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Autore: s1mo94    09/01/2015    1 recensioni
Gli occhi fragili di un bambino sono costretti ad osservare ciò che nessuno di noi vorrebbe mai vedere. Ma non tutto è perduto, la speranza c'è sempre, in qualsiasi situazione, perché la speranza vive finché noi viviamo.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I primi due mesi di scuola volarono via tra nuove amicizie e primi voti. Tutti e quattro erano partiti bene e avevano fatto subito una buona impressione agli insegnanti, ultimamente però Mirco sembrava un po’ tra le nuvole, e lo dimostrò il fatto che prese un cinque al compito di matematica, che lasciò stupita la sua professoressa.
- Può capitare - disse Cristina a cena - siamo esseri umani e ci sta che qualche volta si sbaglia, l’importante adesso è recuperare.
Alessio inoltre notò che Mirco stava sempre con il suo cellulare in mano, cosa che prima non faceva mai, e aveva preso le distanze un po’ da tutti; ormai erano diversi giorni che non andava in camera di Alessio per parlare un po’ con lui. Lui non era un bambino geloso, e quindi non gliene parlò, ma quella sera gli chiese se voleva stare un po’ con lui. Mirco accettò e si ritrovarono in camera da soli.
- Mi devi dire qualcosa in particolare? - domandò distrattamente Mirco.
Alessio scosse la testa.
- E allora perché hai voluto che venissi qui?
- Perché è un po’ che non parliamo, e io riesco a parlare solo con te.
- È vero - affermò Mirco - in effetti dovresti cominciare a parlare anche con gli altri, ormai è un bel po’ che sei qui.
Alessio non si aspettava quella risposta, abbassò la testa ma rispose comunque:
- Non ci riesco.
- Beh allora impegnati - il ragazzo allargò le braccia, non si era neanche seduto - ora devo andare, mi sta squillando il cellulare, dormi che domani dobbiamo andare a scuola.
In quel momento ne aveva avuto la conferma: Mirco era cambiato.
Non sapeva a cosa era dovuto quel cambiamento, ma rimase male dopo le fredde e distanti risposte che aveva ricevuto.
 
Il pomeriggio dopo, Mirco uscì di casa dopo aver ottenuto il permesso di Serena, dicendole che si sarebbe visto con degli amici.
Alessio decise di seguirlo, ma lui uscì di nascosto, senza aver ottenuto il permesso della donna.
Era una giornata fredda, con le nuvole che minacciavano pioggia.
Mirco camminò per circa cinquecento metri, con Alessio che gli si manteneva a debita distanza per non farsi scoprire.
Quando il ragazzo si fermò davanti ad un edicola, il bambino si nascose dietro un albero in attesa.
Dopo pochi minuti, una ragazza si avvicinò a Mirco, si sorrisero e si baciarono sulla bocca.
Alessio in quel momento non seppe spiegarsi cosa gli stava succedendo, non aveva mai provato quel tipo di rabbia. Nella sua mente tutto si fece più chiaro: era colpa di quella ragazza se Mirco si era allontanato da lui; sentì di averlo perso, che lei lo avrebbe portato via e lui sarebbe rimasto di nuovo solo, come qualche mese fa.
Con le lacrime che cominciarono a bagnare i suoi occhi, cominciò a correre a tutta velocità verso casa, non accorgendosi di dover attraversare e che il semaforo per i pedoni era rosso; sentì uno stridio di freni sull’asfalto e subito dopo un forte colpo lo scaraventò a qualche metro di distanza; cadde a terra e l’ultima cosa che riuscì a sentire fu la voce di Mirco che urlava il suo nome, poi perse i sensi.
 
Si risvegliò in una stanza bianca, intorno a lui c’erano Serena, Daniele, Mirco e Valentina.
- Si è svegliato - disse felice quest’ultima.
- Grazie al cielo - sospirò Serena portandosi una mano al petto.
- Ehi piccolo - gli disse Mirco accarezzandolo e con gli occhi lucidi - mi hai fatto prendere un colpo lo sai?
- Perché sei scappato? - riprese Serena - che volevi fare?
- Perché non lo lasciate tranquillo? - intervenne Daniele - non vedete che è sconvolto?
- Ha ragione - disse la donna - lasciamolo un po’ da solo.
- No io resto - obiettò Mirco.
- Va bene - si arrese lei - ma solo per il tempo che aspettiamo Federico, quando arriva noi andiamo via.
Il ragazzo annuì, aspettò che i tre si chiusero la porta alle spalle, quindi si rivolse al suo amico:
- Perché eri lì? Che ci facevi?
- Ti ho seguito - rispose a fatica Alessio.
- Mi hai seguito? - Mirco era stupito - E perché?
- Volevo capire perché ti sei allontanato così tanto da me, e adesso ho capito, hai la ragazza quindi di me non te ne importa più niente.
Il ragazzo scosse la testa:
- No, non è così, perché pensi questo?
Non ottenne risposta, il bambino si girò da un lato e gli disse di voler rimanere da solo.
- Hai ragione - affermò infine Mirco - mi sono comportato male con te, ma ti prometto che non succederà più.
- Io non voglio essere un peso per te - disse senza voltarsi cercando di non piangere - adesso vattene.
Il ragazzo non rispose, sentì la porta della stanza chiudersi, ora poteva lasciarsi andare al pianto.
 
Quella notte rimase Federico in ospedale con lui; i medici avevano detto che aveva preso solo una brutta botta; era stato fortunato perché l’auto che l’aveva investito non andava troppo veloce e ne era uscito con niente di rotto; l’avrebbero tenuto una notte in osservazione per dimetterlo il giorno successivo.
- Mirco ti vuole bene - esordì Federico - stava male quando è andato via dall’ospedale, ha insistito per rimanere e quasi l’abbiamo dovuto mandare via con la forza.
Alessio avrebbe voluto dirgli che ultimamente con lui era diverso, che non si spiegava perché non gli aveva detto della sua ragazza, ma non parlò.
- Ora abbiamo scoperto che è fidanzato, ed è forse per questo che si è un po’ allontanato -l’uomo sembrò leggergli nella mente - ma vedi, l’amore è una cosa che non ti fa capire più niente, ti fa trascurare le persone a cui vuoi più bene senza che te ne accorga; adesso tu non lo puoi capire, ma vedrai che capiterà anche a te quando sarai più grande - fece un sospiro e continuò - se oggi ti fosse successo qualcosa, lui non se lo sarebbe mai perdonato. Vedrai che quando tornerai a casa ti chiederà scusa per come si è comportato.
Alessio decise che Federico aveva ragione; cercò di rilassarsi, e lentamente scivolò nel sonno.
  
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