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Autore: Born to smile    08/01/2015    5 recensioni
Summer Lawrence ha tutto dalla vita. Ville, vestiti, piscine. Le manca solo la cosa che più desidera.
A Zayn Malik non manca nulla. Ragazze, droga, divertimento. Però sente spesso un vuoto nel petto.
La bellezza dell’innocenza si nasconde dietro un sorriso malizioso. Lei l’ha persa, lui non l’ha mai avuta.
Cos’è l’amore in un mondo così gelido? Vittoria? Guerra?
Per loro è solo un salto nel vuoto.
Segreti, sbagli. Sesso, divertimento. Amore.
Una lotta contro se stessi, dalla quale non si esce vivi. Per lo meno non del tutto.
Insieme? Fino all’ultimo respiro.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=B9H_4OxDcMA
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“Guardare il mondo da un piedistallo è sempre piacevole. Puoi avere tutto ciò che desideri: macchine, piscine, vestiti. Il problema è quando non ci bastano più, quando il cuore smette di battere e non ci scorre più sangue nelle vene. Ma se incontri una persona che ti salva, che ti fa sentire viva, non fartela scappare piccola Sammy. Non rifiutare l’amore.”
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13. Dark.
 
Le cicatrici del tuo amore mi lasciano senza respiro
Non posso salvare i sentimenti
Potevamo avere tutto
Ruzzolando insieme fino in fondo
Avevi il mio cuore e la mia anima
Te li sei giocati.
Rolling in the deep. Adele.

-
Oh, sei qui.
Niall entrò nella biblioteca del palazzo sorridendo dolcemente com’era solito fare.
Candys, seduta su una delle comode poltrone presenti nella stanza, annuì senza distogliere lo sguardo dalla finestra.
Le luci le abbagliavano insistentemente la vista, stordendole i pensieri.

- C’è qualcosa che non va? – continuò il ragazzo, appoggiandosi al biliardo vicino alla poltrona.
La ragazza si costrinse a guardarlo.
Fu una cattiva idea. Niall sembrava un angelo anche quella sera, non importava che fosse vestito interamente di nero.
Era così bello che quasi le bruciò la vista più delle luci della città.

- Niall ho bisogno di sapere una cosa.
La voce le vacillò ma ormai non le importava più nulla, le persone sapevano quanto fosse fragile ormai da tempo, forse Niall più di tutti.
- Si tratta di Hope? Sta bene?
La premura del biondino la fece sorridere sinceramente, ma nel contempo le provocò un forte dolore al petto, come se Niall avesse affondato ancora di più il coltello che già da tempo aveva conficcato nel cuore.
Era la prova che il suo pensiero era giusto.

- No Niall, Hope sta benissimo, il problema siamo io e te.
- Che intendi?
Il biondino si alzò dal biliardo e prese posto nella poltrona di fronte a Candys. Averlo così vicino non fece altro che peggiorare le cose.
- Non voglio che tu ti senta legato a me solo perché c’è Hope. So che non mi ami Niall, lo sento, lo vedo, lo vedono tutti. Sei libero di fare ciò che vuoi, non riuscirei mai a portarti via la bambina.
Il viso di Niall cacciò a Candys ogni dubbio.
Sembrava stordito ma nello stesso tempo sollevato, come se si fosse cacciato un peso.
Il problema di Niall era che anche se provava a mentire, i suoi occhi lo tradivano sempre.

- Can io…
- No, non c’è bisogno che tu ti scusi, lo capisco, ci abbiamo provato e va bene così. Va tutto bene.
La ragazza si costrinse a reprimere le lacrime che volevano sgorgarle a fiotti dagli occhi.
In quel momento solo il sorriso del ragazzo riuscì a consolarla.
Era distrutta, e la cosa esilarante era che si stava distruggendo da sola, pezzo dopo pezzo, tassello dopo tassello.

- Sei sicura che sia tutto a posto?
Niall le prese le mani e la guardò annuire con forza.
Si, Candys aveva ragione. Da quando Niall aveva saputo che la ragazza era incinta, si era rassegnato ad una vita insieme a lei e alla loro bambina, nonostante non fosse del tutto sicuro che fosse la scelta giusta.
Eppure adesso si sentiva così sollevato, tranquillo e, paradossalmente, più felice.
Al contrario Candys era distrutta, lacerata dentro come se Niall con i suoi sorrisi le avesse strappato a morsi le interiora.
Avevano sempre parlato tutti di uno sbaglio, per quanto era successo tra lei ed il ragazzo, ma per lei non lo era mai stato.
Aveva mentito, non era ubriaca, era perfettamente consapevole di ciò che le stava accadendo, del piacere che provava a stare lì con lui, a donarsi a lui.
In quel momento le passarono per la mente i ricordi di quella notte; se li era impressi bene nella testa, marchiati a fuoco nell’anima. Anche se non era del tutto certa che fosse la cosa più giusta da fare era inevitabile. Niall non l’aveva mai guardata in quel modo, non l’aveva mai toccata così.
E non sapeva se fosse stato merito dell’alcol o se Niall fosse così con tutte le ragazze che si portava a letto, ma quella sera l’amò, come nessuno aveva mai fatto.
Il biondino si allungò e la tenne stretta in un abbraccio per poi sorriderle e andarsene.
Fu difficile guardarlo chiudersi la porta alle spalle, senza voltarsi.
 

- Fermo, fermo qui. – disse Sam al taxista, dandogli una banconota senza nemmeno aspettare il resto.
Fuori aveva iniziato a piovere, come se la città avesse deciso di enfatizzare ancora di più l’inondazione che si sentiva nelle testa.
Aveva fatto la cosa giusta, no?
Oppure doveva ascoltare Niall?
Non poteva, non ci riusciva. Era più forte di lei, non poteva liberare il suo sentimento, era come una bestia tenuta in gabbia.
Quanti feriti avrebbe fatto, se l’avesse lasciata uscire?
Era quasi del tutto sicura che il primo a soccombere sarebbe stato Zayn e non poteva permetterlo.
L’aveva fatto per lui, infondo era un bel gesto, giusto?
Nulla sembrava giusto in quel momento, solo un terribile ed imperdonabile sbaglio.
Cercò di azzerare il ricordo dello sguardo perso e incredulo di Zayn, ma non ci riuscì.
Non l’aveva mai visto in quello stato, Malik non era quel tipo di ragazzo che vacilla, che non sa cosa fare. Lui aveva sempre la risposta pronta, sapeva cosa fare in qualsiasi situazione, ma in quel momento era perso, Summer lo lesse nei suoi occhi.
Zayn non era quello che Sam aveva visto sul terrazzo, Zayn era il ragazzo che se la portava a letto e poi flertava con Kayla.
Zayn era uno sbaglio, soltanto un enorme sbaglio che lei non poteva permettersi di fare, non di nuovo.
Entrò nel bar cercando di bagnarsi il meno possibile i capelli, si sedette a bancone ed ordinò un Martini.
Non sapeva nemmeno come c’era finita lì, ma aveva bisogno di bere e spegnere quel dolore che aveva nel petto.

- Un altro. – chiese, dopo aver trangugiato il primo bicchiere.
- Due.
Sam era del tutto sicura di non conoscere la voce del ragazzo che si sedette accanto a lei ma si girò a guardarlo per sicurezza.
- Ci conosciamo?
- Tu no, ma io conosco te. – sorrise, aveva un bel sorriso, degli occhiali scuri ed una sembianza da intellettuale.
- E posso sapere come? – ridacchiò ed il ragazzo la squadrò da capo a piedi.
- Sembri uscita direttamente dagli anni settanta, scommetto che sei stata al Met.
- Ottima osservazione, ma non mi hai ancora detto come fai a conoscermi.
Sorrise, abbassando la testa sul bancone e prendendo un sorso del Martini che il barista aveva appena posato davanti a loro.
- Sei su tutti i giornali, ti conoscono tutti. – rispose lui, indicando una rivista in cui lei e Beverly erano immortalate in giro per Parigi.
- Allora non mi sembra giusto che tu mi conosca ed io no. – rise, voltandosi completamente verso di lui.
- Sono Maximilian.
- Bene Max, sei un appassionato di riviste scandalistiche? – ridacchiò, portandosi alla bocca l’oliva che galleggiava nel martini. Marcus sorrise impacciato.
- Veramente lavoro in una di queste, faccio il fotografo, mi arrangio con quello che trovo.
- Oh, wow. – Summer sorrise compiaciuta. In effetti aveva l’aspetto d’artista trasandato, eppure era così affascinante.
Beverly sarebbe inorridita se l’avesse vista parlare con un ragazzo del genere.

-
Can dai vieni, Liam sta venendo a prenderci.
Summer insisteva perché l’amica andasse con lei alla serra, ma Candys aveva altri piani per quella giornata. Scosse la testa con forza.
- Scusa Sam, ma non credo di stare molto bene. – sorrise debolmente, dondolando Hope che stava allattando dal suo seno.
- Ne sei sicura?
Candys annuì con forza e Summer si convinse, baciando lei e Hope prima di uscire.
Quando Candys sentì la porta chiudersi e il rombo della macchina di Liam allontanarsi, si sentì infinitamente libera.
Hope era nata ormai da una settimana e nonostante Summer fosse riuscita a togliere di mezzo Kayla per un bel po’, a quanto diceva lei, gli insulti nei suoi confronti non erano cessati, diminuiti ma non cessati.
Spesso ritrovava fogliettini attaccati al suo armadietto, sentiva bisbigliare e ridacchiare al suo passaggio, la sua famiglia non aveva chiamato nemmeno per sapere se stesse bene e dopo la chiacchierata dell’altra sera con Niall le era crollato addosso l’ultimo pezzo di mondo che si era così accuratamente costruita.
Una folata di vento e via, giù macerie e rimpianti.
E non ce la faceva più, non ce la faceva davvero più. Era arrivato il momento di mettere un punto a tutto quel disastro, di farla finita.
Era un pensiero mostruoso, masochistico e forse da un certo punto di vista cinico, ma la sua testa era piena di demoni da anni ormai.
Era solo arrivato il momento di farli uscire, anche se probabilmente erano venuti fuori di loro spontanea volontà, mangiando lentamente ogni frammento della sua anima.
Si toccò la tasca con la lettera ripiegata in quattro parti ed una morsa alla gola le fece scappare un singhiozzo.
Era una scelta egoista, brutale e probabilmente sbagliata ma ormai da tempo Candys si sentiva uno sbaglio.
Così inadatta da non essere accettata persino da sua madre, la donna che l’aveva messa al mondo.
Guardò Hope, pensando che per lei c’era bisogno di meglio, che non avrebbe mai voluto arrecarle il dolore che sua madre provocava a lei ma che probabilmente con la scelta che aveva preso lo avrebbe fatto.
Infatti, per Hope c’era bisogno di meglio e lei non era il meglio.
Non lo era per nessuno, per Sam, per Niall, per tutti coloro che la circondavano c’era sempre di meglio, meglio di lei.
Nonostante la bambina fosse soltanto all’inizio della sua poppata Candys la staccò dal suo seno, facendola piangere.
Non cercò di calmarla, era quello che voleva, avere come ultimo ricordo soltanto il pianto di sua figlia, quella piccola bimba con le guance rosee come Niall e gli occhi come i suoi.
Chissà se Niall avrebbe pensato a lei, guardando la loro bambina negli occhi.
Probabilmente no, o forse sì.
Poggiò Hope nella sua culletta e ci mise dentro anche la lettera che aveva scritto.
Prese un respiro profondo prima di andare in bagno ed accostare la porta in modo da sentire Hope piangere fino all’ultimo.
Era l’unica cosa bella che le era rimasta, l’unica cosa per cui vivere, ma stava lasciando anche lei perché non era abbastanza per quel mondo, per quella vita.
Stava per deluderla, ancor prima di poterla vedere crescere, muovere i primi passi, dire le prime parole.
Sarebbe cresciuta senza il ricordo di una madre, senza la mamma che le da mangiare o che le rimbocca le coperte.
Se davvero si poteva esprimere un ultimo desiderio prima di morire, il suo fu che Niall riuscisse a dare ad Hope ciò che non poteva dargli lei.
D’altro canto sapeva che Niall ci sarebbe riuscito, ma pregò comunque Dio di proteggere la sua bambina, che lui la stesse ascoltando o no.
Di solito si dovrebbero ascoltare gli ultimi desideri, no?
Anche se Candys sapeva che se non ci avrebbe pensato Dio a proteggerli, l’avrebbe fatto lei, da lassù.
Si abbassò e prese da sotto il lavandino la lametta che aveva nascosto qualche giorno prima.
La osservò a lungo.
Hope piangeva.
Evitò categoricamente di guardarsi allo specchio e si sedette sul water.
Non voleva vedere il suo volto pallido e impaurito all’idea di ciò che l’aspettava, magari le avrebbe fatto cambiare idea e lei non voleva cambiarla.
Per la prima volta nella sua vita, voleva arrivare fino in fondo.
Si rigirò la lametta tra le mani e poi la accosto alla sua pelle rosea, ricalcando leggermente alcune cicatrici passate che aveva accuratamente nascosto.
Così affondò la lama ed iniziò a farla scorrere per il suo polso.
Uno spasmo di dolore la costrinse a fermarsi ad osservare il liquido cremisi che le macchiava il polso e colava giù fino al gomito.
Candys aveva sempre pensato che il colore del sangue fosse eccessivamente bello e vivo.
Affondò di più, pensando a Niall, al suo viso paonazzo e rigato di lacrime, una volta esser venuto a conoscenza di ciò che aveva fatto.
Se lo immaginò riverso sul pavimento e pregò un’altra volta Dio perché non si sentisse in colpa per ciò che stava facendo, almeno non troppo.
Affondò ancora, questa volta pensando a Summer e a tutto quella che aveva cercato di fare per salvarla, con quanta forza avesse tentato di riportarla a galla dal suo oblio.
Candys aveva sempre creduto che non ci fosse nulla di impossibile per Summer Lawrence, eppure nemmeno lei era riuscita a farle tornare la voglia di vive.
Andando più giù pensò a Beverly e poi a Liam, a Zayn, a Harry e a Louis, agli scherzi, alle risate, alla serra, alle feste, ad una vita passata insieme, una vita che senza di loro sarebbe stato inutile vivere, a tutte le volte che solo un pomeriggio con loro l’aveva fermata dall’ingoiare una scatola di pasticche.
Ma non si può rimandare per sempre l’inevitabile.
L’ultimo affondo lo dedicò ad Hope, a quella piccola creaturina che piangeva a pieni polmoni nell’altra stanza come se fosse consapevole di quello che stesse succedendo.
Pregò che la perdonasse, prima o poi, che si rendesse conto che crescere senza di lei sarebbe stato molto meglio che crescerci insieme.
Scivolò sul pavimento sorridendo vedendo i fiotti di liquido rosso acceso fuoriuscire da ogni lato del suo braccio.
Era surreale, ma quel giorno provò una scarica di adrenalina assurda che quasi non le fece sentire alcun dolore.
Sentiva solo le forze vitali abbandonarla velocemente come il sangue si spargeva sul pavimento.
Appurò che le storie che si dicono sugli attimi prima della morte sono vere.
Le passò la vita davanti agli occhi; una Candys bambina, allegra, che via via diventava sempre più inutile e desolata, sempre più buia.
Avrebbe voluto pentirsi di ciò che aveva fatto, per sentirsi meno egoista magari, ma ciò non accadde.
Quando i puntini neri che le annebbiavano la vista iniziarono a congiungersi decretando l’oscurità assoluta sorrise.
Appoggiò la testa al water, come fosse stanca ed improvvisamente le sue palpebre divennero pesanti e i suoi occhi si chiusero.
Si addormentò.
Per sempre.

-
Sam senti anche tu Hope piangere?
Niall scese dall’auto di Harry ed andò incontro a Summer, che scendeva dal SUV di Liam sorridendo.
- Non ti allarmare biondino, la piccola a due polmoncini potenti, Can si starà scervellando per farla addormentare.
Niall annuì ma non sembrò del tutto convinto e quando Sam aprì la porta si precipitò dentro.
I ragazzi risero. Avevano deciso di raggiungere Candys per farle un po’ di compagnia e Niall aveva addirittura portato la chitarra che non si muoveva dalla serra da anni.
Ancora Hope piangeva, così Sam si diresse sospettosa in camera sua.

- Davvero non riuscite nemmeno a far smettere di piangere vostra figlia? – ridacchiò fermandosi sulla soglia, ma l’unica cosa che vide fu Hope dimenarsi nella culla.
Entrò nella camera e si guardò intorno circospetta. Cosa stava succedendo?
- Niall dove…
Sentì un singhiozzo provenire dal bagno, dalla porta solo leggermente accostata che nascondeva un pianto.
Summer si sentì paralizzata ma nonostante questo ebbe la forza di dare un leggero colpo alla porta, perché si aprisse.
Non l’avesse mai fatto.
Niall era riverso sul pavimento, il viso pallido e inondato di lacrime, in mezzo ad una pozza di sangue scuro e denso.
Stringeva al petto un corpicino minuto, con la testa riversa all’indietro e gli occhi vitrei, privi di vita.
Gli occhi di Candys.

- Summer che succede?
Lo sguardò smarrito di Zayn fu l’ultima cosa che vide.
Poi buio.



 





Angolo autrice:
Dopo questo capitolo vorrei chiedere scusa per due cose:
per prima, scusate per l'attesa, ma tengo davvero tanto a questo capitolo e l'ho sistemato e risistemato almeno 10 volte, in più questo periodo di vacanza è stato pieno d'impegni.
E per seconda cosa, scusate, mi sento davvero cativa, quasi quanto la Rowling che uccide Fred, ma tutto questo doveva succedere.
Mi piacerebbe piacere cosa ne pensate, spero che nonostante tutto vi piaccia.
A presto
Angelica xx.


Spoiler:
" - Sai, - iniziò ridendo amaramente. Le lacrime riaffiorarono lentamente. – ricordo che quando eri piccola mi chiedevi sempre perché le persone sono tristi ed io…
- Mamma ti prego risparmiamela. – la interruppe, alzandosi e rimettendo la lettera al suo posto.
Marie sospirò.
- Mi dispiace che tu debba sopportare tutto questo ma ce la farai, tu ce la fai sempre piccola mia."

  
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