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Autore: Giorgia_Farah    06/01/2015    1 recensioni
Alexia, Alucard e Gioiella: una famiglia di vampiri felice, con il nonno Drakon e i genitori di Alexia. Prima di questo però la vampira dovette affrontare mille avventure, delusioni e pericoli. Red Moon 2 è il secondo capitolo della storia di Alexia. Questa volta però la loro perenne felicità viene distrutta a causa di un vampiro che li accusa di aver trasformato la loro figlia una vampira neonata ( un pericolo per la loro razza) e chiedono guerra. Per impedire tutto questo Alexia, insieme ai suoi componenti della famiglia, dovrà ritornare di nuovo alla sua vita spericolata e avventurosa di prima. Quando era ancora una mezza vampira.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era una di quelle giornate nevose e fredde da rinchiudesi dentro casa ( per gli umani) ma per me non faceva ne caldo ne freddo, la stessa faccenda valeva per la piccola creaturina che si divertiva a scavare nella neve, Gioiella era in compagnia con Garret. Da quando è nata, Garret si era addolcito di più, tanto da venire al castello per farci visita. Era la prima volta che usciva dal bosco, non si era mai visto un puma nel castello.

Ci trovammo nel bosco senza fine, Garret aiutava con i duri artigli a scavare nella neve insieme a mia figlia. Non sapevo cosa cercavano, ma mi divertiva guardarli felici e spensierati. Io ero sopra un ramo di un albero, il vento gelato mi scostava i capelli, era piacevole....ormai c'ero abituata al freddo glaciale dell'inverno di avere sempre la sensibilità del naso. Forse non valeva ugualmente per mia figlia dato che quel giorno l'avevo coperta di lana fino alla punta del naso.

Un ora dopo lo scavo si trasformò in una vera lotta contro palle di neve dato che iniziò il puma azzardatamente a tirare neve contro il visetto di mia figlia. Il povero animale, non avendo dita da afferrare bene la neve, si limitò a tirare zampate verso Gioiella senza prendere mai la mira esatta. Gioiella, al canto suo, era un'esperta dato che Alucard e Drakon ci giocavano sempre con lei quando c'era la neve: era diventata un'esperta.

“Gioiella, fai piano con Garret”, le ordinai da sopra l'albero.

Lei mi guardò, il visetto appena arrossato dalla neve. “Va bene, mamma”, e così ubbidì, lanciando poco violento le palle di neve all'animale. Ma lo prendeva comunque.

Povero angelo, chissà quanto sentiva freddo. Stetti per scendere giù dall'albero ma Gioiella mi fermò subito: “Non ti preoccupare, mamma, sto bene. Sento caldo”

Sorrisi, sollevata. Aveva visto nel futuro. Poi era anche probabile che correndo e smuovendosi un po' le venisse caldo. Ritornai seduta sul ramo, appoggiando la testa sul tronco e chiudendo gli occhi. I rumori si proiettarono al mio udito riempiendomi la mente: voci di persone che conversavano, ridevano, scherzavano, piangevano, urlavano...passi di mille uomini e donne che viaggiavano lungo le strade, animali e bambini. Tutto era pieno di vita a Solemville, come tre anni fa, tutto era allegro e vitale, e terribilmente familiare.

Mi persi in quei rumori, distinguendoli da persona o da oggetto, giocando con le voci, ridendo ad alcune barzellette che un omone gigante si scambiava con i propri amici. Poi il mio udito si avventurò lungo l'entrata del castello, dove vi sentii il silenzio, i passi veloce e scattanti di Alucard un secondo dopo che vagava per le camere tenebrose di Redmoon, e il respiro così lieve da essere assente di papà dentro la bara.

L'udito si proiettò ancora verso valle, poco meno distante da Bosco senza fine, e fu lì che la mia attenzione fu catturata da nuovi rumori. Strani, non di animali, ma repentini e minacciosi, allontanava le bestie spaventata lungo la sua corsa fulminea.

Era un vampiro.

Spalancai gli occhi e mi lanciai nel vuoto. Mi proiettai davanti a Garret che aveva in groppa mia figlia e mi volsi verso la natura, scrutandola minacciosa.

“Cosa c'è, Alì?”, mi chiese Garret.

Il vampiro svoltò verso destra, volsi lo sguardo verso la mia destra. “Lo senti anche tu?”, dissi lanciando un'occhiata rapida all'animale. Gioiella, dietro di noi, restava zitta. Il cuoricino iniziò a martellarle ancora più forte nel silenzio tombale da farlo vibrare come onde sonore attraverso l'infinità della flora invernale.

Ecco, i passi repentini del vampiro si fermarono, udii le sue narici spalancarsi e annusare l'aria, tre secondi dopo riprese la corsa più veloce e scattante di prima.

Il mio respiro si fermò: stava venendo dritto verso di noi. Aveva sentito Gioiella.

Furtiva, mi misi in posa d'attacco, mostrando i canini, dentro di me un ribollimento profondo che iniziò a crescere per uscire dalla gola. Cinque secondi dopo i passi si fecero più vicini, talmente vicini al mio udito che mi sembrava corrermi accanto.

“Ora lo sento”, ruggì il puma, in posa di attacco pure lui.

“Preparati”, ordinai tra i denti, presi tra le mani Gioiella e me la misi di fianco. “Resta qui, tesoro”, ordinai. Se avessi avuto il cuore, a quest'ora avrebbe martellato feroce per la paura di perdere la mia creaturina.

“Proteggi Gioiella”, dissi iniziando a correre lungo la radura.

Tre....................due.....................................uno.........................................…..........................................................…....................................................................................…......................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Il mio corpo freddo si scontrò con quello duro e potente di un uomo, come un rinoceronte contro un altro rinoceronte. Lo buttai a terra, ma lui si alzò con maestria. Era alto, magro, biondo con occhi azzurri. Due occhi grandi e rossi. Era uno della mia razza. Ma in quel momento poco importava.

“Chi sei tu? Cosa vuoi?”, ruggì. Sempre in posa di attacco.

Il ragazzo si limitò a ruggirmi contro e si lanciò verso di me, mi mancò per un soffio e di nuovo rieccolo per riattaccare. Questa volta iniziò la vera lotta: zanne contro zanne, denti contro denti, ruggiti contro ruggiti, talmente potenti e violenti da far volare gli uccelli fuori dagli alberi verso il cielo.

Non so per quanto la lotta durò, forse minuti, poi il ragazzo si voltò verso la radura e scattò. Impaurita lo seguii, lì c'era mia figlia. Se la prendeva sarebbe morta.

Ed eccomi alla radura, Garret era già corso verso il vampiro e lo aveva steso, gli graffiò il viso ma per lui fu come una carezza. Il vampiro di rimando gli stritolò l'osso della zampa. Il povero animale lanciò un grido di dolore.

“Garret, no!!!”, tuonai.

Il vampiro si volse a guardare me, allarmato, gli venivo in contro, poi Gioiella. E da lì sparì.

Allora in un nano secondo mi proiettai vicino a mia figlia, prendendola in braccio, mentre lei versava lacrime di coccodrillo, e poi eccolo il ragazzo a dieci metri di distanza da noi, come un toro inferocito, un nano secondo non lo vedemmo più allora capii che voleva la guerra dura. Dentro il mio corpo iniziò a scorrere una corrente d'aria fresca e limpida, che necessitava di uscire, iniziò a crescere a crescere fino a non tollerarla più dentro il mio essere e espandei lo scudo verso l'esterno, combaciando perfettamente nello stesso momento in cui il vampiro si era avvicinato a noi con un salto, minacciando con i canini di avventarsi contro mia figlia. Lo scudo rimbalzò su di lui e lo scaraventò contro il tronco di un albero così potente che lo piegò.

“Attenta mamma, lui non ha nessun potere, ma è potente lo stesso”, mi avvisò mia figlia. Era chiaro che riuscì a scrutare dentro di lui per vedere quale potere avesse, non trovando nessuna forza alcuna.

“Tieniti stretta a me, tesoro, non mi lasciare”, le ordinai, non trasmettendole nessuna nota di dolcezza purtroppo. Mai lei ubbidi e si strinse più forte a me.

Garret cercò di balzare addosso al vampiro una volta che si fu rialzato, ma venne scaraventato anche lui contro un albero. Lo tramortì e dalla neve non si alzò più. Gioiella scoppiò a piangere.

Ora il vampiro era a pochi metri da noi, dalle mani feci uscire raggi solari e bianchi che poi gettai addosso al vampiro facendolo crollare molte più volte addosso alla vegetazione, poi si limitava a schivarlo. Per i vampiri, il potere della vita, è come il sole d'estate: non si possono avvicinare, perché loro stessi non sono vita.

Ma facendo sempre così mi limitavo soltanto a tenerlo lontano e non a sconfiggerlo. Poi si fece più vispo in modo da capire i punti su cui gettavo lo scudo, e in modo da proiettarsi sempre di meno in un punto così in pochi secondi che iniziai a non mirarlo più bene.

Il suo viso di fece vicino al mio, alzò il braccio e mi diede un pugno da farmi volare all'aria. Caddi sopra un albero, i rami mi graffiarono la faccia e con equilibrio nella caduta appoggiai i piedi bel a terra.

Mi accorsi subito che mia figlia non era fra le mie braccia. Corsi alla radura, di nuovo sola, e trovai mia figlia nella neve, cercava di rialzarsi ma sprofondava nel velo bianco, mentre il vampiro le si avvicinava minaccioso. Fu questioni di attimi che mi immaginai la morte di mia figlia, non potevo fare niente, ero bloccata e impaurita.

Fu questioni di attimi e vidi il vampiro piegarsi in due dal dolore, urlare al vento dalla disperazione, avvolto in un fumo nero, mi voltai sorpresa verso sinistra: c'era Alucard. Diede un rapido sguardo verso di me da farmi sciogliere dal calore, mi fece l'occhiolino e indicò con la testa nostra figlia, mentre lui teneva occupato il vampiro.

Eccomi poi accanto a mia figlia, strinsi forte il suo corpicino al mio e controllai che non si fosse fatta male. Era intera, non aveva ne graffi ne ferita, stava bene. Tirai un sospiro di sollievo, mentre lei in lacrime mi stringeva il collo e appoggiava la testa sopra la mia spalla.

Il silenzio era ancora riempito degli urli disperati del vampiro. Poi feci anche io il mio compito: scaraventai i raggi di luce contro di lui e lo gettai molto più lontano possibile dalla radura. Alucard non perse tempo nel seguirlo, mentre io mi accorsi di Drakon vicino al corpo inerte di Garret.

“Sta bene, dobbiamo solo portarlo a Redmoon”, ci rassicurò.

 

“Non sono riuscito a prenderlo. Non appena atterrò corse verso il Mare violento del bosco per non uscirne più”, rivelò Alucard non appena entrò nel salone del castello. C'eravamo tutti riuniti lì, perfino mamma e suo marito erano corsi verso di noi. Avevo tra le braccia Gioiella, appisolata dopo l'evento orribile che le tocco assistere.

“Cosa ti ha detto?”, chiese Drakon.

“Un secondo prima di gettarsi, disse: “La pagherete. Morirete!”. Era chiaro che si era infuriato per bene”

“Perché morirete?”, chiesi confusa al mio fidanzato.

“Forse lo avete spaventato”, aggiunse mamma.

“O forse abbiamo impedito che uccidesse Gioiella”, aggiunse Garret, ripresosi dopo la batosta. Drakon le aveva fasciato la zampa rotta.

“Qualche minuto prima che iniziasse a lottare contro di me, aveva udito il cuore di Gioiella e sentito il suo odore”

Alucard ringhiò furioso. “Ora starà creando un gruppo per venire a cercarla. Ah! Ma se provano a toccare mia figlia, si pentiranno di essere stati creati!”

Papà gli diede una carezza sulla spalla. “Calmo, Alucard, può darsi che non era solamente a caccia. Ci deve essere per forza qualcosa”

“Non so cosa potrebbe comportare questa faccenda, ma sono solo al corrente di una fenomenale scoperta: mi ha rotto la zampa proprio quando quattro anni fa l'aveva rotta Alexia”, ci interruppe Garret.

La stanza si riempì di risate.

 

 

 

 

 

   
 
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