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Autore: Crystal Wright    07/01/2015    1 recensioni
E se nel Laboratorio Armamenti avesse perso la vita Caleb – e non Tris? E se ora Tris fosse ancora in vita e avesse la possibilità di vivere per sempre con Tobias, sentendosi però opprimere dalla perdita del fratello, o dalla paura di perdere tutto ciò per cui la sua famiglia si è sacrificata?
Tris, come ce la presenta Veronica Roth, è una ragazza coraggiosa e altruista, un perfetto mix di abnegazione e intrepidità. Eppure qualcosa all'orizzonte sta cambiando e lei dovrà rimanere al passo con il presente, senza perdersi nel passato, per riuscire a costruire il suo futuro.
Ora, propongo una versione un po' distaccata dall'originale, diversa per certi aspetti, anche se la prospetti-va è pressoché la stessa. Ho mantenuto la trama più a lungo possibile, finché, inevitabilmente, le strade della Roth e la mia si sono divise.
Spero vi piacerà leggerla tanto quanto è piaciuto a me scriverla. Lasciate commenti, per favore, belli o brutti che siano. Sono del parere che, solo ascoltando le opinioni degli altri, si possa creare una piccola opera d'arte. Del resto anche i migliori scrittori hanno avuto qualche piccolo o grande angelo custode al loro fianco...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Amar, Christina, Four/Quattro (Tobias), Tris
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Gocce di memoria
Capitolo 8: nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma
 
Tris
Rimango abbracciata a Quattro per un tempo che mi sembra un’eternità. Mi sento al sicuro tra le sue braccia, mi sento viva. Sto iniziando a odiare questi flash-back improvvisi: ogni volta che incrocio lo sguardo di una persona nella residenza, rivedo il volto di qualcuno che ho perso in guerra.
I ricordi si fanno man mano sempre più vividi. Quando ho sognato per la prima volta la mia famiglia, non ero certa di chi fossero veramente. Ma ora rivedo sfilarmi nella mente tutte quelle persone con cui o trascorso la mia vita, specialmente l’ultimo periodo.
Rivedo mia madre, con le sue bellissime fossette sulle guance, mentre mi taglia i capelli per la Cerimonia della Scelta. La rivedo mentre si intrufola nella residenza degli Intrepidi e mi informa indirettamente che un tempo anche lei era una di loro. La rivedo mentre si accascia a terra, spirando tra le mie braccia.
Ricordo mio padre, l’uomo che per anni è sempre stato un punto di riferimento per tutti gli Abneganti. Lo ricordo nella guerra, mentre tenta si salvare tutti noi lasciandosi uccidere.
Intravedo Caleb, il fratello che, alla Cerimonia della Scelta, mi aveva stretto forte la mano perché sapeva che, davanti a quelle dannate ciotole, avrebbe scelto la fazione degli Eruditi. Lo intravedo mentre parla con Jeanine, mentre la aiuta nel suo piano folle. Lo intravedo mentre mi caccia dalla residenza degli Eruditi, cercando di troncare ogni contatto con me. Lo intravedo infine seduto accanto a me, mentre cerchiamo di respingere degli uomini armati, che implora il mio perdono per tutto quello che ha fatto e che non ha fatto, prima di incontrare morta certa. Non prima di aver salvato tutti noi.
Ricordo Uriah, il suo sorriso solare, sempre pronto alla battuta. Ricordo la volta che ha sparato a un muffin posizionato sulla testa di Marlene, solo perché quest’ultima lo aveva sfidato a colpire un piccolo bersaglio a trenta metri di distanza. Uriah, il ragazzo che non c’è più, che a causa della guerra ha vissuto i suoi ultimi giorni alimentato da una macchina.
Ricordo lo zip-line. Uriah mi ha proposto un piccolo “rituale di iniziazione”, una cosa pericolosa, come mi ha risposto lui evasivamente, prima di trascinarmi sull’Hancock, un enorme grattacielo abbandonato. Rivedo il cavo d’acciaio che mi ha sostenuto mentre guardavo la città sotto di me da un’altezza spropositata. Ricordo di aver volato tanto vicino ai grattacieli da farmi urlare di gioia, anziché di paura.
Vedo Will, la prima volta che l’ho conosciuto: spariamo ai bersagli e io non riesco a colpirli. Poi, la sua frase che mi rimarrà impressa nella mente per tutta la vita: “Statisticamente avresti dovuto centrarlo almeno una volta, anche solo per sbaglio”. Ricordo di avergli voluto un gran bene, come amico. Ma ricordo anche di avergli sparato mentre era in stato di incoscienza. Di aver sparato per uccidere, non per ferire.
Ricordo Tori, di quando mi ha aiutata durante l’iniziazione, di come mi ha consigliato di non parlare a nessuno della mia divergenza. Rivedo le immagini del mio Scenario della Paura, poi anche quello di Quattro. È per questo che lo chiamano Quattro, perché è il numero delle sue paure. Mi osservo seduta sulla poltrona davanti a Tori, mentre lei, con dita abili, mi tatua tre uccelli in volo sulla clavicola. La vedo poi a terra, senza vita, nel disperato tentativo di sfuggire alla guerra. Io ce l’ho fatta; a lei il destino non ha riservato lo stesso trattamento di favore.
E infine, come se stessi vedendo un film dalla platea, rivedo me e Tobias. O Quattro, come è chiamato da tutti gli Intrepidi. Ricordo la prima volta che ci siamo conosciuti, la sua espressione quando incredula quando mi ha afferrato una mano, aiutandomi ad abbandonare la rete, dopo che mi sono buttata per prima. vedo i suoi occhi, blu come la notte, talmente scuri da sembrare neri. Ricordo quando l’ho involontariamente sfidato, chiedendogli qualche informazione su di lui – se per caso fosse un trasfazione come me. Ricordo la ruota panoramica e tutto ciò che ne è derivato. Ricordo il nostro primo bacio, il brivido che mi ha percorso la schiena quando mi ha mostrato il suo tatuaggio. Ricordo il nostro amore che è sbocciato lentamente e poi si è consolidato sempre di più. Ricordo il mio sollievo nell’intuire che non era sotto il siero di Jeanine. Ricordo l’ultimo litigio che abbiamo avuto prima di lasciarci, prima che il mondo precipitasse e che io perdessi la memoria.
La vita mi passa davanti. Prima ero Beatrice. Poi sono diventata Tris. Ora sono Tris Prior, un mix nato dalla collisione di un’Intrepida con un’Abnegante. Ora sono divergente. È per questo che sono ancora qui, che posso permettermi di definirmi viva. Per questo non sono caduta sotto la soggezione dei sieri. Non hanno avuto potere su di me. Nessuno ha potere su di me. Perché ora sono una Divergente, e non posso essere controllata.
 
Tobias
Rimango accanto a lei mentre la sento soffrire. Non so che fare: ogni tanto sussurra qualche nome, altre volte, invece, sorride o scoppia a piangere.
Trascorrono diversi minuti prima che si calmi. Prima che torni a comprendere dove si trova. Mi guarda prima con sguardo vacuo, poi, mentre le immagini tornano al loro posto, tutto le si fa chiaro. Ho paura di sapere cosa ha appena visto, quindi le rimango accanto, facendomi un po’ più vicino.
-Tobias.- sussurra, con occhi pieni di lacrime.
Sento anche i miei occhi diventare umidi. La abbraccio con forza, emettendo un sospiro pesante. Finalmente ricorda.
Finalmente ricorda. Sento un brivido percorrermi tutto il corpo, dalle punte dei piedi, fino a farmi drizzare i capelli sulla nuca. Ora ricorda. Probabilmente non vorrà più avere nulla a che fare cin me, visto l’ultimo litigio che abbiamo avuto.
Sbianco velocemente, tanto che ho bisogno di poggiare la schiena contro il muro.
Tris cambia subito espressione, allarmandosi. –Tobias, che ti succede?-
Avvicina una mano alla mia faccia per sentirmi la febbre, poi poggia le sue labbra sulla mia fronte. Io devio il contatto e faccio in modo che le nostre labbra aderiscano le une alle altre. Premo un po’, quel tanto che basta per sentire ancora una volta il suo sapore. Rivivo il nostro primo bacio e deve ricordarlo anche lei, tanto che, dopo un primo momento di sconcerto, chiude lentamente gli occhi e approfondisce il bacio, schiudendo le labbra.
Io mi ritraggo di scatto, evitando vigliaccamente di incrociare il suo sguardo.
-Tobias.- mi chiama dolcemente. Scuoto piano la testa, sentendomi il viso bagnarsi di lacrime. So di non essermi comportato bene con lei, ma non posso accettare di perderla di nuovo e di non ricevere mai più un suo bacio.
Tobias- ripete gentilmente. Mi alza il mento con due dita, fino a riportare i nostri sguardi sullo stesso livello. Ho paura di guardarla negli occhi, paura di leggere avversione nei miei confronti, rancore, odio.
Ma, appena alzo il viso, ciò che vedo mi fa emettere un lieve gridolino prontamente represso: non vedo tracce di odio nel suo sguardo, che è invece pieno di… ammirazione.
-Potrai mai perdonarmi per tutto quello che ho fatto?- le chiedo con un filo di voce, facendole passare lentamente una mano sulla mascella. –So di aver combinato complicazioni che hanno solo aggravato ciò che la guerra stava lentamente distruggendo. Ho messo in pericolo la vita di tante persone, non sono stato in grado di salvare Uriah, di mantenere fede alla promessa fatta a Zeke. Non sono stato capace neanche di salvare te, la donna per cui, durante la guerra, avevo giurato di fare qualsiasi cosa.- sento la gola stringersi, ma non mi fermo. Continuo il mio discorso, anche se, probabilmente, ai suoi occhi sembro solo un povero pazzo senza un minimo di pudore. -Mi sento un mostro nel ricordare tutti i danni che ho causato. Non sono riuscito a fare niente di buono ed è giusto che io soffra da solo, in silenzio, per il resto della mia vita. Forse è giusto anche che io sogni sempre la scena in cui Uriah… e il momento in cui ho creduto che tu…-
Non riesco a finire la frase. Mi copro la faccia con le mani e mi lascio sopraffare dalle emozioni.
Tris mi abbraccia con tanta forza da sembrare che non mi lascerà mai più, poi però alla fine si stacca lentamente, cingendomi le spalle con un braccio.
-Non devi più dire una cosa del genere.- mi rimprovera lei, anche se usa un tono piuttosto dolce. –E non devi neanche pensare a questi discorsi. Ciò che è accaduto non è stata colpa tua, ma di qualcuno che ha deciso il nostro destino, lo ha cancellato, lo ha riscritto come voleva e ha giocato con noi come se fossimo bambole di pezza o cavie da laboratorio.-
Mi toglie delicatamente le mani dalla faccia, posando le sue sulla mia mascella. I suoi occhi brillano mentre parla. –Non dimenticherò mai tutto quello che hai fatto per tutti noi, per i tuoi amici, per i membri delle fazioni, per me. E io ti ringrazio di tutto questo, di essermi stato accanto quando ne avevo bisogno, di avermi sempre protetta anche quando ho perso tutto.- Il suo tono si fa più basso. -Di essere stato la mia famiglia quando la mia è stata lacerata dalla guerra.-
La guardo e lei mi sorride dolcemente. –Non dico che verrà un giorno in cui dimenticheremo tutto quello che è successo. Non direi mai una cosa che non penso. Ma sono sicura che, rimanendo insieme e vivendo ciò che resta della nostra vita uniti, riusciremo a colmare il vuoto che la guerra ha creato, squarciando le nostre vite e riempiendole di devastazione e sangue. Ce la faremo, Tobias, vedrai. Io e te contro il mondo intero.-
Detto questo, mi fissa ancora un po’, spostando lo sguardo dagli occhi alle mie labbra. Alla fine mi bacia. Inizialmente è un bacio, lento, pieno di frustrazione, un bacio che esprime tutto il dolore che abbiamo passato, tutte le vite che abbiamo perso in questo periodo, tutte le persone che si sono sacrificate per creare un mondo più giusto dove vivere in pace. Poi, però, si trasforma in un bacio passionale, che mi trasporta nel futuro, in un futuro neanche troppo lontano con me e Tris insieme, uniti per sempre.
Quel bacio è una promessa di una vita da trascorrere congiuntamente, io e lei, nel ricordo della memoria di tutti i caduti che hanno sacrificato la propria vita per noi, per garantirci un futuro migliore, per sfidare quel potere che per anni ci ha resi parte di un esperimento più grande di noi, ma che, alla fine, siamo riusciti a debellare. È la forza che ci ha spinto a combattere fianco a fianco, a credere in noi stessi e a reclamare i nostri diritti.
Perché questo significa amore: mettere il bene degli altri prima del proprio, pensare alla salvezza del prossimo e non a quella di se stessi. E i miei compagni l’hanno fatto: i genitori di Tris, perfino Caleb, si sono sacrificati per questo, e noi li ricorderemo come eroi, come è giusto che sia.

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Ciao a tutti, Divergenti! E bene... siamo giunti all'ultimo attesissimo capitolo di questa mia prima fanfiction. Ne approfitto per ringraziare Hilly e le sue bellissime recensioni e tutti coloro che seguono questa storia, chi la legge fin da quando l'ho inizxiata a scrivere e chi ha avuto (forse) la fortuna di leggerla tutta insieme. Comunque sia, vi ringrazio di cuore di aver letto e continuato a leggere la mia storia. Sto scrivendo qualcos'altro, ma nno sono proprio sicura di volerlo ancora pubblicare. Comunque suppongo che, come prima fan fiction, non sia andata male.
Per ora vi saluto e vi auguro un buon proseguimento e... rimanete divergenti!
Con affetto,
Crystal.
  
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