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Autore: flyingangel    17/11/2008    1 recensioni
"Amarti, il mio incubo. Che cosa nascondi dietro ai tuoi occhi?"
Chey è una ragazza come tante, ma qualcosa dietro l'angolo sconvolgerà la sua vita, e le farà vivere l'esperienza più eccitante, dolorosa, e pericolosa che abbia mai immaginato.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- DICIASETTESIMO CAPITOLO -

*

Arrivai di volata in casa, e richiusi la porta dietro di me, prendendo un grosso sospiro di sollievo. Da un po’
a quella parte avevo sfuggito ad una brutta sorte troppe volte… mi potevo ritener fortunata. Sospirai
ancora, socchiudendo gli occhi, contro la porta d’ingresso. Poi la lasciai per andarmi a sistemare sul divano, e
appoggiai gli stivali sul tavolino che frapponeva me stesa alla tv. L’accesi, e cercai di rilassarmi. Invano. Posai uno
sguardo verso la finestra, e agli alberi che si dibattevano come mostri al di là, fuori in quel paesaggio grigio e azzurro.
Tornai allo schermo della tv, sentendo i battiti del mio cuore e sperando che tornassero ad un ritmo regolare di lì a poco.
Qualcuno bussò alla finestra, e mi voltai terrorizzata. Il volto del ragazzo dai capelli ricci e castani, dagli occhi grandi
dello stesso colore, mi fissò, da lontano. Rabbrividii, spalancando gli occhi.
“Che cosa vuoi?” gridai, in preda al panico, trattenendo attaccato al mio petto un cuscino e alzandomi dal divano.
Lui mi lanciò un’occhiata, sgranando gli occhi. Il licantropo.
“Che cosa vuoi?” rilanciai, spaventata. Lui picchiettò ancora sulla finestra.
Lo raggiunsi, avvicinandomi piano a quella, cercando di capire qualcosa dal suo sguardo. Battei le palpebre,
facendomi più vicina.
Aggrottai le sopracciglia, guardandolo.
Lui alzò le mani, in segno di resa.
“Non voglio assaggiarti, o mangiarti” disse, e io non sorrisi affatto.
Lo scrutai in volto. “Che cosa vuoi da me?” questa volta la mia voce era bassa e profonda, irritata fino all’osso.
Alzò le spalle, facendo un respiro. “Mi apri?”
“Perché mai dovrei farlo?” esclamai, offesa. Quel licantropo non aveva davvero un briciolo di decenza!
Abbassò lo sguardo per un secondo e poi lo rialzò su di me. “Non avercela con me, non voglio ucciderti” sbottò.
“Non ne sono mica così sicura” dissi, tra i denti.
Lui scosse la testa. “No, è così. Perché mai dovrei ucciderti?” mi disse, dall’altra parte del vetro della finestra.
Spostai lo sguardo ad un lato, in basso, della finestra, e vidi le mie stupide “sicure”che avevo comprato, e pure
quello stupido cerotto colorato, attaccato alla casaccio.
Tornai sui suoi occhi e sbuffai. “Non so chi sei, non so cosa vuoi” dissi, quasi meccanicamente.
“Fammi spiegare” disse lui, alzando ancora le mani.
“Non avrai intenzione di entrare dalla finestra?!” dissi, scocciata.
Lui mi sorrise e scosse la testa.
“D’accordo, ti concedo di entrare dalla porta” mi arresi, direzionandomi verso quella e aprendola, per farlo passare
qualche secondo dopo.
“Grazie” disse.
“Ciao, piacere, sono Chey, sono una ragazza di diciassette anni e sono perfettamente umana. Che cosa vuoi da me?”
gli presi la mano, stringendola alla bell’e meglio di sbieco e poi lo guardai.
Lui rimase spiazzato. Era vestito come prima, a scuola.
“Volevo scusarmi per prima, per averti spaventata”.
“è il minimo, apprezzo. Grazie” alzai un sopracciglio. “E allora?” continuai, notando che stava dritto e immobile
come fosse una statua.
La schiena però rimaneva leggermente ricurva e fissava il pavimento, indeciso forse, su cosa dire e rispondermi.
Gli lanciai un’occhiataccia, e in quel momento lui alzò lo sguardo.
“Vorrei conoscerti. Mi farebbe piacere conoscerti”.
Sbuffai, sconcertata e lo guardai in maniera torva. “Non crederai mica che io sia così stupida?” sbottai, contrariata.
“Io non voglio conoscerti!”.
“Senti, fammi spiegare…”
“Spiegare?” alzai le sopracciglia, adirata.
“Non voglio farti del male, quante volte te l’ho detto?”
“Senti, lasciami in pace, per favore!”
Gli andai incontro, sbattendolo fuori di casa.
Un lampo chiaro mi attirò sulla sinistra, e voltai lo sguardo.
Loud.
“Loud, oh per fortuna” presi un respiro “vieni dentro” lo presi per mano, e lo trascinai all’interno, mentre il licantropo
se n’era andato, e non sapevo che faccia avesse fatto, non l’avevo più guardato.
“Che è successo?” mi chiese Loud, perplesso.
Scossi la testa. “Sono contenta che ora ci sei tu” appoggiai la testa contro il suo petto e respirai il suo
profumo, sapeva di rose…
“Dai, su non ti preoccupare” mi accarezzò la testa. Poi cambiò espressione. “Che cosa ti ha fatto? Come faceva
ad essere in casa tua?”
“Lascia perdere”.
Loud digrignò i denti, offeso.
“Ha detto che non vuole uccidermi… ma lascia perdere. Non mi interessa. Se non mi vuole uccidere, che mi
lasci in pace, basta che non mi mangi, no?”
Loud annuì.
“Sono contenta che tu sia venuto a trovarmi”.
Loud sorrise, apertamente e mi sciolse. “Te l’ho detto però, che se hai bisogno… non esitare a chiamarmi. Faccio
un po’ fatica a capire quei cosi, i cellulari, ma non sono così deficiente” sorrise, ancora e mi rasserenò.
“Certo” sbottai, alzando una mano per aria e muovendola a destra e a manca.
Mi trattenne ancora verso di lui, per qualche minuto e ne fui felice.
“Grazie” dissi, sussurrandolo. Quasi senza accorgermene.

*
Uno speciale grazie a chi mi commenta, chi mi legge, e chi ha messo tra i preferiti questa ff! grazie mille!!! Questo mi rende davvero contenta!

Ringrazio:

valevre hehehe mm… per attore non avrei nessuno… se magari mi viene in mente qualcuno lo dico ! :D grazieee 

alexis graziee il lupo… ancora non si è detto come si chiama! :D *me non ti crede pazza* XD *me ti crede muy simpatica* nessun fastidio, per nulla, anzi mi fanno davvero piacere le tue recensioni! ;)
  
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