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Autore: Hollister    08/01/2015    3 recensioni
Lexis, soprannominata anche Lex, è una ragazzina di sedici anni, capricciosa e avventurosa, sfacciata e amante del pericolo.
E’ sempre appartenuta alla Fazione degli Intrepidi, che ha già deciso di non lasciare.
Ma tra gli Intrepidi, sa che torreggia Eric, il freddo e calcolatore Capofazione: la colpirà nel profondo, come mai era successo; ma anche il giovane si sentirà terribilmente unito al cuore di quella mocciosa.
Un cuore di ghiaccio potrà mai essere sciolto da una ragazzina coraggiosa e piena di vita?
Lo scoprirete leggendo…
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Jeanine Matthews, Matthew, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Mai più.
Capitolo quattro.







Eric Pov.

 
Divergenti.
 
Quella parola mi rimbombava nella mente come una pallina di gomma.
Divergenti.
Jeanine odiava i Divergenti.
Erano diversi, erano forti, erano troppo pericolosi per il sistema delle Fazioni. Travolgevano tutto, avrebbero potuto mettere il mondo nel caos.
Questo lo sapevo fin dalla nascita, ma le parole di Jeanine mi colpirono fin troppo nel profondo: le sue parole così odiose e piene di risentimento, mi fluttuavano in testa e ricadevano come macigni.
Divergenti.
Jeanine voleva che l’aiutassi. Aveva insistito così tanto, che ho dovuto cedere. In fondo, lei mi aveva sostenuto molto nel corso della mia ‘vita’.
Ci avevano dato ordine di controllare minuziosamente i comportamenti dei nostri Iniziati, e se avessimo colto qualche stranezza, avvisare immediatamente i Capi degli Eruditi.*
Alla fine della riunione, Jeanine mi aveva chiamato da parte. Ci teneva troppo al mio aiuto. Ero con le spalle al muro: dovevo per forza sostenerla in questa lotta contro i Divergenti.
Ero letteralmente confuso, mi serviva solo sparare qualche colpo per tranquillizzarmi, ma notai che qualcuno mi aveva già preceduto: erano circa le dieci di sera, perché un’Iniziata se ne stava ancora sveglia?
Il Poligono doveva essere per forza deserto, invece c’era sempre lei a rovinarmi il divertimento.
La ragazza si voltò, leggermente presa alla sprovvista, ma stetti appoggiato allo stipite della porta ad osservarla.
Si diede un contegno e continuò a sparare, centrando perfettamente tutti i bersagli.
Odiavo tutta la sua dannatissima perfezione in tutto. Non avevo motivo per rimproverarla.
 
O forse sì…
 
“Cosa ci fai alle dieci di sera nel Poligono?”, domandai, osservando la i suoi capelli bianchi scostarsi ad ogni colpo di pistola.
Si voltò, il suo sguardo non tradiva nessuna emozione. “Non riuscivo a dormire. Quentin russa come un porco”, rispose, ricaricando l’arma con una mossa decisa.
“Mh…”, commentai, raggiungendo il tavolino dove alcune munizioni erano pronte per l’utilizzo.
Si avvicinò al tavolo, notai che il suo zigomo destro era ricoperto da uno strano livido violaceo. Alzai una mano, lo sfiorai delicatamente, i suoi occhi sorpresi mi lasciarono uno strano amaro in bocca.
“Hai fatto di nuovo a botte?”, mormorai, continuando a toccare quel punto ferito.
Mi accorsi che stava trattenendo il respiro e le sue guance si stavano colorando, riuscivo perfettamente a vedere anche se eravamo in
semi – buio.
“Non mi faccio di certo picchiare da qualcuno”, disse, prendendo delle nuove munizioni e ricaricando l’arma. Il suo sguardo era diventato improvvisamente di ghiaccio, la sua espressione mi lasciò spiazzato.
Nascondeva così bene le sue emozioni, forse anche meglio di me.
“Me lo dovevo aspettare”, ridacchiai, mentre tornava in posizione per colpire altri bersagli.
Il suo sguardo truce e concentrato era davvero incredibile.
 
Perché ti interessa così tanto di lei Eric? Cosa ti importa se è stata picchiata? Non sono affari tuoi! E comunque è una stupida Iniziata, debole e per di più arrogante, fatti valere!
 
Il mio inconscio aveva ragione, ma perché ascoltarlo?
Lex stava diventando così interessante, e in così poco tempo.
La osservai, mentre sparava l’ultimo colpo e si sedeva sul pavimento, mettendo l’arma a terra. Guardava i bersagli, quasi intontita.
 
“Ti stai dimostrando una debole”, le dissi, con voce dura e un po’ crudele.
Non si voltò nemmeno verso di me. “Sta’ zitto Eric”, mi ammonì, facendomi infuriare.
Con una falcata la raggiunsi e mi chinai per raggiungere la sua altezza.
“Cos’hai appena detto?”.
I suoi occhi erano persi nel vuoto, anche se erano rivolti verso la mia faccia, non mi guardava realmente. Le presi il mento e l’avvicinai ancora di più.
“Guardami negli occhi quando ti parlo”.
La mia frasi la risvegliò dal suo trance, ma ancora nessuna emozione traspariva in quell’oscurità infinita.
“Non ti permettere mai più di rivolgerti a me in questo modo”, le sibilai, ma anche questa volta mi ignorò totalmente.
 
Mi alzai, ma non mi degnò di un solo sguardo. Uscii dal Poligono, ancora più arrabbiato e stanco di prima, terribilmente frustato, e raggiunsi il mio alloggio. Mi buttai sul letto.
 
Vuoto.
I suoi occhi erano il vuoto.
 
**
 
Lex pov.
 
Quentin mi diede uno scossone, quasi buttandomi dal letto.
 
“Ma cosa cazzo stai facendo idiota!”, esclamai, arrabbiata.
Guardai la sveglia. Erano le tre del mattino!
Il ragazzo mi guardò, e mi tirò giù dal letto, prendendomi in braccio.
“Non senti l’allarme? Sveglia, Lexis!”, gridò, mentre finalmente mi accorgevo del trambusto che imperversava nel dormitorio.
Quentin mi trasportò in braccio fuori dall’edificio, nel Pozzo. Tutti quelli dentro erano usciti di corsa, alcuni in pigiama, altri in intimo.
E io ero una di quest’ultimi. Il mio migliore amico mi posò delicatamente a terra, mentre scorsi Sophie ed Amelie correre preoccupate verso di me.
 
“C’è un incendio! Cazzo, un fottuto incendio!”, mi gridò Sophie in faccia, la fronte imperlata di sudore freddo.
La guardai un attimo, leggermente sorpresa. “Stai calma, non è successo niente”, le dissi per tranquillizzarla, e mi abbracciò di slancio.
“E’ scoppiato nelle camere dei Capifazione…”, mi mormorò contro la spalla, tra le lacrime.
“Cosa?”, balbettai, ancora confusa.
Amelie mi guardò ed annuì. “Purtroppo sì. L’allarme ha svegliato tutto l’edificio, non so come se la stanno passando lì dentro”.
 
Ebbi un tuffo al cuore.
 
Eric era un Capofazione.
Eric dormiva negli alloggi dei Capifazione.
Eric era – forse – tra le fiamme, magari morente.
Eric ha bisogno di aiuto.
 
Entrai di slancio nell’edificio, ma Quentin tentò di fermarmi, senza riuscirci. Raggiunsi gli alloggi correndo, da cui si entrava solo da una porta. Tentai di aprirla, ma era bloccata, così la presi a spintonate e riuscii a sfondarla. Il fumo m’invase le narici e cominciai a tossire.
Le fiamme ardevano, e mi scottavano dappertutto. Notai una sola porta, lungo tutto il corridoio.
Corsi verso quella porta, sempre bloccata. Sfondai anche quella, e mi ritrovai in una stanza, piena di fuoco e fumo.
 
“Eric!”, gridai, tra le fiamme.
 
Un corpo, vicino alla porta del bagno aperta, era steso a terra.
Era il ragazzo che cercavo.
Aveva il viso sporco dalla fuliggine, i capelli biondi erano coperti di cenere, e gli occhi chiusi.
Lo voltai e lo scossi, ma non ottenni nessun tipo di risposta.
Il fumo cominciava ad intossicarmi, e la tosse non finiva mai. Mi mancava il respiro, i miei polmoni supplicavano un po’ di ossigeno.
Sentii qualcosa muoversi sotto le mie mani, e abbassando lo sguardo, vidi due occhi d’acciaio fissarmi, confusi.
Eric si guardò attorno e balzò in piedi, prendendomi per una mano. Ero così scossa, che non mi accorsi nemmeno di tutte le bruciature che avevo sul corpo. Appena sentii l’aria fresca incendiarmi i polmoni, cominciai a tossire a più non posso, inginocchiandomi a terra.
Eric sembrava così calmo e composto, quasi non si rendeva conto di essere scampato da morte certa.
Eravamo fuori dall’incubo, vicino allo strapiombo, ma ancora dentro all’edificio.
Ci separava solo un’insulsa ringhiera da quel burrone alto almeno sette – otto metri.
Il Capofazione si piegò su di me, sfiorandomi il viso e guardandomi negli occhi. Mi asciugò una lacrima, mi accorsi solo in quel momento che stavo piangendo.
 
“Avresti dovuto lasciarmi lì, sei una stupida, ma la sarei cavato da solo!”, esclamò, mentre un ennesimo sbalzo d’umore gli fece cambiare atteggiamento.
Lo guardai incredula, come se avessi sentito una qualche bestemmia.
“Cosa? Ti ho appena salvato la vita, dovresti ringraziarmi, razza di idiota ingrato e stupido e…”.
Non ebbi tempo di finire la frase che due labbra s’impossessarono delle mie, mettendomi a tacere.
Le sue labbra così calde e morbide mi confusero a tal punto che il mio cervello andò in tilt.
Chiusi gli occhi, godendomi quel momento, ma all’improvviso Eric si staccò.
 
“Mai più”, mormorò, incatenando il suo sguardo al mio.
 
Mai più.






**

Buonasera sera a tutte carissime!
Ecco un nuovo capitolo sfornato!
Bene, come al solito Eric è il nostro Eric, e beh... Lex sta cambiando. Se prima odiava il nostro terribile Capofazione, ora comincia a sentire qualcosa... ma non voglio rivelare nulla di più hehe.
Comunque, ho già scritto il quinto capitolo, che spero di pubblicare domani, se ho tempo e non ho niente da fare (sono sempre incasinata come un cammello ubriaco).
Oggi è stata una giornata strana, ho preso cinque nella verifica di psicologia........................ ok, faccio schifo a studiare, lo ammetto.
EFP mi distra, ma la vedo come una cosa positiva, anche se adoro scrivere e non sono per niente brava, quindi sopportatemi.
Vi avverto, ultima cosa, poi sparisco: la storia sarà corta, e farà parte di una serie huhuhuhu *rullo di tamburi*.
Quindi nel sequel le cose verranno spiegate mooolto meglio, poiché sono piuttosto frettolosa, e lascierò più spazio alle riflessioni dei nostri cari personaggi :33
Vabbé, ciao a tutte le mie polpette che seguono la mia Intrepida-Divergente storia! Spero che abbiate apprezzato il capitolo, e vi chiedo, come sempre, di linkarmi le vostre storie, che sono più che felice di leggere e di spulciare qualche recensione per rompervi le balle.
E miraccomando, non siate silenziose! Vi adoro, gnaww. A presto! <3

 
   
 
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