Ciao a tutti!
Scusate ma stasera ho
tantissimo da fare, devo ancora finire di studiare storia per l’interrogazione
di domani quindi non potrò rispondere alle vostre recensioni. Spero che non ve
la prendiate e che mi facciate sapere lo stesso cosa ne pensate, il vostro
giudizio per me è fondamentale. ^^
Ho preferito aggiornare oggi perché
domani, ahimè, sarà ancora peggio…
Mi consolo con il piccolo ma
onnipresente pensiero che mancano SOLO cinque settimane alle vacanze natalizie.
Buona lettura, aggiornerò
sabato!
La vostra milly92.
Capitolo 23
Perché?!
La sera del venerdì 13
sembravo l’unica pimpante nel loft: Angela e Vincenzo avevano litigato e…
Rossella aveva lasciato Andrea, mentre Max se ne stava chiuso nella sua stanza
senza cenare e parlare con qualcuno. Almeno per gli altri il venerdì 13 non si
era smentito, mi dissi.
La cosa più brutta fu sapere
che la coppietta si era lasciata.
Me ne stavo fuori al balcone,
ed ebbi appena il tempo di andare nella mia stanza per nascondere ben bene la
lettera che, mentre ritornavo, notai che la porta della stanza di Rossella,
Angela e Lara era aperta: dentro vi era Rossella seduta sul letto, Andrea che
camminava furioso avanti e indietro, Niko e gli altri Gold Boyz che osservavano
la scena, zitti e muti.
Chiedendomi cosa fosse
successo, continuai a camminare, ma in quel momento Andrea mi raggiunse,
prendendomi per un braccio. “Deb, vieni!” mi ordinò, e quando entrai nella
stanza incrociai lo sguardo di Niko arrossendo quasi, ma lui non sembrò badare
a me.
Cavoli, Andrea me l’aveva
quasi spezzato, il braccio!
“Ma cosa è successo?” chiesi,
massaggiandomelo.
“Oh, scusa, non volevo farti
male” si scusò brevemente lui, prima di dire: “Rossella mi ha appena lasciato”.
Accusai il colpo con
incredulità: insomma, era vero che le cose tra loro non stavano andando bene
negli ultimi giorni, ma quell’atto era a dir poco… estremo!
“Cosa?” sbottai, guardando
Rossella. “Ma… Ross, perchè?!” chiesi, con l’aria di chi si trova in un
manicomio.
Lei cacciò qualche altra
lacrima dagli occhi già arrossati. Scrollò le spalle, dicendo: “Non lo so, non
provo più niente per lui e poi c’è sempre il fatto delle telecamere…”
A quelle parole Andrea rise,
ed io avrei voluto tanto poter imitarlo. Insomma…!
“Non sembrava che oggi ti
facessi tanti problemi davanti alle telecamere del CPM, standotene avvinghiata
a Massimo!” ribattè.
Io approvai, prima di notare
un particolare: le telecamere… del CPM?
“Ma… Ma perché, c’erano le
telecamere lì?” chiesi, sentendomi mancare.
“Si, in ogni sala, per
evitare furti degli strumenti e cose simili” mi spiegò Giuseppe.
Volevo morire. Quindi noi….
eravamo stati ripresi dalle telecamere?! Cercai Niko con lo sguardo, e lui mi
rispose con uno che equivaleva a dire “parliamo dopo”. Ma sembrava calmo, quasi
come se sapesse già tutto.
Quasi non sentii Rossella
ribattere: “Ok, tu non mi interessi più, contento?”
“Contento si, non mi va di
stare con una persona che non ha nemmeno il coraggio di ammettere che ama un
altro!” esclamò Andrea furioso, uscendo con passo veloce dalla porta e
sbattendola, lasciando Rossella presa da un nuovo pianto isterico.
I Gold Boyz lo seguirono, ma
Niko rimase lì.
“Deb, parliamo domani di quel
fatto, ok?” fece, avvicinandosi a Rossella con aria grave.
“Ok…” annuii, ma avrei voluto
tanto poter parlarne ora. In poche parole quelli del CPM avevano del materiale
che per la stampa sarebbe stato succulento!
Ma non riuscii a deprimermi
ancora di più, perché Dante mi venne a chiamare. “Deb, vuoi venire nella nostra
stanza? Andrea sta veramente male…” mi supplicò quasi.
Annuii, seguendolo. Andrea se
ne stava sdraiato sul letto, a guardare il soffitto, mentre faceva rimbalzare
una palla anti stress con una mano.
Non potetti negare a me
stessa che in quel momento era davvero bellissimo, con la solita cresta, quello
sguardo magnetico, anche se il suo solito sorriso era spento.
“Potete lasciarmi solo per
favore?” chiese, alzandosi dal letto.
Automaticamente mi avvicinai
alla porta per uscire, prima che lui dicesse: “No, Deb, tu resta per favore”
Mi fermai, mentre gli altri,
uscendo, mi sussurravano cose del tipo: “Metticela tutta” e “Tiralo su”.
Appena la porta si fu chiusa
alle loro spalle, mi avvicinai ad Andrea e lui mi fece segno di sedermi
affianco a lui.
“Ehi, su” gli dissi,
avvicinandomi al suo letto. “Reagisci, prima o poi la verità verrà a galla…”
“Non m’importa, la so la
verità” tagliò corto. “E non mi importa nemmeno del fatto che mi abbia
lasciato, è meglio così, dopo tutte le sue paranoie me ne starò in pace ma… Non
riesco ad accettare il fatto che abbia preferito qualcun altro a me” mi rivelò,
mettendosi una mano in fronte. “Dove ho sbagliato? Cosa ho che non va?” chiese
afflitto. “L’ho trattata come una principessa…”
Poverino, mi fece tanta
tenerezza. Quasi quasi mi veniva da piangere vedendolo in quello stato.
“Dai, Grande Andrea, sta pur
certo che un altro come te non lo troverà! E pure se le piace Max, beh, lui si
sposa tra un po’, e di certo non è interessato a Rossella invece tu avrai così
tante chances una volta uscito di qui… Sei un bravo ragazzo, bello, simpatico,
intelligente… E se Rossella non lo ha capito fino in fondo, beh, ci ha perso
lei” affermai, cercando di tirarlo su.
Lui si voltò verso di me…
Sorrideva. Si, sorrideva.
“Cosa ho detto di così
divertente?” chiesi, sorridendo anch’io.
“Mi hai detto le stesse
paranoiche frasi che tutti mi hanno detto ogni volta che mi lasciavo con una
ragazza” rispose, accennando una risata.
Arrossii, ma tentai di vedere
la cosa dalla parte giusta. “Vedi che almeno ti ho fatto sorridere?” gli
ricordai.
“Si, giusto” indugiò un
attimo, prima di dire un energetico: “Ma hai ragione! Insomma, chi cazzo se ne
fotte! Ho 21 anni, mica 50! Ho tutta una vita davanti a me per trovare quella
giusta, e alla fine, sono solo i gusti di Rossella che l’hanno condotta
scegliere un altro, no? Sono solo i suoi, mica quelli di tutto il mondo!” esclamò.
Rimasi leggermente colpita da
tutta quell’energia, ma dissi comunque un: “Bravo!” di incoraggiamento.
“Grazie, piccola” mi disse,
abbracciandomi con calore.
“Figurati” risposi,
ricambiando l’abbraccio.
“Ma... Aspetta un secondo…”
mi mormorò nell’orecchio, mentre eravamo ancora abbracciati.
“Si?”
“Davvero pensi di me che io
sia bello, bravo, intelligente…?”
La sua voce all’improvviso
era seria, come il suo sguardo che mi squadrava quando sciolsi l’abbraccio. Arrossii
nuovamente, prima di dire: “Certo che lo penso” e abbassare lo sguardo.
Eppure, l’aver fatto una
buona azione, non mi bastò a dormire bene quella notte. Avevo davanti agli
occhi l’immagine di me e Niko che finivamo su tutti i giornali con tanto di commenti
malevoli, vidi Alexandra del Forum raggiungermi e scannarmi, i miei genitori
offesi, mia nonna fare commenti ancora più offesi e scandalizzati in dialetto
napoletano…
Alla fine, dopo aver sognato
di essere bocciata per la mancanza di serietà e di essere rinchiusa in un
carcere minorile dopo che una sadica Alexandra in vesti di giudice mi aveva
condannato a vita, mi svegliai di soprassalto alle cinque e mezza del mattino.
Provai e riprovai a
riaddormentarmi, ma ogni volta la mente mi si riempiva di cattivi pensieri a
tal punto che iniziai a sudare freddo, così alle sei, dopo una doccia per
niente rilassante, mi decisi ad andare in cucina per farmi una camomilla, una
tisana… Qualunque cosa che mi avrebbe
potuta aiutare a sfogare il nervosismo e calmarmi!
Non mi vestii nemmeno
decentemente, mi limitai ad indossare una vestina a mezze maniche verde a
fantasia e a legarmi i capelli, che mi stavano dando fastidio come non mai.
Ma in cucina trovai una
“sorpresa”: c’era Niko seduto a capotavola, con indosso solo dei pantaloncini e
con tanto di torso nudo. Stava bevendo qualcosa da una tazza, e appena mi vide
per un pelo non sobbalzò.
“Anche tu qui?” gli chiesi
imbarazzata: era la prima volta che ci trovavamo da soli dopo l’accaduto del
pomeriggio precedente.
“Si, immagino che non hai
dormito affatto, giusto?” mi chiese con tono di ovvietà.
Mi sedetti di fronte a lui,
annuendo. Forse li avremmo chiarito!
“Ovvio” commentai. Esitai un
attimo, prima di chiedere con calma, per trovare le parole giuste: “Tu… Io…
Cioè… Le telecamere del CPM… pensi controlleranno?”.
Anche lui indugiò, prima di
dire: “Vieni, è meglio non parlare qui” e condurmi nella sala festa. Quanti
ricordi mi pervasero appena entrai! La festa di Luigi…!
Spense tutte le luci,
giustificandosi con uno: “I guardiani potrebbero notarci”. Ma per fortuna era
quasi l’alba, quindi riuscivo a vederlo.
Chiuse la porta alle nostre
spalle, e prima che potetti rendermene conto mi ritrovai contro di essa, spinta
dalla forza del corpo di Niko. E in quell’istante risentii le sue labbra sulle
mie, ma quella volta era diverso: non era un bacio dolce, no, era un bacio
passionale, quasi come se fosse l’ultimo che aveva a disposizione nella sua
vita. Risposi al bacio, sentendomi davvero obliata e beata, ed ero senza fiato
quando si decise a separarsi da me.
“Perché?” fu l’unica cosa che
seppi dire,come la volta precedente, riuscendo finalmente a trovare la forza di
guardarlo negli occhi.
“Perché forse mi odierai
appena risponderò alla tua domanda di prima” mi rispose. “Era l’ultima
occasione che avevo”.
Mi sentii le vene gelare, in
contrasto al precedente calore…
“Io lo sapevo, certo che lo
sapevo” iniziò, con una voce da supplica.
“Cosa?!” urlai quasi, ma
dovette tapparmi una mano con la bocca per farmi abbassare la voce. “Tu sapevi
che c’erano le… telecamere?!”
Ma la risposta gli si leggeva
in faccia, divisa a metà tra il dolore e il pentimento. “Si, lo sapevo”
rispose, mentre dentro di me iniziavo a sentire il cervello non rispondere più
alla ragione: com’era possibile, cioè, era così stupido?!
“Ma sei scemo?” iniziai,
convinta di star sognando.
“Forse si” rispose, con aria
afflitta.
“No, spiegami, che forse la
ritardata qui sono io!” esclamai, senza capirci più un’acca.
Sospirò, passandosi una mano
tra i capelli. “Ok, ma siediti” mi implorò quasi. “E’ una storia lunga”
Ubbidii, sedendomi su una
poltrona, più che altro per fare
qualcosa che mi impedisse di pensare, ma non servii a nulla.
“Vedi, ricordi la questione
del provino per il film?” mi chiese, prendendo posto poco distante da me. Lì
fuori era spuntata l’alba: era così bella, chiara, mi ricordava le lunghe gite
con la mia classe, quando eravamo costretti a partire ancora prima dell’alba ed
io mi soffermavo a guardare il cielo dal finestrino del pullman, ancora
assonnata… Come sarei voluta essere lì, senza pensieri…
“Si” risposi
automaticamente,senza capire cosa c’entrasse.
“La scadenza per i provini
era fissata per il 15 maggio, ed io stando qui non potevo farli…”
“Si” ripetei, ancora senza
capire.
“E perciò… Beh, avevo un
accordo con il regista: nel caso non fossi uscito per il 15 maggio, il 13 dello
stesso mese avrei dovuto fare una specie di dichiarazione ad una ragazza
davanti alle telecamere del CPM e lui avrebbe provveduto a prendersi il video”
Disse tutto ciò fin troppo
velocemente, lasciandomi bianca come un cadavere, umiliata, incredula… Perciò
aveva guardato in alto prima di baciarmi, per le telecamere!
Mi alzai di botto, e mi
stupii di non aver causato qualche rumore.
“Debora, per favore…” iniziò
lui, prendendomi per un braccio.
“Lasciami!” urlai, “Come ti
sei permesso di… usarmi… Stronzo! Daniele aveva ragione!”
Mi lasciò stare udendo quel
nome, quasi come se si fosse scottato.
“Ma non è come sembra, io non
ti ho detto nulla per farti essere naturale, speravo ti avessero dato la parte
di Felicia!” si giustificò.
“Ma non dire sciocchezze!”
esclamai, lanciandogli uno sguardo d’odio. “Sei stato un… un... Non ho parole!
Mi fidavo di te, mi hai solo illusa, si vedeva che era tutto preparato ed io
come una cretina ci sono cascata!”
Restammo in silenzio per
qualche secondo, prima che mi decidessi ad uscire dalla stanza.
“Debora, torna indietro!” mi
urlò dietro, ma non gli diedi importanza; sentivo un’enorme groppo in gola, una
voglia matta di urlare, fare a pugni, piangere…
Le lacrime non ritardarono ad
uscire, così forti da impedirmi quasi di vedere.
“Debora!”
Avevo urtato qualcuno nel bel
mezzo del corridoio, e solo dopo qualche secondo riconobbi Andrea.
“Cosa è successo? Ho sentito
le tue urla!” mi informò. Accese la luce, e mi guardò critico poco dopo. “Ma
stai piangendo…”
“Debora…”
Niko ci aveva raggiunto, ma
ritornò nella sua stanza appena vide con chi ero.
Non la smettevo di piangere,
ero in piena crisi isterica. Mi ero illusa per dodici ore di qualcosa che non
esisteva, e, peggio, che era stato fatto con uno scopo. E’ vero, avevo avuto qualche titubanza, ma il
fatto che una parte di me si fosse illusa restava.
“Debora, calmati, spiegami
cosa…”
“Lasciami in pace!” dissi tra
un singhiozzo e l’altro, cercando invano di andare nella mia stanza.
“No che non ti lascio in
pace” dichiarò serio Andrea, afferrandomi a fatica per un braccio. “Vieni in
cucina, bevi un po’ d’acqua…”
“No!” protestai, dimenandomi,
ma alla fine mi prese in braccio, trascinandomi a forza in cucina e facendomi
sedere sul tavolo come una bambina.
Mi porse un bicchiere d’acqua
e lo bevvi tanto per fare qualcosa, vergognandomi della mia scenata.
“Scusami per la scenata”
borbottai poco dopo, singhiozzando ancora.
“Figurati, ma ora spiegami
cosa è successo con Niko” rispose Andrea con calma. “Sai che a me puoi dirlo”
“Niko è uno stronzo”
sintetizzai, decisa a sputare fuori tutto quel veleno per vendicarmi. “Ieri al
CPM mi ha baciata davanti alle telecamere, con tanto di dichiarazione
commovente…”
Udendo ciò Andrea per un pelo
non si strozzò con l’acqua che stava bevendo.
“… Ed ora mi ha appena detto
che era tutta una finta, dopo avermi ribaciata, perché era una specie di
provino per quel film a cui era stato candidato”
Era senza parole, mi guardava
allibito.
“Niko aveva un accordo …? Ti
ha baciata solo per… Per fare una specie di provino?”
“Si, e non me lo ha detto
prima perché sapeva che mi sarei rifiutata di fare una cosa simile davanti alla
telecamere, non ne sapevo niente..…” mi sfogai, mentre i singhiozzi
riprendevano.
“Oddio, non ci credo…!”
sibilò lui, stringendomi la mano.
Prima che potessi dire nulla
mi ritrovai a singhiozzare contro il suo petto, come se ciò servisse a
cancellare la realtà.
“Deb, calmati, ci sono io
qui… sono sicuro che… che non voleva farlo…” tentò di consolarmi accarezzandomi
i capelli.
“Ma cosa dici! Lui ha messo
la sua carriera da attore prima di me e usandomi senza nessuno scrupolo!”
singhiozzai. “Mi sento una stupida per essermi illusa, una stupida, una stupida
tradita… Perché tutte a me?” chiesi al nulla, continuando a singhiozzare.
“Perché forse sei troppo
buona” mi rispose con un tono dolcissimo, staccandosi da me e asciugandomi le
lacrime con un fazzoletto che aveva preso da sopra la tavola.
Non risposi, ancora in preda
al pianto. Mi osservava mentre mi sfogavo, con un’attenzione che quasi mi
metteva in soggezione, ma che allo stesso tempo era comprensiva e sempre più
rassicurante.
Erano ormai le sette quando
mi decisi a smetterla.
“Sai qual è la cosa
peggiore?” gli chiesi mentre gli preparavo il latte, quasi per ringraziarlo.
Poverino, aveva avuto una notte insonne a causa della questione con Rossella ed
io l’avevo tenuto ancora più sveglio con le mie urla.
“Che il video rischia di fare
il giro dell’Italia?” propose,passandomi lo zucchero.
“A parte quello” risposi,
mentre lo stomaco faceva un’altra capriola per quella nuova possibilità, “Che Daniele aveva ragione in fondo”.
“Cavoli, hai ragione!”
Scrollai le spalle, decisa sul
fatto che peggio di così non poteva andare: in tre minuti avevo perso tutto
quello per cui mi ero illusa in più di un mese. E la parte di me che aveva
avuto dei dubbi gioiva silenziosamente, senza farsene accorgersene. Forse,
chissà, qualcosa l’avevo imparato…
Qualche Anticipazione:
Sembrava davvero abbattuto,
così annuii. “Va bene, ma voglio vederti in giro entro oggi, ci sono anche le
prove ufficiali…” dissi, cercando di tirarlo su.
Scrollò le spalle, prima di
richiudere la porta e lasciandomi di nuovo quel grande vuoto nello stomaco.
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Daniele parve piacevolmente
sorpreso, aprì la bocca e poi la richiuse, la riaprì e disse: “Mi… Mi hai
chiesto scusa?”
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“Mica è un playboy come noi,
anzi, come il nostro Andrea che fino a ieri sera sgaiattolava nella stanza di
Ros…” iniziò Francesco, prima di tapparsi la bocca a causa di una mia
occhiataccia.
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“Sai che vorremmo te come
life coach? Quella Samanta non la sopportiamo, non fa un cavolo…” mi informò
Dante.
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“Ma niente, niente, non avevo
mai pensato per davvero al fatto che tu fossi così… Cioè, che avessi sedici
anni, che abbiamo sei anni di differenza, cioè… Lo sapevo ma…”