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Autore: scythemeister_MakaAlbarn    06/01/2015    11 recensioni
‹‹Soul…non sei abituato. – azzardò, esibendo il tono di voce e l’espressione più persuasiva che potesse – Fermati prima di fare danni.›› Lui la osservò, facendo sporgere appena il labbro inferiore. Poi scoppiò a ridere, camminando avanti e indietro sulla sottile balaustra, le braccia incrociate dietro la nuca. ‹‹Danni? – sghignazzò – Ma figurati.››
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime, Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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VersuS
 
1st fight
come non scendere dalle scale
 
 
‹‹Soul!!››
Maka gridò più forte che poté, ma ormai era troppo tardi. Soul si era già lanciato a capofitto verso la ripida rampa di scale, puntando alla ringhiera. Lei sgranò gli occhi anche se il cervello le stava ordinando di non guardare. ‹‹Soul! Non ti azzardare…›› ripeté, sputando fuori tutta l’aria che le era rimasta nei polmoni. Inutile.
Soul sghignazzò, mezzo nascosto dallo sventolio del cappotto nero. Le caviglie si flessero e le ginocchia si ripiegarono fino a che cosce e polpacci  non aderirono. Con la destra sfiorò l’asfalto rovente della strada e per un istante reclinò il capo all’indietro; giusto per il gusto di scorgere la sua compagna, molti passi più indietro, che correva sbuffando e annaspando, le bocca spalancata e un braccio teso nella sua direzione. Soul la sentì inveire ancora contro di lui mentre le gambe scattavano e il suo intero corpo veniva proiettato verso l’alto come una molla, molto più in su di quanto avesse mai potuto immaginare. Le articolazioni si allungarono in modo tanto fluido da sembrargli quasi innaturale. Non cigolarono come facevano di solito, e non scattarono provocando quei rumori secchi che tanto ricordano una tavoletta di cioccolato quando la si spezza. Un meccanismo oliato alla perfezione. I muscoli estremamente elastici si tesero sotto la pelle, nascosti dagli strati di vestiti. ‹‹Cazzo!›› esclamò, stupito nel riuscire a percepirli tutti, ad uno ad uno.
Il controllo che aveva di quel corpo era tanto elevato quanto inverosimile. Ogni fibra, ogni singola terminazione nervosa rispondeva al suo volere. E la cosa lo mandava su di giri.
Quando Soul atterrò sulla ringhiera, in equilibrio su un piede solo, Maka si bloccò di scatto, restando immobile nella posizione in cui si era fermata, con le braccia a mezz’aria e una gamba ancora piegata nell’atto della corsa. Era a quattro falcate scarse dal compagno, ma aveva la sensazione cha al minimo movimento questi sarebbe potuto precipitare giù dalla scalinata e sfracellarsi al suolo. Sudò freddo: l’immagine che le si  affacciava alla mente non era delle migliori. ‹‹Soul…non sei abituato. – azzardò, esibendo il tono di voce e l’espressione più persuasiva che potesse – Fermati prima di fare danni.›› Lui la osservò, facendo sporgere appena il labbro inferiore. Poi scoppiò a ridere, camminando avanti e indietro sulla sottile balaustra, le braccia incrociate dietro la nuca. ‹‹Danni? – sghignazzò – Ma figurati.›› Alla compagna cascarono le braccia: Soul non sembrava rendersi conto della gravità della situazione.
Il ragazzo interpretò il suo silenzio come un via libera, o meglio, si approfittò di quell’esitazione per fare il cavolo che gli pareva. ‹‹Non pensavo che tutto questo sarebbe potuto essere così cool!›› esclamò, lanciandosi in una corsa folle giù per la ringhiera, tanto veloce da scongiurare ogni minima scivolata. Maka improvvisamente si riscosse e con un gridò seguì il compagno scendendo gli scalini a più non posso, pronta ad afferrarlo al volo nel caso ve ne fosse presentata la necessità. E così di fatto avvenne.
Nel punto in cui la rampa si ripiegava su se stessa, scendendo fino al piano sottostante, Soul rallentò con un istante di ritardo di troppo, e lo slancio lo proiettò in avanti, oltre il parapetto. Allungò le mani nella speranza di raggiungere una delle sbarre della balaustra, invano. Le braccia erano più corte di quanto pensasse. ‹‹Soul…non sei abituato.›› Quella frase gli rimbombò nella testa con tutta la sua petulante verità, mentre l’appoggio sotto i piedi veniva inesorabilmente a mancare. Si masticò la lingua, con rabbia, mentre la compagna sbatteva forte conto la ringhiera di metallo, facendola vibrare. Quando quest’ultima allungò la mano, afferrando Soul al volo per un polso, il peso la fece scivolare in avanti e ripiegare sul parapetto. ‹‹Merda…›› imprecò a denti stretti per la fatica. ‹‹Brutto idiota.›› aggiunse poi soffiando, mentre, la ringhiera piantata nello stomaco, issava su il compagno facendo forza con ambo le braccia. Una volta compiuta l’impresa, Maka si abbandonò contro il muro, lasciandosi scivolare fino a ritrovarsi seduta, il fiato grosso e le braccia doloranti.
Il fiatone di Soul era dovuto più allo spavento che non alla fatica. Sbirciò il volto pallido e smunto dell’amica, restando poggiato con le mani sulle ginocchia. Anche lei doveva essersi presa un colpo… Beh, come darle torto, dopotutto. Si rialzò inarcando la schiena per stiracchiarsi e levò lo sguardo al cielo limpido. Non c’erano nuvole e l’azzurro era tanto intenso e vivo da ferire gli occhi.
‹‹Brutto idiota… – ripeté la ragazzina dalla sua posizione, immobile e con le palpebre socchiuse – Deficiente.››
Lui sghignazzò. ‹‹Hai ragione…›› disse poi, rivolgendole un sorriso vergognoso.
‹‹Ti avevo detto che avresti fatto danni…›› ansò Maka, intercettando il suo sguardo.
‹‹Lo so.››
‹‹E anche che non sei abituato.››
‹‹E’ vero.››
Lei piantò gli occhi truci in quelli del compagno. ‹‹E allora per quale assurdo motivo non mi hai dato retta?›› proferì con enfasi, sibilando come un serpente a sonagli. Soul si dondolò sui talloni, piegando la testa con fare spudoratamente innocente. ‹‹Scusa. – fece spallucce – E’ che questa cosa è troppo figa. Voglio dire…è come se il tuo corpo facesse tutto in automatico.›› Allungò un braccio e le poggiò la mano sulla spalla. ‹‹Maka, finalmente ho trovato qualcosa di buono nel tuo fisico.›› Lei digrignò i denti, scattando in avanti per colpirlo forte in testa, ma gli addominali cedettero facendola ricadere all’indietro. Facevano dannatamente male, e la colpa era della botta presa poco prima contro la ringhiera. Ringhiò sommessamente, ricordando un gatto incazzato con la ferma intenzione di estirparti gli occhi a suon di graffi. Sprezzante del pericolo Soul si piegò su di lei. Il suo sguardo si era velato di una leggera preoccupazione. ‹‹Beh? Non rispondi?››, sembrava volesse dire. Lei guardò altrove. ‹‹Il mio corpo ha una sua memoria. – borbottò – Grazie all’allenamento ha registrato diversi schemi da seguire a seconda delle situazioni alle quali viene sottoposto. Non va in automatico.›› L’ultima frase la scandì lettera per lettera.
Soul distese le labbra in un nuovo sorrisino: sapeva meglio di chiunque altro quante ore di duro lavoro si nascondessero dietro ogni sua singola mossa. Quando lei tornò a guardarlo gli parve che la rabbia fosse dolcemente scemata. Ebbe un lungo brivido che dal collo corse giù per tutta la schiena, diramandosi poi a braccia e gambe. Gli faceva uno stravo effetto vedere l’espressione infantile di Maka stampata sulla propria faccia: gli occhi dalle iridi scarlatte, perennemente annoiati e a mezz’asta, adesso erano ben aperti, vivi e guizzanti. Una luce mai vista prima li animava, rendendoli difficili da riconoscere. Persino le profonde occhiaie che li avevano sempre caratterizzati, ora, passavano in secondo piano. La bocca, generalmente tesa in un ghigno sardonico, appariva come ammorbidita, e le labbra semiaperte sui denti appuntiti cozzavano con i lineamenti spigolosi che le incorniciavano. ‹‹Cazzo, Maka. Non fare quella faccia! – schioccò la lingua sul palato – Non con la MIA di faccia, perlomeno!›› Lei gli lanciò un’occhiata stizzita. ‹‹Ti riempirei di botte, ma finirei soltanto col rovinare il MIO corpo. E visto che poco fa ci è mancato davvero poco che TU lo rendessi una semipoltiglia, direi di evitare. In più il TUO corpo fa schifo e adesso ho male da tutte le parti.›› esalò con esplicita cattiveria. Per tutta risposta, Soul le piantò una dito nello stomaco, pigiando proprio sul punto dolente.
‹‹Bastardo…››
‹‹Oooh… Qui verrà proprio un bel livido.›› sghignazzò, continuando a punzecchiare.
Maka boccheggiò dal dolore. ‹‹Stronzo.››
‹‹Ed ecco che viene fuori il peggio di Maka Albarn.››
Lei allungò debolmente una mano, afferrandogli il polso. ‹‹Pensi davvero che la tua di espressione si addica alla mia faccia?›› ridacchiò, storcendo la bocca per il male. Soul alzò le spalle a la aiutò a rialzarsi. ‹‹Forse non le si addirà, ma certamente così è molto più cool.›› E si dilungò con particolare enfasi sulla prima “o” di “molto”. Maka inarcò un angolo della bocca all’insù e si guardò i piedi poggiandosi alle spalle del compagno.
Sentiva la propria voce acuta e squillante, distorta dal modo duro di sillabare le parole di Soul, dalla sua tonalità biascicante e a tratti  tetra. Era del tutto innaturale.
‹‹Comunque il mio corpo non fa schifo. Sei tu ad essere abituata fin troppo bene.›› continuò lui con una punta d’invidia.
‹‹Ti sei mai accorto di essere particolarmente scoordinato? O che la tua postura faccia pietà?››
Soul levò il viso per “guardarsi” in faccia. ‹‹Tappa.››, pensò mentre, per la prima volta, Maka si gustava quella sottile e sconosciuta soddisfazione di essere la più alta. Involontariamente un sorrisino di compiacimento le fiorì sulle labbra.
‹‹In ogni caso i miei muscoli sono più sviluppati dei tuoi.››
‹‹Ma sono rigidi.››
‹‹Sono un’arma. – ridacchiò – Possiamo allenarci finché vuoi. Non ho le capacità per arrivare al tuo livello.›› Maka rimase in silenzio. Era quello il grande divario tra arma e artigiano. Si premette una mano sulla pancia: pulsava ma il dolore piano piano stava passando. ‹‹Quindi ti massacri sempre in questo modo quando sono nei guai?›› chiese a voce troppo bassa perché l’amico potesse sentirla. Domanda stupida: la cicatrice che attraversava il suo petto ne era una prova lampante. Soul era costantemente pronto a morire per la sua maestra d’armi.
Quando lui le chiese di ripetere, Maka si limitò a sbuffare ed agitare una mano per aria, come a voler spazzare via quel pensiero spiacevole.
‹‹Speriamo solo che questa roba passi in fretta… Mi vergogno di stare dentro ad una bimbetta così piatta. –  sospirò Soul con cinismo. Si palpò il seno spaventosamente acerbo, impassibile – Ma quanti anni hai? Sette?››
Immediatamente, una paio di vene si gonfiarono sulla tempia di Maka. ‹‹Maka-chop!››
Ma quando si rese conto che nella sua mano non era comparso il consueto tomo enciclopedico, la depressione prese il sopravvento su di lei e Soul poté così sancire la sua prima vittoria.

 
 
Soul / Maka
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E PER IL CICLO "A VOLTE RISORGONO"...
Sì! Sono di nuovo qui! Incredibile ma vero, Maka non è morta!
*ma sono certa che ci sia qualcuno qui che mi vorrebbe uccidere. Che sia per colpa del ritardo?* YAHOOO!!
In ogni caso... 
L'edea più stupida, qualla più idiota in assoluto. Beh, l'ho presa e ne ho fatto questo primo, "fantastico" capitolo. *depressione*
Devo dire, però, che mi sono divertita molto a scriverlo! Anche perchè mi viene paura se penso a quello che potrei inventarmi da questo momento in poi. Abbiate pietà!
Alla fine di ogni capitolo verrà segnato il punteggio ottenuto dai vari personaggi (spero vivamente di riuscire ad inserirne molti altri) e alla fine, verrà decretato vincitore colui che sarà stato in grado di "adattarsi" meglio. Il titolo doveva essere solo "VS". Ma poi ho pensato potesse risultare troppo esagerato...
Spero di avervi incuriositi...eheh!
Ovviamente i vostri pareri sono sempre ben accetti *messaggio subliminale: RECENSITE! RECENTITE!*
E ora svanisco.
Con la speranza di non morire di nuovo...
APPRESTOOOO!!

P.S. porca miseria se ho sclerato per invertire le espressione di questi due! Che dite? Ci sono riuscita?

 
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