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Autore: calmali    07/01/2015    4 recensioni
È possibile innamorarsi di una persona solo ed esclusivamente attraverso il suono della sua voce?
È irrazionale crederlo?
Ho sempre sentito dire che si può parlare d’amore solo quando si è davvero a conoscenza di tutto ciò che fa parte di quella persona, dei difetti e dei pregi ma quella voce riusciva a scavarmi l’anima.
Era una voce femminile, leggermente roca ed estremamente profonda.
Non ero mai stata attratta da una donna ed, in fin dei conti, anche quella non si poteva classificare come vera attrazione era semplice e puro amore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1° CAPITOLO
*Santana*
«E se il mio nuovo sogno fossi tu? »
Nel corso della mia, ancora, breve carriera radiofonica ero stata protagonista di qualche situazione imbarazzante.
Ero solita porre agli ascoltatori una domanda ogni giorno, risposte ne arrivavano di più varie e mi era capitato di sentire ragazzi sputare frasi d’abbordaggio, spesso poco caste.
Io, dal canto mio, rispondevo sempre con tono e una certa ironia, mi piaceva più che altro perché sapevo che non avrebbero avuto nessuna possibilità con me e ne ero certa, non perché mi considerassi la donna più bella del mondo, anche se potevo vantare una certa autostima, ma semplicemente perché sapevo che non erano il mio genere.
Mi ero dichiarata lesbica ormai diversi anni primi, in generale odiavo le etichette ma la mia personale situazione era chiara, cristallina: provavo attrazione fisica solo ed esclusivamente per le donne.
Quella mattina però qualcosa mi bloccò dall’aprire bocca.
Sentii quella voce femminile dolce come la primavera e chiara come il vetro del tavolo su cui tenevo poggiati i gomiti.
Quella non era una frase pronunciata da ragazzini stupidi per avere un po’ di popolarità, per uno scherzo o per una scommessa.
Avevo sentito il tremolio di essa e ne avevo percepito le componenti, la sincerità, il nervosismo.
Mi sporsi in avanti verso il microfono mentre in cuffia la voce conosciuta di Puck mi riportò alla realtà.
«San! San sei in onda»
Con un battito di ciglia ripresi un minimo di razionalità, strinsi le labbra tra di loro fino a farle leggermente sbiancare.
«Mi dispiace che tu abbia buttato giù il telefono»
Mi dispiaceva davvero.
Spesso mi risultava facile non tenere in considerazione i pensieri altrui, mettere avanti la mia parte più menefreghista e non provare niente, neanche il sentimento più blando, per coloro che consideravo conoscenti ma in quel caso mi fu impossibile.
«Mi sarebbe piaciuto sentire ancora un po’ la tua voce»
Posai le labbra sull’anti-pop posto a qualche centimetro dal microfono.
Alzai gli occhi scuri come la pece sul mio amico che stava dall’altra parte della stanzetta insonorizzata, non era una stazione radio enorme ma mi potevo ritenere fortunata, era tutto ciò che avevo sempre sognato.
Sventolai l’indice verso la mia direzione per fargli capire che la prossima canzone l’avrei scelta io.
«Ogni sogno è raggiungibile, spesso non si possono realizzare ma ricordati che guardare il proprio sogno negli occhi spesso vale molto più della realizzazione stessa»
Cosa volevo davvero dirle?
Non lo sapevo neanche io.
Una parte di me non poteva che essere irritata, trovavo la sconosciuta ingiusta, l’altra parte, quella che in quel momento parlò per me, continuava a credere che in quella voce ci fosse qualcosa di speciale e neanche così tanto in fondo, voleva sapere di più.
«Ti dedico “Songbird” perché è la mia canzone preferita. Torniamo tra poco con altre chiamate»
Mi tolsi le cuffie solo un’ora più tardi dopo essermi congedata, la mattina dopo sarei tornata ancora una volta a lavoro ma fino a quel momento potevo rilassarmi.
Mi alzai in piedi, spesso durante le canzoni mi capitava di sgranchirmi le gambe ma, stranamente, quella mattina non l’aveva fatto e lo risentivo, avevo i muscoli particolarmente intorpiditi.
Uscii dalla stanzetta insonorizzata e ad aspettarmi c’era la faccia da schiaffi di Noah.
Io e Puck ci conoscevamo da una vita, eravamo cresciuti insieme, avevamo affrontato molti momenti importanti insieme soprattutto durante l’adolescenza, era senza dubbio il mio migliore amico, non che ex fase liceale, come già detto ormai ero certa di essere attratta dalle donne ma… beh, non lo ero sempre stata.
Posai gli occhi scuri sul suo volto e lampante il suo sorriso, tanto malizioso quanto idiota, fece capolino.
«Non azzardarti ad aprire bocca! »
Gli dissi secca anche se non potevo negare un certo divertimento.
Sapevo dove volesse andare a parare, dove fosse diretto, ormai quel sorriso era diventato fondamentale quando aveva intenzione di prendermi in giro, soprattutto se il campo scelto era quello amoroso.
«Hai fatto colpo! »
Scossi la testa mentre mi infilavo il cappotto e il cappello.
Non potevo passare tutto il resto della giornata a pensare a qualcuno che non aveva nemmeno avuto il coraggio di dire il proprio nome, non avevo intenzione di farlo.
Presto sarebbe diventato un ricordo rinchiuso in chissà quale scaffale remoto della mia mente, non ne avrei avuto memoria a breve.
«Non ha usato un numero privato»
Diedi per qualche istante le spalle al ragazzo mentre mi sistemavo, pronta ad uscire mi voltai verso di lui.
Piazzai lo sguardo più scocciato della storia ed aprii bocca.
«Senti Noah, mi fa piacere che tu abbia trovato la tua vera vocazione come wedding planner ma devi smetterla! primo perché se lo fai solo con me non guadagnerai neanche un soldo bucato e secondariamente perché sai che non ho bisogno di nessuna relazione, soprattutto non con una ragazza a cui ho sentito pronunciare solo una frase»
Sputai tutto d'un fiato, non ero arrabbiata, il mio tono non lo era ma volevo mettere le cose in chiaro.
Io non ero tipa da relazioni stabili, mi bastava fare colpo su ragazze facili in un locale diverso ogni sera, non avevo bisogno di sentimenti, di pianti isterici e di litigate costanti, rendevano tutto più complicato e a me non piacevano le cose troppo complicate.
«Non mi interessa se tu ti sei innamorato, non mi porterai nella ragnatela con te!"
Dissi, questa volta aggiungendo un sorriso, ero felice per lui semplicemente perché lui sembrava esserlo con Quinn ed non potevo desiderare di meglio che due amici felici insieme ma io, personalmente, continuavo a pensarla allo stesso modo, il sesso occasionale mi soddisfaceva di più e non sarei cambiata, probabilmente mai.
«Ti ha detto che sei il suo nuovo sogno San! Magari le farebbe piacere sentire la tua chiamata. »
lo guardai storto, non si sarebbe arreso tanto facilmente e lo sapevamo entrambi.
Sbuffai irritata mentre l'espressione infantile e speranzosa di Puckerman mi metteva soggezione.
Non capivo davvero cosa si aspettasse da me, sapeva come il mio cervello ragionava e sapeva che la mia testardaggine era unica.
«Hai paura che sia troppo brutta per i tuoi standard? »
Alzai gli occhi al cielo.
La possibilità che fosse brutta non mi aveva sfiorato neanche l’anticamera del cervello, era solo e semplicemente perché non mi importava, almeno era ciò che continuavo a ripetermi ma adesso che ci rifletto il vero motivo era un altro: riuscivo ad associare quella voce solo a cose positive, cose belle.
«Non sono così superficiale! »
Sapevo di esserlo ma in quel caso non mi sarebbe tornato comodo ammetterlo, credevo fermamente che l’occhio volesse la sua parte e aveva tutto un senso logico visto che non tenevo nessun altra qualità in considerazione, non avevo bisogno di altre qualità per fare sesso di una notte sola con una donna.
La faccia di Puck si tramutò e in essa traspariva un’espressione chiara ed esplicita che non aveva bisogno di parole ma che esprimeva a pieno la frase: “ma mi vuoi prendere per il culo?”.
«Okay, forse lo sono ma in questo caso non c’entra niente, è solo che mi sembra stupido chiamarla, non la conosco, non ho neanche idea di quale sia il suo nome e stando a ciò che mi ha detto non è una scopata che vuole da me»
Infilai le mani in tasca chiedendole a pugno, forse mi stavo scaldando un po’ troppo del dovuto, avevo alzato leggermente il tono di voce.
«Hai ventotto anni Santana, non ti sembra il caso di trovare qualcuno che possa davvero amarti? »
Quella domanda ormai nelle nostre conversazioni era come la torta di compleanno in una festa di compleanno… indispensabile.
Non avevo più risposte originali.
«Non ho intenzione di fare una caccia al tesoro e poi l'amore non mi è mai piaciuto»
Come se non avesse sentito neanche una parola che avevo appena pronunciato si avvicinò alla scrivania poco distante, dove erano poggiati molti dei mixer e delle attrezzature per i suoni non che un centinaio di cd, e iniziò a scrivere una serie numerica su un pezzettino di carta, me lo porse poco dopo.
«Se non ti fosse interessata non le avresti detto quelle belle parole, non sembravi neanche più tu! So che non la conosci ma lei ha fatto il primo passo magari tu puoi fare il secondo sempre che il tuo orgoglio spropositato te lo permetta»
M’imbeccò. Lasciai che la sua mano rimanesse a mezz’aria con quel pezzettino di carta per diversi istanti poi mi decisi a prenderlo, non proferii parola, questa volta non ne avevo per pararmi il culo.
Uscii dalla stazione radio che potevo chiamare mia regalandogli solo un ultimo sguardo pragmatico.
Il bigliettino andò a finire nel fondo della mia borsa ma il ricordo di quella voce continuava a rimanere costante sullo scaffale più in vista della mia mente tanto che quella sera decisi di rimanere a casa.
Non avevo voglia di sprecare energie, non avevo voglia di ridurmi a trovare un’americana sexy pronta a provare un po’ d’amore saffico e non mi andava neanche di ripiegare su qualche ragazza navigata ma troppo appiccicosa.
Seduta suo divano tenevo lo sguardo fisso sulla televisione senza davvero guardarla.
Una birra nella mano destra e il telecomando nella sinistra, non avevo idea di che ore fossero ma non avevo sonno, se fossi andata a letto avrei sprecato ore a rigirarmi, non che in quel momento stessi davvero utilizzando il mio tempo.
Per quanto mi sforzassi di non pensare alle parole irritanti di Puck e a quella ragazza che con una sola, semplice, stupidissima frase mi aveva imbambolato, non ci riuscii, quei pensieri continuavano a bussare alla mia mente ed io prontamente aprivo.
«Dio Noah! Ti odio!»
Imprecai al silenzio assoluto prima di lasciar cadere il telecomando sul divano.
Mi alzai di botto e andai verso la mia camera da letto, rovesciai completamente la borsa e finalmente, per ultimo, trovai ciò che mi serviva.
Il bigliettino sembrava più stropicciato del dovuto ma ogni numero era ben leggibile.
Tornai in salotto con la consapevolezza che stavo per fare la più grande stronzata della mia vita, di solito erano le ragazze che mi chiamavano, non era il contrario, pensandoci però teoricamente era stata lei a chiamarmi ma forse non poteva essere tenuta in considerazione, primo perché l’aveva fatto nel mio programma radiofonico e secondariamente perché quella della mattina passata non era stata neanche una vera conversazione.
Composi il numero di telefono e anche se convinta di aver toccato i tasti giusti rilessi più volte quella sequenza, ero bravissima quando era necessario perdere tempo.
I “bip” mi riempirono la mentre annunciandomi che il numero chiamato era raggiungibile e non occupato, lo stomaco mi si capovolse, mi sentii una ragazzina davanti alla sua prima interrogazione, probabilmente nella fretta quella mattina avevo perso tutta la mia fottuta autostima per la strada.
Mentre mi mordicchiavo le labbra si attaccò la segreteria telefonica, mi lasciai andare ad un morso leggermente più incisivo imprecando subito dopo con me stessa –per fortuna mi degnai di farlo nella mia mente-. “Hai appena chiamato il telefono di Brittany, sto cercando un arcobaleno, adesso non posso risponderti, lasciami un messaggio in segreteria, adoro ascoltarli!”
Riconobbi quella voce, senza dubbio più squillante e allegra di quanto non fosse quella mattina, sorrisi inconsapevolmente consapevole che quella fosse la segreteria telefonica più insensata della storia.

«Ciao»
Non era di certo un buon inizio, non lo era neanche per un bambino delle elementari figuriamoci per una donna di ventotto anni.
«Scusa il disturbo, mi sento così stupida in questo momento, non ti avrei dovuta chiamare»
Le parole uscirono dalla mia bocca come un fiume in piena, senza che io avessi la possibilità di pensarci, solitamente ero molto più riflessiva, pronta nelle risposte ma ogni risposta era sempre e comunque calcolata e pensata.
«Sono Santana, quella che parla alla radio»
Nessuno mi aveva mai definito in tal modo e sicuramente non avrei mai pensato che quella cogliona che l’avrebbe fatto sarei stata proprio io, la vita è strana…
«Volevo solo farti sapere che il tuo sogno non è così lontano come credi, forse ora è meglio che finisca di blaterale, ciao»
Chiusi la telefonata così come l’avevo finita, lasciai il telefono sul divano con poca delicatezza, le mani andarono tra i capelli scuri.
Se pochi minuti prima credevo di stare per compiere la stronzata più stronzata sulla faccia della terra, dopo averla compiuta mi sentivo una merda e fin troppo domande iniziarono a litigare nella mia mente per avere la meglio.
In una scala da uno a dieci la mia figuraccia quanto era di merda?
mi avrebbe richiamato?
quello era il numero giusto?
Potevo rispondere solo a poche di queste, sicuramente era il numero corretto, avrei distinto la sua voce tra mille e la cosa mi inquietava.
Sapevo il suo nome, la cosa mi consolava da un certo punto di vista, quella figura di merda non era stata poi tanto inutile ed ora, nel momento esatto in cui vi sto parlando, vi posso assicurare che di inutile ebbe ben poco.
«Ma che cazzo fai Santana? Quanto ti sei rammollita!»
Ormai ero arrivata al punto di parlare con me stessa, non c’era via di ritorno, quella ragazza aveva avuto un potere assurdo su di me anche se, in fin dei conti, non aveva fatto niente.
Chiusi gli occhi e ancora una volta il pensiero di Lei appari chiaro nella mia mente anche se di chiaro c’era ben poco.





-Serendipity's space-
per prima cosa voglio ringraziarvi, tutti quelli che hanno letto la storia e colore che l'hanno recensita, chi l'ha messa tra i preferiti o semplicementre tra le storie da ricordare, grazie.
spero che questo nuovo capitolo possa piacervi, per qualsiasi appunto, suggerimento o commento postivio o negativo recensite, mi fa piacere leggervi.
il prossimo capitolo, ovviamente, sarà nuovamente incentrato su Brittany poi, probabilmente, da quello dopo inizierò a scrivero il capitolo da entrambi i punti di vista, vedrò un po' che fare, voi cosa preferireste?
 

 

 

 

   
 
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