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Autore: Laix    09/01/2015    3 recensioni
Il detective torna temporaneamente alle sue sembianze originali per poter stare con Ran, scoprendo però che lei non potrà presentarsi. C'è tuttavia quella detective sempre più presente nelle sue giornate, Sera Masumi, a cui basta un'occhiata a quel ragazzo per capire due cose: la sua realtà identità e la forte attrazione che prova per lui, il quale dal canto suo si trova inaspettatamente a guardarla con occhi più maturi. Durante la notte tra i due succede qualcosa di incancellabile che Shinichi, sconvolto, si trova poi a dover gestire anche al ritorno di Ran, ignara di tutto ma decisamente sospettosa. E una volta tornato piccolo la situazione non migliora per niente, a causa delle reazioni rabbiose e vistose di Sera.
Dal testo:
Ran strinse i pugni così forte da farli tremare. Lo avrebbe voluto lì davanti, in quel momento, e non dall'altra parte di un telefono. In tono gelido e senza esitare un solo secondo di più, sputò fuori la frase.
- Shinichi, una domanda. Il nome “Sera Masumi” ti dice nulla? -
Dall'altra parte, l'interlocutore vacillò fin troppo chiaramente.
- SE...! Ah... M-Masumi, eh... non so... perché dovrebbe dirmi qualcosa...? -
- Adesso me lo spiegherai tu, e anche velocemente. -
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ran Mori, Sera Masumi, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Hello guys!! Eccoci al secondo capitolo, e quindi che dire: fate largo ai Casini... :P 
Ho ripreso l'ultima parte del primo capitolo, prima di iniziare col secondo. 
Vorrei ringraziare tanto sharon4869x e shinichi e ran amore per aver recensito! Thank you, thank youuu!! ^-^
Buona lettura! Aspetto altri commentini ^.^ 



CAPITOLO 2: Le situazioni che sfuggono di mano

- Che dici? Come sto? -

- Non ti avevo mai visto così, lo sai. Non so che dire, sono senza parole... -
- Lo prendo per un complimento? -
- Fidati, lo è -
- Perfetto, meglio così! -
Fece un solo passo e inciampò, probabilmente perché poco abituata ai tacchi, che tuttavia erano piuttosto bassi e comuni. Lui allungò un braccio in tempo per afferrarla ed impedirle di cadere, al che lei scoppiò in una risata alquanto imbarazzata.
- Iniziamo bene... -
- Per quel che mi riguarda puoi anche indossare delle scarpe da ginnastica, non mi offendo mica -
- Figurati! Tu sei tutto infighettato, volevo cercare di pareggiare un po' -
- Cosa sarei, io? -
- Lascia stare. Andiamo? In un ristorante qui vicino, magari, così non devo camminare troppo... -
Lui tentò di nascondere le risate con scarso successo guadagnandosi le occhiatacce di lei, e uscirono nella sera ormai quasi del tutto buia ma illuminata dalle strade. Shinichi permise al proprio sguardo di perdersi in quello sfondo cittadino, ma ciò che non si perse fu la sua mente, che si azionò nel momento in cui il contatto con Sera si fece più presente, visto che lei gli sfiorava più volte il braccio per non perdere l'equilibrio.
Stavano facendo la cosa giusta? In fondo era un atto innocente. Generato da pura amicizia. Poco importava se la meta era un bel ristorante e se lei indossava un vestito... un po' particolare, e se aveva deciso di tirare fuori quel suo aspetto che gli stava ancora mozzando i respiri. Poco importava. Era solo una serata come tante altre, sarebbe finita presto. 

Entrarono in un ristorante non troppo lontano dall'hotel, la cui distanza era stata però allungata dall'incapacità di Sera di stare sulle scarpe, e mezz'ora più tardi il cibo ordinato non era ancora arrivato. In compenso il vino bianco era stato messo in tavola quasi subito, e quasi subito se ne stava andando.
- Aaah, com'è fresco e buono! -
- Ti rendi conto che abbiamo quasi finito una bottiglia di vino a stomaco vuoto, vero? -
- Sììì... ed è fantastico... -
Lei sorrise già rossa in volto, sorseggiando l'ultimo bicchiere di vino vuotato.
- Hai scelto il ristorante più lento della città, complimenti -
- Vedrai come verrai ripagato bene dell'attesa -
Poco dopo arrivarono i loro piatti, che in effetti meritavano parecchio. Mettevano però molta sete, perciò ordinarono una seconda bottiglia di vino, stavolta rosso.
- Cavoli, Sera cara... non scherzi quando bevi -
- Al vino non si nega nulla. E poi senti chi parla! -
- Beh, io sono giustificato... ho sempre amato il vino, ma per mesi e mesi non ho potuto berne nemmeno un goccio a causa della mia condizione. Non sai che significa poterlo finalmente mandare giù come si deve. Sono intenzionato a finire anche questa bottiglia -
- A chi lo dici! -
Riempirono nuovamente i bicchieri e fecero un brindisi, a non si sa bene cosa, ma lo fecero. Durante la cena chiacchierarono di diversi argomenti, senza mai perdersi in notizie inutili e di circostanza e senza incepparsi in silenzi ambigui. Si sentivano a proprio agio l'uno con l'altra, si divertivano senza sforzo.
- Allora, ti sembra poi tanto diverso frequentarmi “da grande”? -
- Mmm, solo un po'... intanto devo alzare lo sguardo per parlarti, e non abbassarlo -
- Ah-ha, divertente -
- Vorrei farti un sacco di domande, ma sono già un po' brilla e perciò eviterò -
Lui sghignazzò di gusto e come risposta le vuotò nuovamente il bicchiere col vino rimasto.
- Eddai, almeno una di queste domande puoi anche azzardarla -
- Il fatto è che non le ricordo già più -
- Ah, notevole. Allora ti incoraggerò io... altre cose che ritieni di dover modificare nei miei confronti, a parte l'altezza? -
- Beh, devo stare attenta a come ti parlo, se ti faccio arrabbiare adesso sei in grado di darmi qualche brutto ceffone -
- Cosa? Non ti sfiorerei neanche con un dito, scema... -
- E poi devo stare pure attenta a non guardarti troppo, specie da vicino, sennò mi vengono strane idee in testa -
Lui rimase a guardarla, perplesso, smettendo di masticare un pezzo di carne.
- Strane idee? Che tipo di idee? -
- Beh... mmm... idee. Insomma. Tu sei carino, molto carino, forse un po' di più di quel che mi aspettavo, anzi, un bel po' di più, e quindi io... -
Un po' imbarazzata gli sorrise come un'ebete, rossa in volto per via del vino e chiaramente alticcia, afferrando con una certa fretta il bicchiere e bevendo altri sorsi.
- Ok ok, Sera, ho capito... -
- Davvero hai capito? -
- Credo di sì... -
Anche lui afferrò il proprio bicchiere e buttò giù ampie sorsate.
Lei tornò a concentrarsi sul suo piatto, assumendo a poco a poco un'espressione insolitamente seria e mantenendo gli occhi sul piatto per svariati secondi. Lui ne approfittò per sbirciarla, constatando che quell'espressione matura le conferiva una certa bellezza inespressa. Vedeva bene i suoi capelli neri e disordinati, perfetti per la sua personalità...
- E poi... sono solo idee che mi tengo in testa, ovvio. Tu hai già Ran. Che è peraltro amica mia, quindi non c'è nulla di cui preoccuparsi -
- Sì, già... -
- Lei sa cosa stiamo facendo ora? -
- No -
- Ah. E... non intendi dirglielo? -
- Ma perché, stiamo facendo qualcosa di male? -
- Ah, no... cioè, mi auguro di no -
- Beh, per me non c'è niente di male. E come dici tu, nemmeno nulla di cui preoccuparsi. Siamo due amici fuori a cena, niente di meno e... niente di più -
Sottolineò l'ultima frase in modo leggermente più accentuato, quasi senza farlo apposta.
- Già... è vero -
Sera afferrò il suo bicchiere e buttò giù una grossa sorsata di vino, con uno sguardo stranamente teso, poco partecipe. Shinichi ebbe l'impressione di aver detto qualcosa di sbagliato, di averle scosso l'umore in peggio, che era proprio l'ultima delle sue intenzioni. Senza indagare oltre e con la sola voglia di rivedere il suo sorriso, pensò a qualcosa di bello da dirle mentre svuotava il suo ultimo bicchiere di vino. A quel punto sentì il sangue vibrare nel cervello e iniziò a girargli davvero la testa, anche se in modo ancora piacevolmente volteggiante. Già, si sentiva leggero, sereno, esaltato. Sorrise a Sera, che un po' ondeggiava e un po' stava ferma, ma nulla la contaminava.
- Voglio dirti che stasera sei bellissima, Sera -
Sera alzò di scatto gli occhi ben aperti su di lui, socchiudendo la bocca per la sorpresa. Lui la vide rimuginare alla ricerca di una risposta e portarsi una mano sulla guancia, le sue reazioni un po' rallentate dal tasso alcolico.
- Oh, ehm... g-grazie -
- Adesso ti va di farmi ancora un sorriso? -
- Sì... c-certo... -
Il sorriso effettivamente le nacque spontaneo sulle labbra, mentre nascondeva lo sguardo imbarazzato sul piatto e finiva di mangiare. Arrivò il momento dei dessert, accompagnati doverosamente dal sake finale.
- Cavolo... ancora alcool? Era da troppo tempo che non bevevo, mi rendo conto solo ora che dovrei frenare un po'... -
- Ma quale frenare! Chissà quando potrai bere di nuovo una cosa fenomenale come il sake, ci hai pensato? -
- In effetti... ci sarebbe da aspettare un po' -
- E allora dacci dentro! -
Sera si finse nei panni della classica brilla da tavola e versò in modo grottesco ed esibizionista il sake a entrambi, facendo ridere Shinichi in maniera incontrollata e indecorosa e attirando quindi l'attenzione di mezzo ristorante.
Fecero di nuovo un brindisi, bevvero un sorso del liquido bollente e ingurgitarono i dessert. Infine si dovettero concentrare per finire il sake rimasto, un'impresa non scontata.
- Uuuuh, difficoltà da livello finale... lascio a te la prima trangugiata, sempre prima le donne -
- Mi gira la testa a duecento all'ora... -
La disorientata Sera si appoggiò la fronte sul palmo della mano, chiudendo e riaprendo gli occhi lentamente e tentando di focalizzare l'ambiente.
- Aaah... non smette di vorticare... -
- E va bene, lo finisco io -
- NO! -
Entrambi fecero fatica, ma riuscirono nell'impresa. La conseguenza fu che Sera ebbe bisogno di un gran supporto per alzarsi da quel tavolo e che Shinichi dovette invece pensare a qualcosa di orribile per smettere di ridere. Ma in ogni caso non c'era nulla da fare, tutte le cose negative diventavano tragi-comiche nella sua mente, il tutto accompagnato da un clamoroso giramento di testa e da una strana euforia del tipo evvai-sono-grande-e-posso-fare-quel-che-diavolo-mi-pare. Si sentiva levitare, quasi.
Aiutò quella bellezza quasi abbagliante ad alzarsi dal tavolo, probabilmente più ubriaca di lui, e le chiese di aspettarlo mentre andava a pagare il conto. Una volta fuori, all'aria fresca della sera, lei si tolse quei maledetti tacchi decisa a camminare fino all'hotel a piedi nudi. Già non stava in piedi normalmente, figurarsi in quello stato, fatto che naturalmente aumentò le già preoccupanti risa di Shinichi.
- Ma che diavolo avrai mai da ridere, razza di deficiente... -
- Non lo so e non ho intenzione di smettere -
Ridacchiò anche lei seppur stancamente, ciondolando leggermente a destra e a sinistra. Lui le mise un braccio attorno alle spalle per tenerla saldamente, senza preavviso, al che lei iniziò a dondolare volutamente verso di lui.
- Sei così gracilina -
- E tu così mastodontico -
- Ti potrei schiacciare e sgranocchiare -
- Oggi dichiaravi di potermi mangiare, ora di sgranocchiarmi... ti sembro così appetitosa? -
- Beh... forse un po' -
Sulle labbra di lei spuntò un lieve sorriso compiaciuto, mentre lui tentava di ripensare un attimo a ciò che aveva appena detto. Qualcosa che forse sforava un po' oltre il loro limite. Beh, pazienza, era ubriaca e se ne sarebbe scordata. E anche lui era brillo e molto incline a dire ciò che pensava, senza freni. Alzò spallucce e buttò fuori una nuova risata insensata.
Pochi minuti dopo furono davanti all'hotel, anche se Sera non se ne accorse subito.
- Ehi, Sera, ti accompagno di sopra... non vorrei che ti perdessi per l'hotel e ti addormentassi in qualche corridoio -
- Mmm... sarebbe divertente però... -
- Può darsi, ma magari un'altra volta... forza, ancora uno sforzo e sei arrivata - Entrarono nell'atrio d'ingresso e poi nell'ascensore, luogo angusto in cui lei, apparentemente senza forze, si lasciò andare contro di lui e parve quasi addormentarsi. Lui la strinse tra le braccia per non farla cadere, sentendo immediatamente il suo calore e il suo respiro. Quella sensazione lo fece rilassare e lo portò a chiudere gli occhi, quasi ad assopirsi, mentre l'ascensore proseguiva la salita e arrivava alla meta. Lei riaprì gli occhi di scatto non appena sentì il suono acuto dell'ascensore arrivato a destinazione, rimettendosi dritta ma rimanendo ancorata a lui per sicurezza. E anche lui, dal canto suo, non dava l'impressione di volerla lasciare andare.
Mentre camminavano nel lungo corridoio verso la sua stanza, Shinichi riuscì a sussurrare qualcosa in mezzo a quella nuvola di stanco tepore.
- Adesso ti lascio in camera tua e scappo... che sennò mi addormento qui... -
- …potresti farlo -
- Fare cosa? -
- Addormentarti qui -
- M-ma... -
Abbassò lo sguardo verso di lei, la quale lo cinse lentamente tra le sue esili braccia e alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi. Lei aveva un'espressione seria e al contempo dolce che riuscì a mantenere per tutto il tempo, seppur a tratti offuscata dalle palpebre che volevano chiudersi.
- Entra in camera con me e fermati qui a dormire... -
- Sera, io non credo che... -
- Per favore... sono sempre sola... sempre -
- … -
Shinichi la fissò qualche secondo, per poi spostare lo sguardo sul pavimento. Si mise a considerare la distanza che c'era tra quel luogo e casa sua, che era considerevole, e la stanchezza che avrebbe dovuto sopportare per tutto il tempo della camminata di ritorno. Il taxi non poteva chiamarlo, aveva finito i pochi soldi che si era portato appresso e non voleva chiederne in prestito a Sera, anche se sapeva che glieli avrebbe dati volentieri senza nemmeno richiederli indietro. Lei era troppo gentile e buona.
E gli dispiaceva che fosse sempre sola, di sicuro qualche volta ne soffriva. Non se lo meritava.
Mentre pensava a tutto questo, la porta della sua stanza si spalancò e lui intravide il letto, quel letto morbido e caldo e proprio di fronte a lui, pronto a placare la sua stanchezza, a risparmiargli una lunga camminata ubriaca e a donargli un lieto sonno.
Non sarebbe successo nulla, lui era solo molto stanco e ne avrebbe approfittato, facendo anche un piacere personale a lei.
- D'accordo. Mi fermo -
- Ti ringrazio... davvero... -
- A patto però che andiamo subito a letto... -
- Subito -
Si staccò delicatamente dalla ragazza e, avviandosi da solo verso il letto, si sfilò golf e camicia blu in malomodo, li gettò da qualche parte e si buttò a peso morto sul letto, a torso nudo. La testa gli girava anche ad occhi chiusi, maledizione. Quando li riaprì a fatica, realizzò che di altri letti non ce n'erano nella camera: c'era soltanto quello, matrimoniale. Ah.
- Shinichi, questa mi pare un'ottima idea... -
- Eh...? -
Incuriosito, si rotolò sul materasso per voltarsi a pancia in su, trovandosi Sera a pochi passi da lui. Lei aveva lo sguardo un po' smarrito, sembrava un po' indecisa sul da farsi e quel suo atteggiamento fece sorridere il detective, che rimase fermo a guardarla. Fino a che non si rese conto che lei stava per replicare esattamente ciò che aveva fatto lui: la vide portarsi le mani sulle spalline sottili del vestito per abbassarle, sospingendo poi verso il basso la parte superiore dell'abito e portando a piena visibilità il famoso reggiseno nero. Shinichi spalancò gli occhi, si tirò su a sedere e fu sul punto di dirle di fermarsi, ma decise di non farlo quando lei si voltò dall'altra parte dandogli le spalle. Rimase completamente imbambolato a fissarle il fondoschiena a pochi metri da lui, reso così curvilineo da quel vestito che entro pochi secondi sarebbe scivolato ancora più in basso. Scivolò di poco, molto poco, perché lei pareva in difficoltà, ma quel tanto che bastò a fargli intravedere del pizzo nero disegnato sulla sua pelle bianca. Iniziò a sudare visibilmente e a faticare nel controllare il respiro. Momenti del genere, quand'era bambino, se li poteva sognare.
- Ah, che palle... non riesco a farlo andare giù... -
Sbuffò e si stufò, buttandosi perciò anche lei a capofitto sul letto, di fianco a lui. Lui sentì improvvisamente il suo profumo, sfiorò per sbaglio la sua pelle col braccio, fissò il suo petto e la sua pancia distesa. Lei, a occhi chiusi, voltò la testa verso di lui e li riaprì lentamente. Shinichi si scontrò con uno sguardo indecifrabile, eppure così chiaro. Le piaceva, non c'era ombra di dubbio... e in quel viso lesse il desiderio. Lei allungò un braccio e gli posò una mano sul ventre, senza fare nient'altro, e anche lui allungò un braccio verso di lei, posando però la mano sul vestito che ancora non scendeva. E con quella mano lo fece scendere del tutto, lungo le gambe, approfittando per sfiorargliele. Mentre sentiva quanto fossero morbide, la vide chiudere gli occhi e sorridere appena. Non sapeva perché lo stesse facendo, ma era come se non potesse farne a meno, guidato peraltro da quello stato alterato e febbrile che lo faceva sentire stanco ed energico nello stesso momento. La cosa più insolita e più piacevole era che non stava pensando a niente, gli sembrava di avere la mente sgombra e di poterla riempire solo con ciò che gli pareva e piaceva. Si concesse di constatare che lei era... indescrivibile, in quel momento. La vide sussultare un paio di volte mentre tornava su con la mano sfiorandole il corpo, fino al petto, dove si fermò con più decisione.
A quel punto lei riaprì gli occhi e con un'energia inaspettata rotolò dalla sua parte fino a sovrastarlo, guardandolo poi dritto in viso. Nel fare questo lei passò il ginocchio sopra una zona per lui alquanto sensibile, cosa che lo aizzò ancor di più e che lo portò a stringerla dalla schiena per tenerla attirata a sé, per poi afferrarle il viso e portarselo vicino al proprio. Le spostò quei capelli ribelli all'indietro, dopodiché entrambi scattarono in avanti per un primo bacio. Nel frattempo lei registrò quel dettaglio del ginocchio passato laggiù e rifece lo stesso gesto intenzionalmente, suscitando una maggiore forza in lui, che parve infatti intensificare tutti i suoi movimenti e respiri. Anche lei, al pari di lui, non capiva bene cosa stesse facendo, ma voleva farlo, stava succedendo. E nel giro di pochi secondi le luci si spensero e alcune coperte, assieme ai vestiti, volarono a terra alla rinfusa.

Che ore potevano essere? Il buio era sia nella stanza che fuori dalla finestra. La città dormiva, e anche lei dormiva.
Non ricordava benissimo cosa fosse successo. Ricordava il fulcro centrale, ma non tanto i procedimenti attorno.
Quella era la camera di Sera.
La camera in cui erano andati per dormire.
Solo che erano piuttosto ubriachi.
E non avevano dormito da subito, ma...
Sera, che dormiva beata lì a fianco.
Sera...
Si rese conto di essere sdraiato su un fianco, verso di lei, e di cingerle le spalle con un braccio. Si erano addormentati così?
Si girò lentamente per tornare in posizione supina, facendo attenzione a non svegliarla, sentendosi ancora molto stanco ma rilassato. La testa gli girava ancora e il mondo rimaneva considerevolmente offuscato, ma era verso la via del dissiparsi della nebbia. Pian piano la lucidità sarebbe tornata, avrebbe ripreso a ragionare con razionalità e, a quel punto, il peggio sarebbe probabilmente giunto. Ma era proprio il caso di rimandarlo, era notte fonda e ancora non si sentiva troppo bene.
Sfiorò un braccio della ragazza, come se quel gesto potesse donargli nuovamente il sonno. E avrebbe anche funzionato, se lei non si fosse svegliata aprendo lentamente le palpebre. La sentì mugugnare all'inizio lievemente e poco dopo più forte, come in un capriccio; lui sorrise appena e cercò di abituare la vista al buio, incrociando il suo sguardo confuso e appannato.
- Mmm... Shin...? - sussurrò appena.
- Rimettiti a dormire, è ancora presto... -
Lei fece esattamente il contrario, aprendo quindi bene gli occhi, che un po' le brillavano. O almeno così gli sembrava e la cosa gli fece alquanto tenerezza, sostituita però quasi subito da una strana angoscia.
Sapeva che stava sbagliando. Che la strada presa era molto azzardata e che qualcosa l'avrebbe fatto tornare inesorabilmente indietro. Quello che non sapeva, invece, era come Sera stesse affrontando (o avrebbe affrontato) quella situazione.
Proprio mentre pensava al fatto che, dato il suo carattere libero e spensierato, magari Sera stesse prendendo tutto alla leggera e con scioltezza, ecco che la vide alzare testa e spalle dal cuscino per avvicinarsi e accoccolarsi contro il petto di lui, permettendogli di percepire all'istante il calore della sua pelle. Che invece di sciogliergli i muscoli, come gli sarebbe dovuto accadere, glieli irrigidì in modo evidente. Dopo qualche secondo lei socchiuse gli occhi, perplessa, staccandosi di qualche centimetro e guardandolo.
- Qualcosa non va...? -
Lui ridacchiò a bassa voce, anche se non molto convinto.
- Eh? No, no... però ho ancora sonno... -
- Ah, peccato... un secondo round poteva starci ancora – sussurrò con un vispo sorrisetto.
E quel che era peggio, era che lui si trovava d'accordo con lei. Quell'inaspettato rapporto che avevano avuto qualche ora prima si sarebbe impresso e l'idea di una seconda volta così gli azionò migliaia di lucine elettrizzanti nel cervello, e non solo lì. Sera era lì di fianco, a guardarlo con quello sguardo assonnato ma al contempo attraente, con le lenzuola leggere che minacciavano di scivolarle via di dosso da un momento all'altro. Gli era piaciuto tutto, dall'inizio alla fine... gli era piaciuta lei.
Deglutì e fece molta fatica a ritirarsi da quell'offerta, lo fece soltanto perché l'immagine di Ran prese improvvisamente a pulsargli nella testa con una singolare insistenza. Un martello pneumatico. Lei era lontana e non poteva sapere che...
Dannazione, ma che aveva combinato?
Lui sbarrò gli occhi nel buio, disorientato. Ran era scappata per un solo giorno fuori città e lui guarda dove si trovava... a parte il fatto che lo avrebbe ammazzato, era la cosa più sbagliata che potesse fare nei suoi confronti.
L'angoscia di poco prima iniziò a diventare più densa e a diffondersi in corpo come un virus.
Nel frattempo Sera assunse un'espressione seria, abbassando gli occhi verso il materasso e parlando senza guardarlo.
- Shinichi, tu... ti saresti aspettato questo risvolto nella serata? -
In mezzo alla sua difficoltà nel rispondere, ci provò.
- No... no, a dire il vero non ci avevo neanche pensato -
- Neanche per un secondo? -
- Beh, forse per un secondo... -
- E sei stato contento che sia successo? O te ne pentirai? -
Lei rialzò gli occhi su di lui, limpidi e attenti. La fissò anche lui nell'oscurità e rimase qualche secondo in silenzio, pensando bene ad una risposta non superficiale. Che quella domanda dipendesse dal suo cambio repentino di espressione? Probabile. Se avesse visto una tarantola sulle lenzuola dirigersi verso di lui, non sarebbe stato così terrorizzato. Si lasciò infine sfuggire quella che sentiva essere la verità.
- No, non me ne pentirò -
Come se avesse formulato un incantesimo magico e armonioso, le labbra di Sera si stirarono all'istante in un ampio e dolce sorriso e le sue spalle si rilassarono visibilmente.
Non le stava mentendo, ma non le stava nemmeno chiarendo tutto quanto. Per niente.
Il mattino seguente arrivò sotto forma di raggi luminosi e taglienti. Strizzò gli occhi infastidito da tutta quella luce, per poi aprirli con fatica borbottando qualche lamento; la testa era di nuovo tornata fissa al suo posto, ma gli doleva come se ci fosse caduto sopra un cumulo di sassi durante la notte.
Di fianco a lui Sera pareva avere le sue stesse reazioni e i suoi stessi dolori. La vide massaggiarsi la testa con espressione contorta e dolorante, mentre tentava di tirarsi su coi gomiti.
- Ehi, come stai? -
Si stupì della strana tensione di cui il suo tono risultò impregnato. Non voleva avere quel tono, voleva parlarle normalmente, ma qualcosa stava uscendo dal suo controllo: non si trovava nella situazione in cui avrebbe dovuto essere. L'effetto dell'antidoto non sarebbe durato ancora molte ore e lui avrebbe dannatamente dovuto trovarsi da qualche parte con Ran, a parlare con lei, a passeggiare con lei, a fare qualsiasi cosa con lei. E non in un letto con Sera ancora svestita, mezzo intontito dalla notte prima.
Qualcosa era proprio sfuggito di mano.
Prese un sonoro e faticosissimo respiro, prima di continuare.
- Forse è meglio se ci vestiamo -
- Sì, lo so. E non mi hai lasciato rispondere: non sto troppo bene, ma mi riprenderò, grazie -
- Ottimo... -
Rispose veloce e schivo, alzandosi piuttosto in fretta dal letto e cercando i suoi vestiti appollaiati malamente da qualche parte. Quell'insolito scatto ansioso attirò l'attenzione di Sera, che alquanto perplessa lo guardò di sottecchi e in silenzio.
Lui riuscì a raccogliere tutte le sue cose e nel frattempo si organizzò anche lei, alzandosi e vestendosi con una canotta leggera e degli shirts, il tutto in mezzo ad un silenzio accigliante. Quando lei capì che lui evitava accuratamente di voltarsi nella sua direzione, non si impegnò a frenare le parole.
- Sei più scattante del solito o sbaglio? -
- Ehm... è che... -
Deglutì, voltando la testa da un lato senza arrivare a guardarla. Come affrontare quel casino? Da dove iniziare, almeno? Nessuna idea, qualcuno ha dei suggerimenti?
Quando lei parlò, il suo tono era indurito e poco incoraggiante.
- Mi vuoi dire cosa c'è che non va? Mi fai innervosire con quell'atteggiamento sfuggente -
- Sera, io... -
- Sì? -
- Forse, io... ecco... -
- Evita di girarci attorno, di qualunque cosa si tratti -
Lui riprese fiato, accettando di buon grado di seguire il suo consiglio.
- Io forse non dovrei essere qui. E noi due... forse non... -
Si aspettò che lei rispondesse, ma non lo fece. Con una certa preoccupazione si voltò totalmente dalla sua parte, senza sapere con cosa avrebbe avuto a che fare.
Lei restava immobile a fissarlo con due occhi altrettanto immobili, attenti, su cui si iniziava a intravedere una sgradevole ombra di natura ancora sconosciuta.
Lui continuò.
- Io credo che... dovrei tornare alla mia solita vita, e anche abbastanza in fretta. Ma non vorrei che questa storia avvenuta tra noi creasse... qualche disguido. Sei... sei d'accordo? -
- “Disguido”? -
- Sì, ehm... come spiegare... -
- Non spiegare nulla, ho capito benissimo -
- Okay, bene. E' stata... una bella cosa... quella successa tra me e te, però... -
- Però non deve continuare. -
Lei usò un tono definitivo, senza possibilità di replica. Lui alzò lo sguardo su di lei, senza fiatare, vedendo quella triste ombra di poco prima addensarsi nei suoi occhi. Lei lo fissava a labbra strette e respirando a malapena, fino a che non ricominciò a parlare con voce bassa e sommessa.
- Non con me, almeno -
- Sera, ascolta... -
- Devi tornare alla tua vita, giusto. Dalle tue persone. Da Ran. Non badare ai disguidi che hai con me, sono ostacoli da nulla... -
- Sera, fermati, alt, fammi parlare -
- Tu... tu credevi che io la stessi prendendo alla leggera, vero? Esattamente come la stavi prendendo tu, giusto? -
- Non lo so, io... sì, in realtà pensavo fosse così, pensavo che tu... -
- Ma come diavolo hai fatto a pensare una cosa del genere? COME?! -
La sua voce, alzandosi, iniziò anche a segnalare le prime incrinature.
- Ci mancava poco che mi piacessi anche da bambino, figurati così!! Ti sono sempre appiccicata, e qualcuno lo aveva pure sospettato! Possibile che tu abbia sempre ignorato certi miei atteggiamenti?! -
- Non li ignoravo, semplicemente non li capivo... -
- Balle, sono tutte balle -
- Sera... -
- Se osi chiedermi di calmarmi ti spacco la faccia in mezzo secondo -
Lei respirò forte, cercando comunque di calmarsi solo perché se l'era autoimposto, non certo per fare un piacere a lui. Shinichi invece non fece volare una mosca, si limitò a mordersi il labbro iniziando a capire il tipo di danno che era stato compiuto.
- Ma tranquillo, è colpa mia, che mi sono messa in testa chissà che cosa -
- Eravamo entrambi in uno stato alterato, ci siamo lanciati in una situazione che... -
- Che è stata una notte da sballo e stop, almeno per come l'hai interpretata tu -
- Non l'ho interpretata così e non ho intenzione di farlo -
- E allora come la vuoi chiamare? -
- Non voglio darle un nome, sei pazza?! -
- Mi hai semplicemente usata, stanotte -
- Cosa?! Sera, non dirlo più... stai straparlando... -
- Non te ne frega assolutamente nulla di me, l'importante era sfogarsi finalmente un po' e l'hai fatto. Peccato che io sia la persona sbagliata, ops, quella giusta era da un'altra parte e quindi poco abbordabile -
- Eviterò di dare peso alle cose che stai dicendo... e poi parli come se tu non avessi una parte in tutto questo. Lei... lei è anche una tua amica, cosa avevi intenzione di raccontarle? -
Sera si ammutolì, scuotendo la testa e fissando il pavimento.
- Quello... è un mio errore, è un'altra questione di cui mi sarei occupata -
- Può darsi, ma resta il fatto che... -
- Avevi detto che non te ne saresti pentito -
Lui la fissò intensamente dall'altra parte del letto, mentre lei rialzava gli occhi inondati di lacrime su di lui. La voce le tremava e i pugni le si stringevano impercettibilmente.
- Avevi detto questo... -
- So cosa ho detto. E non me lo rimangio. E' stato qualcosa di cui non potrò mai pentirmi, te lo assicuro... ma non avrà seguito -
L'ultima frase gli costò uno sforzo titanico. E un gran dolore al petto, causato specialmente dalla reazione della ragazza, la quale iniziò a singhiozzare nascondendo il viso in una mano mentre l'altra giaceva abbandonata lungo il fianco. Così, senza dire una parola.
Sapeva che era un errore, ma Shinichi non poté fare a meno di camminare velocemente attorno al letto per raggiungerla e avvolgerla tra le braccia. La sentì sussultare come un fragile animale, ogni suo gemito trattenuto era una lama nella carne. Perché lui le voleva bene e non voleva farla stare in quel modo, non voleva questo per lei, ma tutt'altro, ciò che in realtà si sarebbe meritata. E la cosa forse peggiore... più dolorosa, più paradossale... era che lei, in realtà, gli piaceva. Gli piaceva tanto, specie dopo quella notte. Probabilmente era normale una conseguenza simile, ma sarebbe stato più semplice se lei gli fosse stata indifferente e se non si fosse trovato a soffrire anche lui. Non poteva ritenerlo un sentimento ingestibile poiché non era completo, mancava qualcosa, una componente che invece era presente con un'altra persona; ma gli piaceva, rimaneva un complesso di emozioni positive e forse passionali che andava oltre l'amicizia, era inutile negarlo.
Ma questo Sera non doveva saperlo e riteneva fosse meglio così, prima che quel caos venisse amplificato ancora fino ai suoi estremi. Lei si sarebbe appigliata ad un'informazione del genere e non avrebbe potuto biasimarla.
Le accarezzò con decisione i capelli, probabilmente ferendola ulteriormente rispetto a quanto già aveva fatto: difatti lei lo allontanò con forza da sé, sospingendolo via con entrambe le braccia.
- Vattene... – gli disse con un filo di voce.
- Sera, perdonami, volevo solo chiarire... -
- Vattene, per favore. Esci da qui -
Si asciugò freneticamente alcune lacrime con una mano e gli diede una leggera spinta in direzione della porta, sperando che lui cogliesse più chiaramente il messaggio. L'angoscia lo acchiappò all'improvviso come una morsa: non aveva mica intenzione di escluderlo, di tagliarlo fuori? No, giusto?
- Per favore, non pensare che per me non abbia significato nulla... -
- Io non amo ripetermi... -
- Sera, ascoltami! Che hai intenzione di fare? -
Lei si lasciò sfuggire un gemito e lo guardò con rabbia dritto in faccia, coi suoi occhi ormai rossi e umidi.
- Fuori da qui, ora, VATTENE! -
Non c'era più spazio per null'altro. Lui lo capì al volo e si diresse verso la porta, tenendo però la testa voltata e gli occhi fissi su di lei per alcuni secondi.
Come aveva fatto la situazione a degenerare in quel modo nel giro di pochi minuti?
Aprì la porta e uscì senza fiatare, dopodiché ci pensò lei a richiuderla, sbattendola.
Sera si diresse verso il letto e vi si sedette sopra, molto lentamente, fissando il panorama fuori dalla finestra e sentendo una piccola voragine cominciare ad aprirsi.

- Sì, cavolo, ho perso il volo... ah, allora... il prossimo partirà tra non molto, arriverò quindi verso sera. Ci sarai ancora, vero? -
- Sì, credo. Mal che vada tenterò di farti sapere per tempo. -
E quasi quasi sperava di tornare piccolo prima di quanto annunciato, per non dover affrontare la presenza e lo sguardo di Ran con quell'agglomerato di roba che gli stava vorticando malignamente in testa.
- Mi raccomando, non scappare come tuo solito per... -
“E' stato un errore? Non volevo che lo diventasse... non con Sera...”
- Va bene? Shinichi, ehi, mi stai ascoltando? -
“E a Ran cosa diavolo racconto? Lei capirà che c'è qualcosa di strano sotto, che...”
- Shinichi! Sei d'accordo sì o no?! -
- Come? Sì, certo. Ti faccio sapere -
- E comunque c'è chiaramente qualcosa che non va, si sente dall'inizio della telefonata. Beh, mi racconterai tutto, che ne dici? -
- D... d'accordo... -
“Proprio l'ultimissima cosa che vorrei fare...”
- Non sarà ancora per via del fatto che non siamo riusciti a vederci...? -
- No, assolutamente -
- Ah... beh, perché io un po' male ci sono stata -
Nel suo tono captò un pizzico di perplessità e delusione. Era probabile che lei un po' ci sperasse, e ci sarebbe anche potuto arrivare. Ma perché lui ad ogni frase che diceva sembrava sempre più idiota?
- V-voglio dire... certo, certo, è dispiaciuto molto anche a me, ricordi quanto mi fossi rattristato ieri. Ma non preoccuparti, non intendo rimanere col muso lungo e mogio tutto il tempo per questo motivo -
- Beh, lo capisco. E allora cosa ti turba? -
Prese una boccata di ossigeno tale che quasi si lesionò la gola.
- T... te lo dirò a voce... -
- Okay, sono curiosa! -
Lui chiuse gli occhi lentamente, massaggiandoseli con una mano e sentendosi un verme. Oh, no, no, che casino.
- Ci vediamo dopo, Ran -
Lei assentì e terminarono la chiamata.
Okay. Dirle la verità o sfruttare quelle due ore che lo separavano dal suo arrivo per inventarsi qualche storia plausibile...?
La sua mente di azionò in automatico e a gran velocità come un meccanismo psichedelico per raggiungere la seconda opzione, senza quasi che lui potesse metterci becco. La sua volontà (e abitudine) di mentire era diventata più scattante di lui stesso.
Nel frattempo passò le ore restanti a pensare a Sera in modo quasi continuativo. Si sentiva male e in colpa, voleva riprendersi la sua amica e si sfiniva nel tentativo. Provò a contattarla svariate volte, approfittando dei momenti in cui le ondate improvvise di coraggio glielo consentivano, ma lei bloccava sempre le chiamate e non rispondeva ai messaggi. Ma in ogni caso che diavolo avrebbe potuto dirle? Non aveva delle scuse convincenti né un discorso organizzato: già immaginava che, se lei avesse risposto, lui avrebbe balbettato qualche inutile frasetta inconcludente, lei si sarebbe scocciata e arrabbiata e gli avrebbe piantato giù il telefono, con tutte le ragioni del mondo peraltro. Ma poco importava, voleva sentirla comunque e non lasciarla in balia di se stessa.
Soltanto un suo messaggio gli arrivò a metà pomeriggio, dai toni tutt'altro che soavi: “Mi faresti un vero favore a smetterla. Sto cercando di sopprimere mentalmente quello che è successo tra noi, sto cercando di sostituire la tua brutta faccia da bastardo che mi martirizza il cervello con qualche altra immagine più piacevole. Già non ce la faccio da sola, se poi tu continui a farmi squillare il telefono costringendomi a pensarti non arrivo da nessuna parte. Ti prego. Ti chiedo di lasciarmi stare, non mi chiamare. Ci risentiremo quando sarà il momento... buona giornata”.
Accidenti, voleva sotterrarsi nella prima, squallida e putrida zolla di terra che avesse trovato sulla strada. Continuando così non stava affatto migliorando le cose, ma quanto avrebbe voluto risentire la sua voce squillante e la sua vitalità. Maledizione.

Neanche un'ora più tardi, ormai in una limpida serata, svoltando un angolo in direzione di casa sua – casa Kudo, stavolta – si dovette bloccare di colpo per non scontrarsi con Sera, che giungeva dalla parte opposta.
Qualcosa di misterioso aveva tracciato per loro un percorso pre-impostato? E dire che mancava così poco a casa sua, giusto qualche centinaio di metri, riusciva già a vederla da lì! Che lei fosse passata da quelle parti apposta...? Rimasero immobili sul posto. Si fissarono negli occhi, allibiti e in silenzio tombale.
Ma perché, perché?!
Lei emise un rapidissimo e teso sospiro e tentò di fare dietro-front per sfuggirgli, ma lui le afferrò delicatamente il braccio inducendola a voltarsi.
- M... mi dispiace – gli uscì non più di un soffio di voce. Aveva il cuore a mille.
Lei non rispose, limitandosi a fissarlo con un misto di collera e tristezza. Shinichi non riuscì a non notare che aveva gli occhi rossi e il viso più tirato del solito. Quanto era riuscito a farla stare in quel modo?
Lei si sottrasse alla presa in modo lento e non brusco, sospirando appena. Sembrava aver perso la lingua e per sua scelta. Rimasero in silenzio ancora per qualche secondo, spostando spesso lo sguardo altrove o stropicciandosi una qualsiasi parte del corpo come anti-stress.
- Sera... perdonami anche per l'insistenza di oggi. Ma ti volevo sentire... -
- Devo dirti una cosa -
- Cosa? -
- Continuo a pensare a ieri notte -
Lui sospirò, guardandola negli occhi.
- Anche io -
Lei socchiuse un poco la bocca per la sorpresa, senza staccargli gli occhi di dosso nemmeno per sbattere le palpebre. Beh, lui aveva dovuto dirle la verità: ci pensava spesso. Pensava a lei distesa contro di lui, a lei che si aggrappava al suo collo, alla sua pelle bianca...
- E questo... questo non ti suggerisce nulla? -
Lui continuò a sostenere lo sguardo intenso di Sera, vedendo i suoi occhi iniziare ad inumidirsi. A quella vista gli si incrinò con dolore qualcosa nel petto, e la afferrò per le spalle in modo delicato.
- Non stare male per me, Sera... non è nel tuo stile... -
- Cosa diavolo ne sai...? -
- Hai ragione, non so proprio nulla... ma non voglio questo, non te lo meriti -
- Come ti senti a vedermi così...? Stai male? -
- Sì, soffro come un cane -
- E perché? -
- Perché ti voglio bene, perché... tu, per me... -
Dannazione, e adesso? Tutte domande in contropiede. Lei gli si avvicinò un poco, silenziosamente. Gli posò una mano sul petto con una leggerezza irreale, riportando di nuovo la sua mente a quel tipo di contatto della sera prima che li aveva resi così vicini. Quando lei riparlò, era poco più di un sussurro.
- Il mio errore... è che mi interessano troppo poco le parole, e troppo i fatti. Ma tu sei bravo con le parole, riusciresti a chiarire tutto convincendomi e perciò io dovrei ascoltarti di più. Dovrei proprio... però poi arriva il momento dei fatti, e... -
- Ma esattamente cosa stai...? -
Lei gli posò le labbra sulle sue. Immediatamente un sapore e un profumo di fiori primaverili gli inondò il viso, con la stessa delicatezza con cui era arrivato quel tocco. Lei mosse appena le labbra e portò lentamente entrambe le mani sul suo viso, provocandogli un brivido talmente lieve da sembrare un soffio d'aria.
Doveva allontanarla. Smetterla di essere assorbito in quel piccolo oblio che lo induceva a muovere le mani per posarle sui fianchi di lei e a restare incollato a quelle labbra tentatrici e lente. E a pensare alla camera da letto che si trovava nella sua casa a poche centinaia di metri. La cosa durò di certo per svariati secondi. Forse mezzo minuto. Di fatto ci fu che, mentre quell'atto si svolgeva, lui socchiuse gli occhi abbastanza in tempo per scorgere una figura esile aggirarsi davanti casa Kudo, poco più in là sulla strada: Ran.
Sbarrò gli occhi, di colpo il cuore in gola. Strinse le labbra e Sera parve accorgersene subito, le afferrò le spalle e la allontanò con un piccolo scatto il meno brusco possibile. Lei, stupita come non mai, lo fissò inebetita; notando che lui osservava sconcertato qualcosa oltre le sue spalle, si voltò con circospezione su se stessa fino a che non focalizzò la fonte del suo improvviso panico. A quel punto assottigliò gli occhi, rigirandosi a guardarlo in tralice.
- OH. Ma certo. -
Senza dire una parola lui la afferrò per un braccio e la condusse dietro un angolo, ancora mezzo intontito da quell'imprevisto. E dall'imprevisto di poco prima, pure.
- E adesso che facciamo di bello, ci nascondiamo? -
- Sera, è meglio se... se... -
Lei, appoggiata con la schiena al muro di cemento, lo guardò con un'amarezza consapevole che pareva aver già messo in conto da prima. Lui riprese un piccolo grande fiato prima di concludere in modo definitivo la frase.
- ...se la smettiamo. Del tutto. -
Sera si staccò dal muro e si avvicinò a lui chiudendo con forza il pugno destro, forse per poterlo caricare. Lui strinse gli occhi e abbassò lo sguardo, convinto più che mai che, con tutte le ragioni possibili e immaginabili, stesse per ricevere in pieno viso un fottuto cazzotto.
Quando questo non accennò ad arrivare riaprì indeciso gli occhi per sbirciarla, scorgendo solo un'ombra scura intrecciata allo sguardo di Sera. Avrebbe preferito di gran lunga il pugno e il naso sanguinante, piuttosto che quella visione. La vide poi annuire lievemente, come se fosse rimasta con poche forze, rassegnata.
- D'accordo. Me ne vado. Buona serata... -
Lui non fece in tempo neanche a formulare mentalmente qualcosa con cui ribattere, che lei si era già voltata per correre via. Tre, due, uno... sparita.

L'ora seguente la passò con Ran, sforzandosi più che altro di mantenere un comportamento naturale e disinvolto nonostante il frastuono che aveva in testa. Lei si accorse delle sue difficoltà e tentò di farlo parlare, ma lui non poteva davvero confidarsi con lei, non in quel caso e non in quel momento. No. I nervi tesi, si inventò qualche scusa campata in aria e Ran fece finta di accontentarsi, dal momento che a lei interessava maggiormente passare un po' di tempo con lui senza tante chiacchiere inutili. Ce la fecero anche, fino a che quel maledetto antidoto non iniziò a dare i primi segni di esaurimento efficacia. Le disse che doveva andare via di corsa ma che l'avrebbe contattata, si scusò in ogni modo e tante altre cose, sgattaiolò da Agasa come un ladruncolo in fuga e, una volta lì, si chiuse in camera per sopportare nuovamente la trasformazione.
Per l'ennesima volta Ran impose a se stessa la pazienza e la comprensione per quel ragazzo sempre così occupato e frettoloso. Ma questa volta percepì di star commettendo un errore a lasciar correre tutto come al solito: avrebbe dovuto insistere riguardo all'atteggiamento scuro e scostante che Shinichi aveva mantenuto durante il loro incontro. Qualcosa non andava, quella tensione era nuova. Per molti secondi fissò la porta dal quale lui era uscito, in silenzio, realizzando con certezza che qualcosa le era sfuggito.

 

  
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