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Autore: Dreamcatcher_lady    07/01/2015    2 recensioni
Cosa vede Harry nello specchio delle brame? Una vita felice, con la sua famiglia. Una vita senza cicatrice. Una vita in cui non spetti a lui risollevare le sorti del Mondo Magico e portare il nome di "bambino sopravvissuto".
E se davvero fosse stata questo il suo destino? Vivere la vita nello specchio gli sarebbe davvero piaciuto? Sarebbe stata per lui una vita migliore?
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Binario 9 e 3/4
 

-Andiamo, sbrigati o faremo tardi!- gracchiò una voce anziana, di donna.
Una signora, avvolta in un eccentrico cappotto di pelliccia verde ramarro, con un avvoltoio impagliato arrampicato sul cappello, e una borsetta rossa infilata all'avambraccio, si faceva spazio tra i passanti.
King's Kross si ergeva solenne nel traffico babbano delle dieci e mezza di quella mattina settembrina.
-Il rospo, ti sta sfuggendo di nuovo!- strillò di nuovo la signora Augusta Paciock, mentre allungava una mano verso il nipote.
Neville Paciock spingeva un grosso carrello carico di bauli, con una scatola in precario equilibrio sulla cima, dalla quale il rospo Oscar tentava la sua ennesima fuga.
-Nonna non posso farci niente se ogni due secondi tenta di saltare fuori!- protestò il ragazzino, mentre sterzava bruscamente per far ricadere l'animale al suo posto. La scatola si richiuse con un gracidio infastidito dell'ospite.
-Tuo zio non aveva di meglio da fare che regalarti quell'obbrobrio- si lamentò la donna mentre si avviava all'ingresso della stazione, attirando una miriade di sguardi curiosi -un gufo sarebbe stato certamente più utile.-
Neville si limitò a sbuffare tra se. I capelli scuri gli ricadevano sulla fronte in un taglio ordinato a scodella, fin troppo ridicolo per i suoi gusti, ma che sua nonna amava. 
Le ciocche coprivano quasi interamente una cicatrice rossastra, a forma di saetta, stampata come una marca su una prestigiosa bottiglia di Whisky Incendiario.
Neville era così che di tanto in tanto si sentiva, quando la gente lo additava per strada. Prestigioso, raro, un pezzo unico.
Lui era l'unico ad essere sopravvissuto al terribile Lord Voldemort. Lui lo aveva sconfitto, persino.
Dal canto suo il ragazzo non si riteneva affatto così potente o speciale, e non solo perchè sua nonna lo aveva cresciuto continuando a ripetere "mai vantarti Neville! Se tuo padre e tua madre non fossero stati lì non è detto che ce l'avresti fatta! Rispetta sempre il nome che porti, vale più di ogni soprannome che ti daranno gli altri." 
, ma anche perche' ogni volta che si guardava allo specchio vedeva un un viso rotondo, da anonimo undicenne; e una corporatura grassottella, che denunciava la diligenza della signora Paciock in cucina.
La donna pareva non avere altro interesse che quello di assicurarsi che suo nipote mangiasse, si ricordasse i propri impegni e... -tieni dritta quella schiena o sembrerai uno smidollato. Tuo padre...-
"...andava sempre in giro a testa alta. Tutti gli portavano rispetto ed è morto da eroe!"
Neville continuò la frase nella sua testa, sbuffando. Dopo tanti anni delle stesse storie, neppure prestava orecchio alle chiacchiere della nonna.
Suo padre qua, suo padre la. Era fiero di essere il figlio di Franck Paciock, ma a volte la sua presenza gli sembrava più ingombrante di quanto sarebbe stata se non fosse morto per mano dell'Oscuro Signore, quella notte di quasi dodici anni prima.
Sua nonna non perdeva occasione per ricordargli che doveva essere grato ai suoi genitori, che lo avevano protetto dando battaglia fino all'ultimo, e che non doveva mai ritenersi al di sopra degli altri.
La signora Paciock anzi, al contrario di tutto il resto del mondo magico, pareva convinta che il nipote avesse avuto solo fortuna quella notte, e che il Signore Oscuro fosse morto per un mal funzionamento della bacchetta.
Per quanto grata del fatto che Neville fosse sopravvissuto, probabilmente non le era mai andato giù che suo figlio avesse fallito laddove un neonato aveva trionfato.
Nonna e nipote si fecero largo fino al binario 9. Man mano che si avvicinavano alla barriera magica che li separava dall'espresso per Hogwarts, la folla di pendolari appariva vestita in modo sempre più singolare.
Certo nessuno poteva superare l'eccentricità dell'uccellaccio impagliato che Augusta portava sul capo, e che ad ogni passo sembrava sul punto di cadere.
Neville notò però un signore con una sgargiante ed improbabile camicia da notte gialla a coste viola, infilata a forza in un paio di pantaloni militari. I suoi tentativi di mescolarsi con i babbani e  passare inosservato erano a dir poco inutili.
-Forza, forza! Mancano pochi minuti alla partenza! Non vorrai perdere il treno proprio il primo anno, che razza di figura ci faresti!- gracchiò l'anziana, spingendo via senza troppe premure una sua babbana coetanea, che sembrò per un attimo sul punto di intraprendere una battaglia a borsettate, ma che poi andò via sbuffando.
Neville si lasciò condurre in silenzio vero il pilastro tra i binari 9 e 10. 
Sua nonna le aveva spiegato che avrebbero dovuto attraversare il muro di mattoni per poter raggiungere la banchina magica.
In quel momento il ragazzino si sentì osservato.
Notò una bambina, di qualche anno più piccola di lui, che lo fissava da qualche metro di distanza.
Aveva una folta capigliatura rossa e due occhi verdi come il cuore di una foresta in primavera.
Si stringeva ad una donna, alta, sulla trentina, con un viso che era la profezia di come sua figlia sarebbe diventata da grande.
Le due si scambiarono dei sussurri, mentre lo guardavano. La madre ammonì la bambina, che aveva alzato una mano ad indicarlo.
Neville arrossì e distolse lo sguardo impacciato. Sua nonna era ferma qualche metro più in la, immersa nei pettegolezzi con una sua conoscente.
-Scusami-. Una voce trillante attrasse l'attenzione del ragazzo.
La bambina che poco prima lo fissava era ora al suo fianco, sorridente. 
-Scusami- ripeté diligente -è maleducazione indicare e io non dovevo fissarti in quel modo-.
Neville si mordicchiò il labbro prima di rispondere -oh, non fa niente-.
Il suo carattere insicuro non lo aiutava nelle relazioni.
La bambina non accennava però ad andare via. Dopo qualche secondo riprese la parola.
-Io ti conosco- squittì con una voce acuta.
Neville tentò di riacquistare un po' di dignità. "Schiena dritta" si disse. 
-Io no invece- fu l'unica risposta che gli uscì fuori. Tornò ad arrossire.
-Mi chiamo Dorea- si presentò la bimba -tu sei Neville Paciock- concluse con una risatina compiaciuta.
Subito i suoi occhi verdi corsero alla fronte del ragazzo, lì dove sapevano doveva trovarsi la famosa cicatrice.
Neville stava raccogliendo le forze per controbattere qualcosa di sensato, ma venne interrotto.
Sua nonna lo chiamava impaziente.
-Scusa, devo andare- bofonchiò alla rossa, riacchiappando all'ultimo Oscar, il rospo, che tentava nuovamente la fuga.
Si apprestò a raggiungere sua nonna e insieme oltrepassarono la barriera, diretti al binario 9 e 3/4.
Neville sbucò dall'altra parte che aveva ancora gli occhi chiusi e il fiato sospeso.
Li aprì piano, scrutando con cautela il luogo mai visto prima.
Una locomotiva scarlatta se ne stava placidamente accovacciata sui binari, come un imponente drago sbuffante.
Studenti affollavano la banchina, accompagnati da genitori e parenti, con i carrelli sferraglianti e gli animali rumoreggianti nelle loro gabbie.
Per un istante il ragazzo ebbe quasi voglia di fare dietrofront e tornare a casa; sua nonna però pareva di tutt'altro avviso, tanto che prese ad enumerare uno ad uno i figli e le figlie di amici che già frequentavano Hogwarts, riportando con scetticismo tutte le doti che i genitori sostenevano avessero e contrapponendo, invece, quelle che Neville avrebbe dovuto dimostrare durante quell'anno.
Il macchinista soffio' per la prima volta nel fischietto, mentre la lancetta si avvicinava sempre di più verso le undici in punto.
In quel momento Neville vide la donna dai capelli rossi e Dorea attraversare la barriera. Subito dopo si unirono un uomo ed un ragazzo armato di carrello.
I due si somigliavano molto: entrambi alti e magri, con una scompigliata chioma nera e occhiali tondi sul naso. Il ragazzo pero' aveva ereditato gli occhi verdi della madre.
-Sali, svelto. Attento al rospo- sua nonna gli dava ordini, come sempre era abituata a fare -non lo perdere o dovrò sorbirmi le lamentele di tuo zio- gracchiò.
Neville si fece costringere suo malgrado a farsi stampare un imbarazzantissimo bacio a schiocco sulle guance paffute.
Per la prima volta da quando era approdato in quella marmaglia di ragazzini vocianti, non vedeva l'ora di salire sul treno e partire; tutto pur di sfuggire alle grinfie di sua nonna.
-Mangia nipote mio, mi raccomando! E non dimenticare che i boxer di lana devi indossarli con la sottoveste altrimenti ti fanno uscire quelle brutte macchie rosse sul...-
-NONNA!- Neville grido' inorridito, mentre tre ragazzi gli sfilavano al fianco.
Uno di loro, biondino, con una fastidiosa espressione prepotente dipinta sul viso, e due meschini occhi grigi, gli diede una gomitata.
Neville lo sentì ridacchiare con i suoi due amici "gorilla" a proposito delle sue macchie e su dove gli sarebbero potute spuntare.
-Ciao nonna, ci vediamo a Natale- si congedò sbrigativo, desideroso di allontanarsi il più in fretta possibile, prima che sua nonna potesse metterlo nuovamente in imbarazzo.
Rischiò di inciampare mentre si arrampicava con il baule su per il vagone, ma riuscì infine ad infilarsi nel corridoio.
Prese ad avanzare timoroso, mentre gli altri studenti parlottavano tra loro. 
C'era chi, entusiasta, si salutava dopo l'estate e chi, appena conosciutosi , raccontava quanto fosse emozionato dall'imminente primo anno ad Hogwarts.
E poi Neville vide una ragazzina, che come lui si guardava intorno con aria spaesata.
Aveva una folta chioma di ricci castani ad incorniciarle il volto e due vispi occhi nocciola. Il ragazzo notò che i suoi denti davanti sporgevano un pochino.
Solo quando la ragazza lo prese tra le mani, si rese conto che Oscar era fuggito di nuovo.
-Ti è sfuggito- lo avvertì la ragazza, andandogli incontro nel corridoio e riconsegnandogli l'animale.
-Io sono Hermione Granger comunque, piacere- la riccia allungò una mano verso di lui, con fare solenne. Sembrava un'adulta infilata nel corpo di un'undicenne.
-Neville Paciock- si presento' a sua volta, notando la stretta ferrea della Granger contro la sua mano molle e sudaticcia.
-Io so chi sei! Ho letto tutto di te e di cosa hai fatto a quel Signore Oscuro!- sentenziò Hermione, come se stesse parlando di un curioso esemplare di Unicorno Africano.
Neville borbottò qualcosa che suonava come un "me lo dicono tutti".
Hermione parve fissarlo per qualche secondo con scetticismo, come se si stesse chiedendo di aver indicato il ragazzo giusto.
Forse si aspettava un ragazzo in gamba, sicuro di se'. Insomma, uno che avesse sconfitto il più' grande mago oscuro di tutti i tempi. Questo pensava Neville, mentre, con sguardo basso, attendeva che la ragazza si spostasse per lasciarlo passare.
Il treno prese a fischiare e lentamente a muoversi a scossoni.
I ragazzi quasi caddero e solo allora Neville si accorse che il corridoio si era quasi svuotato, man mano che gli studenti prendevano posto nei vagoni.
-Andiamo- lo chiamò Hermione, facendosi strada sul treno e infilandosi in un vagone che accoglieva un ragazzo e una ragazza dai capelli biondi, presumibilmente entrambi del loro anno.
Neville si lasciò guidare senza obiezioni.
Riuscì a malapena a salutare sua nonna dal finestrino, in lacrime sulla banchina, con l'avvoltoio impagliato afflosciato sul cappello, prima che il treno prendesse velocità.

Note autrice: 
sto pubblicando all'una di notte, quindi perdonate eventuali errori :) Domani ricontrollerò il tutto.
Grazie di aver letto e, se vi va, recensite ^^ 
   
 
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