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Autore: AlexRae00    06/01/2015    2 recensioni
Questa sarà l'ultima long della serie. Siamo quindi giunti alla fine, o quasi.
Ringrazio chi mi ha seguito fin ad ora e continua a farlo, sperando che la FF sia all'altezza delle aspettative.
"Il cuore accelerò i propri battiti, facendo temere al mago che lei potesse udirli.
Il desiderio di correre verso di lei e stringerla tra le braccia superò ogni cosa, ma facendosi forza si avvicinò lentamente.
Occhi negli occhi. Rosso nel verde. Jake non potè che perdersi in quello sguardo rubino, più incandescente del fuoco stesso.
Nessun colore sarebbe mai riuscito a rendere perfettamente la sua essenza come quello.
Nessuna tonalità al di fuori di quella avrebbe potuto appartenerle.
Paragonandolo all’azzurro, sfruttato per mascherare quegli occhi, avvertì chiaramente la differenza.
Alexandra era il rosso. Incarnava il fuoco. Ed era tutto ciò che desiderava.
E quando le loro labbra si unirono Jake avvertì quanto tutto fosse perfetto con lei."
Buona lettura. AlexRae00.
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Through the years'
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Il corridoio dell’ospedale era così bianco da costringerla a chiudere gli occhi, a causa di quella falsa luminosità.
La ragazza si voltò verso la porta della stanza con fare impaziente, attendendo una qualche notizia da parte del dottore.
Stanca di tutto quel silenzio e dei sussurri della gente, si voltò verso il corridoio, incontrando lo sguardo tranquillo di Valèry, sparita poco prima per prenderle un caffè.
Sorrise con dolcezza alla compagna e afferrò la propria bevanda, storcendo le labbra a causa del sapore orribile che aveva.
- Sei sicura di voler rimanere qui ?
- Si, voglio aspettare che arrivino i suoi famigliari. Non possiamo lasciarlo qui da solo senza spiegare ai parenti cosa è successo.
 
L’espressione di velata ammirazione che si dipinse sul volto della sua amica la fece sorridere lievemente, prima che una voce cupa e arrochita a causa del fumo non la richiamasse.
Si voltò rapidamente, incrociando lo sguardo dell’insopportabile medico che si era occupato del giovane civile, da loro portato in ospedale.
Incrociò le braccia al petto, buttando il bicchiere con all’interno i resti dell’orribile caffè,  e sollevò le sopracciglia in segno di impazienza.
Il dottor Carson rimase impassibile e, osservando con aria critica la divisa da Titans che indossava, si schiarì la voce.
- Il ragazzo sta bene, ha qualche costola rotta e un polso slogato. Fortunatamente i timpani non hanno subito danni al seguito dell’esplosione.
- Grazie per questa notizia. Ora potrei parlare con lui ? Vorrei poter contattare la famiglia.
- Il ragazzo ha già fornito le proprie informazioni ad un infermiera quindi non vi è alcun bisogno di discutere di tale argomento.
 
Asia corrucciò lo sguardo, irritata dal tono petulante di quel dottore da quattro soldi che l’aveva trattata con sufficienza fin dal primo momento in cui gli aveva affidato il diciottenne semi cosciente.
Avvertì la mano della Titans dell’est sul suo braccio e inspirò con calma, tentando di rilassare i suoi nervi già abbastanza a fior di pelle.
- Nonostante tutto voglio parlargli. Quindi la prego di spostarsi e lasciarci entrare, dottor Carson.
- La farò passare ma resterete solo per pochi minuti. Non voglio che il paziente si stanchi troppo.
- Certamente.
 
Il tono sibilato della giovane eroina costrinse il medico a fare un passo indietro, spaventato dall’espressione quasi selvaggia della mutaforma,  ora intenta a sogghignare.
La mora scosse il capo, in parte divertita dalla situazione, prima di spingere Asia verso la porta della camera 104.
Non appena la porta si chiuse alle loro spalle, le ragazze emisero un sospiro di sollievo e si diressero verso il diciottenne ferito.
Il Leoni, costretto all’immobilità a causa del dolore, sollevò a stento il capo, cercando di sorridere alle vigilanti mascherate.
Entrambe ricambiarono il sorriso, per poi sedersi in silenzio sulle due sedie in plastica poste ai lati del letto.
- Allora, tu sei..Matteo.. Giusto ??
- Si..Matteo Leoni. È un onore.. conoscervi.
- Non ti affaticare. Io sono Anim e lei Wit Blom, volevamo assicurarci che stessi bene prima di parlare con la tua famiglia.
- Oh, certo. I miei fratelli sono stati chiamati..poco fa.
- E i tuoi genitori ? –chiese la Logan. Osservando il giovane con occhi dubbiosi.
- Sono in Italia. Sono andati..a visitare dei parenti.
 
Il sorriso sincero che increspò le labbra del ragazzo, costrinse le due a ricambiare l’espressione.
I tre rimasero per un attimo in silenzio, prima che la porta venisse spalancata con forza da una giovane di quasi 22 anni, che con sguardo terrorizzato corse ad abbracciare Matteo.
Al seguito, un uomo dal fisico atletico che sospirò di sollievo alla vista del fratellino.
Gli occhi di Asia si spalancarono in modo innaturale dinnanzi alla vista della scena, mentre si sollevava in piedi di scatto e guardava la ventiduenne mora sciogliere l’abbraccio.
Rimase immobile, suscitando la preoccupazione di Valèry che l’affiancò in silenzio, afferrandole un braccio per sostenerla.
Il maggiore dei tre fratelli si rivolse poco dopo ad entrambe, grato per il soccorso che avevano dato al ragazzo.
- Vi ringrazio davvero. Non cosa avremmo fatto se Matteo.. Grazie davvero.
- Non c’è nulla per cui ringraziare. È il nostro dovere..
- Tutto bene ? La tua compagna sembra che stia per svenire, falla sedere.
 
Asia non avvertì nulla di ciò che i due si dissero in quel momento, troppo impegnata a guardare con gli occhi vacui la figura che adesso la osservava in silenzio, assieme ai fratelli e a Valèry.
I capelli neri, più lunghi di cinque anni prima, la pelle olivastra, quasi bronzea, e gli occhi di quel rosso fuoco che sfumava nell’oro e nell’arancio.
Avvertì un’inquietudine incontrollata e tentò di parlare, emettendo solo sussurri impercettibili.
Si chiese cosa stesse accadendo e assumendo un’espressione disperata si aggrappò al braccio della Titans dell’est, chiedendole di portarla fuori di lì.
La figlia di Garth eseguì la richiesta, scusandosi con i tre Leoni per poter uscire in fretta dall’ospedale.
Mentre percorreva il corridoio bianco con passo svelto, strinse a sé l’amica, troppo confusa dal suo comportamento per poter dire alcunché.
 
 
Alexandra si sedette sulla sedia in plastica, occupata poco prima dalla Titans, domandandosi cosa fosse accaduto per ridurla in quello stato.
Paolo parlava a Matteo, tentando di sapere cosa fosse accaduto quella mattina per farlo finire in quella stanza d’ospedale.
La ragazza rabbrividì ricordando gli occhi viola intenso di quella giovane che non avevano smesso di fissarla un attimo,quasi le stessero sondando l’animo.
Un lieve prurito la colse là dove si trovava la più pericolosa delle sue ferite, ormai rimarginate.
Scuotendo il capo si portò una mano alla nuca e, dopo aver percorso la bianca cicatrice che la segnava indelebilmente, si costrinse a volgere la propria attenzione verso i fratelli.
 
 
Valèry si fermò nel giardino della struttura, afferrando la compagna per le spalle, in modo da guardarla in quegli occhi tanto profondi quanto misteriosi.
Lentamente Asia riprese il controllo di sé stessa, incominciando a tremare quasi impercettibilmente, come se un gelo improvviso l’avesse colta.
Si liberò dalla presa della ragazza e si sedette sul prato, sdraiandosi in quel manto verde che si confondeva tra i ciuffi corti della ragazza, unendosi a quelli viola e a quelli ugualmente verdi.
La giovane si sedette al suo fianco, attendendo una spiegazione che sapeva sarebbe giunta.
- È viva.
- Come ?- Wit Blom sollevò un sopracciglio, confusa dall’affermazione dell’altra.
- Ricordi la ragazza di cui ti ho parlato ? La ragazza che mio fratello ama dal primo momento in cui la vide ?
- Si, hai accennato a questa ragazza.
 
Anim si sollevò di scatto, incrociando le gambe e voltandosi verso il cielo, alla ricerca di una qualche risposta divina dinnanzi a tutta quella confusione.
Afferrò con violenza alcuni steli d’erba, strappandoli dalla terra per sfogare il caos di sentimenti che avvertiva crescere dentro di sé.
- La sorella di quel ragazzo.. Lei è la stessa ragazza che ora dovrebbe essere morta.
 
I rumori della città furono gli unici udibili in quel momento.
Le parole sembrarono bloccarsi nella gola della compagna, assieme all’aria che non riusciva più ad espirare.
Rifletté il più rapidamente possibile, tentando di realizzare quell’assurda situazione, prima di decidersi ad emettere un fiato.
- Ma… Ne sei sicura ?
- Si.. No… Io.. È lei ! Ma non può essere!
- Immagino quanto possa essere scioccante una situazione del genere, ma potrebbe essere una ragazza molto simile a lei. Anche se occhi come i suoi non li ho mai visti prima.
- Quella ragazza ha la stessa età, lo stesso volto e la stessa voce di Alexandra.
- Aspetta, si chiamava così ? Forse è tutta un’assurda coincidenza ma anche la sorella del ragazzo porta lo stesso nome.
 
Anim serrò le labbra, portandosi la testa fra le ginocchia, in modo da trattenere l’impulso di correre via che la stava pervadendo.
La sicurezza che avvertiva sull’identità di quella giovane la lasciò basita, in quanto unica roccia in un mare di argilla.
Non si rese conto di starsi mordendo le labbra finchè il sapore ferroso del sangue non le invase la bocca, risvegliandola da quel flusso di pensieri senza fine.
In quell’istante realizzò cosa sarebbe accaduto se il fratello, che mai aveva superato quella perdita, fosse venuto a conoscenza della situazione in cui si trovava.
Spaventata dalla reazione che il suo gemello poteva avere, se tutta la faccenda si fosse rivelata solo un’amara coincidenza, si riscosse e scattò in piedi.
- Dobbiamo impedire assolutamente che mio fratello la veda.
- Cosa ?
- Se tutto questo..Questo assurdo casino, fosse una crudele coincidenza, lui non si riprenderebbe più! Sono cinque anni che vaga in cerca di sé stesso. Non  permetterò che crolli ancora quando ha iniziato a trovare la strada.
- Ma se fosse vero..
- Se fosse reale..L’unica possibilità sarebbe quella di una perdita di memoria.. Memoria che potrebbe non tornare mai più.
 
Non parlarono per alcuni minuti, ancora intente ad elaborare tutta quella matassa sconfinata in cui erano finite.
Attesero immobili un qualche segno o richiamo ma l’unico richiamo fu quello del comunicatore dei Titani che segnalava una chiamata.
Asia afferrò il piccolo marchingegno, migliorato da Cyber alcuni mesi prima, per rispondere alla chiamata del suo ragazzo.
Un ologramma del titano dai capelli rossi apparve sulla superficie circolare dell’oggetto, che rivolse un dolce sorriso alla mutaforma.
- Tutto apposto ? Jake ed io siamo appena tornati alla torre e non vi abbiamo trovate.
- Tranquillo, è tutto okay. Siamo uscite ora dall’ospedale. – Il tono della Logan, prima tremulo, divenne immediatamente tranquillo, così come la sua espressione.
- Bene. Mike e Denny stanno bene. La ferita di Denise non ha causato troppi danni e Michael è riuscito a sistemarla come poteva.
- Voi come state ?
- Solo contusioni o ferite superficiali stavolta. Jake si è curato da solo con la magia e ora sta cercando di contattare i nostri genitori. Venite ?
- Certo, arriviamo subito.
 
Non appena la chiamata fu terminata, il piccolo ologramma svanì, permettendo ad Asia di rilassare i muscoli in tensione a causa della recita poco prima svolta.
Dopo aver riposto il comunicatore si voltò verso Valèry e attese qualche attimo prima di parlare.
- Ti prego non parlare a nessuno di ciò che è successo.
- Non preoccuparti. Non l’avrei fatto.
- Grazie Val. Adesso è meglio se torniamo.
- Certo.
 
Anim ruotò lievemente le spalle, rilassando i muscoli delle braccia, trasformandosi in un secondo in uno pterodattilo, in modo da poter trasporta più facilmente la compagna.
Wit Blom assunse un aria stupita, elettrizzata per l’esperienza che stava per compiere. Quando però, il volatile preistorico prese il volo, afferrandola per le braccia, non riuscì a trattenere l’urlo che nacque spontaneo dal suo petto.
 
 
Osservò con sguardo critico lo schermo della Main-Ops Room, intanto che lo Stone, tecnico del gruppo come lo era il padre anni prima, si occupava della connessione.
Stanco si lasciò cadere sul divano, affiancando Drake, impegnato a creare e distruggere le sue sfere di energia, perso nei suoi pensieri.
Chiuse gli occhi per un po’, cercando di riposarsi dopo lo scontro e tutte le solite discussioni ed interviste.
In quanto leader dei Titans, la responsabilità  dei giornalisti e dei vari danni, da discutere con la polizia e il sindaco, ricadevano solitamente su di lui, che veniva accompagnato solitamente dal rosso, suo secondo in linea di comando.
Ad un tratto avvertì una sorta di agitazione invaderlo, subito mascherata, che lo convinse ad aprire gli occhi.
Poco dopo, sua sorella e la loro ospite raggiunsero la sala, salutando i membri della squadra.
- Allora ? Il collegamento ?
- Sto..Cercando..Di..Fatto!
 
L’attenzione di tutti i vigilanti venne subito canalizzata dallo schermo, ora acceso, dove troneggiava la figura di Victor Stone, impegnato a discutere con Rachel Roth.
Il cyborg sbuffò dinnanzi all’espressione scettica della mezzo demone, immobile nella sua tipica posizione a braccia incrociate.
- Mamma, zio Victor.
 
I due ex vigilanti si voltarono all’istante, salutando con affetto la squadra di giovani eroi composta dai loro figli.
In quel momento li raggiunse Garfield Logan, il solito sorriso bambinesco in volto e l’immancabile criniera di arruffati capelli verdi ad incorniciargli il viso, del medesimo colore.
- Ciao papà.
“Ehi ragazzi! Ho saputo cosa è successo.. Come state ??”
- Le cose vanno meglio. Abbiamo avuto poco fa un altro scontro con Wight Slado.
 
L’espressione dell’uomo divenne corrucciata, così come quella degli altri membri della squadra, giunti per assistere alla discussione.
Richard si rivolse al leader della squadra, osservandolo con i suoi intensi occhi blu, scoperti da qualsiasi impedimento.
“Avete riportato gravi ferite ?”
-No, la più grave consiste in un taglio alla gamba causato da un coltello ed è di questo che vorrei parlarti.
“Parla pure”
- Qualcuno aiuta il nostro vecchio “amico”. Qualcuno che fino a che Ethan non si è trovato in pericolo non è intervenuto.
“Parli di una specie di aiutante fantasma ?”
- Esattamente. A causa sua lo abbiamo perso, ma molto probabilmente è stato ferito.
“Come fai a dirlo ??”
 
Jake si voltò in direzione di Valèry, invitandola a raggiungerlo davanti allo schermo, in modo da risultare visibile ai membri della prima squadra di Titani.
La ragazza, ora senza maschera e con i capelli sciolti, affiancò il giovane Logan, trattenendo l’agitazione che la stava pervadendo.
Osservò il volto serio di Richard, stupendosi a causa della profonda somiglianza con i tratti della figlia maggiore, Denise.
Il bel volto, che da sempre ammaliava chiunque, ora più serio e gli occhi, di solito coperti dalla maschera, liberi di mostrarsi in tutta la loro intensità.
Nonostante l’evidente passare degli anni, a causa della lieve sfumatura grigia sui suoi capelli, non potè che ammettere quanto il famoso Robin fosse affascinante.
- Lei è la figlia di zio Garth. Ci ha dato una mano durante l’ultimo scontro e, dopo aver evitato che un secondo colpo andasse a segno, ha colpito l’aiutante fantasma.
“Ne siete sicuri ?”
 
Sentendosi ferita nell’orgoglio, la ragazza assottigliò lo sguardo, assumendo un’espressione molto simile a quella della madre.
L’uomo all’altro lato dello schermo trattenne a stento la sorpresa, mentre osservava il volto della giovane venir illuminato da un ghigno quasi strafottente.
- Io non sbaglio. Zio Roy conosce le mie capacità e potrà dirvi cosa riesco a fare.
“Non ce ne sarà bisogno. Devo dire che sei cresciuta moltissimo dall’ultima volta che ti ho vista”
- Io posso dire che tu sei invecchiato invece, zio.
 
Un sorriso quasi malizioso comparse sul viso della Titan, intenta ad accarezzarsi il tatuaggio a forma di margherita come faceva abitualmente.
Garfield, dall’altra parte, si lasciò andare ad una risata, trattenendo a stento le lacrime di fronte alla sfrontatezza della ragazza.
Il Grayson scosse il capo,  concedendosi un sorriso di apprezzamento per l’animo orgoglioso che la ragazza ovviamente possedeva.
Nella mente riapparve nitida l’immagine della madre quando, anni prima, arrivò sulla Terra per incastrare la sorella.
Mai avrebbe dimenticato il sorriso ammaliatore e i suoi occhi, pieni di sentimenti repressi per troppo tempo.
Sullo schermo, in quel momento, apparve la figura slanciata di Roy.
I capelli castano ramato e lo sguardo nocciola, che si illuminò nel riconoscere la figura della nipote.
“Ehi piccola Val! Ho sentito bene ? Hai fatto qualcosa di utile!”
-  Piantala zio Roy. Sono certamente più utile di te!
 
L’ennesime parole taglianti della figlia di Garth suscitarono una seconda ondata di ilarità, calmata poco dopo dall’urgenza della discussione intrapresa.
Lo sguardo di Valèry percorse ogni millimetro della stanza, alla ricerca della figura di uno dei suoi genitori, quando però non riuscì a scorgerli, abbandonò l’idea di cercarli.
La voce calma e posata di Jake rispose alle ultime domande del suo predecessore, che dopo alcuni minuti concluse la discussione.
Attese fino all’ultimo secondo di vederli ma, incontrando gli occhi seri di suo zio, si arrese definitivamente.
Con lo sguardo l’uomo le comunicò un unico messaggio e allora abbassò lo sguardo, cercando di sfuggire agli ennesimi ricordi asfissianti.
 
 
Il volto di Ethan, coperto dalla solita maschera bianca, si voltò in direzione della figura che, alle sue spalle, armeggiava con le fasciature.
Rimase impassibile durante tutto il tempo in cui la persona si occupò delle proprie lesioni, finchè non potè liberarsi dalla sua presa.
Concesse un unico sguardo al suo “aiutante fantasma”, ora occupato a controllare la ferita inferta da Wit Blom.
Sicuramente la ragazza aveva imbevuto la freccia di veleno, in modo da ottenere un buon risultato anche in caso di un lieve graffio.
- Fai in modo che non procuri troppi danni. Non vorrei che alla fine tu risultassi inutile.
 
La persona rimase in silenzio, continuando a sistemare la propria fasciatura, realizzata con gli strumenti a sua disposizione sul tetto del palazzo da dove aveva attaccato.
Trattenne a stento l’ira, inveendo mentalmente contro la vigilante dai capelli nero pece che aveva inferto quel colpo, proclamandosi cecchino della squadra.
- Non mi aspettavo che si portassero appresso qualcun altro. Questa..eroina..non era prevista, ma non sarà un problema.. Vero ? Oppure non sei all’altezza?
 
L’aiutante sollevò di scatto il capo, incrociando i suoi occhi neri come la notte con quelli azzurro ghiaccio del suo maestro, intento a riflettere sulle possibili variazioni che quella ragazza sconosciuta avrebbe potuto portare ai loro piani.
Serrò la presa sul coltello argenteo dal manico decorato con la luna insanguinata, concentrando la propria rabbia sulla stretta.
Guardò con occhi desiderosi il sangue cremisi colare dalle proprie ferite e immaginò che fosse il sangue della sgualdrina mascherata a colare.
Il liquido vermiglio bagnò la poltrona in velluto bianco, creando un contrasto tra i due colori che portò la persona a sorridere.
Ethan osservò tutta la scena e, senza alcuna reazione, si voltò per raggiungere il proprio studio, mentre i suoi polpastrelli si ricoprivano della solita brina leggera.
 
 
Era ormai sera quando, costretta da Paolo, fece ritorno a casa, per poter riposare dopo quella stressante giornata.
Si chiuse la porta alle spalle, lasciando cappotto e chiavi nel salotto per potersi stendere sul divano.
Lo sguardo fissava il soffitto bianco, come alla ricerca di una qualche risposta.
Entrambi i suoi fratelli erano finiti coinvolti in un attacco da parte di Wight Slado, casualità alquanto preoccupante.
Si chiese se fosse il caso di temere per la propria vita, ma dinnanzi alla prospettiva di finire invischiata in un terzo scontro, chiuse gli occhi, cercando di fuggire ad una tale possibilità.
Con svogliatezza afferrò il telecomando, dedicandosi allo zapping per divagare con la mente su cose più futili.
Quando stava per arrendersi e spegnere però, un servizio particolare attirò la sua attenzione.
Le immagini della vecchia villa, crollata anni addietro a causa di un esplosione, scorrevano sulla TV, mostrando le poche zone accessibili dell’edificio.
Un brivido le percorse la schiena, spingendola ad afferrare una coperta dal mucchio piegato, posto sulla poltrona.
Incuriosita alzò il volume, domandandosi come avesse fatto a non guardare, in quei cinque anni, quel servizio annuale che veniva girato in onore di quello che era stato uno degli scontri più misteriosi e pericolosi dei Titans.
“Come potete vedere, l’edificio ha subito numerosi crolli e, nonostante le insistenze di alcuni soggetti, non si è mai accennato ad una possibile ristrutturazione.”
 
Uno strano dolore la costrinse a mordersi le labbra per trattenere le lacrime, che le appannavano gli occhi senza apparente ragione.
Percorse i ruderi di quella meravigliosa villa, abbandonata da tutti, lasciata a sé stessa per cinque interi anni.
“La possibilità di ristrutturare villa Shephard, stroncata sul nascere dal leader dei Titans, Darkus, avrebbe portato alla realizzazione di un edificio pubblico.
Ma, lo stesso Darkus, proibì qualsivoglia tipo di intervento umano sull’edificio, proclamando la villa stessa come un memoriale per ricordare la lotta contro il criminale Slado, morto poco tempo dopo il suo arresto.”
 
Dopo quelle parole, l’immagine del Titano apparve accanto alla ripresa della villa, sostituendo poco dopo le immagini con il video stesso della soprannominata intervista.
L’allora diciassettenne, inquadrato in primo piano dalla telecamera, portava in volto i segni dello scontro avvenuto poco prima.
I suoi occhi, di quel verde smeraldo pieno di vita, erano vacui e colmi di un’atroce dolore che sembrava trasudare da tutta la sua essenza.
I capelli più lunghi coprivano in parte quello sguardo pieno di straziante malessere, assieme alla gemma lucente che brillava sotto la chioma.
La ferita sulla guancia, ancora fresca, aveva il tipico colore rosato, misto al rosso del sangue.
Alex avvertì una profonda stilettata al cuore vedendolo in quello stato.
Così giovane e pure così distrutto.
“Lo scontro che si è appena concluso vi ha visti vincitori! Finalmente Saldo, più antico tra i nemici di voi vigilanti, è assicurato alla giustizia. Cosa farete questa villa ? Avete intenzione di ristrutturarla e trasformarla in un museo ?”
“No. Questa villa non verrà toccata da nessuno e rimarrà a ricordare quello che Slado ha portato via a molti di noi.”
“Cosa volete dire con questo ?”
“Durante tutti gli anni in cui i miei genitori prima di me ed io stesso, abbiamo combattuto questo mostro, molte sono state le perdite causate dagli scontri. Questo edificio sarà un memoriale per quelli che nonostante tutto, rimarranno spezzati per tutta la vita.”
 
Quelle parole lasciarono un vuoto immenso nel cuore della ragazza, che non potè non percepire l’immenso trasporto che lo pervadeva nel parlare di tale argomento.
Per un attimo le sembrò di avvertire quello stesso sguardo su di sé, colmo di una pari disperazione.
Lo percepì con chiarezza, nonostante quelle fossero solo riprese vecchie di 5 anni e per l’ennesima volta, si sentì anche lei, irrimediabilmente spezzata.
 
 
***
Il fumo era ancora troppo denso per poter scorgere con chiarezza la villa, ormai distrutta, come lo era lui.
Avrebbe voluto correre via, lasciandosi alle spalle tutto e tutti, per abbandonare quell’immenso peso che sentiva diventare sempre più asfissiante.
La polvere sui vestiti, sulla pelle, sul viso, ovunque, sembrava essergli entrata anche dentro,tanto da costringerlo a tossire per cacciarla via.
La guancia continuava a bruciargli così come le labbra, come se in questo modo potessero trattenere la sensazione che quelle di lei gli procurava.
Ignorò i richiami di sua sorella, stretta tra le braccia del suo ragazzo, e continuò a camminare verso il sentiero che portava al bosco vicino.
Avvertiva tutta quella confusione come un infimo ronzio di sottofondo, troppo insignificante se confrontato con lo straziante dolore che lo stava distruggendo.
I suoi poteri sembravano farsi beffe di lui, rimanendo troppo deboli per essere utilizzati a causa della su condizione mentale e fisica.
Per un momento desiderò tornare indietro per poter abbandonare l’essere immondo che era stato Slade, ora ridottosi ad un insignificante omuncolo fuori di testa.
Voleva dormire per sempre, per non sentire niente, per allontanare tutto ciò che era successo e non tornare mai più in quell’orribile realtà.
Serrò gli occhi e rivide il volto esanime di suo zio, frappostosi fra lui e la lama di ghiaccio lanciata da Ice.
L’ombra di un sorriso ancora sulle labbra, felice per essere riuscito a salvarlo, anche se a costo della sua vita.
Urlò al cielo, alla terra e a tutto il mondo, rimanendo però in silenzio, sgretolandosi in quel mutismo pieno di grida.
Quando però, all’immagine di suo zio si sostituì quella di Alexandra, non riuscì a reggere e crollò per l’ennesima volta in ginocchio. Troppo spezzato per poter reagire dinnanzi a quella vita che vita non poteva essere. Non senza lei.
 
***
 
Si sollevò di scatto dalla scrivania su cui si era addormentato, tentando di eliminare quelle sensazioni fin troppo vivide che quel ricordo avevano portato a galla.
Si massaggiò le tempie, assumendo una maschera di impassibilità per celare i suoi sentimenti in subbuglio.
- Jake..
 
La voce di Asia lo fece sobbalzare, a causa della situazione caotica in cui la sua mente si trovava.
Avvertì la presa delicata della gemella sulle sue spalle, mentre lei cercava di sollevarlo dalla sedia.
In silenzio si alzò, lasciandosi stringere dalla ragazza mutaforma, scombussolata a causa del legame che li legava indissolubilmente dalla nascita.
- Cosa è successo ?
- Ho..Sognato..
- Era un ricordo ?
 
L’espressione del fratello l’aiutò a comprendere la risposta alla sua domanda e le preoccupazioni della mattina la invasero.
Soppresse all’istante quei sentimenti, sperando che il fratello non si fosse reso conto della sua confusione in mezzo alla propria.
Lentamente iniziò a camminare verso la stanza da letto del ragazzo, tentando di sorreggerlo al meglio nonostante la differenza di altezza.
- Asia..
- Dimmi Jake.
- Non voglio che riaccada..Se perdessi te..Io..
- Jake.
 
Preoccupata si fermò, afferrando il volto del fratello tra le proprie dita affusolate, specchiandosi in quel viso così simile e al tempo stesso tanto diverso dal proprio.
Posò la propria fronte contro quella del leader dei Titans, carezzando i tratti delicati del giovane uomo che aveva di fronte.
Ricordò la sensazione di vuoto, avvertita da bambina quando aveva rischiato di perderlo, e affondò le dita tra i crini scuri del gemello.
Sotto le dita avvertì ogni imperfezione di quel volto così pieno di dolore e allo stesso tempo di forza.
- Sono qui.. Sono accanto a te..Io ci sono e ci sarò sempre..Guardami.
 
Il ventiduenne fisso i propri occhi, verde smeraldo, lucidi per la confusione e la paura, in quelli viola ametista di lei.
Si ritrovò in quelle iridi così piene di amore verso di lui, nonostante tutto il male che lui le aveva fatto i quegli anni di totale freddezza.
Allo stesso modo in cui lei aveva accarezzato lui, il ragazzo sfiorò il volto di Asia, avvertendo quanto quegli anni avessero portato via alla bambina che un tempo cercava disperatamente di superarlo.
Percepì la pelle calda e quando le lacrime scesero a bagnarle le guancia, tracciando una scia salata, anche lui pianse.
Le asciugò il volto, baciandole, infine, la fronte in segno di affetto e protezione.
- Scusa.. Scusami
 
Con dolcezza l’abbracciò stretta, udendo il battito rapido dei loro cuori che cantavano all’unisono.
Allora chiuse gli occhi e comprese che, nonostante tutto, tutte le perdite e tutto il dolore, qualcuno ci sarebbe sempre stato.
Perché l’amore che legava lui e Asia era diverso. Quell'amore che lega due fratelli fino alla fine delle loro vite.



Scusate per tutto il tempo che ho impiegato per l'aggiornamento e spero che ci sia ancora qualcuno che segua questa storia.
Questo capitolo è pieno di angst e sinceramente è totalmente diverso da quello che avevo intenzione di scrivere.
Ringrazio chi legge ancora ciò che scrivo e prometto di fare il possibile per aggiornare prima.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Attendo di sapere cosa ne pensate :)
AlexRae00


 
  
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