Anime & Manga > Saiyuki
Segui la storia  |       
Autore: WillowG    17/11/2008    1 recensioni
Quattro ragazze ricevono l'eredità della nonna,morta assassinata anni prima.Un libro ed una chiave per aprirlo.Così il loro destino si lega a quello di quattro viaggiatori.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap14 Tanto per cominciare … Non conosco molto bene i fatti di Saiyuki Tenkai, quindi spero che  mi perdonerete qualche nome o fatto errato. Comunque per evitare caos, ho messo i fatti come se fosse un fatto avvenuto nel periodo in cui Goku era un bambino e viveva nel Tenkai, evitando ciò che può essere accaduto quando Nataku è finito in letargo e Goku imprigionato e privo di memoria. Spero sia tutto chiaro.
Ah, lo so, sono in ritardissimo: ma non volevo inviare nulla finchè non avessi finito di scrivere il capitolo 18, a cui stavo lavorando da troppo tempo, causa modifiche di trama in corso d’opera. A quanto pare Caleb sta piacendo molto, quindi … ho deciso di aggiungere qualcosa di lui.

Capitolo 14
-Ricordi di cinquecento anni fa …-
Prima parte

La sala era silenziosa, come sempre. Eppure Kanzeon Botatsu sentì che qualcosa era cambiato. Una sensazione, nulla di più. Eppure, quel silenzio opprimente, prima così ostile, ora le appariva differente. In attesa. Sì, il palazzo, il trono dorato: tutto era in un’attesa quasi fremente, come di un inevitabile cambiamento. Solo i granelli di polvere continuavano a cadere, come avevano fatto per cinquecento lunghi anni, ricoprendo ogni cosa, arredamento, o persona in quella stanza. Le poche guardie che facevano la ronda in quel luogo, non potevano non sentirsi addosso quella coltre setosa e sporca, che li portava, ancora di più dello sguardo gelido del principe addormentato, ad evitare la zona.
La stessa Kanzeon non era immune a quella sensazione. Ed anche se era tutt’altro che una simpatizzante della pulizia, quello strato grigio e vellutato le dava fastidio. Per quanto sottile e semplice da togliere, la polvere continuava a posarsi, come l’apatia in quel mondo. Kanzeon soffiò su un piatto, facendo volare via una nuvoletta di polvere.
-Visto, Nataku? Basta poco. Pochissimo, per smuovere cose rimaste immutate da tempo. Questa polvere era qui da molto, molto tempo. Eppure mi è bastato un respiro, per farla volare via. Ma qualcuno deve dare il via, fare per primo un soffio, perché il velo di polvere voli via.- Gli occhi dorati del bambino rimasero immobili, come sempre. Ma alla divinità poco importava. Con passo leggero, andò a sedergli accanto.
-Ti ricordi, com’era cominciato tutto? Chi e quando aveva soffiato via la polvere da questo mondo, da questa noia totale? Forse sì … Ma io te lo racconterò lo stesso, dato che non potrai zittirmi … O forse sarà la volta buona che ti deciderai a parlare di nuovo.- Lo osservò per un lungo istante negli occhi. Ma alcun cambiamento avvenne. Il volto di Nataku era rimasto immobile, come una bellissima maschera di porcellana.
-Allora … Che il racconto abbia inizio … Tutto risale a circa cinquecento, lunghi, anni fa …-

-----

Goku sbadigliò, annoiato. Per poco alcuni petali di ciliegio non gli finirono in bocca. Si stiracchiò, osservando le fronde fiorite degli alberi. Lì, nel Tankai, fiorivano tutto l’anno. Privilegi da divinità. Era già qualche ora che ci si era coricato sotto, alla ricerca di un po’ d’ombra, troppo annoiato e depresso per trovare di meglio da fare.
Nataku non era di nuovo riuscito a scappare. E Konzen aveva troppo lavoro, per giocare con lui. Per non parlare di Tempou e Kenren … Il primo occupato a riordinare i suoi libri, battaglia persa in partenza, ed il secondo costretto ad addestrare nuove reclute.
In parole povere: era completamente solo. Nessun altro abitante del Tenkai, infatti, avrebbe mai voluto passare del tempo con lui. Con l’Eretico.
Si gingillò con le sue catene, osservandone i riflessi di luce. Anche se non erano il massimo della comodità, per lui non erano troppo pesanti. Ritornò a guardare lo sprazzo di cielo visibile tra i rami fioriti. Si chiese se non avesse fatto meglio a schiacciare un pisolino, quando una serie di lamenti attirò la sua attenzione. Senza neppure pensarci, il piccolo eretico scattò in piedi e si diresse nella direzione della voce. Non dovette cercare a lungo. La fonte dei lamenti era a poca distanza dal suo albero, nascosta tra dei cespugli.
Una bambina, non molto più piccola di Goku, vestita con un semplice kimono bianco e azzurro, se ne stava rannicchiata  a piangere. Il ragazzino non ricordava di averla mai vista, prima. E questo era davvero strano, visto che possedeva, a dire di Konzen, una sorta di sesto senso, per trovare possibili compagni di giochi.
-Perché piangi?- Domandò d’istinto, curioso ed allo stesso tempo speranzoso che la piccola accettasse di giocare con lui. La bambina si voltò, gli occhi chiari gonfi di lacrime. I riccioli neri le ricadevano sulla fronte, nascondendo, anche se solo in parte, il Chakra, testimone della sua natura divina. Un Chakra che però, notò Goku, era ben diverso da quello di Konzen. Tre puntini blu disposti a triangolo rovesciato, invece di uno singolo rosso. Tra la braccia stringeva una bambola di pezza. Non rispose. Si limitò a stringersi più forte alla sua bambola. Goku ripeté la domanda.
-Perché piangi?-

-----

-Allora ti chiami Ayumi, giusto?-
-Sì, esatto!- La piccola aveva smesso di piangere subito dopo l’arrivo di Goku, e senza pensarci troppo, avevano fatto conoscenza.
-Perché piangevi?> Chiese di nuovo Goku.
-Ero sola, e mi sentivo tanto triste … Ma adesso ci sei tu, e quindi non lo sono più!- Gli occhi color acquamarina della piccola brillarono di felicità, mentre Goku arrossiva leggermente. -E tu, come ti chiami?-
-Io sono Goku …-
-Goku … È un nome buffo!- Rise Ayumi. Goku si imbronciò, ma la bambina gli porse la sua bambola. -Lei invece è Pao Chan!- Il bambino, già dimentico dell’offesa al suo nome, sorrise.
-Piacere di conoscerti, Pao Chan!- Nel giro di pochi istanti, i due bambini iniziarono a giocare, ignorando lo scorrere del tempo.
Solo quando il cielo cominciò a tingersi dei colori del tramonto, l’idillio dei due bambini venne interrotto da due voci, egualmente seccate, una maschile ed una femminile, che li chiamavano per nome. La prima voce ad avere corpo, fu quella femminile, cha apparve davanti a Goku e Ayumi. Capelli biondo scuro sciolti, e occhi azzurro ghiaccio, la giovane donna indossava un kimono piuttosto simile a quello che aveva Ayumi, e lo stesso tipo di Chakra. Dallo sguardo furioso che aveva, non sembrava di buon umore.
-Ayumi …- Più che un saluto a Goku parve un vero ringhio. Accanto a lui, Ayumi deglutì.
-Ciao, sorellona cara Akane …- La piccola si esibì in un sorrisone slogamascella, nel tentativo di accattivarsi la nuova arrivata. Con sorpresa di Goku, la cosa sembrò funzionare. Un sorriso apparve sulle labbra della donna. Ma subito si rivelò falso. Rapida, la mano della divinità prese Ayumi per un orecchio, mentre cominciava la predica.
-“Sorellona cara” un corno! Hai la più vaga idea di quanto ti ho cercata?! Eppure mi sembrava di averti detto di non allontanarti MAI senza prima avvertire …- Continuò per un po’, poi sembrò accorgersi della presenza di Goku, che aveva tentato di fondersi con un cespuglio, con pochissimi risultati. -E tu chi saresti?- La risposta non arrivò dal bambino. Da un punto imprecisato, spuntò fuori in ventaglio di carta, che si abbattè con forza sul capo del bambino.
-STUPIDA SCIMMIA!!! È UN’ORA CHE TI CERCO!!!- Konzen, vena e nervi in subbuglio, era uscito, impaziente di scaricare il suo nervoso sulla causa dei suoi attacchi isterici. Istintivamente, per evitare altri sfoghi rabbiosi da parte della divinità, Goku si andò a rifugiare dietro le gambe di Akane. -Donna, spostati. Devo “insegnare” una cosa a quella peste …- Minacciò Konzen. Goku si vide già sfracellato al suolo da un altro colpo di ventaglio, ma stranamente, la nuova arrivata prese le sue difese.
-Ma dico! Che vorreste fare a questo povero bambino?! E comunque, io da qui mi sposto quando più mi aggrada! Non accetto ordini dal primo arrivato …- I due si fissarono per un tempo indefinito. Poi, alla fine, Konzen rimise via il ventaglio.
-Tsk! Lasciamo perdere.-
-Molto bene. Signor …?- Fece Akane.
-Konzen.- Ringhiò il biondo.
-Bene, signor Konzen.- Gli occhi azzurrini della giovane divinità lanciavano scintille.
-Bene.- Sibilò Konzen.
-Bene.- Ribattè Akane. I due finirono per fissarsi in cagnesco. Almeno finché Ayumi tirò timidamente la manica di Akane.
-Sì?-
-Domani posso venire a giocare qui con Goku, sorellona?-
-Konzen, posso?- Chiese a sua volta il piccolo eretico, strattonando l’abito della divinità.
-Perfavooooore!!!- Supplicarono in contemporanea i due bambini. Con un sospiro simultaneo, i due adulti cedettero.
-Basta che non mi scocci …- Bofonchiò Konzen, staccandosi a forza Goku dai vestiti.
-E sia. Ma adesso andiamo. Domani avrete tutto il giorno per giocare, va bene?- Concluse Akane, prendendo la bambina per mano e allontanandosi. Goku salutò la sua nuova amica con la mano finchè non sparì dalla sua vista.
-Allora, andiamo anche noi, sì, o no?- Sbuffò Konzen, ancora insofferente, ma decisamente meno seccato di poco prima. Senza scomporsi più di tanto, Goku gli trotterellò dietro fischiettando. Senza farsi notare dal piccolo, Konzen lanciò un’altra occhiata dietro di sé. Goku era troppo giovane per saperlo. Ma la donna e la bambina che avevano appena conosciuto, non erano comuni divinità. Quel Chakra, così particolare, era il simbolo delle Veggenti, semi divinità che mettevano i loro poteri divinatori al servizio dell’Imperatore Celeste. Ne esistevano cinque, in tutto il Tenkai. E fino ad allora lui conosceva solo Kaede, la veggente personale dell’Imperatore. Strinse gli occhi violetti. Qualcosa non gli quadrava. Perché le altre quattro Veggenti si trovavano lì? Era un fatto decisamente atipico.
Sbuffò, lasciando perdere i propri quesiti. Assillato da un Goku affamato che insisteva nel volere okonomiyaki per cena, sperò solo di arrivare presto a casa.

-----

-Dunque … “Geroglifici e scrittura cuneiforme” … Da questa parte …- In precario equilibrio su una scaletta, Tempou cercava, inutilmente, di fare un po’ d’ordine tra i suoi volumi. Non appena appoggiò il libro sulla pila che aveva davanti, l’intera torre cartacea cadde, sommergendolo di pagine e polvere di ogni secolo. Miracolosamente illeso, si tolse di dosso lo sporco, rassegnato. Mentre si sistemava gli occhiali sul naso, qualcuno suonò alla porta. Incuriosita, la divinità andò ad aprire. Kenren non poteva essere. Aveva le chiavi, e non sarebbe tornato prima di sera. Goku neppure, perché avrebbe contornato gli squilli con grida impazienti. Konzen, a meno che non fosse stato trascinato da Goku, non si sarebbe proprio presentato.
Fu molto sorpreso, quando si trovò davanti una giovane donna dai modi gentili.
-Buongiorno. È qui che abita il signor Tempou?- La voce della ragazza era dolce e leggermente intimidita. Tempou sorrise, gentile come il suo solito.
-Sono io. Cosa posso fare per lei?-
-Oh, ecco … Mi hanno detto che lei ha una libreria molto fornita, e mi chiedevo se per caso fosse disposto a prestarmi alcuni volumi che sto cercando …- Tempou evitò di precisare che dire che la sua libreria era “fornita”, era un misero eufemismo.
-Ma certo! Anzi, se mi dà i titoli, vedrò di trovarglieli subito, signorina …-
-Kaori, la ringrazio. Un momento, ho la lista proprio qui …- Mentre la ragazza rovistava nella sua borsetta, Tempou si diede il tempo di osservarla meglio. I capelli raccolti sulla nuca alla orientale, dello stesso colore degli occhi, castano scuro, con straordinari riflessi ambrati, lasciavano scoperti, sulla fronte, tre Chakra blu a triangolo rovesciato. Indossava un kimono azzurro e bianco, semplice ma di ottimo taglio. I colori delle semi divinità veggenti. Aveva capito da subito che era una di loro. Ma non ricordava di averla mai vista in giro. Anche se, si doveva dire, che lui era quasi come un’eremita …
Rimase affascinato dai tratti del viso. Gentili, impossibile immaginarli in un’espressione arrabbiata. -Ecco, tenga!- Tempou si riscosse dalla sua osservazione appena in tempo per prendere la lista.
-Farò in un momento … Prego.- Fece, invitandola ad entrare. -So che non è il massimo dell’ordine, ma …-
-UAO!!!- Gli occhi della ragazza brillarono, alla vista dei mucchi di libri che sembravano strabordare dall’abitazione. -Che meraviglia … Non avevo mai visto una biblioteca così ben fornita in tutta la mia vita …-
-Ehm … Veramente questo è solo l’ingresso …- Precisò Tempou, con una gocciolina sul capo. Per un lungo, allibito istante, Kaori rimase in silenzio.
-Ah … Bhe, è comunque la biblioteca più fornita che io abbia mai visto!- Si riprese all’istante la divinità, entrando con un sorriso sulle labbra.
-Per il coraggio appena dimostrato, signorina, non posso non offrirle almeno una tazza di tè!- Rise Tempou. La visita si protrasse molto più a lungo del previsto, ed era ormai il tramonto, quando Kaori lasciò l’abitazione di Tempou, carica di libri.
-La ringrazio ancora …- S’inchinò la ragazza. Tempou sorrise, scuotendo la testa.
-Al contrario! Sono io che devo ringraziare … È stato un vero piacere parlare con lei. E sarei altrettanto felice di poterla invitare anche domani per una tazza di tè …-
-Molto volentieri!- Rispose felice Kaori prima di allontanarsi.

-----

Kenren si stiracchiò, facendo scricchiolare un paio di ossa. Aveva menato di spada per tutto il santo giorno, e non vedeva l’ora di affogare la stanchezza fisica in una bottiglia di sakè. Sulla via di casa, ripensando alla giornata appena trascorsa, non potè fare a meno di sorridere. Per una volta, durante una sessione di addestramento, aveva avuto una piacevole sorpresa.

“Era davanti alla fila di nuovi soldati. Reclute appena arrivate, alcune spavalde e troppo sicure di sé, altre eccessivamente intimorite. Le aveva studiate sbrigativamente, poi aveva deciso di metterle alla prova.
-Uno alla volta, voglio vedere come ve la cavate con la spada. Avanti. Comincia tu.- Chiamò il primo della fila, un tipo estremamente agitato. In poche stoccate finì disarmato. Kenren era consapevole che nessuna recluta avrebbe mai potuto batterlo, ma confrontandosi con ognuno di loro, avrebbe potuto decidere chi aveva un minimo di stoffa, e chi era meglio che si dedicasse ad altre attività.
-Avanti un altro.- Aveva ormai selezionato la metà delle reclute, quando gli capitò davanti una particolare. Una figura esile, sottile. Un ragazzino, immaginò. Il volto coperto da un passamontagna azzurro, e gli abiti bianchi. Ben diversi dalle divise delle reclute. Una lunga treccia ramata gli scendeva fino alla vita.
-Tu non sei una recluta. Chi sei?- Chiese, fissando negli occhi fissi su quelli del giovane dal volto coperto. Le pagliuzze verdi incastonante nelle iridi castane brillarono.
-No, signore. Sono solo qualcuno che vuole misurarsi con buon spadaccino, signore.- La voce restava alterata dalla stoffa, ma appariva giovane, come dava ad intendere il resto della sua figura.
-Nome?- Chiese Kenren. Un momento di silenzio. Poi la risposta.
-Sora, signore.-
-E per quale motivo, Sora, vorresti misurarti con il sottoscritto?-
-Se vuoi imparare a giocare a scacchi, devi giocare con un esperto. È inutile confrontarsi con un principiante. Non ne trarresti alcun vantaggio. Lo stesso è con la spada. Battersi con dei principianti è inutile. È solo combattendo coi migliori, che si può migliorare.- Kenren sorrise, soddisfatto ed orgoglioso della risposta. Dunque il nuovo arrivato lo considerava uno dei migliori. Bene bene …
-D’accordo. Allora vediamo di cosa sei capace.- E capace il nuovo arrivato lo era davvero: agile e attento ai movimenti dell’avversario, con una tecnica che, sì, aveva qualche pecca, ma, in fondo, era ottima. Kenren si stava divertendo un mondo. Dopo tutte quelle reclute che sapevano sì e no tenere in mano una spada, un avversario abile era una manna dal cielo.
Il duello durò quasi quanto il tempo che ci aveva impiegato a selezionare la metà delle reclute, ma alla fine il generale decise di mettere fine al combattimento. Con un movimento rapido, tagliò il passamontagna, attento a non danneggiare il portatore.
-Peccato. Fine dei giochi …- Ridacchiò Kenren. Ma quando la stoffa azzurra cadde a terra, per poco non gli venne un infarto.
-Eh, già. È proprio un vero peccato …- Rise la voce, decisamente femminile, di Sora, ora non più distorta dal panno. Kenren aveva occhi ovunque, tranne nelle orbite. Davanti agli occhi aveva una bellissima donna, dai lunghi capelli rossi raccolti in una treccia sottile, e occhi castani screziati di verde. Sulla fronte scoperta, sfavillavano tre Chakra blu disposti a triangolo rovesciato. Si vergognò profondamente di sé stesso. Anche se in parte nascoste dagli abiti leggermente infagottati, le curve tutte femminili della giovane erano visibili. Stava decisamente perdendo colpi. Cercando di ricomporsi in qualche modo, fece l’unica cosa che sapeva fare davanti al gentil sesso: fargli la corte.
-Allora … Sei brava, davvero. Che ne diresti di discutere della tua abilità con la spada a cena, Sora?- Chiese sfoderando il suo miglior sorriso da seduttore. Ma l’unica risposta che ebbe fu una linguaccia.
-Spiacente! Ma non esco mai con chi mi distrugge i vestiti …- Sibilò la ragazza, mostrando il passamontagna affettato. A Kenren parve che un masso di qualche tonnellata gli fosse caduto in testa. Sora si voltò per andarsene, ma prima rivolse un sorriso malizioso al generale.
-Ah, comunque voglio la rivincita. Domani, vieni a palazzo, e chiedi di Sorame …- E detto ciò, sparì, lasciando Kenren beffato, ma stranamente felice.”

La divinità guerriera aveva ancora un sorriso ebete sulla faccia, quando vide Tempou salutare alla porta una ragazza. Quasi perse i bulbi oculari per strada: una donna in casa loro?! E per di più con Tempou?!? Lasciò che la ragazza si fosse allontanata, per schizzare dall’amico, che si era appena accorto della sua presenza.
-Heilà!- Lo salutò il moro, ignorando la faccia allibita di Kenren. -Hai fatto tardi, oggi …- Il generale ci mise qualche minuto, per riprendere la parola.
-Ma … Ma che … Qui c’era una donna!- Tempou lo fissò incuriosito.
-Bhe … Sì …-
-UNA DONNA VERA!!! A CASA NOSTRA!!!-
-Esatto. Si chiama Kaori …-
-E SAI ANCHE COME SI CHIAMA?!?- Kenren appariva sempre più allibito, mentre Tempou cominciava a preoccuparsi per l’amico. Anche se era una divinità, non era possibile che qualcuno potesse far sporgere così tanto gli occhi dalle orbite.
-Mi pare logico … Abbiamo chiacchierato per tutto il pomeriggio … E potresti allontanarti un pochino? Mi stai sputacchiando addosso …- Kenren non diede risposta, ma si limitò ad entrare in casa, borbottando qualcosa sulla fine del mondo.

-----

Kanzeon fece una pausa, accarezzando il volto impassibile del principe guerriero. Un sorriso quasi materno fece capolino sulle sue labbra, come se per un momento si fosse ricordata il suo ruolo di dea della misericordia.
-Ricordi quando Goku ti presentò Ayumi? La piccola, dolce Ayumi. Siete diventati amici subito. Sempre insieme, tutti e tre. E le urla di Konzen e Akane … Sempre a farli disperare … Eravate uno spruzzo di vita, l’unico, in questo mondo così piatto e monotono …-

-----

-Avanti, Goku! Dove mi stai portando?- Nataku seguiva accigliato l’amico, che non sembrava intenzionato a smettere di camminare. -È quasi un’ora che camminiamo tra questi alberi … Sono stufo!-
-Dai, siamo quasi arrivati … Eccoci!- Goku si arrestò proprio nel punto in cui aveva incontrato Ayumi un paio di giorni prima. Nataku si guardò intorno.
-Bhe? Cosa c’è? Non vedo nulla …- Nataku non fece in tempo a finire di parlare, che un tornado in kimono azzurro e bianco si fiondò sull’amico.
-GOKU!!! Sei in ritardo! Io e Pao Chan cominciavamo a pensare che non venivi …- Il piccolo eretico bloccò la nuova arrivata, prendendo nataku per le spalle e facendolo stare davanti a sé, come se stesse mostrando un lenzuolo o qualcosa di simile.
-Guarda! Ti presento il mio amico: Ayumi, lui è Nataku! Nataku, lei è Ayumi!- La bimba si inchinò davanti al principe, per poi regalargli un enorme sorriso.
-Ciao, Nataku.- Lievemente stordito per l’improvvisa apparizione della bambina, il giovane eretico rimase basito per qualche istante, rispondendo al saluto a monosillabi.
-C … Ciao.- Goku ingoiò a vuoto. Non sapeva perché, ma riusciva a sentire una sorta di tensione tra i suoi due amici. Cominciò a chiedersi se non avesse avuto una brutta idea, presentando Ayumi a Nataku … Improvvisamente, Ayumi porse la sua bambola a Nataku.
-Lei è Pao Chan! Ti va di giocare con noi?-
-Io … Veramente non ho pupazzi …- Rispose timidamente il bambino.
-Non importa! Vuol dire che giochiamo tutti insieme, e Pao Chan la usiamo a turno!- Rise Ayumi. Goku sentì la tensione volatilizzarsi in un secondo, e l’enorme sorriso di Nataku ne era la prova.
-Allora giochiamo!- Come se si fossero conosciuti da una vita, e non da meno di dieci minuti, i tre bambini cominciarono a scorazzare tra gli alberi, forti di una vivacità sconosciuta ormai agli adulti.

-----

Nascosta dietro un albero poco distante, Akane controllava la situazione, non vista. Un sorriso le distese i muscoli del viso, fino ad allora contratti in una smorfia preoccupata.
-Non c’era bisogno di stare a controllarli.- Fece Konzen, un paio di alberi più in là, sigaretta in bocca e aria da menefreghista. -Sono mocciosi, hanno più vite dei gatti.-
-Ed allora perché sei qui da circa due pacchetti di sigarette?- Sibilò la semidivinità, indicando la pila di mozziconi ai piedi dell’uomo. Per tutta risposta gli arrivarono un paio di grugniti scocciati. Ridacchiando tra sé, Akane riportò l’attenzione sui tre bambini, che cominciarono ad allontanarsi.
-Meglio seguirli.- Fece Konzen, buttando via l’ennesima sigaretta esaurita. Akane lo fissò stupita.
-Ma non hai appena detto che hanno più vite di un gatto, e non è necessario controllarli?-
-Quando si tratta di un moccioso per volta. O di due. Ma quelli sono tre. Hai la più pallida idea di cosa possono combinare, insieme?- Senza neppure dargli una riposta, Akane lo precedette, avanzando nella boscaglia.
-Li ho visti andare per di qua. Andiamo!-

-----

-Voglio la rivincita!- Esplose Kenren, furioso. -Quella mossa non è valida!-
-Ah si? E chi lo dice?- Sorrise maliziosa Sorame, aggiustandosi il kimono. La spada di Kenren ad un paio di metri dal suo proprietario, mentre quella di Sorame era ben salda nella sua mano.
-Non è valido slacciarsi il kimono nel bel mezzo del combattimento!-
-Non me lo sono slacciato di proposito, capita con quelli da combattimento … E poi la colpa è tua. Un guerriero non deve mai distrarsi, no? E poi sotto ero vestita …- Ridacchiò la ragazza, mostrando il top azzurro, invisibile sotto un kimono perfettamente legato.
-Sì, ma me lo hai fatto vedere solo dopo che ho cercato di sbirciarti in ogni modo!- Ringhiò Kenren.
-E secondo te io vado a combattere in kimono senza essere vestita sotto? Con TE come avversario?- La risata di Sorame si espanse per l’arena dedita ai combattimenti, completamente vuota, se non per loro due. Kenren rimase fumante per qualche secondo. La ragazza aveva ragione, ma … Non lo avrebbe mai ammesso. Piuttosto la morte!
-Va bene, ma … Voglio lo stesso la rivincita!- Sorame fece una linguaccia.
-Domani. Ora voglio festeggiare con un buon sakè … Che mi offrirai tu!-
-Io? E chi l’ha deciso questo?-
-Chi perde paga … È la regola, no?- Kenren si passò una mano tra i capelli corti. Il giorno prima aveva tentato in ogni modo di convincerla ad andare a bere qualcosa insieme … ma doveva ammettere che la cosa ora non gli dispiaceva affatto! Le regole vanno rispettate, no?

-----

Tempou osservò compiaciuto la libreria. Era la prima volta da secoli che ne vedeva gli intagli in legno, nascosti dalle pile di libri accumulati nel tempo.
-Sa Kaori, se non fosse che lei è una dea, direi che tutto ciò ha del divino …- Le ragazza sorrise, posando alcuni volumi.
-Oh, non ho fatto poi molto. Semplicemente, qui mancava un … Come dire, un tocco femminile. Tutto qui!- Tempou ritornò ad ammirare la libreria. Avrebbero dovuto venderlo a bottiglie, quel “tocco femminile”, per la gioia di tutti gli uomini single. Si voltò verso Kaori, intenta a sistemare alcune pergamene, finite, non si sa come, in mezzo ad un volume a sé stante.
-Vado a preparare del tè. Ha voglia di farmi un po’ di compagnia?-
-Ben volentieri …- Sorrise la semi divinità, abbandonando il suo lavoro di catalizzazione.

-----

Il sorriso di Kanzeon divenne improvvisamente malinconico, mentre interrompeva il racconto. Come se ricordare fosse diventato improvvisamente doloroso.
-Poi, però, è accaduto quello che è accaduto …-

-Fine capitolo 14-

Il capitolo mi veniva chilometrico, e dato che non ho avuto molto tempo e devo ancora concluderlo, vi mando questa prima parte, spero di riuscire a mandarvi il sequel al più presto. Ringrazio chi mi commenterà, ciao ciao
Will
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saiyuki / Vai alla pagina dell'autore: WillowG