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Autore: _K_    07/01/2015    1 recensioni
"Quella era una mattina importante.
Fra le esili e nivee dita infatti, Catherine stringeva una busta in carta pregiata, decorata da una sobria e sottile cornice nera. Al suo interno, vi era la lettera più importante che avesse mai scritto nei suoi trentaquattro anni di vita. Scritta con un'ordinata calligrafia tondeggiante, era simbolo di cambiamento e di un' importante decisione ormai presa."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il viaggio di Catherine

Catherine Jane Harris, figlia di Edward Jim Harris, sindaco di Spoontown, camminava per le vie di suddetta città a passo insolitamente pimpante. Sul suo viso, lievemente triangolare, con zigomi alti, tondi e rosei, era dipinta una sincera espressione pacata. Gli occhi, piccoli, ma di un vivace azzurro cielo, si vedevano brillare nonosante il sole primaverile fosse alto. I boccoli biondi erano stati raccolti con un grazioso fermaglio in acciaio con sopra dei ghirigori turchesi, lasciando sciolte alcune ciocche ribelli che le incorniciavano il viso. Era bella la sua folta chioma color miele, e lei se ne vantava sin dalla tenera età. Il suo sorriso radioso, generato dalle labbra sottili e dolci, sembrava allargarsi di più ad ogni passo che lei compiva, come se la sua felicità non la soddisfacesse mai abbastanza. Indossava un lungo vestito azzurro, decorato da un motivo floreale aranciato. E saltellava, allegra come non mai, per le strette strade pietrose della cittadella in cui viveva, mentre attorno a lei vigeva un ilare chiasso paesano.
-Buongiono, Catherine!- La salutò al suo passaggio il fornaio, rivolgendole un inchino.
Lei ricambiò con un vispo cenno della mano, godendo del profumo di pane fresco che aleggiava attorno al suo negozio, per poi tornare a sgambettare velocemente. Ammirò ogni cosa attorno a sè. Era sempre stata un'ottima osservatrice. Le piccole case costruite con mattoni rossastri, il balcone della signora Smith, traboccante di diverse varietà di fiori profumati, le lenzuola ricamate a mano della sua amica Janeth, stese accuratamente fuori dalla finestra di casa sua. Riuscì ad intravedere persino le sue velate tende arancioni, quelle che anche lei stessa adorava. Passò davanti il piccolo negozio del falegname Albert, rimirando tutti i suoi ultimi piccoli capolavori esposti in vetrina. Ve ne erano di ogni tipo e per ogni età. A partire da graziosi trenini giocattolo, fino ad arrivare ad elaborate statuine di animali.
Eppure, nonostante l'infinita letizia che quelle vie avevano sempre suscitato in lei, quel giorno la gioia del suo animo era dovuta a tutt'altro.    
Quella era una mattina importante.
Fra le esili e nivee dita infatti, Catherine stringeva una busta in carta pregiata, decorata da una sobria e sottile cornice nera. Al suo interno, vi era la lettera più importante che avesse mai scritto nei suoi trentaquattro anni di vita. Scritta con un'ordinata calligrafia tondeggiante, era simbolo di cambiamento e di un' importante decisione ormai presa.


Caro Elwin
Oggi, 23 Aprile, passano perfettamente dieci anni dal giorno del nostro primo incontro. Lo ricordi? Avevo appena fatto la spesa. Ero sovrappensiero e andavo di fretta, poichè il pranzo avrebbe dovuto esser pronto entro breve tempo, per via dell'arrivo dei miei parenti. Tu, che andavi nella direzione opposta alla mia, urtasti il mio polso con la tua mano e io, sobbalzando, lasciai cadere una delle  borse che portavo.. "Oh, mi perdoni signorina!" esclamasti mortificato, ma io capii subito che l'avevi fatto di proposito. Il tuo tocco fu talmente leggero, che quasi pareva una carezza. Ricordo bene le tue mani. Grandi, forti e piene di cicatrici a causa del tuo lavoro, ma al contempo gentili e rispettose. Accoglienti come poche. Mi bastava sfiorarle per sentirmi a casa.
Ricordo il nostro primo bacio. Un incanto. Davanti il lago ai confini di Spoontown, il nostro amore sbocciava assieme ai fiori del prato su cui sedevamo. Dio, com'erano belli! Ma mai quanto lo eravamo noi. Tu brillavi più del sole e quando ero con te, mi sentivo luminosa anche io. E l'allegria e il calore delle festività del nostro paese, non erano nulla in confronto a quelle che mi regalavi.
Poi fosti costretto a partire, abbandonandomi quì. Ti raccomandasti con me. "Sii forte", mi dicesti. Ma io non possedevo di certo la tua forza d'animo. Non possedevo la tua invidiabile capacità di affrontare ogni difficoltà a testa alta. Non ero pronta per stare sola e non lo sono tutt'ora.
E tu, invece, come stai?
Mi chiedo spesso com'è il posto in cui vivi ora. Tutti ne parlano quì, ma nessuno l'ha mai visto. "E' il luogo in cui il bene regna sovrano, il più illuminato di tutto l'universo! Pieno di gente per bene e di alberi e piante di ogni tipo. Una terra illuminata dal sole ad ogni ora." Ripetono spesso. Ma davvero esiste un posto così? Di ciarlatani il mondo ne è pieno, ma tu, Elwin, non sei certo fra di essi. Mi fido delle tue parole e mi fido di te. Ed è per questo che sto venendo a trovarti. Immagino già casa tua poco spaziosa, ma accogliente. Un poco disordinata.
Rammendi? Fosti proprio tu a dirmi che quando si ama una persona non la si lascia andare, al contrario di come si suol dire. E tu mi hai insegnato ad amare. Tu mi hai fatto conoscere l'amore e io, non avendoti mai ringraziato abbastanza, ho intenzione di farlo ora, trovandoti e non abbandonandoti. E il mio cuore palpita all'idea di rivedere i tuoi capelli castani, il tuo volto simmetrico e il tuo disarmante sorriso, sincero e cortese.
E non temere per il mio viaggio. Tu aspettami e preparami una tazza thè caldo, proprio come ai vecchi tempi.
Sempre tua

Catherine      
              



Aveva ormai camminato tanto, giungendo finalmente a destinazione. Era il momento di consegnare quella lettera.

Se la portò davanti le labbra, lasciandovi sopra un leggero bacio e, dopo aver preso un lungo respiro, la poggiò su di una grigia lapide.
Sulla pietra ruvida, era inciso testualmente "Quì riposa Elwin John Bailey, caduto nella guerra dell'Ovest. Porta la tua bontà nell'alto dei cieli."
Catherine non aveva smesso di sorridere e aveva ripreso l'allegra marcia. Con il sole che le inondava il volto, e una lama affilata, nascosta dentro l'elegante borsetta di tessuto, si diresse verso la fitta boscaglia che si estendeva davanti a lei. Vi si addentrò con beatitudine, iniziando un viaggio da cui non avrebbe mai più fatto ritorno.

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Oh bhe.. E' una piccola storia senza molte pretese. Accetto ogni tipo di critica e.. Niente. A questo punto, non mi resta che ringraziare in anticipo tutti coloro che sono arrivati quì e congedarmi.
A presto giovani!

  
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