Poi scoprii che aveva un figlio di un anno che era stato lasciato solo al mondo. Da allora smisi con la mia assurda idea di punire i criminali con la morte e presi il bambino con me >>.
Alex fissa un punto della parete, sembra miglia lontano da me, lo sguardo triste. Lo abbraccio spontaneamente. << Alex, mi dispiace tanto >>.
<< Non c’è niente da dire. Spero che tu non mi giudicherai male per questo >>.
<< Forse se non ti conoscessi lo farei, ma cambia tutto quando tu tieni a qualcuno >> mormoro.
<< Ho amato mio figlio con tutto me stesso >>.
<< Lo so. Come si chiamava? >>.
<< Matthew >>.
Alex affonda il viso nel mio collo: penso che non sia pronto a rivelarmi altro. Non piange ma sento che ha bisogno di me: così stiamo in questa posizione per non so quanto tempo.
***
Dopo il lavoro vado a mangiare fuori con Alex. Uscendo incontriamo Thomas, che fa qualche battuta notando che ci siamo riappacificati. Alex vorrebbe portarmi in un posto lussuoso ma, poiché sto morendo di fame, lo convinco ad andare in un fast food. Ci sediamo a un tavolo e ordiniamo una marea di cibo. Decidiamo di fare la gara a chi mangia di più ed è proprio quando ho la bocca piena di un grosso boccone di cheeseburger che una bellissima ragazza mora, una cameriera in divisa rossa, si avvicina al nostro tavolo. Tiene in mano un vassoio con un piatto di spaghetti.
<< Ciao >> ci saluta, sorridendo falsamente.
Alex cerca di contenersi: sta sghignazzando perché ho la bocca piena di cibo e devo sembrare piuttosto buffa.
Il mio licantropo soffoca le risate. << Abbiamo già ordinato >>.
<< Non ti ricordi di me? >> chiede con una nota di rabbia nella voce. Finalmente inghiotto il boccone.
<< Ehm >>. Alex è perplesso.
<< Ci siamo visti un paio di volte qualche mese fa. Aspetto ancora la tua chiamata >>.
<< Ho perso il tuo numero >> mente, sorridendo. << Inoltre adesso sono impegnato >> aggiunge, prendendomi la mano.
La ragazza butta gli spaghetti in testa ad Alex. << Brutto stronzo! >>.
Scoppio a ridere e la ragazza mi guarda perplessa. << Hai fatto bene >> le dico, mentre questa si allontana.
Un accigliato Alex si toglie gli spaghetti dalla testa. Quando usciamo dal locale sto ancora ridendo.
<< Alex … hai la testa … sporca >> dico, riuscendo a prendere fiato ogni tanto.
<< Lo so >> borbotta.
<< Così impari a saltare da un fiore all’altro >> lo rimprovero, quando ho finalmente smesso di ridere.
<< Ti rendi conto? Mi ha detto che sono brutto! Non dovevo sembrarle tanto brutto se è stata con me >>.
<< Sei irrecuperabile >> dico, alzando gli occhi al cielo.
Alex sorride, prendendomi per mano. Sciacqua la testa appena passiamo davanti a una fontana.
<< Alex, posso guidare io? >> chiedo, quando torniamo in prossimità della macchina.
<< Hai la patente? >>.
<< Scherzi?! Certo che sì! >> esclamo, offesa.
Alex osserva dubbioso la sua preziosa macchina, una Porsche edizione limitata. Gli strappo le chiavi dalle mani.
<< Non fare lo stupido, so guidare meglio di te >>. Salgo al posto di guida e parto, mentre Alex mi guarda torvo.
<< Credevo non ti importasse delle cose materiali >> osservo, iniziando a guidare.
<< Si dà il caso che questa sia una delle poche cose di cui mi importa >>.
<< Non essere materialista, Alex >>.
<< Non lo sono! >>.
Mi dà indicazioni su dove andare: ci ritroviamo davanti a un locale in cui si gioca a bowling.
<< Alex, ti ho già battuto con la playstation e con l’abbuffata, non credi che sia abbastanza per oggi? >> lo prendo in giro, mentre parcheggio.
<< Questa volta sarà diverso >>.
Usciamo dalla macchina. Continuo a prenderlo in giro mentre lui si vanta delle sue straordinarie abilità. Iniziamo a giocare e ci divertiamo tantissimo. Alex fa un balletto diverso ogni volta che tocca a lui tirare, facendomi sganasciare dalla risate. Alla fine vince lui, per un punto.
<< Sì! >> esulta, facendo una capovolta all’indietro in aria. Attira lo sguardo di diverse persone, che gli lanciano occhiate curiose.
<< Non puoi fare a meno di stare al centro dell’attenzione, eh? >>.
<< Rosichi per la sconfitta? >> chiede, alzando le sopracciglia.
<< Scherzi? Ti ho lasciato vincere! >>.
Alex prova ad afferrarmi ma io scappo. Ci prova di nuovo ma lo scanso.
<< Guarda che ho dei buoni riflessi >> lo avverto.
 Inizia ad inseguirmi e io scappo fuori, ridendo, dirigendomi verso la macchina. Alex mi è alle calcagna. Restiamo fermi, separati dalla macchina e con un largo sorriso sulle nostre labbra.
<< Alex, mi sento una ragazzina scema >>.
<< Tu sei una ragazzina. E sei anche scema >>.
<< Ha parlato l’idiota dell’anno >>.
<< Non dovresti parlare in modo così irrispettoso con chi è più grande di te >>.
Alzo gli occhi al cielo. << Vai a recuperare le nostre cose, idiota >>.
Alex si guarda intorno e fa una cosa inaspettata: salta sopra la macchina e poi sopra di me, facendomi cadere a terra.
<< Ahi! >> esclamo, ridendo.
<< Qualcuno deve insegnarti il rispetto >> mormora vicino alle mie labbra.
Gli tiro i capelli. << Buffone >>.
Alex mi mette una mano sul sedere e io lo lascio andare, scostandomi. << Alex! Non fare il pervertito >>.
<< Non c’è nessuno >> dice innocentemente, alzandosi e porgendomi la mano. La afferro e mi metto in piedi.
<< Resti comunque un pervertito >>.
Mi dà un bacio veloce. << Vado dentro a prendere le cose. Torno subito >>.
Lo aspetto appoggiata alla macchina. Quando torna mi rimetto alla guida e lui mi ordina di andare a casa sua. Non ci andiamo spesso, ci sono troppi ricordi di lui ed Emma. Tuttavia appena arriviamo iniziamo a baciarci e per quella notte non esiste né Emma, né nessun altro.
***
I primi giorni di marzo progettiamo di fare una gita con gli amici di Alex. Andremo a New York, non posso crederci. Alex ride per la mia eccitazione.
<< Tu ridi perché non sai cosa voglia dire non essere mai stati da nessuna parte >> borbotto, preparando il mio borsone. Partiremo il giorno dopo. Alex sta fumando un sigaro seduto sulla poltrona e mi osserva divertito. Siamo in hotel, nella mia stanza.
<< Leah, ti prometto che viaggeremo molto >> dice, serio.
<< New York è un ottimo inizio >> gli dico, sorridendogli e guardandolo negli occhi. Dovrei dirgli che lo amo. Devo trovare il coraggio. Restiamo un po’ in silenzio a guardarci quando sentiamo dei passi avvicinarsi. Chi si sta avvicinando sembra esitare. E’ Thomas, lo sappiamo prima ancora che bussi alla porta della mia stanza. Oggi è stato tutto il giorno irreperibile, era partito urgentemente per affari. Quando entra stento a riconoscerlo: i suoi capelli biondi sono scompigliati, i suoi occhi sono sbarrati ed e il suo pallore potrebbe fare concorrenza a quello di un succhiasangue. Ha pure i vestiti sgualciti.
<< Papà! >> esclama Alex, alzandosi dalla poltrona e raggiungendolo a una velocità sovrumana. << Stai male? >>.
<< Alex >> mormora lui, come se avesse visto un fantasma.
<< Stai male? >> ripete, allarmato.
<< No, no, sto bene >> risponde, allontanandosi e dirigendosi verso il carrello con i liquori. Prende una bottiglia a caso e ne beve un lungo sorso. Poi fa dei respiri profondi, camminando per la stanza.
Alex ed io lo guardiamo basiti. Che cosa gli è capitato?
<< Papà, mi stai spaventando >>.
<< Alex, sto bene, non devi preoccuparti per me >>.
<< Allora perché ti comporti così? Piombi qua senza dire una parola e ti comporti in modo strano! >>.
<< Io … io … non so come dirti … Alex! >> farfuglia, passandosi una mano tra i capelli, come fa sempre Alex. Io sono ancora vicino al borsone con una maglietta in mano.
<< Volete che vada via? >> chiedo, incerta. Forse Thomas è troppo sconvolto e ha bisogno di parlare solo con Alex.
<< Non lo so. Devo dire una cosa di estrema importanza a mio figlio >> risponde Thomas.
Alex mi lancia uno sguardo preoccupato.
Thomas si siede, poi si rialza, poi si risiede. << Forse è meglio se ascolti anche tu, Leah >> dice, infine, rialzandosi.
<< Qualsiasi cosa sia successa, Leah può restare. E’ una di noi, ormai >> afferma, Alex.
<< Figlio mio, perdonami per quello che sto per dire >>.
<< Papà, ti prego, parla >>.
<< Oggi ho ricevuto una notizia >>.
<< Che notizia? >>.
<< Devi saperlo >> dice, quasi tra sé e sé.
<< Cosa? >> esclama Alex, spazientito.
<< Promettimi che cercherai di stare calmo >>.
<< Papà, parla! >> dice Alex, esasperato.
Thomas guarda suo figlio dritto negli occhi e respira come per farsi forza.
<< Emma è viva >>.
Sento il gelo farsi strada nel mio corpo.

 
   
 
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