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Autore: IsaMor    08/01/2015    1 recensioni
...sentì una mano ferma posarsi sulla sua spalla: "Signor Hiddleston, mi perdoni se la importuno. Sono un suo ammiratore.
Thomas l'osservò e vide un uomo alto, della sua stessa età, capelli nero corvino legati in un'elegante coda...Aveva un'aria famigliare, pensò.
"Ci conosciamo?", la domanda gli uscì spontanea.
"Sì, io... Ehm... Come posso dirlo? Io sono lei!", indicando Thomas con un dito delicato e stranamente accusatore...
..."Tom, smettila! Non dire che credi ad una cosa così assurda?"
Thomas alzò lo sguardo in lacrime e tremante verso l'amico in attesa spasmodica di sentirgli dire quella frase: "Tom, tu non hai ucciso nessuno! "
Genere: Generale, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ossessioni inglesi'
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CAPITOLO XVIII

Will stava tremando.
Gli sembrava di essere tornato bambino, a quando suo padre era un dio per lui, poi le cose erano cambiate, ma ora a saperlo di fronte a Branagh vivo, era terrorizzato.
"Papà stai bene?", anche Eve si preoccupò a quella domanda.
"Sì. Non sono in pericolo! Branagh è davanti a me in coma."
La notizia era come una secchiata d'acqua ghiacciata in pieno petto.
Decisero di parlarne insieme a Andrews.
Quando rientraronò nella stanza interrogatori, Thomas notò subito l'aria tesa di Will, però non gli interessava più come prima. Da quando aveva a che fare con lui, tutto il suo mondo era andato a pezzi. Aveva perso amici e anche dignità, dopo ciò che aveva fatto con lui in quel letto, solo poche ore prima.
Will posò il cellulare sul tavolo e si sedettero intorno.
"Vice capo Laing può parlare, qui con noi c'è anche il signor Hiddleston.", disse il detective, intuendo chi fosse.
"Mi trovo a Londra. Kenneth Branagh è in coma da quando ha ingerito qualcosa con arachidi. È allergico, ma non molti lo sanno. Lei signor Hiddleston lo sapeva?"
Thomas realizzò con chi stava parlando, era il padre di Will. La notizia di Kenneth in coma era qualcosa che ancora non riusciva a concepire.
"Io lo sapevo e anche alcuni suoi amici. Dove si trova?", domandò, cercando di capire perché venisse ritenuto morto.
"Questo non posso dirvelo, è già stato difficile per me poterlo vedere. Devo ringraziare Damian per l'informazione. Dopo aver visto in televisione le acrobazie a casa di Branagh, ha riconosciuto subito Will travestito da lei signor Hiddleston, e si è messo a chiedere in girò cosa stesse accadendo. È saltato fuori che i servizi segreti avesserò ricevuto l'ordine dall'alto di prelevare e proteggere Branagh, lasciando credere a tutti la sua morte!"
Will dal momento in cui aveva sentito quel nome si era irrigidito ancor di più, Thomas non l'aveva più visto battere le palpebre. Quel nome doveva essere fonte di problemi o altro per lui.
Andrews prese la parola: "E di Cumberbatch cosa si sa?"
"I servizi segreti non c'entrano nulla con lui. Hanno solo modificato i verbali di Branagh, ma quelli dell'altro non li hanno toccati.", era coinciso in ogni sua frase e sembrava freddo e distaccato a Thomas.
"Qui invece mancano! I servizi sanno qualcosa della storia di Cumberbatch? Non sarà mica uno dei loro?"
Il detective cercava risposte plausibili.
"No, Damian sta controllando, ma finora non ha trovato nulla sul conto dell'uomo. È davvero molto strano..."
Will aveva smesso di respirare regolarmente.
Andrews domandò: "Cosa dovremmo fare ora? Hiddleston resta il principale sospettato per gli omicidi di Freeman e Wilson ed il tentato omicidio di Branagh!"
Il vice capo Laing era un uomo che incuteva rispetto e timore solo con la voce.
"Mandalo a casa e metti degli uomini di guardia. Trattenerlo in commissariato è pericoloso sia per lui e sia per tutti voi!", doveva essere un consiglio, ma venne inteso come un ordine.
Parlarono di tutti i particolari del caso durante la telefonata, quando essa terminò, passò un'ora prima che Thomas fosse scortato a casa sua.
Will si era offerto di fargli nuovamente da baby-siter, più per il fatto che non gli andasse di tornare a casa con Eve o di fare tanta strada per alloggiare in hotel.
Nessuno obiettò.
Sull'auto della polizia il silenzio aveva una consistenza e un odore di freddo gelido, entrambi non aveva voglia di parlare.
Arrivati nell'appartamento, Will fece cambiare il codice dell'allarme a Thomas e poi controllo tutte le stanze.
Chiuse le pesanti tende assicurandosi di dove fosse appostata la polizia. Thomas era rimasto in salotto, mentre l'altro controllava ogni angolo dell'appartamento.
In camera da letto lasciò scivolare le dita sul piumone ricoperto di seta azzurra. Era morbido e delicato, proprio come la pelle di Thomas, quella pelle che non avrebbe più accarezzato dopo la lite in commissariato.
Tornò in salotto dove Thomas stava aprendo un cesto di frutta. Un regalo di pronta guarigione da parte di amici, doveva averlo portato sua madre dall'ospedale quella stessa mattina. Doveva assolutamente telefonare, le aveva detto che sarebbe rimasto con l'agente Laing per tutto il giorno, ma ora la sua faccia o più precisamente quella di Will, era su tutti i notiziari. Sicuramente doveva essere in ansia.
"Will posso telefonare a mia madre?", domandò, guardandolo in viso per la prima volta, da quando erano usciti dal commissariato.
"Non ci sono problemi!"
Will lo vide prendere della frutta e sciacquarla, mentre parlava al telefono. Sembrava tutto a posto quando mise giù.
"Will fa pure come se fossi a casa tua! Di là c'è la camera per gli ospiti. Tieni, non credo ci sia molto da mangiare in frigo."
Gli aveva preparato un piatto di frutta mista, mentre lui si stava portando il suo in camera.
"Vado a fare una doccia e a dormire. Se ti serve qualcosa, guarda sempre nella camera degli ospiti, troverai tutto!", spiegò.
"Credo che dormirò sul divano. La camera degli ospiti è troppo lontana dalla tua e non sentirei nulla da lì se dovesse entrare qualcuno!"
"Fa come vuoi!"
Will era irritato dal comportamento dell'uomo. Non capiva come si potesse essere arrabbiati per una svista.
Si distese sul morbido divano di pelle, non gli andava di mangiare, cercò di rilassarsi, ma la spalla si faceva sentire.
Chiuse gli occhi nel tentativo di prendere sonno. La notte precedente non aveva dormito molto per via della preparazione all'incontro con Branagh, anche Thomas doveva essere esausto, pensò.
Dopo dieci minuti la presenza dell'attore aleggiava nel salotto, Will se ne accorse, ma preferì continuare a tenere gli occhi chiusi, nella speranza di addormentarsi.
Thomas era lontano dal divano, di questo n'era sicuro, cosa facesse, non lo sapeva.
"Will scusa se ti disturbo."
Lui emise un suono gutturale per fargli capire che l'ascoltava anche se non lo stava guardando.
"Ho dimenticato di dirti che c'è della pomata per contusioni qui sul tavolo. È più forte dell'altra."
L'aveva presa nel suo bagno e poggiata sul tavolo. L'agente non capiva perché si prendesse tanto disturbo.
"Sai, ho l'abitudine di farmi male sul set. Questa è la migliore!"
Will sbirciò solo per far capire che l'aveva vista.
Aprì gli occhi completamente quando notò l'abbigliamento di Thomas. Aveva i pantaloni del pigiama di cotone grigio che non lasciava nulla all'immaginazione per come vestiva aderenti e morbidi e una maglietta bianca attaccatagli addosso per via della pelle ancora umida dovuta alla doccia. I capelli erano ancora bagnati e delle goccioline gli solcavano il viso e il collo per posarsi sul petto assorbite dalla maglietta.
Era una splendida visione per Will.
Thomas fece per andare via, mostrandogli le spalle e la schiena perfettamente disegnate e dei glutei sodi.
Non voleva che se ne andasse.
"Come va la guancia?" L'uomo si portò due dita sulla piccola ferita alle labbra, doveva essere più fastidiosa di tutti i graffi che aveva sulla guancia, cosa che scombussolò non poco Will.
"Bene, non rovinerà la mia carriera d'attore. Al contrario di ciò che hai combinato tu a casa di Ken, Andrews mi ha mostrato il video che circola in televisione!"
Non capiva se fosse sarcastico o irritato anche per quell'altro suo casino.
"Mi dispiace Tom. Ti prometto, spiegherò tutto, quando questa storia sarà finita!"
Lui sorrise. Uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto.
"Buonanotte Will"
Rientrò nella sua camera, chiudendosi la porta alle spalle.
Il cuore di Will non smetteva di battere forte, gli ci vollero diversi minuti per ritrovare un po di serenità e tentare di addormentarsi. Il sonno non si fece attendere, gli antidolorifici di Andrews avevano come controindicazione la sonnolenza.
Si svegliò nella penombra dell'unica lampada lasciata accesa, sentendo dei rantoli provenire dalla stanza di Thomas.
Ad un certo punto lo senti chiaramente lamentarsi.
Era in pericolo.
Afferrò la pistola che aveva ancora alla cintura e scattò velocemente verso la sua stanza. Spalancò la porta e accese la luce, mentre puntava la pistola verso il letto.
Non sapeva cosa sarebbe apparso dal buio.
Nulla, solo Thomas mantido di sudore che lo guardava. Era sconvolto, ma non per la pistola, doveva aver fatto un terribile incubo.
"Stai bene?"
Will ripose l'arma nella fondina. L'osservò seduto nel letto.
"Sì, uno dei miei soliti incubi!", respirava a fatica.
"Vuoi parlarmene?"
"No!"
Era una risposta secca, Will allora decise di tornarsene sul divano.
"Will, resti con me?"
Lo stava timidamente implorando.
Lui non se lo fece ripetere due volte. Si diresse verso il letto, infilò la pistola sotto al cuscino e si sfilò la felpa. Non aveva cattive intenzioni, ma Thomas gli aveva sollevato il piumone ed era sicuro che lì sotto sarebbe stato troppo caldo per tenere la felpa.
Si distese accanto a lui un pò nervoso.
Thomas sembrava aver messo da parte la discussione avuta in commissariato, infatti posò il braccio sulla vita di Will che si sentì riscaldare dal calore del corpo sudato di lui. Era una sensazione piacevole sentire quel corpo umido contro il suo e lasciò scivolare la mano sinistra lungo il braccio destro di lui, fino ad arrivare alla spalla e al collo dove si fermò, non riusciva a portalla oltre per via del dolore alla spalla.
Thomas si strinse di più a lui, bloccandogli il braccio destro, aveva richiuso gli occhi più per godersi quella carezza che non per dormire.
"Tom, sei ancora arrabbiato con me?"
"No, non lo sono. Ero arrabbiato con me stesso, Ben, tutta questa situazione e me la sono presa con te. Mi dispiace!", era tornato ad essere la persona dolce che era prima di entrare in commissariato.
"Ti capisco. Ti ho incasinato la vita! Mi vuoi ancora Tom?", la domanda sorprese entrambi, cercò i suoi occhi.
"Sì, Will. Ti ho sempre voluto dal primo momento!"
L'uomo era soddisfatto, gli posò un bacio sulla fronte.
"Will mi racconti di te? Sai, ho notato che l'uomo al telefono ti ha innervosito molto. Solo se vuoi...", disse timidamente.
"Era mio padre. Un tempo era felice che io volessi diventare agente, ora invece sono solo una vergogna per lui. Non ci parliamo molto! Ti lascio immaginare le feste in famiglia...", si incupì.
"Come mai?"
"Non sono come lui vorrebbe."
"È perché sei gay?", chiese quasi ingenuo.
"Sì. Quando avevo vent'anni e andavo all'università, decisi di seguire le orme di mio padre, visto che i mie due fratelli avevano scelto altro e Eve aveva già Jenny, senza un uomo accanto. Mio padre era felice di avere una nipotina, ma si vedeva la sua delusione, è un tradizionalista! Per aiutarmi a superare l'ammissione mi insegnò tutto quello che sapeva di questo lavoro. Era un ottimo insegnante, solo nelle arti marziali aveva qualche lacuna. Il suo partner all'epoca era Damian..."
Thomas sollevò la testa: "Quello che ha trovato Ken?"
"Sì, lui. Aveva trent'anni, capelli di un bel rosso e un fisico perfetto. Lo conoscevo già da un paio d'anni. Rimanevamo per ore soli di sera nella palestra della centrale dell'INTERPOL. Mi ha insegnato davvero tanto. Una sera, eravamo soli, parlavamo tanto e combattevamo, lotta greco-romana. Mi ritrovai sul tappeto, come al solito e lui invece di lasciarmi andare, mi sfiorò le labbra con le sue..."
"Hai fatto la stessa cosa con me!", disse mettendo su il broncio che riuscì a tenere solo per poco.
"Beh, ha funzionato!", sorrisero entrambi.
"Non sapevo neanche che fosse gay, quindi rimasi completamente stordito per ore. Il giorno dopo tornaì in palestra per il nostro allenamento, ma sapevo già che desideravo quel bacio! Lui era sempre stato un buon amico, protettivo e premuroso con me. Feci l'amore con lui solo un mese dopo. Ci misi un pò a capire cosa volessi!", gli occhi erano persi in dolci ricordi.
"Farai la stessa cosa con me? Aspetterai così tanto?", scherzò.
"Dopo oggi in camera mia? Non credo di poterti tenere a bada così a lungo!", riserò di gusto e Thomas notò quant'era bello in penombra.
"Peccato che tutto finì quando mio padre ci trovò abbracciati a baciarci in palestra. Damian decise di andare via per non complicare i rapporti tra me è mio padre. Ogni tanto l'ho visto, solo che non credevo che si parlassero di nuovo."
Will divenne triste.
"Forse, hanno messo da parte le loro incomprensioni solo perché tu eri in pericolo!"
Will gli diede un bacio in fronte. Pensò a quant'era dolce e questo gli piaceva.
"Raccontami della prima volta!", si strinse a Will e chiuse gli occhi.
"Sei troppo curioso Tom! Comunque, ero terrorizzato a morte. Stavo con lui da tanto e avevo ancora paura. Fu davvero dolce e gentile. Perdeva molto tempo a baciarmi, perché sapeva che mi piacesse e rilassasse più di tutto il resto. Parlava in continuazione, ricordo la sua voce calda e avvolgente..."
Will si accorse che Thomas s'era addormentato.
Chiuse anche lui gli occhi.
I sogni di Thomas furono tempestati dalle immagini di Will ventenne e un misterioso uomo, stretti a fare l'amore, nel sogno dopo un pò Will diventava Thomas con le sue paure e le sue ansie e l'uomo di nome Damian si trasformava in Will. Dormì beatamente finchè non sentì il vuoto al suo fianco.
Will non c'era.
Accese la luce sul comodino, la sveglia segna le quattro di mattina.
Vide Will tornare in camera con il piatto della frutta in mano.
"Scusa mi è venuta sete e già che c'ero ne ho approfittato per uno spuntino.. Ti ho svegliato?", masticava gustandosi la frutta.
"No"
Will gli si sedette accanto: "Ho visto che neanche tu hai mangiato!", il piatto di frutta ancora pieno era sul comodino.
"Tieni."
Gli mise un chicco d'uva tra le labbra sfiorandole con la punta delle dita, mentre lui masticava una fragola.
Thomas accettò il frutto.
"Queste fragole hanno un profumo dolcissimo!"
Thomas aspettò che gliene mettesse una in bocca, sentì invece per un istante, le sue labbra al gusto di fragola.
"Sì, è vero! È un buon profumo!", affermò mordicchiando il labbro di Will.
Lasciarono perdere il piatto di frutta e iniziarono a baciarsi con trasporto. Will si ritrovò disteso sul letto, l'altro sembrava non volergli dare tregua, proprio come il giorno prima, infatti gli stava baciando il petto e il collo.
Tra i sospiri riuscì a dire: "Tom fermati!"
"Perchè?", la voce era un sussurrò.
"Perchè così mi fai impazzire dal desiderio di fare qualcosa che, forse, tu non vuoi fare!"
Thomas non gli diede ascolto e gli sbottonò i jeans, per poi sfilarglieli insieme ai boxer e ai calzini.
"Cosa vorresti farmi?"
Ansimava, non ebbe risposta se non quella di ritrovarsi disteso schiena al materasso e Will su di lui. Anche con una spalla dolorante restava il più forte tra i due.
Si baciarono lenti, Will tirò via la maglietta bianca e i pantaloni del pigiama. Thomas era tutto suo, si trovò a pensare.
Tremava ad ogni carezza e ad ogni bacio. Il coraggio e la sfrontatezza erano spariti, non appena Will aveva preso in mano la situazione.
"Tom, fermami pure in qualsiasi momento!", lui annuì poco convinto e sempre spaventato.
Sentiva le sue labbra scendere lungo il corpo finchè il respiro non divenne affannoso.
Will sapeva come dare piacere. Thomas non voleva che si fermasse, invece lo senti tornare con le labbra alla sua bocca. Will si infilò tra le gambe di lui e gliele tirò su per poi sistemargli il bacino in una posizione più comoda.
L'altro capì.
I loro occhi si cercavano sempre e anche le loro labbra. Il respiro di entrambi era fuori controllo, i battiti dei due cuori accellerati e la pelle sembrava in fiamme.
"Tom rilassati, non c'è alcuna fretta!", sussurrò dolce.
"Sono rilassato!"
Will smise di baciarlo e accarezzarlo, lo fisso per qualche secondo.
"Davvero?", fece scivolare una mano sotto la schiena di Thomas, alla base della colonna vertebrale e gli sfiorò quella zona con la punta delle dita.
Lui stava per rispondere qualcosa, invece fece un sussulto al tocco di Will.
"Non mi sembri rilassato!", Will sorrideva, aveva appena scoperto il punto del suo corpo più sensibile.
Uno dei punti più sensibili del suo corpo.
"Non mi sembra il momento per fare questi scherzi!"
Anche se Thomas cercava di fare il serio, era divertito, di lui amava anche quel suo giocare, com'era stato per il primo bacio.
"Sei troppo teso! Dobbiamo fare l'amore non recitare Shakespeare!"
Risero, per poi tornare a baciarsi.
Era più rilassato, mentre le mani di Will toccavano ogni parte del suo corpo, le sue invece si erano fermate per lo più sulla schiena di lui e ogni tanto salivano al viso per cercare altri baci sulle labbra.
Thomas era così eccitato da ogni suo tocco che al dolce sussurro di Will: "Ti voglio!", non ebbe alcun pudore nel rispondere: "Ti voglio anch'io!"
Si sentì afferrare i fianchi dalle grandi mani e con un profondo gemito di Will, lo sentì farsi strada dentro di sé.
Si lasciò sfuggire un lamento e per un secondo tento di respingere il corpo caldo e sudato di Will, ma poi resistette al fastidio che provava.
Era una splendida visione vedere Will provare piacere, mentre si muoveva il più dolcemente possibile.
Non perdeva occasione per accarezzarlo e fermarsi qualche secondo a baciarlo.
Thomas era eccitato, eppure quella sensazione di fastidio stava rovinando il momento.
Will se n'era accorto guardandolo negli occhi tutto il tempo.
Tra un sospiro e l'altro, gli sussurro: "Vuoi che smetta amore?"
Fu la parola amore a far desiderare a Thomas che non si fermasse per nessun motivo.
"Will continua! Sono tuo!", lui non se lo fece ripetere e riprese a muoversi con più dolcezza e trasporto di prima.
Del fastidio che provava, a Thomas, non importava più se poteva avere Will e il suo amore.
   
 
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