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Autore: __Fire__    09/01/2015    0 recensioni
Non dovevo alzare gli occhi da terra, non dovevo guardare i miei padroni negli occhi.
L'avevo imparato a suon di bastonate e frustate che avevano lasciato sulla mia pelle di porcellana cicatrici traslucide. A volte pensavo che fossero sadici e godessero nel vedermi tirare le catene fino a scorticarmi i polsi, presa dalla follia di una fuga impossibile, mossa da un istinto primitivo e primordiale di sopravvivere.
Non dovevo alzare gli occhi da terra, non dovevo guardare i miei padroni negli occhi.
Eppure oggi...oggi sentivo la curiosità accendermi, sentivo gli occhi alzarsi lentamente alla ricerca di lui, di colui che mi teneva rinchiusa, di colui che mi trattava come se fossi sterco, di colui che mi maltrattava e mi picchiava,
Non dovevo alzare gli occhi da terra, non dovevo guardare il mio padrone negli occhi.
Eppure oggi...oggi volevo vedere nei suoi occhi la stessa, identica, sofferenza che vedevo nei miei
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pv "Talia"
 
Sembrava che tutto fosse successo in un battito di ciglia. Il tempo sulla Terra era forse un terzo di quello che passava sull'Olimpo perciò mi ritrovai ancora nelle segrete, sfinita e con il sangue che lentamente colava nelle ciotole, sempre più lentamente, togliendomi tutte le forze possibili.
Era successo veramente? Veramente Re Ares era il Dio di cui mi ero innamorata? Veramente avevo perduto l'immortalità ed ero incinta di Ares? No quello doveva essere impossibile, la mia parte immortale lo era, ma ora non mi apparteneva più l'immortalità, non mi apparteneva più quella vita.
Avevo perso una parte della mia vita, della mia anima, ma avevo ancora Ares e Febo sarebbe stato sempre al mio fianco anche come un semplice amico. Chissà magari anche lui si era rifatto una vita, mi aveva dimenticato e aveva trovato una donna che lo amasse completamente.
« Talia... »
sussurrò una voce bassa, roca. Alzai lo sguardo e trovai Ares, la sua figura mortale, indubbiamente bella ma niente a che vedere con quella da Dio. Sembrava aver voluto prendere sembianze dei principi delle favole, sempre biondi e con gli occhi chiari quanto il mare. Effettivamente questa figura era più rassicurante di quella da Dio, ma emanava meno regalità e potenza. Lui si avvicinò e subito mi slegò, ma non avevo neanche la forza per rimanere dritta e così mi accasciai su di lui.
« Devi resistere, ti porterò indietro la tua immortalità...tu resisti fino a quel momento »
mormorò vicino al mio orecchio cominciando a fasciare i tagli con bende di fortuna. Stava uscendo sempre meno sangue e ogni goccia che riusciva ad uscire dal mio corpo era un po' di energia in meno. Eppure avevo capito le sue parole, un po' più lentamente e con difficoltà, ma avevo capito cosa voleva fare
« No...resta con me, non scendere...una vita per una vita »
dissi preoccupata spalancando gli occhi e cercando di issarmi sul suo collo, ma le braccia non rispondevano, non avevo forza e così tornai accasciata tra le sue braccia. Vidi Ares, il volto convinto e i lineamenti contratti, stretti e decisi. Avrebbe potuto dimenticarmi e trovare un'altra Dea, tutti lo temevano solo perchè era burbero e sanguinario, ma se lo si conosceva bene si capiva anche il vero animo di quel Dio così tormentato.
« Non mi succederà niente, non preoccuparti »
sussurrò lui con dolcezza cominciando a camminare. Non c'era nessuno per il castello, tutto era buio e vuoto, desolato come mai. Che Iride avesse già piazzato i suoi scagnozzi li dove prima c'erano bravi uomini? Che si fosse alleata con i Master? Che mi avesse venduta? Avrebbe potuto fare di tutto, anche governare al mio posto. Aveva covato così tanta rabbia che adesso non ci avrebbe pensato due volte a farmi soffrire.
Non ricordo il tragitto che fece Ares, non ricordavo neanche di essere uscita dal castello, eppure mi trovai in una casetta nel basso cortile, una casa povera e dal tetto di semplice paglia, l'interno spartano ma con un grande fuoco che riscaldava il piccolo ambiente.
« Eccola... »
bisbigliò una persona e solo allora riuscii ad aprire gli occhi. C'erano due figure nella stanza, una più bassa e tozza dai capelli e dalla barba argentea, mentre l'altra era giovane alta e prestante, una magnifica pelle olivastra
« Febo... »
sussurrai accennando un sorriso mentre Ares mi depositava su un pagliericcio. Subito l'uomo mi fu accanto e prese ad accarezzare dolcemente il mio viso. Sembrava stare bene anche se sul volto aveva un segno di ematoma
« Riuscite a tenerla in vita? »
chiese Ares ad un altro uomo la cui voce era così sottile e fioca che non capii la risposta. Ci fu un rumore e nella casa entrò una donna e un altro uomo. La casa era così piccola che a malapena ci stavamo tutti
« Amore... »
mormorò una donna gettando le braccia intorno al collo di Febo. Lui la strinse a se e affondò il suo viso nei capelli castani di lei. La sua figura era indistinta, poco chiara e non riuscivo a vedere i lineamenti del suo viso, ma sorrisi nel vederlo felice ed innamorato di una donna che veramente si preoccupava per lui.
« Talia... »
mi chiamò un uomo che aveva le sembianze di mio padre Tereo. Chissà magari anche lui era Zeus con sembianze umane, dopotutto non mi sarei più stupita di niente. Sorrisi a quella figura e mi lasciai coccolare tra le sue braccia. Avevo perso molti anni e adesso che l'avevo ritrovato e avevo provato cos'era l'amore paterno stavo morendo. Che vita triste era la mia?
« Andrà tutto bene, andrà tutto bene »
continuava a ripetere ininterrottamente. Sembrava ci fosse molta paura in giro, persino in quella casa si bisbigliava e sussurrava quasi impauriti che qualcuno ci potesse sentire. Cosa aveva fatto Iride? Perchè erano tutti fuori dal castello?
« Sei pronto? »
chiese Febo ad Ares, lo sguardo di fuoco e colpevole, le nocche bianche e la mascella rigida. Non capivo niente di quello che mi stava succedendo attorno, sentivo solamente una leggera sensazione di freschezza che cominciava a diramarsi in tutto il corpo partendo dai polsi. Mi sembrava di galleggiare e di non riuscire a tirarmi su, dovevo rimanere sdraiata quasi fossi una ameba o qualcosa giù di li
« Ehy... »
sussurrò Ares guardandomi in viso. Sorrideva e sembrava tranquillo, troppo per i miei gusti. Dovevo impedirgli di scendere, dovevo trattenerlo sulla Terra con me.
« Io adesso scendo, sono pronto e qualsiasi cosa Ade mi chiederà, qualsiasi prova io debba affrontare sarò in grado di superarla »
continuò lui asciugando le prime lacrime che erano scese lungo le guance. Ero stata una stupida. Nulla di ciò sarebbe successo se avessi deciso di rimarmene sull'Olimpo. Magari la mia relazione sarebbe rimasta clandestina, magari Zeus ed Era ci avrebbero scoperto prima, ma nessuno dei due avrebbe rischiato gli Inferi. Era una cosa che non potevo permettermi.
« Ti prego non andare...non lasciarmi qui »
mormorai con poco fiato in gola. Riuscii addirittura a sfioragli la guancia e a vedere il suo viso chiaramente. Era tranquillo e rilassato come sempre. Cosa poteva mai far paura al Dio della guerra, della vendetta e del sangue?
« Shhh tranquilla...non ti lascerò da sola, c'è tante gente qui con te e io tornerò presto »
disse lui baciandomi dolcemente la mano e poi le labbra. Un bacio delicato e gentile che raramente donava. Anche se lui era tranquillo e sicuro io non lo ero affatto. Ade non era uno stupido e da millenni intrappolava persone e Dei nei suoi Inferi. Persefone ne era la prova.
Ares si alzò e lo vidi andare via, uscire dalla casa chiudendosi la porta dolcemente dietro di se. Non volevo perderlo eppure non sarei mai riuscita anche solamente a fermarlo.
La mia vita continuava a mettere in pericolo quella degli altri. Ereo e mia madre erano morti a causa mia, Febo era stato rinchiuso nelle segrete e aveva sofferto come pochi. Forse sarebbe stato meglio farla finita, morire così da lasciare tutti liberi.
« Talia come stai? Il sangue ha smesso di fluire, presto dovresti sentirti meglio »
mormorò Febo accarezzandomi i capelli con dolcezza, sforzandosi anche di sorridere. Lo guardai e cercai di respirare il più lentamente possibile e di combattere le lacrime che stavano già scendendo lungo le guance. Ero preoccupata per Ares. Ade era furbo, scaltro, e avrebbe trovato un modo per tenerlo giù negli Inferi e se così fosse successo tutti gli equilibri del mondo si sarebbero scombussolati. E questo solo per salvare una Dea minore di ben poca importanza.
« Mi dispiace...mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare... »
sussurrai a Febo senza neanche riuscire a guardarlo negli occhi. L'avevo ingannato...avevo pensato che quello che provavo per lui fosse l'amore vero, ma invece era solamente una fortissima infatuazione. Avrei voluto che fosse amore perchè Febo era tutto ciò che Ares non era, ma mi ero dovuta ricredere. Amavo Febo, ma era un amore diverso.
« Non ti devi preoccupare Talia, non è stata colpa tua e tutte le cose che abbiamo fatto insieme, tutta la felicità ed il dolore che abbiamo provato lo porterò dietro come un bel ricordo »
disse lui accarezzandomi i capelli e la spalla e solo allora ebbi la forza di guardarlo negli occhi. Sembrava felice, il suo viso era sereno e sorrideva e dietro di lui c'era una giovane carina e dall'aspetto gentile e a modo.
« Hai trovato la persona...giusta per te »
sussurrai facendo fatica a parlare per il dolore e la stanchezza, ma lui non sembrò farci caso e sorrise quasi imbarazzato prima di prendere la mano della giovane dietro di lui e stringerla con forza, annuendo convinto.
« Sono felice Febo...te lo...meriti »
continuai prendendo fiato più volte prima di tossire. Sembrava che, lentamente, i polmoni cominciassero a collassare. L'aria che riuscivo ad inalare era sempre meno e continuavo a sentirmi stanca e provata. Non poteva essere solo la stanchezza, doveva esserci qualcosa d'altro, ma non volevo allarmare nessuno.
Magari il piano di Iride e di Ade era quello di prendere due piccioni con una fava...avrebbe preso la mia anima e quella di Ares in poco tempo.
« C'è qualcuno fuori »
bisbigliò qualcuno e subito tutti si girarono verso la porta. Subito Febo si alzò, abbracciò e baciò la sua compagna e la fece nascondere insieme al dottore che più volte nel castello mi aveva aiutata.
Nella stanza eravamo solo in tre ora; io, Febo e Tereo. I due avevano in mano la spada, ma non indossavano armature o altri indumenti di protezione e la cosa mi faceva ora paura. Quegli esseri che mi avevano preso la notte di nozze erano senza pietà ed incredibilmente forti e avevo paura che potessero far loro del male. Solo in questo momento rimpiangevo la mia immortalità. Avrei sicuramente potuto far qualcosa per loro.
« Chi sono? »
chiese Febo andando vicino alla porta e guardando fuori grazie ad un piccolo spioncino. Cominciavo a sentire il cuore battere quasi all'impazzata. Stavo aspettando un attacco da un momento all'altro, eppure tutto era ancora fermo ed immobile e la cosa non aiutava di certo.
« Allontanatevi dalla porta...subito! »
dissi in un rantolo cercando di alzarmi. Un istante dopo la porta cadde con un tonfo addosso a Febo che rimase immobile a terra e cinque uomini entrarono dentro la minuscola casa. Con difficoltà riuscii ad alzarmi e raccolsi un arma buttata a terra da chissà chi. Era pesante e loro erano in troppi. Avevano ormai accerchiato Tereo che aveva però già fatto fuori due di loro. Riuscii a proteggermi dagli attacchi che mi sferravano ma ogni volta che alzavo la spada il mio braccio perdeva forza
« Figlia scappa! »
urlò Tereo. Fu solo allora che notai il braccio lasciato esanime lungo il suo fianco. Tre uomini lo stavano attaccando e uno lo stava aggirando per finirlo da dietro. Incespicando riuscii a raggiungerlo e cercai di trattenerlo il più possibile finchè non sentii l'acciaio mordere la sottile pelle del fianco. Non urlai, mi accasciai lentamente al suolo, finendo però prima l'avversario che avevo davanti a me. Tereo, diverse ferite e una spalla inzuppata di sangue, venne da me e mi guardò con apprensione. Tutti i nemici erano a terra, Febo era svenuto e sembrava sommerso da ombre nere
« Dobbiamo curarti subito »
mormorai verso Tereo riuscendo a tenere gli occhi a malapena aperti. Lui fece di no e sorrise a malapena. Un sorriso strano che lentamente si trasformò in una smorfia. Urlai di dolore mentre vedevo il corpo di Tereo afflosciarsi di lato, una spada conficcata nell'addome e dietro di lui...me stessa.
« Le cose bisogna farsele da soli per farle bene »
si lamentò il mio clone mentre estraeva la spada dallo stomaco di mio padre. Subito mi accasciai sul suo corpo e rimasi nel suo campo visivo, chiamandolo, finchè i suoi occhi non si chiusero definitivamente
« No....no...Padre! »
urlai strattonando il suo corpo cercando invano di svegliarlo. Sembrava di rivedere Ereo, il corpo che lentamente si irrigidiva e diventava sempre più freddo. Non potevo credere che Iride mi avesse portato via lui...che l'avesse fatto solo per far soffrire me. Avrebbe potuto prendermi e basta e lasciare coloro che amavo in vita.
Presa dalla disperazione e dalla rabbia afferrai la spada che aveva in mano Tereo e, velocemente, mi alzai e gliela piantai nello stomaco quasi fino all'elsa, trapassandola da parte a parte. Vidi il viso di Iride contrarsi un poco e la bocca spalancarsi un attimo. Le sue mani poi raggiunsero le mie che ancora stringevano l'elsa e non erano mani da persona morente, erano calde e piene di energia.
« Lurida bastarda che non sei altro »
gorgogliò faticando a respirare, ma continuando a fare presa sulle mani, cominciando a far uscire la spada dal suo corpo. Era strano vedere il mio corpo, vedere il mio viso su un altra persona e non allo specchio e capivo perchè molti rimanevano ammaliati. Il viso aveva lineamenti fini e il volto era un ovale perfettamente simmetrico e gli occhi erano veramente brillanti come tanti decantavano. Eppure associare me alla persona che aveva ucciso mio padre mi faceva sentire una bestia.
Invece che morire Iride sembrava essere sempre più forte. Estrasse la spada dal suo corpo e subito notai che non c'era sangue sulla lama e neanche i vestiti erano macchiati.
« Sono diventata immortale ricordi? Tu mi hai fatto questo bel dono »
mormorò sadica camminando verso di me, la spada in mano che presto alzò puntandomela contro. Mi bloccai.
« Tu non puoi uccidermi »
sussurrai sorridendo appena. Mi era venuto in mente tutto d'un tratto, istintivamente, senza neanche che io ci pensassi su troppo. Aveva un patto con Ade e non poteva farlo infuriare, sarebbe stato controproducente quindi io le servivo viva. Per qualche secondo terrore ed indecisione comparvero negli occhi fin troppo familiari di Iride. Avevo ragione. Le mani di Iride si strinsero intorno alla spada fino a far sbiancare le nocche e poi, in un guizzo, la sua lama morse la pelle e la carne facendomi vedere rosso
« Devo lasciarti in vita...ma posso fare in modo che nessuno più ti ammiri e ti brami...Vedremo se Ares ti desidera ancora, sempre se torna dagli Inferi! »
disse lei mentre io portavo le mani sulla ferita, piegandomi in due dal dolore. Era più forte di tutto quello che avevo sentito. Più forte di quando mi frustavano o di quando mi aveva lasciato dissanguare lentamente, questo era un dolore acuto, fortissimo, forse a causa anche della mia mortalità
« Adesso portatela nel castello, deve vedere »
mormorò prima di lasciarsi andare ad una risata agghiacciante. Quattro mani mi sollevarono e io lasciai andare la testa, il sangue che colava sporcando i capelli. L'ultima cosa che vidi su il corpo di Tereo a terra, le mani al ventre, gli occhi chiusi e i capelli argentati sporchi di sangue.
Mi stava uccidendo, pezzo dopo pezzo, lentamente, facendomi soffrire.
 
   
 
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