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Autore: Starishadow    05/01/2015    1 recensioni
Lucy era disposta a raccontare questa storia a chiunque avesse voglia di ascoltarla, nonostante il dolore che le causava, ma nessuno trovava il tempo, e fu così che la donna scelse di alzarsi, entrare in casa e prendere un foglio bianco ed una penna nera.
Se nessuno voleva più ascoltare, forse qualcuno avrebbe voluto leggere.

Prima classficata al contest "Letteratura: un’emozione per sempre" indetto da Corrienonfermarti sul forum di EFP
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO 2
 
Il pub era affollato, per la maggior parte ragazzi immersi nel fumo che occhieggiavano le meno numerose ragazze con occhi carichi di desiderio che sbucavano da sopra il bordo di calici di birra o altri alcolici.
Theodore entrò tenendo stretta Julie, che non sembrava apprezzare la sua mano attorno al fianco fasciato dall’ abitino bianco, a giudicare dal modo in cui continuava a scostarla in maniera irritata.
Appena intravide il loro gruppo di amici si liberò definitivamente della presa del cugino, non prima di sentire la stessa mano di prima scivolarle verso il fondo dell’abitino, e si affrettò verso di loro.
«Julie! Iniziavo a pensare che non saresti più venuta!» esclamò un ragazzo alto più o meno quanto lei, con i capelli biondi acconciati nello stesso modo di Theodore, ma dall’espressione meno feroce di quella che aveva di solito suo cugino.
«Peter» lo salutò lei, regalandogli un sorriso affascinante ma distaccato «non potevo perdermi la serata» replicò.
«Già, quando mai te ne perdi una» commentò Valerie, comparendo anche lei, con i capelli rossicci raccolti sopra la testa e indossando un abitino nero molto corto, piuttosto simile a quello di Julie.
Le due ragazze si sorrisero e si allontanarono dalla compagnia dei ragazzi, anche se Theodore continuò a ronzare sempre intorno a loro.
«Non ti molla proprio mai, eh?» notò la rossa, mentre prendeva una birra e la passava all’altra ragazza «Se Theodore ti vede bere mi uccide» aggiunse.
Julie alzò gli occhi al cielo e prese un paio di sorsi, prima di restituirla all’amica.
«Fa tanto il protettivo, poi è il peggiore» commentò.
E infatti, quella sera, passò più tempo a scrollarsi di dosso suo cugino e le sue mani che a divertirsi come aveva sperato.
All’ennesimo approccio, lo colpì con uno schiaffo e, afferrata la borsa con una mano e il polso di Valerie con l’altra, si avviò a grandi passi verso l’uscita, sorda ai richiami di tutti gli altri e alle proteste confuse dell’amica.
«Julie ma che ti prende?!» chiese quella quando raggiunsero l’uscita e si trovarono sul marciapiede, al freddo «Non mi hai nemmeno fatto prendere il cappotto» si lamentò, pestando i piedi a terra e soffiandosi sulle mani, nel vano tentativo di riscaldarsi.
«Non è poi così freddo. E non sopportavo più Theodore» replicò rapidamente la bionda, stringendosi fra le braccia «dai, iniziamo a muoverci… più avanti ci sono altri pub, manderemo un messaggio a Peter e gli diremo di portarci le giacche lì»
Valerie, come sempre, sospirò e seguì l’amica, rimuginando sul fatto che, pur essendo lontanamente imparentate, non avrebbero potuto essere più diverse: a lei non sarebbe mai nemmeno passato per la mente di dare uno schiaffo a Theodore e uscire dal pub per avventurarsi nella notte… che l’amica fosse completamente priva del senso del pericolo?
«Ma non hai paura?» chiese, accelerando per tenere il passo di Julie «Insomma… gira certa gente a quest’ora» disse, con tono lamentoso «io voglio tornare da Peter»
Julie sospirò esasperata e ruotò gli occhi, sforzandosi di sopportare l’atteggiamento della ragazza:
«Ho lo spray al peperoncino nella borsa… e tu hai un coltellino nella tua, non credere che non lo sappia»
Valerie arrossì e abbassò gli occhi:
«Non avrei il coraggio di usarlo» ammise, Julie la guardò e le rivolse un sorriso molto simile a quello di suo cugino:
«Io sì, in caso. Dammelo»
Rimasero ferme qualche secondo a fissarsi, mentre Valerie si chiese se l’amica fosse seria o stesse scherzando, ma quando la vide restare lì con la mano tesa verso di lei, in attesa, capì che stava facendo sul serio e - recuperato il coltellino dalla borsa - glielo porse.
«Ora smettila di piagnucolare,  laggiù vedo le luci di un bar»
«Ma non eri contraria alla violenza, tu?»
Julie fece una smorfia… colpita e affondata.
«Sì, ma non all’autodifesa» tagliò corto.
E con questo, le due si incamminarono verso quel punto, andando quanto più veloce consentivano loro i tacchi a spillo delle loro scarpe.
 
«Ooooh allora Ryan? Non ti sei dimenticato quella Valerie dopo stasera??» chiese Mikael ridendo come un matto mentre sfrecciavano lungo la strada nella sua auto mezza scassata.
Ryan lo fulminò con un’occhiataccia:
«Come se potessi dimenticarmela!!» protestò.
Benedict, dietro di loro, sospirò:
«Oh no, lui è fedele… ne vuole una e una soltanto! Vuole la sua Valerie! Oh Valerie, Valerie! Perché sei tu, Valerie!!» scoppiò a ridere, e Mikael con lui, Ryan si incupì:
«Non sei divertente»
«Sei tu che non hai senso dell’umorismo» fu l’allegra risposta di Mikael.
«Provate ad innamorarvi, poi ne riparliamo!!»
Benedict si sdraiò sui sedili posteriori, in preda alle risate più sfrenate, Mikael si spostò i riccioli neri da davanti al viso e continuò a prendere in giro il suo migliore amico:
«Santo cielo, da come la metti tu, l’amore è una malattia terminale!» lo colpì con un pugno su una spalla «Ma sei innamorato! Frega le ali a Cupido e inizia a svolazzare in giro come lui!»
Benedict rise di nuovo all’idea di un Ryan che volava da una parte all’altra nudo con delle aluccie e un arco rosa… forse aveva esagerato con l’alcool, o forse erano semplicemente i suoi amici ad essere ridicoli..
«Fai presto a parlare, tu, mica sei stato ferito dall’amore» si imbronciò Ryan, ben deciso a non dar retta al suo amico.
Mikael aveva l’abitudine di non prendere mai nulla sul serio, ogni problema diventava inesistente per lui, se poteva riderci su, e questo poteva essere un bene… se non si era dell’umore di Ryan in quel momento.
«Oh mio Dio! “Ferito dall’amore!” sentitelo, parla come il personaggio di una tragedia!! Hai diciotto anni, cazzo! Se lei non te la dà, ce ne sono altre dieci dietro che si son già tolte le mutande…»
«Ma piantala!!» sbottò Ryan, colpendolo a sua volta, stavolta trattenendo un sorriso… accidenti a Mikael, era impossibile restar seri con lui!
E se poi in sottofondo c’era Benedict che se la faceva addosso dalle risate, la cosa era anche più complicata.
«Va  bene, va bene… continua pure a fare l’eroe mortalmente ferito dalle frecce di Cupido o visitato dalla regina Mab, intanto io e Ben stasera ce la spassiamo, ok?»
Benedict rispose con un grido entusiasta, rimettendosi a sedere, Ryan alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, rassegnato. Con una manovra azzardata, Mikael parcheggiò l’auto in mezzo ad altre due ed inchiodò, facendo sbattere la testa ad entrambi i passeggeri.
«Ah! Perché ti hanno dato la patente, Mik?» si lamentò Benedict, scendendo strofinandosi la nuca.
«Se non ti va bene come guido, puoi pure andare a piedi, Bennie»
«Non chiamarmi Bennie!» esclamò il ragazzo, afferrando Mikael e incastrandogli il collo sotto al braccio, per poi iniziare a strofinargli le nocche dell’altra mano sulla testa.
Ryan li lasciò fare ed entrò nel pub, accolto subito dal calore e dal vociare delle persone all’interno. Fece in tempo a lasciare la sua giacca di pelle malandata sull’appendiabiti sbilenco all’ingresso, e subito Benedict e Mikael lo raggiunsero, dandogli due pacche sulla schiena:
«Allora Ryan… noti qualcuna che ti faccia passare dalla mente la focosa Valerie?» chiese Mikael, sorridendo, ma gli occhi verdi dell’amico erano spalancati e fissi su qualcosa in lontananza «Però, che rapidità» commentò divertito, prima di seguire il suo sguardo ed imprecare «questo non me lo sarei mai aspettato»
Incuriosito, Benedict cercò di capire cosa stessero fissando, prima di bloccarsi nella stessa posa ed espressione degli altri. E loro che ci facevano lì?
Valerie Captes, una delle ragazze più ricercate della scuola, nipote di uno dei più importanti dirigenti dell’Oregon, era lì, in un pub squinternato frequentato da gente come loro, accompagnata da una ragazza di cui riusciva a vedere solo la chioma dorata e mani dalle unghie curate che circondavano il bicchiere di birra posato sul tavolinetto davanti a loro.
Sembrava una visione surreale, eppure erano realmente sedute in un divanetto, a parlare, bere, ridere…
«Accidenti» disse, ridendo imbarazzato «Ryan, forse conviene andare, possiamo sempre andare all’altro…» il cugino lo zittì con un gesto.
«Magnifico, l’abbiamo perso» commentò Mikael con un gesto stizzito quando il ragazzo si allontanò e si incamminò verso le due ragazze «ma che accidenti sta facendo?!»
Ryan sembrava in trance mentre si avvicinava a Valerie, il cuore che gli batteva nel petto e minacciava di uscire fuori.
Fu a quel punto che lei si spostò, rivelando l’altra ragazza che era con lei.
Gli occhi del ragazzo si spalancarono anche di più, se possibile, e le sue labbra si dischiusero per la sorpresa.
Se fino a quel momento aveva pensato che non potesse esistere una bellezza superiore a quella di Valerie, ora era pronto a correggersi… Valerie e tutte le altre ragazze lì presenti erano come corvi scuri e sgraziati, di fronte al candore di quella ragazza, diafana e delicata come una colomba.
Fece dietrofront e tornò da Benedict e Mikael.
«Beh, eccolo qui che torna con la coda fra le gambe» ridacchiò Mikael, incrociando le braccia sul petto.
«Sembri sconvolto» notò Benedict, alzando un sopracciglio. Ormai nulla di suo cugino poteva sorprenderlo.
Boccheggiando per un po’ come un pesce, Ryan riuscì finalmente a dire:
«C-Chi è la ragazza che è con lei?»
Mikael allungò il collo e tentò di scorgere la persona di cui parlava, quando la vide scoppiò a ridere:
«Ah beh, se con Valerie non avevi mezza speranza, con quella ne hai pure di meno! Sono più alte le probabilità che un meteorite ti cada in testa e metta fine alle tue sofferenze» disse.
«Perché?»
«Julie Captes, la figlia del proprietario di mezza città, Ryan. Lontana parente di Valerie, è la cugina di Theodore, e pare che suo padre sia tanto geloso di lei da averla mandata in una scuola per solo femmine sin dalle elementari» spiegò Benedict, guardando con aria dispiaciuta il cugino «forse dovresti abbassare il tuo standard, Ry. Ci sono tante belle ragazze anche fuori da quella cerchia, sai?»
Mikael, a cui si era intanto attaccata una ragazza dai capelli chiari, più nuda che vestita, rise:
«E se non belle, per lo meno generose»
«Io la amo»
Sia Benedict che Mikael emisero versi di esasperazione e iniziarono a sfotterlo:
«Hai mica l’innamoramento un po’ facile, Ryan?» chiese Mikael.
«Sul serio, sei impossibile» sospirò Benedict.
«No davvero! Se ho mai amato prima di ora, i miei occhi hanno appena smentito il mio cuore! Quella era a malapena una cotta!» fece un gesto con la mano come a voler scacciare il pensiero di Valerie e congedarlo come se nulla fosse.
«Io rinuncio a capire questo ragazzo!» dichiarò Mikael, alzando in aria le braccia e poi tornando a darsi da fare con la ragazza «Voi fate come vi pare, io non butto la mia serata… ci vediamo!» e sparì nella folla.
 
«Val, hai visto i tre appena entrati?» chiese Julie, inclinando la testa con gli occhi che brillavano di interesse.
«Oh oh, conosco quello sguardo…» disse Valerie, ridacchiando «Julie ha scovato un nuovo obiettivo» si voltò «chi?»
«Quello laggiù, vicino al pel di carota e al ragazzo con la pelle un po’ più scura…»
«Uhm scusami, ma mi sono fermata al ragazzo mulatto…» commentò Valerie, passandosi la  lingua sulle labbra tinte di rosso, Julie sospirò:
«Naturalmente quello è il tuo genere. Ti sei già dimenticata di Peter?» rivolse uno sguardo ironico all’amica, poi tornò ad osservare il ragazzo che aveva notato lei, quello alto, con i capelli in disordine quasi non si pettinasse da giorni e gli occhi verdi.
«Accidenti… Caffelatte è stato preso» notò tristemente Valerie «si prendono sempre i migliori!»
Julie ridacchiò e diede un colpetto divertito all’amica.
«Puoi ancora recuperarlo… andiamo?» Julie si alzò e, dopo essersi risistemata le pieghe del vestito, sorrise e tese una mano verso l’altra. Valerie ricambiò lo sguardo e si lasciò sollevare.
   
 
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