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Autore: Gobbigliaverde    10/01/2015    1 recensioni
- Possibile che ho passato tre anni della mia vita a cercare di credere alla magia, e ora tutti mi dicono l'inverso? -
C'è chi perde la persona che ama, chi perde la strada, chi la famiglia, e chi la memoria. In questo mondo c'è di tutto. Ma siamo qui tutti assieme, su questo pianeta, per aiutarci a vicenda a ritrovare quel pezzettino di noi che abbiamo perso. In questa vita l'unica regola è rompere le regole... e queste regole sono dettate dalla magia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’OMINO DEL SONNO

 

 

Quando ero piccola, in un orfanotrofio fra i tanti in cui sono stata, mi raccontavano la storia dell’Omino del Sonno, che la sera spargeva la sua sabbia magica sugli occhi dei bambini per fargli dormire sonni felici. Alcuni lo chiamano “Uomo dei Sogni”, nel libro di Henry lui è Sandman. Riesco a comprendere anche gli occhi spaventati di Killian, in quanto è sparito l’Omino del Sonno, e non credo che siano in molti nella Foresta Incantata ad avere un buon rapporto con il sonno. D’altronde, è stata l’arma prescelta di Regina. Tutti conoscono bene l’incantesimo del sonno lanciato a Biancaneve, no? E io ho il sentore che chiunque abbia portato Sandman con se, sia una minaccia per tutti gli abitanti di Storibrooke, sempre che tornerà ad esistere un giorno.
    — Sandman — sussurra Killian scioccato. — Se è davvero lui, credo che abbiamo un bel problema da risolvere. E subito.
    — C’è qualcosa che hai dimenticato di dirmi, Uncino? — sorrido sarcastica. Dal suo atteggiamento nei confronti di questo Sandman, capisco perfettamente che mi ha sempre tenuto nascosto parte del racconto.
    Henry ci osserva con sguardo assente. — Uncino? Papà, tu sei il capitano della Jolly Roger? Davvero?
    Killian sorride e gli da una pacca sulla spalla. Posso solo immaginare la gioia di mio figlio nello scoprire che suo padre adottivo è un pirata delle fiabe. C’è un solo insignificante problema… Non ha la minima idea di chi sia io, e non esiste alcuna storia che gli possa raccontare la verità.
    — Emma, mi dispiace, avrei dovuto dirtelo subito — Killian prende un respiro profondo, e poi riparte. — Quando è nata Gemma, io… Beh, io ho avuto un piccolo diverbio con Tremotino, e lui ha giurato che avrebbe ostacolato la nostra felicità in qualsiasi modo.

Storybrooke, tempo prima…
— Killian, puoi prenderla in braccio, non ti mangia! — Emma sorride dal lettino di ospedale in cui era sdraiata da alcuni mesi. È stata una gravidanza difficile, ma ce l’ha fatta. La sua bambina è nata. Uncino sembra essere terrorizzato da quella creaturina che piagnucola e si dimena in un fagottino di coperte rosate. Sua figlia. Sua figlia era nata.
    — Io… Io non ho paura di lei… Potrei farle male… Si potrebbe rompere —balbetta Killian rosso in viso.
    Emma lo osserva, e non riesce a trattenere una risata nel sentire quelle parole. — Rompere? Killian, vieni qui e prendi in braccio tua figlia. Io avrei bisogno di alzarmi e sgranchirmi un po’. 
    Prima che possa aggiungere altro Uncino si ritrova il leggerissimo fagotto tra le braccia. — Emma, aspetta… Ho deciso il suo nome… La chiameremo Gemma.
    La donna si siede sul lettino e punta gli occhi dritti in quelli del pirata. — Gemma? Non mi piace… È troppo simile al mio… E poi avevamo già pensato al suo nome.
    — Lo so, — inizia lui con occhi adoranti. — ma non sapevo che fosse così… Non so, ha qualcosa di particolare… Guardala, è un esserino così fragile, ma negli occhi ha la forza di un leone… Come te. Mi sembra corretto che abbia il tuo stesso nome.
    Emma alza le sopracciglia e sospira. — E va bene… Ma ricorda una cosa, io non sono fragile — sorride e scende dal letto barcollante, ma felice.

Gemma cammina a passi incerti verso le braccia aperte del padre. — Emma, hai visto? Te l’avevo detto che impara molto in fretta!
    Emma sospira. Da quando l’aveva presa in braccio per la prima volta, suo marito se ne era completamente innamorato e non l’aveva lasciata mai un secondo.
    — Ha i tuoi occhi… — sorride lei guardando il marito.
    — Swan, se fosse così, potrei pensare che non sia mia figlia — sghignazza lui arruffando la zazzera di capelli mori della piccola che aveva quasi un anno.
    — Davvero? — asserisce lei con sguardo furbo, avvicinandosi pericolosamente alle labbra dell’uomo.
    — Forza, dimostramelo — dice un’attimo prima di baciarla appassionatamente.

— Dobbiamo tornare nella foresta incantata — sussurra Killian giocherellando con le dita sull’uncino.
    — Cosa? Sei impazzito? Gemma ha solo due anni, e Henry non accetterebbe mai di seguirci, pensa a Regina… — dice preoccupata Emma.
    — Lei ha mai pensato a te? — ruggisce lui. Uncino, in preda all’agitazione, con un gesto rabbioso colpisce una parete con l’unica mano che ha.
    — Diamine Killian, qual’è il problema? — sibila Emma infastidita da quel comportamento. — Non nascondermi le cose, sai che odio quando fai così!
    Il pirata le volta le spalle, come se si vergognasse di guardarla negli occhi. —Swan, ho combinato un macello, perdonami. Sai bene quanto Gold mi odi per aver rovinato la sua famiglia, e ora lui vuole fare lo stesso con la nostra. Mi dispiace, è tutta colpa mia. — Una lacrima amara scende solitaria lungo la sua guancia.
    Emma lo osservò per pochi istanti, prima di rispondere. — Quindi, come ci arriviamo nella Foresta Incantata? — chiede accarezzandogli il viso ispido di barbetta.

Foresta Incantata, tempo prima…
— Emma? Emma! Mi stai ascoltando o sto parlando con il vuoto? — Killian sembra infastidito e spaventato, ma Emma non lo sta ascoltando, è troppo presa dalla bevanda che ha in mano per ascoltarlo.
    — Sì, certo, solo che non credo di aver capito… — dice lei roteando il liquido bluastro nel bicchiere di vetro.
    — Ti ho solo chiesto se hai visto Gemma, non c’è nulla da capire — risponde infastidito guardandosi attorno. — Siccome a questo compleanno hai deciso di invitare qui anche il Coccodrillo, sarebbe bene tenerla d’occhio. 
    La festa a palazzo per il quarto compleanno di Gemma procede bene. Gold sembra essere molto più tranquillo di quanto Uncino aveva programmato. Probabilmente il tempo guarisce le ferite… E poi l’aria di casa fa bene a tutti…
    — No, non l’ho vista… — sorride tranquilla Emma, ancora presa dal suo drink.
    Proprio in quell’istante un urlo congela l’atmosfera. Killian corre al centro del salone, da dove provengono le grida. Uno spettacolo agghiacciante si para davanti ai loro occhi. La piccola principessa sdraiata a terra, con una polverina sul viso, sembra quasi addormentata.
    — Gold, che le hai fatto — grida Uncino estraendo la spada affilata dal fodero.

   — Nulla… Magari dovevate informarvi delle persone che abitano la foresta prima di invitare tutto il popolo a questa stupida festa — esclama Tremotino sghignazzando.
    La principessina sembra caduta in un sonno profondo pieno di sogni da cui non si risveglierà più, e lentamente i suoi capelli diventano dello stesso colore della sabbia che le sporca i lineamenti delicati. Dorati.

Manhattan, oggi.
— Quindi stai dicendo che la colpa è di Tremotino? — sussurro io. Non capisco… Se Tremotino voleva colpire soltanto Gemma, perché siamo finiti in questa realtà? I racconti di Killian hanno smosso la nebbia che c’è nella mia testa, ma ancora non riesco a ricordare… Non sono sicura che sia colpa di Gold, lui aveva già avuto la sua vendetta su mia figlia…
    — No, secondo me ti sbagli — esclama Henry sorridendo. — Ammesso che la Foresta Incantata esista — conclude vedendo che Regina ci lancia occhiatacce.
    — Per favore, se non ci credi, almeno non metterci i bastoni tra le ruote — sospiro io rivolgendomi a lei.
    Regina sorride amaramente abbassando gli occhi al pavimento. — Dovevi pensarci prima, Swan. Hai distrutto la mia famiglia, e ora ne pagherai le conseguenze — sputa fuori lei.
    Regina è una donna di parola. E ora una domanda mi sorge spontanea: Esistono davvero i buoni e i cattivi? Probabilmente no. L’appellativo di “buoni” viene dato a quelli che sacrificano il bene del “cattivo” per il bene comune.

Io e Killian saliamo in macchina e partiamo per il negozio di Tremotino, sono certa che troveremo lì le risposte necessarie. Siamo per strada quando mi arriva un SMS di Mary Margaret.
    Emma, devi venire subito a casa mia, credo che l’uomo si stia aggirando in giardino.
    In un batter d’occhio siamo da lei, per fortuna che è di strada. Appena parcheggio l’auto vedo un’ombra fuggire sul retro della casa. La corporatura potrebbe corrispondere a quella della foto… Faccio cenno a Killian di seguirmi in silenzio e appoggio le spalle al muro dell’abitazione. Cavolo. Mi sono appena resa conto di non avere con me la pistola. Basta pochissimo, qualche secondo di attesa e l’ombra ci coglie impreparati.
    — Emma? domanda lo sconosciuto, stupito e spaventato.
    — David? — mi precede Killian.

  
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