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Autore: ivomarianini    10/01/2015    0 recensioni
Inizi del 900. Una nobile famiglia si trova alle prese con gravi problemi economici. La società sta cambiando. Da sempre basata sulle risorse agricole, gestite prevalentemente da nobili e signorotti locali, si vede costretta a difendersi dall’assalto di nuovi e giovani imprenditori.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Signor Pontevichi Corzani, vi dichiaro in arresto per gli omicidi di vostro padre e vostra nonna, nonché di quello di Francesca Confalonieri, la povera ragazza ritrovata mutilata alcuni anni or sono. Inoltre, sospetto che abbiate fatto lo stesso col dottor Cortinovis, scomparso e mai ritrovato” disse il commissario puntando il dito contro Anacleto. Sofia, come colpita da un fulmine, ritrasse il braccio allontanandosi dal fratello. Coricata sul divano, Ginevra fissò il figlio con espressione indecifrabile. Nell’angolo, Elena si portò una mano alla bocca cercando di soffocare un gemito. Augusto sbarrò gli occhi mentre Fortis rimase imperturbabile “State prendendo un granchio gigantesco commissario! Come vi permettete di dire una cosa simile?” rispose il giovane alzandosi di colpo. Prontamente, un paio degli agenti presenti si portarono al suo fianco “Vi consiglio di restare calmo signore. Ormai non avete più via d’uscita” Alzandosi a sua volta, Ginevra si portò dinanzi al commissario fronteggiandolo “Ciò che avete appena affermato è gravissimo commissario. Esigo delle spiegazioni” Adinolfi sorrise rattristato. Non sarebbe stato affatto semplice spiegarle che, il proprio figlio, aveva assassinato il padre e la nonna per mero interesse “Vostro figlio è oberato dai debiti signora. Dovuti al gioco d’azzardo” Anacleto sbiancò in volto a quelle parole. Afflosciandosi sulla poltrona, lasciò che il commissario continuasse.

“Tutti i sospetti, sino a questo momento, sembravano concentrarsi sul signor Fortis” proseguì il commissario. L’imprenditore serrò la mascella, ma rimase in silenzio “Sin dal primo istante, Augusto ha cercato di mettermi in guardia circa la sua presunta immoralità. Ma il dottor Achilli, mi ha rivelato alcuni particolari che hanno contribuito a rimettere insieme tutti gli elementi” Avvicinandosi a Fortis, Adinolfi lo fissò serio “Ma voi non siete scagionato del tutto mio caro signore. Perché voi sapevate vero?” La sicurezza del giovane industriale parve vacillare. Osservando i presenti, cercò lo sguardo di Sofia “Il conte aveva deciso di non vendere” disse con un filo di voce. Quelle parole, echeggiarono nella stanza come secche frustate “Poco prima che si ritirasse, venne nella mia camera a comunicarmelo. Disse di provare dei sensi di colpa verso la famiglia, in particolare per la madre. Io tentai di convincerlo, ma fu tutto inutile” Il commissario lo incalzò “E voi andaste subito a riferirlo ad Anacleto vero?” Fortis attese qualche istante prima di rispondere “Si. Ho dovuto farlo, mi aveva minacciato e…e…” si bloccò di colpo, incapace di proseguire. Fu il commissario a farlo per lui “E non potevate denunciarlo, visto che eravate d’accordo” Il silenzio che ne seguì sembrò abbassare la temperatura di una decina di gradi “Io…io non capisco, spiegatevi vi prego”  in preda ai singhiozzi, Sofia si avvicinò al poliziotto “Vostro fratello si era innamorato di Francesca signorina. Un amore mai corrisposto che, però, l’ossessionava in modo quasi maniacale. Voleva quella donna a tutti i costi, ed è strano che voi non ne abbiate mai saputo nulla” La ragazza fissò Anacleto, quindi scosse la testa. “Sapevo che spesso andava in quella città. A volte restava lontano anche qualche giorno, ma non mi ha mai parlato di questa Francesca” Il commissario annuì “La cosa non mi sorprende. Perché in quella città, vostro fratello vi si recava per giocare. Non è vero signor Pontevichi-Corzani?” Sempre più pallido, il giovane non rispose.

“Ed è li che ha conosciuto Francesca, figlia di un conoscente di Augusto e vostra vicina di casa signor Fortis, dico bene?” L’imprenditore non disse nulla, limitandosi a un cenno del capo “E il dottor Cortinovis cosa centra in tutto questo, mi chiederete” proseguì Adinolfi imperterrito. Mettendosi di fronte ad Anacleto, congiunse le mani dietro la schiena “Volete mostrarmi il vostro braccio sinistro signore?” Il giovane lo fissò stralunato quindi, come in trance, sollevò la manica della giacca. Una vistosa cicatrice, lunga una decina di centimetri, partiva dal polso per terminare all’altezza del gomito “Conoscevate il dottor Cortinovis perché ve l’aveva presentato Fortis vero?” disse il commissario alternando lo sguardo tra i due “Ed è da lui che, dopo aver barbaramente trucidato Francesca, vi siete recato per farvi curare. Giocare con i coltelli può risultare molto pericoloso, specialmente quando si è in preda all’ira” Quello che accadde negli attimi seguenti lasciò tutti di stucco. Dopo essersi abbassato la manica della giacca, più veloce di qualsiasi possibile intervento, Anacleto infilò la mano all’interno della giacca stessa. Un piccolo revolver, di color nero opaco, comparve quasi per magia nel suo palmo. I due agenti, colti di sorpresa, tardarono un secondo di troppo. Lo stesso commissario, pur lanciandosi prontamente verso di lui, non poté impedire che premesse il grilletto.

   
 
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