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Autore: Melanie Hale    05/01/2015    1 recensioni
Melanie è una ragazza piuttosto singolare.
A scuola non rivolge la parola a nessuno, se non alla sua cerchia ristretta di amici, e quasi nessuno è poi così interessato ad incrociare la strada della ragazza dai capelli scuri come la notte e gli occhi gelidi come l'inverno.
Ma tutto cambia quando a scuola si presenta un nuovo professore di storia, Justin Gray.
Justin mostra sin da subito un interesse particolare per la ragazza e Melanie non potrà fare a meno di guardarsi le spalle, soprattutto quando Beacon Hills viene colpita da una serie di omicidi e tutto sembra essere collegato all'affascinane insegnante. Nel frattempo il passato di Melanie tornerà a tormentarla e lei dovrà scegliere di chi fidarsi e di chi no.
Questa è la mia prima ff. Ho preso ispirazione dalla serie televisiva Teen Wolf. Alcuni eventi sono simili a quelli della serie e alcuni personaggi della mia storia portano gli stessi nomi dei personaggi di Teen Wolf. Ad ogni modo ho aggiunto anche elementi nuovi ed ho cercato di allontanare il più possibile la mia storia da quella del telefilm.
Spero davvero che vi piaccia.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 1

Erano quasi le otto del mattino e Melanie Hale continuava a camminare tranquillamente nel bosco. Se avesse continuato così sarebbe sicuramente arrivata tardi il primo giorno di scuola. Ma non è che a lei importassi così tanto d'altronde.
I professori non le facevano mai problemi e Mindy le avrebbe comunque tenuto un posto.
Da quando lo scorso anno Mel era tornata a scuola, Mindy si era subito dimostrata disponibile anche se lei non faceva altro che evitarla e le uniche parole che le rivolgeva erano per essere aggiornata sui compiti. Ad ogni modo Mindy non aveva mollato e aveva continuato a essere gentile con lei. Mel si ripromise che avrebbe cercato  di comportarsi in maniera garbata. Almeno un pochino.
Non era colpa sua se era così riservata e se non si fidava di nessuno. Lei era un lupo mannaro. Spesso le venivano degli scoppi d’ira che avrebbero fatto rabbrividire persino suo zio Peter. Per questo evitava di rivolgere la parola a chi non facesse parte della sua “elité”, come una volta aveva sentito dire ad un gruppo di ragazzi che la squadravano con un certo interesse ma che distolsero subito lo sguardo una volta che Mel aveva lanciato loro un’occhiataccia.
Guardò nuovamente l’orario nel cellulare. Le otto quasi e cinque. Accelerò il passo pensando che fosse meglio sbrigarsi dato che probabilmente avrebbero avuto un nuovo insegnante di storia. Il professore precedente era morto circa un mese fa per cause sconosciute. Un animale, diceva il giornale locale, ma Mel sapeva la verità. Quello non era un animale comune. Era sicuramente un lupo mannaro, anche se non riusciva a capire bene quale. Nella cittadina ormai il suo era l’unico branco rimasto e di certo non erano stati i suoi beta. Di certo nemmeno gli omega che ogni tanto si aggiravano per i boschi. I cacciatori potevano essere anche dietro l’angolo e un omega di certo non avrebbe rischiato così tanto solo per il gusto di uccidere o di vendetta.
Mel cacciò via i suoi pensieri sull’omicidio e cercò di concentrarsi sul viale che dal bosco portava al ciglio della strada. Dopo qualche altro minuto finalmente arrivò nel cuore di Beacon Hills e subito dopo a scuola. Il posteggio era quasi vuoto ad eccezione di alcuni ritardatari che si abbracciavano e si scambiavano pacche. Come se non si vedessero da chissà quanti anni. Melanie raggiunse Matt e Josh, entrambi poggiati nella parte posteriore della macchina blu notte di Matt a ridere e chiacchierare.
Matt e Josh erano gli unici membri del suo branco. Entrambi erano degli ottimi lupi mannari e quelli che più lontanamente si avvicinassero a degli amici.
Quando Mel si avvicinò, i due ragazzi le rivolsero un lieve sorriso. Saluto Matt rivolgendogli un cenno del capo.
 “Hey, Mel! Ce n’hai messo di tempo per arrivare! E dire che abitiamo nella stessa casa e siamo partiti alla stessa ora! Ma che fai durante la strada? Pensi ai problemi esistenziali?”
“No, Josh. Stavo solo pensando ad un modo per farti fuori. Sai, a volte sei proprio un rompipalle! Ah, e poi ti mangi sempre le mie barrette di cioccolato. Se non sbaglio l'unica regola che ti avevo imposto era proprio quella.”
Il sorriso di Josh si illuminò ancora di più. Il ragazzo abitava con Mel da un paio di anni ormai. Era orfano quando lo aveva trovato e stava quasi per morire di fame. Fu allora che lei decise di trasformarlo. Era la prima volta che lo faceva e ad essere sincera aveva avuto anche un po’ paura di ucciderlo. Ma il ragazzo si era dimostrato più forte di quanto l’esile corpo lasciava intendere. Josh in paio di mesi si riprese e iniziò a seguirla. Più lei cercava di evitarlo più il ragazzo spuntava da tutte le parti. Alla fine decise di ospitarlo a casa sua, grande abbastanza per due persone. In realtà avrebbe potuto ospitare un’intera famiglia.
Josh poteva essere suo fratello con quei capelli castani e gli occhi nocciola. Alcuni, specialmente coloro che non conoscevano la tragica storia degli Hale, spesso li prendevano per fratello e sorella. A lei ad essere onesta non dispiaceva per niente.
“Entriamo? Non vorrei arrivare tardi.” Questa volta fu Matt a parlare, il ragazzo dai capelli castano scuro, quasi neri, e gli occhi azzurri. Non abitava con Mel e Josh ma passava più tempo con loro che con la sua famiglia. Con Mel avevano un rapporto speciale. Era stata lei a salvarlo e Matt non lo avrebbe dimenticato facilmente. Le sarebbe stato grato per tutta la sua vita.
I tre ragazzi si avviarono verso l’edificio, camminando silenziosamente. Ogni volta che passavano loro era come se la folla nel corridoio si spostasse per dar loro spazio. Nessuno sapeva della loro natura sovrannaturale, ovviamente, ma Beacon Hills era piena di leggende. Una di queste riguardava la famiglia Hale e la loro maledizione, ma nessuno prestava particolarmente attenzione a queste antiche dicerie. Anche se in parte erano vere.
Anni fa gli antenati di Mel si erano preoccupati di far sparire i testi originali della storia degli Hale e perciò quel che ne rimaneva erano soltanto racconti tramandati da generazioni in gran parte modificati e il resto andati persi.
“Ci vediamo a matematica”  disse a due amici e si avviò nell’aula di storia.
Nella classe regnava il caos. Nonostante la campanella era suonata da un paio di minuti, ancora non vi era nemmeno l’ombra del professore. Melanie scrutò i suoi compagni alla ricerca di Mindy. Eccola là, con la sua chioma riccia dalle tonalità del fuoco che le sfioravano le spalle e con quegli occhiali che le davano un’aria da secchiona, ad occupare il terzo banco della fila a destra, accanto alla finestra. Esattamente dove si aspettava di trovarla. Le si avvicinò e si ripromise di essere gentile. “Ciao Mindy”. “Hey, Melanie!” Le disse con entusiasmo. Si alzò e le lasciò  spazio per sedersi accanto alla finestra. Una volta seduta, la compagna le chiese “Allora, cosa hai fatto per le vacanze?” Mindy era maledettamente curiosa. Non smetteva mai di fare domande e questo le dava un po’ fastidio..ma doveva riconoscere che Mindy sapeva sempre che domande fare. Era ovvio che Mel non avrebbe parlato di quello che riguardava la sua vita e perciò Mindy faceva domande molto discrete e, anche se a volte girava intorno al discorso per sapere di più, se non otteneva niente non insisteva.
“Niente di particolare. Solite cose. Compiti, film, serie tv, libri.” Le rispose distrattamente, ma non si lasciò sfuggire lo sguardo deluso della compagna. Sospirò. “E tu, Mindy? Come hai passato le vacanze?” Subito un sorriso le illuminò il volto.
 “Oh, sono venuti i cugini francesi della mamma! Diciamo che sono stata in giro per la California per tutte le vacanze. E’ stato bellissimo! E poi avevano un figlio davvero molto figo!”  Sospirò.
“Be’, ci hai provato, giusto?” le chiese Mel.
“Cosa? Certo che no, Mel! E’ il nipote o il cugino – non ho capito bene- dei miei!” rispose.
“E quindi? Tu non sei quella del Carpe Diem? Alla fine quando lo avresti rivisto.. nei prossimi dieci anni?”  
“Ma senti chi parla!”
“Touché.”
Prima che Mindy potesse iniziare con la ramanzina, la porta dell’aula si chiuse.
Il nuovo insegnante posò la sua ventiquattrore sulla cattedra, si tolse la giacca e la posizionò sulla sedia. Dopo si poggiò sulla cattedra e incrociò le braccia muscolose osservando attentamente gli alunni.
“Buon giorno, ragazzi. Sono il professor Gray e insegnerò storia fino alla fine dell’anno. Sono di origini scozzese, ma abito ormai in California da un paio di anni insieme alla mia famiglia. Mi piace molto viaggiare. Ho visitato molte città nonostante abbia solo 25 anni. Mi piace anche molto leggere, dai libri storici, d’avventura, biografie di grandi personaggi che hanno fatto la storia, classici..diciamo che leggo tutto, persino le etichette dei bagnoschiumi.”
La classe scoppiò in una fragorosa risata. L’unica che non si unì a loro fu Mel, che studiava con aria annoiata il professore. Era piuttosto giovane, con dei capelli biondo cenere che gli si arricciavano nelle orecchie e che ogni tanto gli coprivano gli occhi verdi. Un sorriso sicuro faceva capolino da due labbra sottili. Il professor Gray continuò la sua presentazione facendo divertire i ragazzi più volte.  Ad un tratto però smise di parlare e disse: “Bene, adesso tocca a voi. Fate una piccola presentazione. Ditemi cosa vi piace, cosa non vi piace, cosa volete fare da grande..Forza, iniziamo da..” indicò il ragazzo della prima fila a sinistra, Maicol, e questo iniziò a parlare. Mel fece un sospiro sollevato. Odiava le presentazioni. Probabilmente prima che toccasse a lei sarebbe suonata la campanella. Mancava meno di mezz’ora.
Ma non fu così. Le presentazioni erano molto veloci e nessuno si soffermava a lungo su sé stesso.
“E tu?” le chiese il professore, sempre con lo stesso sorriso gentile.
Mel con aria scocciata rispose: “Melanie Hale, ma tutti mi chiamano Mel. 19 anni, Beacon Hills.”
Il professore alzò un sopracciglio, aspettando pazientemente che continuasse. Quando gli fu chiaro che non lo avrebbe fatto, le chiese: “Tutto qui? Niente hobby?”
“No” rispose asciutta.
“No? Non ti piace leggere, giocare a pallavolo, nuotare o che so, passare i pomeriggi a spettegolare con la tua amica sui ragazzi?”
La classe soffò una risata. Mel si irritò ancora di più. Ma per chi l’aveva scambiata quell’idiota?
“No.” Questa volta non riuscì a trattenere la rabbia e quasi lo urlò.
“Okay” disse il professor Gray più a sé stesso che agli alunni. “La prossima.”
E Mindy iniziò a parlare come una macchinetta, senza fermarsi un secondo.
Qualche minuto dopo le presentazioni finirono. Il professore disse qualcosa riguardo il programma che avrebbero eseguito e Mel spesso notò che mentre parlava le  lanciava delle occhiate.
Quando la lezione finì, prese la sua tracolla e si alzò. Quando passò davanti alla cattedra, si accorse che il professor Gray stava per dirle qualcosa, ma dopo chiuse subito la bocca, come se ci avesse ripensato.
Mel uscì dalla classe senza rivolgergli uno sguardo.
   
 
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