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Autore: _Laine    10/01/2015    1 recensioni
Alla morte dei genitori, quattro fratelli si ritrovano improvvisamente tra le mani un'eredità da capogiro. Sorgono problemi e nascono tensioni, i sentimenti vengono nascosti e le frustrazioni sfogate nei modi più sbagliati.
Ognuno dei fratelli Westmore aveva qualcosa da nascondere; i loro segreti potevano portarli in alto e realizzare i loro sogni, oppure trascinarli nel fondo del baratro.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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8. Sean


Qualche ora prima...
 

Si svegliò di soprassalto.
Aveva senz'altro fatto sogni spiacevoli, ma non riusciva proprio a ricordarne i particolari.
Ciò che invece aveva bene in mente era ciò che aveva fatto la sera precedente con la bionda che, ancora senza nulla addosso, dormiva supina accanto a lui. I suoi lunghi capelli erano arruffati e disposti disordinatamente sul cuscino.
Sean la guardò e sorrise; non riusciva nemmeno a ricordare il nome della ragazza con cui aveva passato la notte. Sempre che i due si fossero presentati, beninteso.
Sono proprio uno stronzo, pensò, divertito. Mike è così gentile da ospitarmi a casa sua ed io lo ringrazio portando qui delle ragazze e facendo casino tutta la notte.
In effetti Sean si era trasferito dall'amico già da qualche giorno; non aveva ancora rivelato ai fratelli ciò che era accaduto al college, e al momento non sapeva proprio come affrontare la questione. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dare delle spiegazioni, ma al momento Michael, il suo migliore amico, si era dimostrato gentile e paziente e l'aveva ospitato a casa sua.
Sbadigliando, Sean si alzò e andò alla ricerca dei suoi indumenti, sparsi per tutto il pavimento.
«Buongiorno...» la bionda si stiracchiò e sorrise, per poi coprirsi maliziosamente con il lenzuolo.
Sean la osservò per alcuni istanti e notò che la ragazza era di una bellezza fuori dal comune.
«Ci credi se ti dico che ricordo poco o nulla della scorsa notte?» domandò lei.
«Ah, davvero? E pensare che ne abbiamo fatte di cose...»
Il ragazzo indossò jeans e maglietta, poi si avvicinò al letto.
«Temo dovrai rinfrescarmi la memoria...» la ragazza fece segno a Sean di avvicinarsi e lo baciò attirandolo a sé. Lui stava per togliersi i pantaloni alla stessa velocità con cui li aveva indossati ma, prima che potesse farlo, la bionda lo fermò. «Ma tutto questo dovrà aspettare, sono in ritardo per il lavoro!»
Si alzò e ripeté l'azione compiuta da Sean, andando alla ricerca dei suoi indumenti. «Non mi ero resa conto che fosse così tardi, il mio capo potrebbe uccidermi!»
Il ragazzo la osservava divertito. Ha davvero un corpo mozzafiato. Non so assolutamente nulla di questa ragazza, ma non mi sorprendo che tra tutte quelle presenti nel locale abbia deciso di provarci proprio con lei. Vorrei solo non aver bevuto a tal punto da non ricordare nemmeno il suo nome.
Quando la ragazza ebbe indossato tutti i suoi abiti, si diresse verso la porta.
«Aspetta!» la chiamò lui. «Potresti ricordarmi come ti chiami?»
Lei lo guardò con un'espressione delusa. «Ma non avevi detto che ricordavi tutto ciò che abbiamo fatto?»
Sean la guardò, per la prima volta lievemente imbarazzato. «Be’, a dire la verità ho un ricordo tutt'altro che vivido del nostro primo approccio.»
«Facciamo così: domani sera sarò di nuovo al bar in cui ci siamo incontrati. Se verrai ti rivelerò il mio nome, altrimenti dovrai vivere il resto dei tuoi giorni senza saperlo.»
«Come sei misteriosa... D'accordo, non mancherò.»
Lei si avvicinò a Sean e gli diede un veloce bacio a stampo. «A domani, Sean.»
Ed uscì dalla porta agitando i fianchi con fare sensuale.
Mio Dio... Devo assolutamente rivederla.
 
Dopo aver pranzato con Michael, Sean decise di fare due passi per schiarirsi le idee.
Uscì dunque dal piccolo ma lussuoso appartamento dell'amico e, dopo aver chiamato un taxi, raggiunse il centro e cominciò a vagare senza meta.
Le strade erano poco affollate nel primo pomeriggio e il ragazzo poté godere della fresca aria settembrina mentre passeggiava in solitudine.
Nel frattempo ebbe modo di riflettere su tutto ciò che gli era accaduto negli ultimi tempi.
Sin da quando era un adolescente, sapeva che nel suo futuro c'erano senza alcun dubbio i computer e la tecnologia, di cui era sempre stato appassionato. Perciò, giunto il momento della scelta del college, non aveva mai avuto il minimo dubbio. Non era sua intenzione seguire le orme dei fratelli maggiori e, semmai avesse deciso di entrare nell'azienda di famiglia, lo avrebbe fatto solo nel reparto informatico.
Ma negli ultimi tempi aveva maturato l'idea che il college lo preparasse solo all'aspetto teorico e non gli avrebbe permesso di praticare ciò che preferiva: programmare, ideare nuovi software e risolvere problemi legati agli apparecchi tecnologici. Certo, seguendo i corsi aveva appreso le nozioni di base, ma ora quell'ambiente gli risultava troppo stretto.
Col tempo aveva quindi pensato più volte di lasciar perdere tutto e tornarsene a casa. L'unica cosa che lo spingeva ad andare avanti era il pensiero dei suoi genitori, che non avrebbero mai voluto vederlo rinunciare e abbandonare gli studi, ma piuttosto stringere i denti e tagliare il traguardo.
Il semestre stava per terminare e Sean si sentiva più confuso e combattuto che mai.
Poi avvenne l'incidente.
 
Tanto per cambiare, era accaduto tutto a causa di una ragazza.
Si trovava ad una festa organizzata dai suoi amici del college, ma si stava annoiando a morte. Mentre si trovava al buffet, intento a decidere se andarsene o meno, Sean vide Alice Richardson avvicinarsi con un sorriso. Sapeva che si trattava di una delle ragazze più popolari dell’università, ma ricordava anche che da qualche tempo aveva trovato un ragazzo.
Effettivamente era davvero bellissima, nel suo tubino nero e con i capelli castani raccolti in testa. Sembrava addirittura più grande, anche se i due erano coetanei.
Lei sembrò avergli letto nel pensiero, perché gli disse: «Anche tu ti stai annoiando a morte, vero? Ti andrebbe di uscire a fumare una sigaretta?»
Sean non se l’era fatto ripetere due volte e, abbandonando sul tavolo il cocktail che stava bevendo, seguì la ragazza fuori dal locale dove era stato organizzato il party.
«Queste feste sono sempre così noiose» riprese la ragazza, estraendo un pacchetto di sigarette dalla borsa. «Non succede mai nulla di emozionante.»
Sean non colse il senso di quelle parole. Cosa mai dovrebbe accadere ad una festa universitaria? Sapeva che all’ordine del giorno c’erano persone ubriache e spaccio di droga, ma nessuno si era mai spinto oltre, per quanto ne sapeva.
«Già» si limitò a commentare, pensieroso.
«Tu invece sei una persona molto interessante, da quanto ho sentito.»
Sean non rispose. Aveva capito a cosa stava alludendo la ragazza e non aveva affatto voglia di affrontare l’argomento ancora una volta.
Mentre lei gli si avvicinava, spostò lo sguardo verso la direzione opposta, infastidito dalla sua affermazione.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?» domandò ancora, insistente.
Sean cercò di mantenere la calma, anche se la presenza di Alice cominciava ad indisporlo nella maniera più assoluta, poi la allontanò afferrandole le spalle. «Lasciami in pace.»
«Dai, non prendertela, volevo solo chiacchierare.»
Gli istanti seguenti sembrarono un susseguirsi di scene di un film: Alice gettò a terra la sigaretta ancora accesa e si avventò sulle sue labbra, per poi spostare le mani sulla cerniera dei suoi jeans. Sean non fece in tempo ad allontanarla che i due udirono la porta del locale che si apriva e Jason, il ragazzo di Alice, fece la sua comparsa.
Il nuovo arrivato spinse via la ragazza, facendola cadere rovinosamente a terra, poi aggredì Sean, il quale si difese senza lasciarsi sopraffare. Anzi, lo riempì letteralmente di botte. A Jason fu immediatamente chiaro che aveva osato troppo. Se la cavò con un qualche ematoma, ma giurò che avrebbe avuto la sua vendetta.
Nel frattempo, questo episodio costò a Sean l’espulsione.
 
Ed ora si trovava di nuovo nella sua città, indeciso sul suo futuro ed incerto su ciò che lo aspettava. Doveva trovare il coraggio per rivelare l’accaduto ai suoi fratelli.
Tra tutti, il giudizio che temeva maggiormente era quello di Aidan: si era sempre comportato in modo così severo con lui. Sean era convinto che il fratello facesse così per compensare la mancanza dei genitori, ma non aveva affatto capito che il suo atteggiamento era tedioso ed inopportuno. Tuttavia aveva sempre taciuto il suo fastidio.
Improvvisamente, mentre attraversava la strava, vide un gruppo di ragazzi che correva nella sua direzione. Impiegò meno di un secondo per rendersi conto che si trattava di Jason, e stavolta aveva portato i rinforzi.
Nonostante la sua forma fisica, Sean capì che non avrebbe mai potuto cavarsela contro quei cinque individui che l’avevano riconosciuto e si erano messi ad inseguirlo, perciò non poté fare altro che cominciare a correre nella direzione opposta.
Non riuscì a capire quanti minuti fossero trascorsi, ma ad un tratto si girò e vide che alle sue spalle non c’era nessuno.
Li aveva seminati? Nel dubbio raggiunse un vicolo e vi si rintanò per alcuni istanti, per riprendere fiato e fare mente locale.
Come hanno fatto a trovarmi?
Gli venne quasi da ridere.
Quel ragazzo ha dei seri problemi mentali. Possibile che, al posto di incazzarsi con la sua ragazza, venga qui apposta per prendersela con me?
Stava per uscire dal suo nascondiglio, quando un paio di braccia muscolose lo tirarono all’interno. Cercò di divincolarsi dalla stretta, ma ogni tentativo si rivelò vano.
«Adesso non fai più il prepotente, eh?»
Jason fece la sua comparsa; aveva un’aria talmente strafottente che Sean avrebbe voluto spezzargli le ossa.
«Vigliacco!» esclamò, digrignando i denti. «Sei talmente codardo che hai dovuto portarti dietro gli amichetti per avere la tua piccola vendetta?»
Per tutta risposta ricevette un pugno su uno zigomo; il dolore si irradiò per tutto il volto.
Jason incrociò le braccia. «Al tuo posto non farei tanto il gradasso. In fondo te l’avevo detto che avresti pagato le conseguenze del tuo gesto, non è vero?»
Cercando di ignorare quel formicolio sempre più insistente, Sean rispose: «Quale gesto? È stata quella troia della tua ragazza a provarci con me!»
«Bugiardo!» un altro pugno raggiunse il suo volto. «So come fanno quelli come te: credono di poter avere tutte ai loro piedi con uno schiocco di dita. Chissà cosa le hai detto per convincerla a seguirti fuori.»
«Tu sei fuori di testa!» esclamò il ragazzo, sempre più dolorante. «Tu e Alice formate una gran bella coppia di dementi. Chissà quanti ragazzi si scopa quando tu non ci sei!»
Sapeva che la situazione non era delle più adeguate per esternare i suoi pensieri più cattivi, ma le parole gli uscirono come un fiume in piena. Era ben consapevole di aver oltrepassato il limite.
A quel punto fu un susseguirsi di pugni, calci e percosse. Sean venne spinto a terra e pestato ripetutamente. Cercò di ripararsi il volto e raggomitolarsi su se stesso, ma la furia di Jason e i suoi compagni si scatenò sul corpo ormai inerme del ragazzo.
 
*
 
Qualcuno, poco fuori dal vicolo, aveva osservato tutta la scena: Sean si era messo a correre a perdifiato ed era riuscito a nascondersi nel vicolo.
La misteriosa figura, stretta nel suo impermeabile e nascosta da un cappello e gli occhiali da sole neri, aveva visto il gruppo di ragazzi guardarsi freneticamente attorno poi, attirando l’attenzione di uno di loro, indicò il nascondiglio del fuggitivo.
Da quel momento non aveva dovuto fare altro che attendere, sorridendo.
Stava andando tutto secondo i piani.
Quando vide i ragazzi uscire, si affrettò ad allontanarsi. Non voleva assolutamente correre il rischio di farsi riconoscere o preoccuparsi che qualcuno ponesse delle domande.
Preoccupandosi di non essere vista da nessuno, l’ombra percorse la via con la maggiore naturalezza possibile.
Doveva tornare ad accertarsi delle condizioni del ragazzo?
No, pensò subito. Di certo gliele avranno date di santa ragione, non c’è motivo di preoccuparsi.
Confidava sul fatto che Sean non sarebbe più stato un problema.
Restava solo da compiere gli ultimi passaggi, quelli decisivi.
Nessuno avrebbe saputo la verità e tutto sarebbe finito nel migliore dei modi.
È ora di fare una visita al caro Samuel.

 



*


Ciao a tutti! Approfitto nuovamente di questo piccolo spazio per dirvi un paio di cose.
Ci ho messo un po' ad aggiornare perché ho avuto poco tempo per mettermi a scrivere, ma soprattutto non riuscivo a dare un'impostazione a questo capitolo; spesso mi trovavo ad aggiungere faticosamente qualche frase di tanto in tanto, ma il risultato non mi piaceva.
E infatto non sono per niente soddisfatta di questo capitolo; non sono proprio riuscita a dare l'effetto che volevo. In parte è anche perché non ho mai scritto scene di violenza e mi sembrava che i gesti fossero troppo forzati, o ricordassero quelle di un telefilm scadente ahah. Questo è per dirvi che se avete dei suggerimenti su come realizzare questo particolare tipo di scena non fatevi alcun problema; so di doverci lavorare mlto, anche in virtù del fatto che non sarà l'ultima scena di questo tipo.
Ho già schematizzato i prossimi capitoli e so che direzione deve prendere la storia, spero solo di concretizzare le mie idee esattamente come le ho immaginate.
Vi ringrazio per aver letto fino a qui, vi mando un bacione. Alla prossima! - L
  
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