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Autore: amy holmes_JW    06/01/2015    1 recensioni
la serenità è qualcosa che bisogna conquistare, qualcosa che si guadagna con fatica e si perde con estrema facilità.
Basta una visita per far crollare la bolla della vita perfetta di Sherlock e John, fatto di casi, di tazze di tè, di amicizia, di amore.
dal prologo:
" Il mondo crolla: basta una frase detta di getto freddamente a rallentare il tempo nell’appartamento e a rimischiare le carte del destino. [...] John non credette alle sue orecchie. I suoi incubi si stavano per avverarsi. "
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona befana a tutte! Oggi è stata una giornata piena, personalmente ho dovuto portare tanto carbone.

A parte questo annuncio che Xaxi si è gentilmente proposta come beta, immagino che chiunque legga questa storia la ringrazi per questo contributo alla grammatica.



 
 
 
Sherlock oramai era sicuro che John dovesse pienamente rendersi conto di cosa lo aspettava e di cosa lasciava lì, a casa.
Questo significava fargli affrontare tutti, proprio tutti.
Perciò il detective dovette lasciare il biondo da solo per una giornata incontrando, come era prevedibile, delle resistenze da quest’ultimo.
In quel momento Sherlock era alla stazione ad aspettare il suo treno. Odiava aspettare, ma vedere sfilare davanti ai suoi occhi tanti treni senza prenderne nessuno lo portò al ricordo del suo vecchio nonno.
Il nonno Edgar fu il primo a credere fermamente nelle sue abilità. L’unica pecca era quella di volere che, insieme all’intelligenza e alla logica, il suo piccolo nipotino, la sua perla, coltivasse l’aspetto umanistico e fanciullesco del tempo. Sherlock ricordava come se fosse quel giorno quando il nonno lo portò alla stazione vicino alla loro piccola villetta in campagna nei pressi del Sussex per vedere i treni correre sulle rotaie. Ma non avrebbe molto senso perchè scritto così sembra che il nonno lo abbia portato solo un giorno a vedere i treni correre sulle rotaie.
Non amava andarci, non amava aspettarli, ma adorava le storie che il nonno raccontava sulla destinazione di quel treno e della vita di quel passeggero, per non parlare di quando il treno era diretto ad un importante congresso di scienza, ma dei pirati lo facevano deragliare e gli illustri scienziati venivano interrogati, uno ad uno, da un grande investigatore, perché in mezzo a loro si nascondeva il capo dei pirati.
Erano in quelle storie che Sherlock, a volte, s’immaginava in mezzo a loro come scienziato, altre come il grande investigatore, ma soprattutto, a quei tempi, era il capo dei pirati.
Erano storie quasi al limite dell’assurdo ma gli piaceva ascoltare.
Passò così il tempo, pensando dove andassero i treni che gli passavano davanti e chi trasportassero.
Fu allora che arrivò il treno.
Salì e cercò un posto singolo, dove sedersi, il viaggio sarebbe stato piuttosto lungo.

Il treno ripartì e nel giro di pochi minuti il Detective tirò fuori il proprio telefono. E iniziò a scrivere.


(10.30) Mi servirebbe il tuo aiuto. Domani a Baker Street.
                                                                        SH

(10.35) Cosa ti serve?
                                  MH

Sherlock poté notare dalla velocità con cui gli rispose Molli che non era occupata.

(10.36) Dovresti trovarti al 221B con altra gente, nel pomeriggio verso sera, John ed io saremmo fuori.
                                                                                           SH

(10.40) Ma non è il compleanno di John, cos’hai intenzione di fare?
                                                                                                  MH


Sapeva quale sarebbe stata la reazione della ragazza quando avrebbe saputo.

(10.45) Voglio che John affronti la cosa raccontandola alle persone a lui più care, non saremo in tanti. Tu, la signora Hudson, Sarah, Graham ed io e forse un'altra persona.
                                                                                 SH


(11.00) Sherlock, primo: si chiama Greg. Secondo: non puoi fare così, spetta a John trovare il momento giusto per dirlo ai suoi cari, facendo così lo metti davanti ad un dato di fatto. Si sentirà in obbligo a dirlo a tutti. Non è giusto.
                                                                                                               MH


Ed ecco, come previsto, Molly ebbe la reazione che si aspettava, per questo il moro aveva già la risposta pronta.

(11.01) Se io non faccio così, lui partirà senza dire nulla a nessuno. Mancano solo tre giorni. Le probabilità che non torni ci sono, e a quel punto toccherà a me spiegare. Non ci tengo. Lasciami fare.
                                                                                     SH
Carte più sporche non poteva giocare, e un po’ se ne pentiva,ma aveva bisogno di chiuderla al più presto.

(11.10) Va bene.
                          MH

Nonostante kilometri di distanza Sherlock riusciva ad immaginare Molly, portata alla disperazione, sospirare e accettare rassegnata.

(11.15) Passerò da te verso sera, per darti le chiavi dell’appartamento.
                                                                                                SH

(11.20) Non serve, domani chiederò direttamente alla signora Hudson di poter salire e inviterò lei a fare lo stesso, avviserò io anche Greg.
                                                          MH

(11.25) Grazie.
                                  SH


Passò altre tre ore sul treno. Scrisse anche a John per fargli sentire la sua vicinanza.


Una volta arrivato a destinazione iniziò ad incamminarsi in una piccola città di periferia, fino a raggiungere una casetta poco distante.
Bussò, sperando che gli aprissero.
 
 
 
 
Era ormai sera, John era rimasto tutto il giorno a casa, da solo. Si annoiava da troppo tempo, così decise di chiedere a Greg se gli andasse di prendere una birra.
 Alle 21.00 s’incontrarono nel loro vecchio pub.
Greg era sorridente e molto rilassato, era arrivato prima di lui, perciò quando vide il medico entrare, sventolò la mano per attirare la sua attenzione e invitarlo a sedere.
- Ciao, Greg. –
- Ciao, John. -
Con una pacca fraterna sulla spalla si salutarono ed ordinarono due pinte.
- Allora, che mi racconti? Non ci sei più venuto a chiamare per nessun crimine. Londra è diventato un posto sicuro? – ironizzò.
- Decisamente no, ma Sherlock ha detto che in questa settimana non avrebbe voluto sapere di casi, ha detto che avrebbe avuto altro da fare. In ogni caso non lo avremmo chiamato, anche perché sono tutti crimini minori che per il grande consluting detective non entrerebbero nemmeno nella sua scala di giudizio. – seguì a ruota Greg, ma John si concentrò solo sulla prima parte del discorso: Sherlock aveva rinunciato ai casi per lui, per stargli affianco in quella settimana.
Se inizialmente il medico sentì il cuore sciogliersi a quella notizia, subito si trovò a pensare che in quel momento lo aveva lasciato solo. Cosa lo aveva portato lontano da casa per una giornata intera?.
Mentre pensava Greg lo riportò alla realtà.
- Tutto bene?, intendo, con Sherlock… hai uno sguardo strano. -
- Sì, sì, stai tranquillo stavo solo pensando che ha passato tutto il giorno fuori casa. Mi chiedevo solo dove fosse andato. – lo rassicurò con poca convinzione.
- Vedrai che quando tornerai sarà già nell’appartamento ad aspettarti. – un sorriso ricambiato e Greg finì la sua birra.
- Devo raccontarti una cosa… vedi, sto uscendo con una ragazza. – l’ispettore era in evidente difficoltà, perciò John lo esortò a continuare.
- è una ragazza molto dolce, carina e speciale. In realtà la conosci. -
- Non farti pregare,dimmi chi ti ha stregato. E dato che la conosco, sarà più facile trovarla e complimentarmi con lei perché riesce a farti illuminare. – John era rilassato e curioso, sembrava di essere sua sorella, quando ancora ragazza portava le amiche nella sua stanza,lasciando la porta socchiusa. John, da piccolino era molto curioso perciò di soppiatto si avvicinava alla porta e ascoltava tutte loro che parlavano di ragazzi e ragazze, ridendo e scherzando. 
- Molly – sputò fuori Greg ridestando John dai ricordi.
Il biondo era decisamente felice, sapeva che entrambi si meritavano, ma sapeva, anche, che toccava a lui spegnere quell’aria felice.
- Anch’io ti devo dire una cosa. -
- Lo sappiamo già tutti che tu e il sociopatico ad alte funzionalità state insieme, ce lo avete detto un anno fa… in realtà vi abbiamo beccati, ma sono dettagli. – scherzò l’ID, ma dal medico ricevette solo un sorriso sforzato, così capì che quello che doveva dire era davvero serio.
- In realtà devo dirti una cosa piuttosto complicata… - non finì nemmeno la frase che il telefono lo interruppe.


(23.30) Dove sei?
                         SH

E subito un altro squillo.

(23.30) Sono appena tornato, speravo fossi a casa.
                                                                          SH
 
Ma non era finita lì.

(23.31) Torna a casa, ti prego.
                                              SH

John mise via il telefono.

- Se è Sherlock vai pure, me lo dirai un altro giorno, magari domani. – lo rassicurò ammiccando. John non comprese, ma accettò di tornare a casa. Non era ancora pronto per parlare. Forse non lo sarebbe stato mai.
 
Una volta fuori riprese il telefono.
(23.35) Arrivo.
                                JW.



Arrivò a casa e anticipò il compagno.

- Dove diamine sei stato tutto il giorno? – John non era esattamente felice.
- A trovare una persona. – la risposta fu vaga ed insoddisfacente.
- la stessa di ieri? -
- No. -
- Bene. Spero solo che ti abbia accolto a calci in culo. -
- Oh, no. Mi ha accolto, poi mi ha buttato fuori a calci in culo. -

Risero e si avvicinarono andando ad incollarsi uno alle labbra dell’altro.
Il bacio fu lungo ed appassionato, la lingua di John era balsamo per le labbra di Sherlock, labbra screpolate dall’ansia e dai denti.
Si staccarono solo per prendere fiato, ma non si allontanarono più di pochi millimetri. Le fronti si toccavano e i respiri si mischiavano.

- Non essere arrabbiato con me, non abbiamo abbastanza tempo per questo. -
- Sei un bastardo. – gli ricordò il soldato.
- Lo so, ti amo anch’io. – soffiando sulle labbra calde del compagno.


Si sorrisero, uno sulla bocca dell’altro, prima di riprendere dove si erano interrotti.
 
 
 
 
 
***************************

cercherò di essere più concisa.

Eviterò il To remember ( *psssssss so che volete leggerlo, è nei capitoli prima, firmate una petizione per riportarlo.*)
La storia:
Da chi sarà andato Sherlock?
vi è piaciuto i messaggi che spaccavano un po’ oppure vi hanno fatto completamente schifo?
Al di fuori:
per lo speciale di Sherlock bisogna aspettare il 2015 :/ (*uffi voglio Ben e Martin vittoriani*)
La mia migliore amica(*ciao phoo!!*)  ha proposto questa canzone per rappresentare la storia. Non mi dispiace per niente, anzi. Quando parla del vento mi viene in mente il vento dell’est di cui si parla in His Last Vow.
spero abbiate passate bene le vacanze e abbiate avuto più tempo da passare con gli amici di quanto ne abbia avuto io. (* adesso basta parlare dei tuoi problemi e lascia in pace la gente che avrà voglia di fare altro.)
Ringrazio chi mi segue, chi ha messo la storia tra le preferite e chi tra le ricordate(*passerà una seconda petizione per vedere i vostri nomi scritti. Mi raccomando firmatela in tanti*). Ovviamente un grazie speciale a chi mi fa sapere la sua e chi non lo fa sappia che arriverà del carbone anche a loro :D.

Devo lavorare sull’essere breve a fine capitolo.

Che la fortuna possa essere sempre in vostro favore (HG)
e... Don't Panic (HGG)
See u :D  
  
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