Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Durhilwen    05/01/2015    4 recensioni
Qui non troverete nessun principe elfico, nessun mondo da salvare, e assolutamente nessuna damigella in pericolo.
Perché questa è la storia di come dalla Morte sboccia la vita, dagli errori il perdono, e dall’odio... l’amore.
E’ la storia di un Orco come mai l’avete visto prima d’ora.
-
E’ collegata in ordine cronologico a “la scelta giusta”; vi consiglio di leggere prima la Flashfic appena citata, se avete intenzione di continuare.
Genere: Avventura, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galadriel, Nuovo personaggio, Orchi
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HTML Editor - Full Version

Capitolo quinto: sorpresa.

 

Sentii Namìvya urlare tra le braccia del suo compratore, implorando il mio aiuto. Davanti a me stava lei, ritratto del terrore, dietro di me la guerra avanzava senza sosta.
Percepivo in lontananza una luce gentile, ma non riuscivo a muovermi per raggiungerla.
Ero sdraiato a terra, non respiravo più.
La Morte era giunta anche da me, infine; il mio corpo divenne una magra cena per i corvi: sentivo i lembi della mia carne strapparsi a ritmo incostante.
Urlai, invocai la Dama Bianca, ma nessuno rispose.
Mi trovavo nell’oblio, estirpato con violenza dalla vita che non ero riuscito a vivere.
“Namìvya…” chiamai, ma nessuno rispose.
Poi all’improvviso apparve, luminosa come non mai, nella sua veste di seta: rischiarava ogni cosa intorno a me.
Il mio sollievo venne smorzato alla vista della sua espressione cupa: nere, lugubri lacrime le rigavano il volto; gli occhi erano vuoti, spenti.
“Mi avevi promesso che non te ne saresti andato” disse solamente questo, prima di svanire in una pozza di sangue.
Le sue urla echeggiarono a lungo nella mia testa…
 
“Ishdreg? Dai, svegliati! Ishdreg?! Se non ti alzi entro un attimo rimarrai qui tutto il giorno!”
Spalancai gli occhi e sussultai, afferrando le sue spalle inconsciamente: non mi accorsi di quanta forza avessi messo in quel gesto fino a quando non mi ritrovai gli occhi di Namìvya a pochi centimetri di distanza dai miei.
“Ma cos-“ fece lei, fissandomi.
Giurerei di aver visto un leggero rossore tingere le sue gote.
Si, era decisamente una situazione imbarazzante.
Mi spostai piano, alzandomi, e la aiutai a rimettersi in piedi: “Perdonami, non volevo! E’ stato un riflesso involontario! Colpa di un incubo, stavo dormendo, giuro!” blaterai ininterrottamente.
Dovetti sembrare alquanto patetico, data l’impressione sconcertata di lei.
Fece qualche gesto incomprensibile con le mani e sorrise, rassettandosi la veste scura: “Non preoccuparti, l’avevo intuito! Uhm, stai tranquillo. Ehm, sicuro che qui fuori dormi bene? Devi aver passato una notte tremenda… cosa ti succedeva nell’incubo?”
Per un attimo non seppi cosa dirle, così tossicchiai piano per prendere tempo: “Uhm *coff* mi sembra che fosse *coff, coff* un olifante!”
“Un cosa?” domandò lei.
“Nulla, è una creatura della mia terra” risposi senza convinzione.
Nemmeno lei parve soddisfatta della mia spiegazione: “Sicuro di stare bene?”
“Ma certo, si. Piuttosto, dov’è che andiamo?”
A quanto pare feci la domanda giusta al momento giusto (una volta tanto!), poiché lei sorrise radiosa: “Mi sono presa una pausa di una mattinata intera dalla mia padrona, dato che la nostra meta è un po’ distante da qui.
Ultimamente tende a trattarmi in maniera più gentile del solito senza un apparente motivo, chissà perché… Comunque, non posso dirti la destinazione, è una sorpresa!” rispose tutto d’un fiato, evidentemente felice.
Avrei voluto anche io una buona dose d’ottimismo in quel momento, ma si sa, il buon giorno si vede dal mattino, no?
E decisamente quel dì non era iniziato nel migliore dei modi; ero ancora scosso dall’incubo, non riuscivo a togliermi dalla testa tre martellanti domande: cosa significava? Era un sogno premonitore? Avrei dovuto iniziare a preoccuparmi?
La risposta è senza ombra di dubbio affermativa, ma in un’avvincente storia che si rispetti il protagonista si accorge dei propri errori solo dopo il disastro.
Decisi di considerare il mio incubo solo uno stupido sogno causato dallo stress, accantonando le mie ansie, per il momento.
“Benissimo!” sorrisi convinto “cosa stiamo aspettando?”
 
•••
 
Dopo un’attesa durata un mese, finalmente superai la palizzata ricoperta di edera. Vi era una botola nascosta sotto il fogliame, in un angolo: l’entrata della galleria sotterranea.
“Non ci vorrà molto, e poi ho portato una torcia con me, si accende con una scintilla e illumina gran parte del tunnel” mi assicurò Namìvya.
Percorremmo il corridoio umido in fretta, eppure sembrò non finire mai.
All’improvviso un sottile spiraglio di luce incontrò la fredda terra ai nostri piedi: alzai lo sguardo e vidi nitidamente i lati di una botola socchiusa.
“E’ questa?” chiesi elettrizzato, nonostante intuissi già la risposta.
Lei annuì nella penombra, poi si avvicinò a me e sussurrò con convinzione: “Vado avanti io, seguimi solo quando te lo dico”, poi si issò su una roccia sporgente e spinse con circospezione il coperchio della botola verso l’alto; si arrampicò con agilità e rotolò fuori richiudendo il tunnel.
Uno, due, tre secondi di silenzio…
“Via libera!” sentii la sua voce provenire dall’esterno, così mi lanciai – letteralmente – verso l’uscita.
La luce mi fece istintivamente socchiudere gli occhi per un po’, e quando riuscii ad aprirli rimasi abbastanza sconcertato: ovunque erano stoffe a terra, lische di pesce, merce logora accumulata ai lati di uno stretto vicolo sudicio e inquietante.
“Scusa ma… dov’è lo splendore di cui mi hai parlato?” chiesi scettico.
Lei rise di cuore: “Ma questo è solo un quartiere povero ai margini di Atene! La galleria non poteva mica sbucare nell’agorà, doveva e deve  rimanere segreta!”
Così dicendo, mi prese la mano, conducendomi con sicurezza per strade secondarie, in direzione dell’acropoli.
Ero emozionato, balbettavo cose senza senso in continuazione, le sorridevo esageratamente: ma perché?
 
Doveva essere molto presto, la gente stava iniziando a circolare proprio in quel momento. Tutti i vicoli che percorrevamo si somigliavano tra loro; corti, scuri, costellati di sporcizia.
“Ferma, aspetta” le dissi ad un tratto.
Lei mi guardò con aria interrogativa, ma non ci badai; lasciai la sua mano per dirigermi verso il ciglio della strada, con circospezione: un secchio pieno d’acqua era la mia migliore opportunità di specchiarmi.
Da una parte ero davvero curioso, dall’altra invece… preoccupato.
Il motivo? E chi lo sa!
“Che stai facendo?” mi chiese Namìvya, dubbiosa.
“Aspetta solo un secondo…” e lo vidi. Il mio riflesso!
Un giovane dai capelli castani, gli occhi di un colore mediamente chiaro, un tenue accenno di barba e i tratti del viso spigolosi, ma gradevoli.
Che enorme trasformazione era avvenuta!
Distolsi lo sguardo dall’immagine serenamente, e dopo giusto due parole ricominciammo la corsa verso l’acropoli.
Sentivo a malapena le sue chiacchiere su quanto fosse bello il tempo quel giorno, ero troppo concentrato su ciò a cui avevo appena assistito: grazie, sussurrai mentalmente, e fui certo che la Dama avesse ricevuto il mio messaggio.
 
Dopo circa mezz’ora, Namìvya mi si parò davanti e disse: “Chiudi gli occhi”.
Serrai le palpebre e lei mi accompagnò oltre un muro di pietra sbrecciato: percepii un sole intenso e particolarmente caldo.
“Ecco, ora puoi aprirli” e così feci.
Un’enorme costruzione stava davanti a me, alta, imponente, piena di persone sedute sugli spalti scavati direttamente nella collina.
“Ma questo è il teatro di Dioniso, quello di cui mi hai parlato!” esclamai.
“Quale altro luogo avrei potuto farti visitare nel primo giorno di libertà?” sorrise compiaciuta, incrociando le braccia ironicamente.
Le ero davvero grato, e mai avevo provato qualcosa del genere: io, e solo io potevo volerle bene.
Nessuna forza superiore mi stava obbligando ad essere felice; ancora una volta ringraziai mentalmente  la Dama Bianca, mentre Namìvya mi conduceva all’interno del teatro.
Si fermò all’improvviso, girandosi piano, puntando i suoi occhioni nei miei con titubanza: “Noi schiave… uhm… dobbiamo sederci in alto… ehm… non ti dispiace, vero?” era diventata bordeaux e si mordeva nervosamente il labbro.
L’imbarazzo la rendeva solo più… bella, si.
Umana.
E mi stupii di quanto potesse farmi piacere la sua presenza.
 
•••
 
Quel giorno vedemmo una tragedia che a quanto pare fu un successone: la folla in lacrime batté a lungo le mani, lanciò fiori, continuò a piangere anche fuori dal teatro.
Si, era stata una rappresentazione veramente emozionante, anche se piena di imperfezioni che non feci notare a Namìvya: se ci avessi anche solo provato, chissà cosa sarebbe successo alla mia povera testa…
Lei se ne stava rannicchiata in un angolo, a trattenere le lacrime: com’erano strane e affascinanti le menti greche!
 
“Allora, ti è piaciuto?” chiese lei, sorridendo; “il protagonista era fantastico! Non lo pensi anche tu? E quelle maschere! Oh, che tristezza! Ah, che bellezza! Sono proprio felice. Cosa ne pensi? Eh?”
Scoppiai involontariamente a ridere e dissi ciò che di più sincero e spontaneo avevo da dire: “Sei fantastica, davvero”.
Lei abbassò la testa meccanicamente, arrossendo.
Eravamo all’entrata della galleria, dove lei mi avrebbe lasciato: “Devo scappare, si staranno chiedendo che fine abbia fatto…”
“Namìvya, non volevo essere fuori luogo, è che-“
“Heeey, tranquillo! Ci vediamo appena posso, okay?” fece qualche gesto scoordinato con le mani, poi mi sorrise e tornò indietro.
Rimasi fermo in piedi, appeso a chissà quali pensieri; poi scossi la testa e rientrai nella galleria.

 


Angolo dell'autrice.
 
Ve lo ripeto, siete liberissimi di lanciarmi tutto ciò che volete!
Questo capitolo non è arrivato in ritardo... di più! E tra l'altro fa schifo.
Lo so, lo so, ormai mi odierete: ma giuro che dal prossimo ci sarà più movimento, anche perchè succederà qualcosa di inaspettatao, e terrrribbbbile(?!).
 
Ringrazio tutti, dal primo all'ultimo, e vi abbraccio.
Durhilwen
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Durhilwen