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Autore: whitemushroom    06/01/2015    2 recensioni
The Lord of Murder shall perish, but in his doom he shall spawn a score of mortal progeny. Chaos will be sewn from their passage. So sayeth the wise Alaundo.
Una serie di short-fic nate dall'amore di un videogioco che in pochi conoscono. Sperando di attirare qualcuno a giocarci!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggio: Barristan Firehammer. Paladino umano maschio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Missing Moments.
Rating: giallo
Avvertenze: Barristan non fa parte del gioco, ma è il personaggio che ho creato per questa fantastica avventura. Non è stato di certo il primo, ma è l'unico con cui ho portato avanti entrambi i giochi con le relative espansioni, quindi penso che abbia un posto di riguardo nel mio cuore. L'ultima frase di questa fanfiction è una citazione, perché soltanto con questa mi sentivo di chiudere in bellezza questa meravigliosa serie. Ah, ho sforato i limiti, ma questa era l'ultima storia e volevo esagerare.


Singer of the End

“Scegli”.
Ho commesso tante scelte nella mia vita. Di molte me ne sono pentito. Di altre no.
Ho deciso di ascoltare le parole di Gorion e dargli le spalle, di correre senza sosta tra gli alberi mentre i suoi ultimi incantesimi illuminavano la notte; quella volta scelsi di fuggire come un vigliacco e di nascondermi oltre la collina, lasciando che l’unica persona che potessi mai chiamare “padre” offrisse la sua vita per la mia. E anche guardando tutte le imprese che ho compiuto, con la consapevolezza che le mie azioni hanno portato speranza in tanta gente … quella notte sbagliai. Forse sarei morto, forse no. Forse alcune delle persone che adesso mi guardano non sarebbero qui. Ma di certo non proverei quella stretta al cuore ogni volta che anche solo il ricordo del sul viso mi sfiora la mente.
Per questo adesso non posso commettere errori.
La luce del Trono di Bhaal illumina di verde ogni cosa. Il buio di questo luogo senza confini, immerso nello spazio concesso solo agli dèi, perde qualsiasi forma quando la colonna di luce lo trafigge e riflette le fiamme di Solaris, questo essere misterioso che rimarrà un enigma forse per sempre. “Scegli, progenie di Bhaal. Il potere che ti è stato conferito distruggerà per sempre lo spirito corrotto di Amelyssan e potrai diventare un uomo mortale. I fili che gli dèi hanno avvolto intorno al tuo corpo verranno sciolti, e la tua anima sarà libera di seguire il proprio destino. Oppure …”
Le sue labbra si muovono appena, e la sua voce rimbomba in questo spazio vuoto come se non nascesse da quel corpo incantato. “… oppure fai tuo il potere che ti spetta per nascita, Figlio di Bhaal. Accogli in te l’essenza di tuo padre e domina il Trono. Potrai diventare inviso a divinità malvagie come Cyric, ma il potere immortale che ribolle nel tuo sangue potrà dar vita a miracoli mai visti. Ed io sarò al tuo fianco, mio signore”.
Il Trono di Bhaal.
Sarevok grida qualcosa, ma …
Il Trono di Bhaal. La colonna di luce verde batte come un cuore impazzito, lo noto soltanto adesso. Forse è il mio cuore che batte e tutto intorno scivola e lo segue, ma questo posto è vivo. Sembra un golem alla ricerca disperata di un nucleo, un nucleo che Amelyssan aveva provato a riempire dei suoi incantesimi; ed ha fallito, perché il Trono è un trono, ed ha bisogno soltanto del sangue del suo re. Non è un’energia malvagia, questo lo so. Lo sento. È una forza simile alla più potente delle spade, alla lucente Carsomyr: si misura solo dalla mano che lo impugna, o almeno così direbbe Gorion. Non è mai stato usato per il bene degli esseri umani, ma questo non vieta … non vieta che potrebbe farlo. Oltre questo splendore Imoen sorride, poi china il capo. La mia preziosa sorellina sa meglio di chiunque altro cosa voglia dire dominare un enorme potere e camminare su quella sottile linea che separa il possederlo dall’esserne posseduti, tagliente come la lama di una spada che tenta di ferirci ogni volta che la nostra volontà vacilla e perde l’equilibrio. Lei mi chiede solo di non cadere. Di non ridurmi come Amelyssan o Irenicus.
E questo lo posso fare. Sono anni che convivo con questo spettro oscuro, con il sangue del mio vero padre che ribolle nella battaglia e si infiamma nella morte e che solo grazie alla bontà di Gorion sono riuscito a trattenere; posso tentare, se non altro. Con il Trono potrei finalmente impedire la minaccia del Sottosuolo, o ricacciare i vampiri e gli Illithid. Porre fine alla guerra tra elfi e drow, rallentare la minaccia dei giganti che anche adesso marciano compatti verso l’Amn. Forse anche far girare indietro la clessidra del tempo, restituire Khalid alla dolce Jaheira, o Dynaheir a Minsc che ancora la piange senza farsi vedere da Boo. Ricreare il mondo da zero.
Un lieve calore si muove dentro di me; lentamente, come il passo di un elfo sulla sabbia, scivola lungo il mio corpo ed arriva al cuore. Un tepore che parte dalle dita della mia mano destra, che quando abbasso gli occhi trovo racchiusa in quella sinistra di Neera. I suoi capelli adesso hanno una tinta indefinibile, caldi e gelidi allo stesso tempo. “Fai la tua scelta”, mormora. È la prima volta che la vedo così seria. “Qualunque strada percorrerai, io sarò felice se lo sarai anche tu”.
Neera …
Forse è quello che stanno dicendo tutti, che forse Jaheira mi sta martellando già da diversi minuti, ma è la sua voce, solo la sua voce a richiamarmi in quel luogo ricordandomi che non ho ancora pronunciato una sillaba da quando Solaris ha imposto il suo verdetto. È viva e forte come sempre, è la voce che ho imparato ad amare, ad ascoltare nelle sere di sconforto e nelle notti di gioia, ad obbedire nei momenti più impensati, a temere quando la presa dell’oscurità si fa più forte. Mi piace pensare a lei come la persona a cui offrire questo potere, a cui chiedere per prima come posso scacciare il suo dolore. Potrei distruggere i Maghi Rossi di Thay se solo questo bastasse per vederla sorridere. E questo Solaris lo ha capito. Mi volto di nuovo verso i suoi occhi fiammeggianti.
“NON E’ VERO!”
La presa di Neera stavolta è diversa, mi tira per il braccio fino a costringermi a guardarla di nuovo. E non c’è nulla dello sguardo dolce e sognante di qualche istante prima. “NON E’ VERO! NO, NON E’ VERO, NON SARO’ AFFATTO FELICE!”
“Neera, ma cosa …?”
“Io non voglio che tu te ne vada! Non voglio che tu diventi un chissà quale dio potente, immortale e bla bla bla e DEFINITIVAMENTE non mi importa nulla di come userai quella forza. Io … io voglio che tu rimanga con ME!” grida, poi incrocia le braccia con quella sua espressione corrucciata che nel migliore dei casi preavvisa un’ondata di magia selvaggia. “Voglio divertirmi, voglio passare delle fantastiche serate a ubriacarmi in taverna, voglio far esplodere i Thayani e far passare loro la fantasia di prendersela con noi maghi selvaggi … ma lo voglio fare con te! Senza di te, Barristan … tutto questo non avrebbe senso … non ho alcuna intenzione di essere piantata in asso per il Bene del Mondo. Vedi …”
Il suo tono si abbassa, fino a ridursi ad un sussurro. Imoen, Jaheira, Viconia, perfino Sarevok per un istante tacciono. “… io ti amo per il mortale che sei. Non per il dio che sei nato per essere”.
Il dio che sono nato per essere. Ho sempre pensato che si sia trattato di uno sbaglio, di un errore da parte dello stesso Bhaal quando scelse mia madre per portare avanti la sua progenie: non ho mai ascoltato la sua voce, nemmeno quando la forza dell’Uccisore si è manifestata nella mia carne. Ho sempre disdegnato tutto ciò che il Signore dell’Omicidio mi ha messo davanti, ed ho retratto la mano quando Sarevok ed altri hanno fatto di tutto per guadagnare le briciole di questo potere che dà diritto a salire al Trono. E se l’ho fatto è stato grazie a lei. Grazie alla piccola mezz’elfa che guarda prima me e poi Solaris come se gli ingranaggi mossi dagli dèi non siano altro che ruote arrugginite, la stessa ragazza che mi ha stretto tra le braccia quando l’Uccisore ha manifestato la sua violenza. Lei che non è arretrata di un passo quando ha visto il mio vero volto.
Per un istante il Trono mi sembra meno potente.
“E smettila di rimuginarci su! Non serve un dio per cambiare il mondo! Ti devo davvero fare la lista di quello che siamo riusciti a fare in poco tempo? Baldur’s Gate, Trademeet, Umar, Windspear, Suldanesselar, Athkatla … abbiamo una vita intera per riuscirci! Io e te!”
“Ehi, non escludetemi dal gruppo!” protesta Imoen. “Anche io voglio fare la mia parte!”
“E io vi seguirò. Ci vuole qualcuno che metta un po’ di giudizio in questo gruppo” dice Jaheira.
Viconia alza gli occhi al cielo senza dire nulla, ma prima che la sua disapprovazione per tutta questa storia si trasformi in una predica sul mio comportamento illogico una mano potente mi preme contro la spalla, incurante dell’armatura. “Ascolta la tua mezz’elfa, fratellino. Non sarebbe la prima volta che sputi nel piatto di nostro padre, no?”
L’espressione di Sarevok è ferma. Non lo sguardo inespressivo di quando abbatte i nemici o quando ascolta le liti senza fine di Jaheira e Neera. Credevo di aver portato a galla il suo vero Io in questo viaggio, ma solo adesso, solo davanti a questa luce, il suo sguardo è quello di un uomo che non ho mai conosciuto. “Non commettere il mio errore. Nessun potere è abbastanza grande da asciugare le lacrime che verserai quando lei non ci sarà più”.
Quando lei non ci sarà più.
Quando il mondo sarà diventato secco, perché non ci sarà il suo sorriso ad alimentarlo. Quando l’aria sarà gelida ed irrespirabile perché il suo fuoco si sarà dissolto in un manto di scintille.
Quando sembrerà avvolto dalle tenebre, proprio come la notte in cui Gorion è andato incontro ad un destino che avrei potuto cambiare se non fossi stato così debole. E sono i suoi occhi gli unici che vedo in questa selva di visi, quasi come se fosse ancora accanto a me, sommerso dai libri.
Lasciarsi alle spalle i propri sogni è un atto di coraggio molto più grande che affrontare un drago. Perché in quel caso la morte arriva con un soffio di fuoco, e non come piccole schegge di dolore in uno specchio che costantemente ti costringe a guardare ciò a cui hai rinunciato. Non si chiude la propria vita con un grido di battaglia, ma con un lento canto che accompagnerà ogni nostro sogno fino all’ultimo giorno.
Neera mi stringe la mano di nuovo.
Solaris mi osserva, ma non attende la mia risposta. Dietro quegli enormi occhi c’è un mistero che non potrò mai svelare, ma forse è proprio questo il bello di lei. Solaris sa, e d’improvviso tutto sembra più leggero.
Non riesco a voltarmi che il Trono svanisce, avvolto in un’esplosione di fiamme. Nel mio petto c’è qualcosa che si muove, vola, corre, salta e poi esce simile ad un falco in attesa di tornare al nido; oltre questo frammento d’universo rimane soltanto il grido di Amelyssan che squarcia l’anima e poi tace, stavolta per sempre. Neera si aggrappa al mio braccio e guarda oltre cercando i nostri compagni: oltre noi due adesso c’è solo lo splendore degli dèi che si trasforma in un ruggito che ci spinge e ci trascina lontano, costringendoci a chiudere gli occhi e sperare che gli altri stiano bene. Ma in fondo so che ci rivedremo presto, forse già al nostro ritorno.
Perché stiamo tornando nel nostro mondo, di questo ne sono certo. Stiamo tornando nel nostro mondo pieno di pirati e di schiavisti, di sacrifici umani e di guerre. Stiamo tornando nel nostro mondo dove pochi uomini usano il loro potere per giocare con le vite altrui, dove basta un po’ di magia per trasformare uomini e dèi e dove la morte scivola in torri secolari gridando una vendetta senza tempo. Stiamo tornando nel mondo dei draghi e dei vampiri, dei drow e degli Occhi Tiranni. Stiamo tornando nel mondo che ha bisogno di noi.
Stiamo tornando nel nostro mondo pieno di luce.



N.d.W: e finalmente sono arrivata alla fine! Caspita, non pensavo sarebbe stato così emozionante cliccare sull'opzione "conclusa" di efp e contemplare il lavoro tutto per intero. Giunta alla fine non posso far altro che ringraziare Lisaralin per tutto questo ed altro ancora. Senza di lei questo progetto non sarebbe mai venuto alla luce, perché per quanto l'idea mi piacesse e mi ronzasse nella test da ere geologiche non avevo mentalmente la fermezza e la forza d'animo di arrivare fino alla fine, e senza Lis non penso che fisicamente questa serie di storie sarebbe mai andata oltre le mie fantasie mentali. Perché fidatevi, è veramente impossibile scrivere qualcosa di lungo senza qualcuno che ti affianchi e ti sostenga, che condivida i tuoi sogni e li trasformi in realtà facendoli propri. Se ho finito questa serie è stato solo grazie a lei e vi invito a leggere tutte le sue storie che troverete (sempre che ci sia qualche altro essere vivente che legga questa storia, s'intende).
Al nostro prossimo progetto comune, socia! Come se non ne avessimo già due in corso ...
Ah, e se vi sono piaciute queste storie andate all'account Registe, dove ha vita il nostro vero e fantastico progetto comune ...
  
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