Capitolo XIII - Speranza

La speranza è un rischio da correre. E' addirittura il rischio dei rischi.
-G. Bernanos- 

Klaus

Sentì due cuori avvicinarsi… Un battito lento e modulato e uno più veloce e ritmato e si chiese chi osasse disturbarlo in quel momento di dolore. Stava appunto per avventarsi contro il collo della sua vittima-vampiro, per permettergli successivamente di potersi sfamare con l'umana quando si rese conto del profumo che essi emanavano e si rese conto di conoscerli tutti e due… 
<< Davina Claire e Stefan Salvatore >> disse infatti << qual buon vento vi porta nella mia casa? >>
<< Vento di rinnovata speranza e di umiltà >> gli rispose la strega, ma in quelle parole Klaus riconobbe dell'altro. Non si sopravviveva mille anni con un padre vendicativo e iracondo nei tuoi riguardi senza imparare a riconoscere i segnali, no?
<< Non sei Davina giusto? >> chiese infatti l'ibrido, socchiudendo gli occhi e iniziando a girare loro attorno come farebbe un leone con una zebra.
<< No, infatti. Sono Bonnie Bennett >>
Riconobbe il nome, nascosto nella sua memoria di ultramillenario, e si chiese come mai quella streghetta parlasse di speranza e umiltà (e perché fosse nel corpo di Davina, ma quella era una domanda che preferì non porre per delicatezza nei riguardi di una delle migliori amiche di Ca-).
<< Klaus vuoi vedere ancora Caroline? >> chiese Stefan
Inizialmente non capì la domanda, ma quando vide il volto di Stefan serio, realizzò che no, non stava scherzando.
<< Che domanda stupida fai squartatore? >> chiese irritato.
<< Bene, perché allora c'è un modo per renderlo possibile >> disse il vampiro, con una strana luce negli occhi. 
<< Non mi starete imbrogliando come fate sempre? Uno o due tentano di distrarmi mentre gli altri cercano un modo di uccidermi? Ah no dimenticavo… La vostra unica leva nei miei riguardi è morta >> chiese l'ibrido sogghignando, pronto comunque a schivare il colpo di chiunque avesse alle spalle. Poi però si mise a pensare ai centinaia di respiri che aveva fatto in vita sua, e a tutti quei momenti che il respiro glielo avevano tolto e il suo volto gli apparve come per magia. La sua Caroline. E pensò anche che crudele punizione fosse privarlo della morte, che in quel momento, come mai in vita sua, agognava.
<< Se ti riferisci al paletto di quercia bianca, eccolo >>  disse Stefan frugando nelle tasche del giubbotto, tirando fuori l'unica arma in grado di uccidere un'originale e riconsegnadola nelle sue mani.
<< Bene… Che dicevi approposito di una speranza, streghetta? >>

Enzo

Elena gli aveva chiesto se fosse stanco dopo aver dormito quelle due o tre ore e alla sua risposta negativa gli aveva chiesto se gli andava di guidare per un po'.
E così aveva accettato, ritrovandosi impantanato in mezzo a pensieri che non sarebbero mai dovuti nascere, ma proprio perché lei era morta, si sentiva autorizzato a fare… 

Klaus 

<< Caroline è imprigionata in una sorta di limbo… >> iniziò a spiegare Bonnie 
<< E chi ce l'ha messa? >>
<< Io >> rispose nuovamente la strega 

Nota dell'autrice 
Hey guys, per il capitolo XII dovete cliccare indietro.

Baci 

Ludo

Ps. Vi adoro tutte…