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Autore: alessandroago_94    05/01/2015    9 recensioni
1837, Romagna. Giovanni è un pericoloso brigante, un fuorilegge che terrorizza tutti i nobili romagnoli. Compie furti, rapine e rapimenti, senza farsi molti scrupoli. Ha formato una sua banda di delinquenti, e pare inarrestabile. Non sa cosa sia la pace, lui combatte per sé stesso e per il bene della sua banda, in una terra martoriata dalla povertà, dalla criminalità e dalle continue insurrezioni del popolo, represse nel sangue.
Quando rapisce Teresa, la figlia di un ricco conte, pensa solo al riscatto che pagherà suo padre. Ma passerà un po’ di tempo prima che il riscatto venga pagato. Nel frattempo Giovanni resta invaghito della giovane e seducente contessina, e lei, dopo un iniziale reticenza, lo ricambia, affascinata dalla figura del forte e misterioso brigante. Il problema è che Teresa deve tornare dalla sua famiglia, e deve andare in sposa ad un giovane nobile romano. In un mondo difficile e pieno di pericoli, due persone così diverse, con destini così differenti, riusciranno ugualmente ad amarsi e ad affrontare il percorso pieno di ostacoli che la vita ha predisposto davanti a loro?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: L'Ottocento
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Capitolo 5

CAPITOLO 5

 

 

Giovanni fece ritorno con il suo gruppo al loro nascondiglio tra i monti senza esser stato inseguito da nessuno.

 Il gruppo armato non aveva incontrato difficoltà di alcun tipo, a parte la fitta nebbia della pianura, che però aveva svolto anche un ruolo di protezione nei loro confronti.

Infatti, avevano proseguito a velocità moderata per quasi tutta la fascia pedemontana, stando attenti a non perdersi. La nebbia aveva attutito i suoni e li aveva inghiottiti tutti nel buio, facendo sparire la banda al suo interno, come se in realtà loro fossero stati solo fantasmi.

Nessuno li aveva inseguiti probabilmente anche perché sarebbe stato veramente difficile star dietro ad un grosso gruppo armato senza sapere neppure quale strada avessero scelto o quale sarebbe stata la loro destinazione, dovette constatare il capo dei briganti.

Con un clima così umido e freddo, le guardie avevano preferito starsene al coperto a Ravenna, ed iniziare le ricerche della ragazza solo l’indomani mattina, non appena la nebbia avesse accennato ad alzarsi. Ma sarebbe stato troppo tardi. Infatti, era quasi mattina quando Giovanni tornò a casa, tra le sue amate montagne.

La nebbia l’avevano lasciata in pianura, e ora, lì tra i monti il sole stava per prepararsi a sorgere. L’aria era gelida, e Giovanni cercò di coprire meglio con il suo mantello la ragazza, che nel frattempo si era calmata e non cercava più di agitarsi. Forse si era arresa al suo destino.

Giovanni era in imbarazzo, ma cercava di non mostrarlo. Non si era mai imbarazzato di nulla, ma non aveva mai avuto a che fare con una ragazza nobile. E, per l’appunto, ora stava stringendo forte quel corpo femminile tra le sue braccia.

 Una fitta gli attraversò lo stomaco. Aveva trent’anni ma non aveva mai avuto una relazione duratura con una ragazza. Non ne aveva il tempo, e conduceva una vita sregolata e al di fuori della legge.

Poi, tutto ad un tratto, prese coscienza di ciò che stava pensando, e cercò di accantonare tutti quei suoi insulsi ed inutili pensieri. Pensieri dovuti ad una lunga notte insonne e piena zeppa di pericoli.

Un brigante non se ne fa nulla di una donna al suo fianco, si disse. Al massimo, per svagarsi un po’, c’era Lina, la prostituta dei briganti, che viveva in un isolato casolare più a valle. Era una donna strana, e non si sapevano le reali motivazioni per cui aveva deciso di seguire i briganti e di vendere il proprio corpo a loro, ma in realtà il motivo di tutto ciò lo si poteva facilmente intuire.

Ultimamente, aveva iniziato anch’essa a discostarsi dal gruppo, dopo esser riuscita a mettere da parte un po’ di gruzzolo e ad avere un tetto sulla testa. Ora cercava di far valere la propria indipendenza, ma quando le andava si concedeva ancora a chi la pagava. Però, sempre più raramente.

Magari, se la contessina gli avesse causato problemi, si sarebbe rivolto a lei per chiedere consiglio riguardo alle donne e ai loro comportamenti.

Ancora una volta, si sgridò da solo. Lui era un brigante, un uomo adulto e un fuorilegge, e non doveva starsi a fare scrupoli sul comportamento di una ragazza. Lei avrebbe accettato passivamente tutto ciò che lui le avrebbe imposto.

Giunto di fronte al casolare in pietra disabitato che aveva fatto precedentemente preparare per la ragazza, fermò il cavallo. Subito dietro di lui si fermò pure Mario, che scese da cavallo e si avvicinò al suo capo.

Giovanni gli allungò la ragazza, e Mario la prese, stringendola forte. La ragazza si lasciò sfuggire un lamento.

‘’Piano. Fai a modo, è una ragazza, non un sacco di patate. E ci serve tutta intera, quindi occhio a non farle male’’, disse Giovanni, sorridendo verso il suo braccio destro, che si limitò ad annuire, imbarazzato.

Giovanni, mentre scendeva da cavallo, continuò a sorridere. Quella volta sarebbe stato un compito duro per tutti. I briganti della sua banda non erano abituati a trattare fanciulle indifese, e il comportamento impacciato di Mario ne era la prova.

Mario era il più vecchio della banda. Con i suoi quarant’anni, con la barba che iniziava ad avere qualche filo bianco ed un corpo muscoloso e tonico, era di gran lunga il più saggio del gruppo, e Giovanni se lo teneva sempre vicino proprio perché aveva sempre a portata di mano una soluzione per tutto.

 Ma si vedeva chiaramente che non aveva molta esperienza con l’altro sesso. Un conto era cercare una prostituta, un altro conto era avere a che fare con una nobildonna appena rapita da una diligenza.

Giovanni si accinse ad aprire il catenaccio che teneva sigillata la porta del casolare, e scosse la testa verso l’amico, divertito. Mario arrossì, mentre la ragazza aveva ripreso a dimenarsi tra le sue braccia, opponendo resistenza. Era quasi una scena comica, poiché il veterano dei briganti cercava di stare attentissimo con la ragazza, mentre lei si dibatteva come una selvaggia.

Alla fine, Mario e Giovanni entrarono in casa e si chiusero la porta dietro di loro.

Fu solo allora che Mario mise a terra la ragazza, e Giovanni le si avvicinò, e le tolse il bavaglio.

 

 

Teresa, appena le tolsero il bavaglio, mosse subito la bocca, che le era rimasta intorpidita.

Aveva tutto il corpo indolenzito, a causa della lunga cavalcata, durante la quale era dovuta stare in una posizione scomoda. Ma almeno, fino a quel momento, nessuno le aveva fatto del male.

Si trovava di fronte a due briganti barbuti e vestiti di abiti rattoppati, più simili a pezzenti che ad altro. Durante tutto il viaggio era dovuta stare attaccata al corpo di quello che sembrava il capo, e che tutti chiamavano Zvàn, e aveva dovuto sopportare anche il suo pessimo odore. Una cosa a dir poco nauseante.

‘’Benvenuta. Questa sarà la tua casa, almeno fintanto che tuo padre non avrà pagato un buon riscatto’’, disse il capo dei briganti.

 Teresa si guardò attorno, cercando di ambientarsi a quel nuovo ambiente. Si trovava in un casolare sperduto, composto da due camere.

 Capì immediatamente che quella era una catapecchia che era stata rassettata di recente solo per lei.

Infatti, i mobili erano pochissimi, di legno mal lavorato e tutti con numerose pecche. Il pavimento, fatto di duri pezzi di pietra irregolari, lasciava intravedere un po’ di terreno sottostante. Un piccolo tavolo si trovava in mezzo a quella stanza semivuota, mentre a lato della porta d’ingresso c’era una piccola stufetta, con un po’ di legna accatastata poco distante. Teresa notò che lì dentro faceva freddo. Come se le avesse letto nel pensiero, Mario si accinse ad accendere la piccola stufa.

 ‘’Ti piace? Non è di certo la villa signorile alla quale eri abituata, ma questo è il meglio che possiamo offrirti’’, disse ancora Zvàn, con una vena di ironia, interrompendo l’accurata ispezione di Teresa.

 Teresa, come se si rendesse conto solo in quel momento della sua situazione, tremò forte, e si sentì in preda al panico. Ovviamente, non rispose al brigante.

 ‘’Ragazza! mi capisci quando parlo?’’, le chiese ancora il brigante, che continuava a fissarla.

Certo che ti capisco, brutto ceffo, si disse Teresa dentro di sé. Quei briganti parlavano il dialetto romagnolo, quella lingua dura e gutturale che spesso utilizzava suo padre. Una lingua che lei conosceva bene, poiché entrambi i suoi genitori, da quando era piccolissima, spesso e volentieri lo parlavano, e tutt’ora, a volte, per parlare con suo padre utilizzava lei stessa quel linguaggio.

‘’Zvàn, forse la ragazza non ci capisce. Boh, capirà un’altra lingua del sud. O forse è sorda. Come facciamo, adesso?’’, chiese Mario con fare preoccupato, mentre nel frattempo si era appostato con le spalle contro la porta.

‘’Mario, non diventare una mammina apprensiva, per favore. Quando l’ho catturata, ieri sera, parlava e capiva benissimo la nostra lingua, e non era neppure sorda’’, disse Giovanni, rivolto all’amico. Poi, fece qualche passo verso la ragazza.

‘’Teresa, capisci quando parlo o no?’’ tuonò Giovanni, avvicinandosi paurosamente a lei e utilizzando il nome che aveva pronunciato suo padre quando avevano allontanato la figlia da sé. Teresa, spaventata dalla reazione del brigante, annuì.

‘’Sì, vi capisco’’, disse.

 ‘’Bene. Allora non ci sarà alcun problema o incomprensione tra noi. Tu vivrai qui fintanto che tuo padre non pagherà il tuo riscatto. Non ti mancherà nulla, e ti sarà fornito tutto ciò che chiederai, nel limite del possibile. Ti saranno serviti tre pasti abbondanti al giorno, e potrai usufruire come vorrai di questa misera abitazione. Nella stanza a fianco di questa c’è una spaziosa camera da letto. Poi, vedrai tu stessa. Nessuno qui ti farà del male, quindi puoi  stare tranquilla. Io mi chiamo Giovanni, e questo è Mario. Appostato di fronte alla tua porta ci sarà sempre qualcuno a sorvegliarti. Se ti servirà qualcosa, chiedi. Intesi?’’, concluse Giovanni. Teresa annuì.

 ‘’Molto bene, allora. Andiamo Mario, abbiamo molto lavoro da fare’’, disse poi Giovanni, rivolto all’amico.

 I due uscirono, e chiusero la porta con un catenaccio esterno.

 Teresa raggiunse una sedia e le si afflosciò sopra.

E ora che farò, si chiese. Di certo non avrebbe collaborato con quei dannati briganti. Questo no. Avrebbe causato loro numerosi problemi. Nonostante le sue numerose paure, iniziò a studiare un piano per fuggire.

Si alzò dalla sedia e andò a studiare l’altra camera. Non c’era una porta a separare la cucina dalla camera da letto, per far in modo che il calore della stufa si distribuisse un po’ ovunque.

Notò subito che se la cucina non era molto spaziosa, la camera da letto lo era. Era più allungata, certo, ma aveva un letto dall’apparenza confortevole e pulito.

 Anche quella stanza era quasi vuota, c’era solo un minuscolo tavolino, posizionato a fianco del letto, con sopra una brocca piena d’acqua e un bicchiere.

La stanza era ben illuminata da due finestre, che si affacciavano su uno spiazzo erboso. Poteva aprire i vetri verso l’interno, ma lei non poteva fuggire perché le finestre avevano possenti grate di ferro. Teresa notò che ad un vetro era mezzo rotto, e mancava un angolo inferiore. Il buco era stato tappato con un pezzo di stoffa.

 A fianco della finestra, c’era un piccolo armadio. Lo aprì, e notò che era vuoto. Benissimo, si disse. Si guardò la sua bella veste, munita di una magnifica gonna, che si era sporcata tutta e lacerata in più punti. Avrebbe avuto bisogno di cambiarsi, ma non ne aveva l’opportunità.

Teresa sospirò. Non vedeva possibili vie di fuga, ed era ridotta come una stracciona.

 Inoltre, ben presto avrebbe fatto molto freddo e sarebbe caduta molta neve. E lei si trovava dentro ad un rudere disperso tra i monti.

Andò verso il letto, e le si distese sopra. Fu subito inghiottita dal soffice materasso, che era stato imbottito di foglie secche di granturco,  un modo molto semplice ed economico utilizzato dai contadini per riposare meglio. Almeno c’era anche un cuscino, constatò.

Improvvisamente, notò che non sarebbe riuscita a trattenere a lungo i suoi bisogni fisici. Le serviva un bagno, ma non c’era. Sapeva che tutti i minuscoli bagni delle case dei contadini erano situati fuori di casa, di solito a fianco della stalla o nel retro dell’abitazione. Erano minuscole capanne, create solo allo scopo di offrire una momentanea protezione a chi ne aveva bisogno. Ma lei non poteva uscire.

Si alzò dal letto e si avvicinò alla porta dalla quale era entrata poco fa, ricordandosi di ciò che le aveva detto Giovanni.

 ‘’Scusa, avrei bisogno di… ’’, disse, a voce alta, con crescente imbarazzo, e cercando le parole giuste per esprimersi. Comunque, non riuscì a completare la frase.

Una persona sghignazzò, al dì la della robusta porta di legno. Aveva già capito qual’era il problema.

 ‘’Arrivo’’, disse una voce indistinta.

 Sentì un rumore di passi che si allontanavano, per riavvicinarsi poco dopo. La porta si scostò di poco, giusto il necessario per far entrare un secchio di ferro arrugginito, che fu gettato rozzamente in mezzo alla cucina, provocando un forte fracasso che fece sobbalzare la ragazza.

 Poi, la porta tornò a richiudersi, e il rumore del catenaccio risuonò per tutta la stanza.

‘’Un secchio!?’’, disse Teresa, stupita.

‘’Ehi, ragazza, che ti aspettavi? Accontentati’’, disse nuovamente la voce, continuando a ridere e con toni volgari.

 Teresa prese il secchio, e lo mise in un angolo della stanza da letto. Quella prigionia sarebbe stata veramente dura, si ripeté.

Poi, la voglia di scoprire dov’era finita e la voglia di fuggire lasciarono spazio alla disperazione. Teresa si prese il volto tra le mani e si mise a piangere. Quei brutti ceffi avrebbero richiesto un sacco di soldi al padre per liberarla. E constatò che lei sarebbe stata la sua rovina. Doveva fare qualcosa, immediatamente. Ma non sapeva di preciso cosa.

Voleva solo tornare da suo padre, e tornare a casa. Voleva solo quello.

Ma forse voleva troppo. In ogni caso, doveva escogitare un piano.

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche questo capitolo! J

Ringrazio tantissimo le persone che hanno inserito la mia storia tra le seguite o le preferite. Grazie a tutti, siete gentilissimi J Questa è una delle mie prime storie e vi ringrazio della fiducia che avete riposto in me. Spero di non deludervi J

Spero anche che vogliate spendere un secondo del vostro tempo per lasciarmi anche solo una minuscola recensione, se vi va J Ringrazio tutti coloro che lo faranno, e vi prometto che cercherò di ricambiare.

Grazie, di nuovo, a tutti J a lunedì prossimo J

 

   
 
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