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Autore: Persefone3    10/01/2015    6 recensioni
Salve a tutti, ho deciso di mettere insieme una serie di One Shot che hanno per protagonisti i Capitan Swan perché secondo me spaccano davvero e sono senz'altro la migliore coppia di tutto lo Show. Sono essenzialmente dei Missing Moments tra i due che mi sono venute in mente, rielaborando anche parte della trama. Detto questo, bando alle ciance e allo spiegone, vi auguro buona lettura e spero vi piacciano.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Carissimi, a voi un'altra shot. Stavolta mi è uscita un po' più lunghetta, ma spero sia scorrevole e piacevole come le altre. L'ambientazione è imprecisata, mi ronzava da un po' nella testa ma solo negli ultimi giorni ha preso una forma definitiva. Come sempre ringrazio chi segue, inserisce nei preferiti, recensisce e legge silenziosamente quello che pubblico. Fatemi sapere come vi sembra. Vi abbraccio Persefone.
 

No matter how but together
 
Emma entra nervosamente nella sua stanza da letto. Sbatte forte la porta perché lui, al piano di sotto, possa sentirla chiaramente. La televisione in salotto è ancora accesa sullo stesso canale. Emma cammina nervosamente avanti e indietro per la stanza. È divisa tra la voglia di scendere e dirgliene ancora quattro e il senso di colpa: è la prima volta che hanno litigato seriamente. Parole grosse sono volate, o meglio lei le ha lanciate. Si giustifica immediatamente dicendo che se l’è cercata. Senza pensarci troppo decide di andare a dormire.
A notte fonda, si sveglia di soprassalto. Istintivamente allunga il braccio verso l’altro capo del letto. Come sente che è vuoto e intatto si tira su e si guarda intorno. Nel resto della casa regna il silenzio. Vorrebbe girarsi su un fianco e tornare a dormire, ma non averlo nel letto è strano. È incredibile la velocità con cui si è abituata alla sua presenza in quella stanza. E poi la paura la attanaglia: e se fosse andato via? Quella possibilità è assolutamente fuori discussione, ma la salvatrice è divorata dall’ansia: esce dal letto e corre al piano di sotto. Le luci sono spente nel corridoio e nella cucina. Si avvicina titubante in salotto. Il chiarore del televisore, senza audio, si rovescia su una sagoma seduta sul divano, che guarda fiera davanti a sé senza parlare. Non sembra neanche essersi accorto della sua presenza. Emma si sente immediatamente sollevata, ma è proprio quel passaggio emotivo a scatenare il successivo: ce l’ha ancora a morte con lui, con se stessa forse. Fa quello che le riesce meglio: essere scontrosa.

 - Non vieni a dormire?
- Non ho sonno.
- Killian, per favore, sono stanca e non ho voglia di discutere ancora.
- Come se servisse a qualcosa.
- Senti fai come ti pare, io me ne torno a letto.
- E vai, chi ti trattiene. Come se mi volessi poi davvero accanto a te.

Quelle parole esplodono come una fucilata tra loro. Emma lo guarda incredula.

- Ma cosa diavolo dici?
- Quello che ho appena detto.

Le voci di entrambi cominciano a salire vertiginosamente.

- Tutte le scuse sono buone per sbronzarti, quanto hai bevuto? Mi sembrava di essere stata chiara: non voglio cose del genere in casa con Henry.
- Sono sobrissimo, Swan. Per chi diavolo mi hai preso?
- Per un pirata che ha una sola mano e problemi di alcolismo.
- Non sono più quell’uomo dannazione! E tu più di tutti dovresti saperlo! Ma perché non te ne rendi conto?
 - No, caro, sei tu quello che non si rende conto! Già devo occuparmi di un ragazzino, non ne ho bisogno certo di un altro. Voglio un uomo vicino a me se non lo avessi ancora capito.

Quella è la goccia che fa traboccare il vaso. Killian si alza dal divano e afferra con veemenza la giacca, poggiata sulla sedia. A grandi passi si dirige verso la porta. È quasi arrivato quando si gira e torna verso di lei.

- Lo sai, forse ho fatto una cazzata colossale a dare via la mia nave per te! Non sai cosa darei per poter essere sulla mia Jolly Roger in questo momento e navigare liberamente!

Killian si gira nuovamente e torna a dirigersi verso la porta. È sono in quel momento che Emma comprende che se Killian esce da casa non lo vedrà più. E non solo. Capisce nitidamente la vera portata delle parole che si sono scagliati l’uno contro l’altra fino a quel momento e che è stata lei a provocarlo in quel modo. Con passo felino si para davanti alla porta e non lo fa passare.

- Insomma Swan! Non me ne starò qui a farmi insultare ulteriormente da te! Lasciami passare prima che dica qualcos’altro di cui debba pentirmi amaramente!
- No – il tono di voce di Emma è fermo e basso.
- È chiaro che non mi sopporti e non solo questa sera! Sono un po’ di giorni che ti comporti in maniera scostante con me, quindi diamoci un taglio qui se necessario, ora che Henry non c’è!
- È per quello che ti ho detto prima, vero? – Emma non lo guarda in faccia

Killian fa un passo indietro.

- E anche se fosse? Insomma, si può sapere una buona volta cosa vuoi da me? Cosa ti aspetti?

Dagli occhi di Emma cominciano a uscire delle lacrime, cosa prevedibile per le condizioni in cui si trova.

- Emma lo sai che se fai così io …

Killian non fa in tempo a finire la frase che Emma si avventa sul suo collo e si stringe a lui con impeto.

- Scusami … scusami per averti sbattuto in faccia che Henry non è tuo figlio.

Emma sente che il cuore di Killian sta accelerando i battiti in maniera esponenziale.
È stata proprio quella frase a scatenare tutto quel putiferio. E la cosa peggiore è che Emma l’aveva pronunciata con lo scopo preciso di ferirlo nel vivo.
Da quando avevano una relazione stabile, Killian non si era mai intromesso nelle decisioni che riguardavano Henry.  Certo, Emma si confidava con lui, esternava le sue paure di madre, ma il pirata non aveva mai preso alcun tipo di iniziativa. E poi, un giorno Henry si era rivolto a lui. Il problema era che il ragazzo si trovava in quella fase di crescita in cui la figura maschile si rivela essenziale per iniziare a decodificare l’universo. Killian in un primo momento era stato titubante e incerto: era stata la fragilità e il bisogno di risposte che aveva letto negli occhi di Henry a fargli capire che in quel momento il ragazzo aveva bisogno di lui. Il pericolo era che fosse un po’ fuori moda, in fondo aveva sempre trecento anni, ma le paure che segnano il passaggio dall’infanzia e l’adolescenza erano più o meno le stesse in ogni epoca del mondo. Ma c’era anche qualcosa in più. Nei gesti di Henry, Killian aveva rivisto quelli del giovane Bea e per la seconda volta si era ritrovato a fare quello che doveva essere, più o meno, il padre per il figlio della donna con cui stava. E la cosa non gli dispiaceva affatto. Era un ruolo piuttosto inusuale per un pirata, ma voleva mettersi alla prova e dimostrare a se stesso che era diverso dal suo di padre. Perché anche Killian era stato abbandonato e quindi capiva bene quali erano i sentimenti che scuotevano dentro i due ragazzi.  Era filato tutto liscio fino a quella maledetta sera, quando per la prima volta si era permesso di dissentire da Emma su alcune questioni. Scoperchiare il vaso di pandora avrebbe creato meno danni in confronto a quello che era successo tra loro. Aveva cercato di rimanere diplomatico per tutto il tempo, ma quella frase lo aveva ferito davvero, raggiungendo perfettamente lo scopo per cui era stata pronunciata.

- Di che ti impicci, Killian? Tu non sei il padre di Henry!

Da quel momento in poi, l’uomo non era più riuscito a profferire una sola parola finché Emma non era scesa a cercarlo.
Emma lo stringe ancora più forte perché lui non sta ricambiando il suo abbraccio. è un uomo dalle emozioni tumultuose e quel gelo non è certo un buon segno.

- Ti prego, non andartene. Hai ragione, dovevo pesare bene le parole e non lasciarmi dominare dalla frustrazione. Ti prego, sediamoci e parliamo con calma. Ti va di prendere una cioccolata con me?

Sono seduti sul divano già da dieci minuti, ma nessuno dei due ha il coraggio di rompere il silenzio per timore della reazione dell’altro. Emma guarda quegli occhi che sono come il ghiaccio. Cerca di abbozzare un sorriso, ma il viso del suo uomo non si scioglie per lei come sempre. Sa nel profondo che deve essere lei a fare la prima mossa.

- Posso farti una domanda? Ma promettimi che sarai completamente sincero.
- Lo sono sempre con te, amore. E come vedi non è una cosa che giova sempre a mio favore.
- Hai mai pensato di avere dei figli con lei?
- Lei, Milah?

Emma fissa la cioccolata: le costa ammettere che di quella donna è ancora un gelosa. Non può fare a meno di pensare che, probabilmente, i progetti che ha con Killian sono gli stessi che il pirata aveva con lei. Anzi per essere esatti Hook li ha pensati per la prima volta con Milah, lei è venuta solo dopo.

- Si.
- Ci abbiamo pensato.

Il volto di Emma si contrae leggermente.

- E come mai …
- Beh, i motivi sono tanti e vari. In primo luogo si sentiva in colpa verso Bae e questo non la rendeva, come dire, propensa a una nuova gravidanza. Pensava a lui ogni singolo giorno. Mi ricordo che, prima di andare a dormire, si sedeva sempre alla mia scrivania e voleva essere lasciata in pace. Era in quei momenti che pensava a suo figlio. E poi ci sono tante altre cose che non credo tu voglia sapere nei dettagli.

Quell’immagine così intima e privata di Killian e Milah insieme, accende la gelosia nelle vene di Emma. Lo vorrebbe tutto per sé, ma del resto neanche lei è completamente sua. Restano ancora un po’ in silenzio.

- Swan, mi vuoi dire che sta succedendo? Io non ti riconosco più …

Emma sa che non può più temporeggiare. Sono giorni che si porta quel segreto dentro e non ne ha mai avuti con lui.

- Aspettami qui.

Si alza e va al piano di sopra. Quando scende, Killian vede che ha uno strano oggetto in mano. Emma glielo porge, ma lui non ha proprio la minima idea di cosa sia. Guarda Emma interrogativo.

- Sì, hai ragione, probabilmente non hai la più pallida idea di cosa sia. È un test di gravidanza: in pratica dice se una donna aspetta un bambino.
- Ah, che strano questo mondo. Uno stecchino ti dice se aspetti un bambino o no. E questo cosa dice?

Emma si siede di nuovo accanto a lui.

- Dice che sono incinta.

Gli occhi di Killian si illuminano mentre quelli di Emma tornano ad essere colmi di lacrime.

- Non capisco Emma, non era quello che volevamo? Sei stata tu a voler smettere di prendere quella cosa lì … una volta al giorno.

È incredibile come riesca sempre a strapparle un lieve sorriso.

- Si chiama pillola, Killian. Pillola.
- Insomma, quella cosa lì! Cosa è cambiato? E perché non mi hai detto niente?
- Il fatto è che ho paura. Finché era un’ipotesi, una probabilità non avevo capito fino in fondo una cosa. Io non so cosa voglia dire occuparsi di un bambino piccolo. E non posso fare a meno di chiedermi che madre sarò, se sarò all’altezza. Parliamoci chiaro, con Henry ho fatto un gran casino e con fatica sono riuscita a costruire un rapporto con lui. Non posso commettere due volte lo stesso errore.

Killian la stringe a sé dolcemente.

- Non accadrà, lo so che non accadrà. E poi non sei sola. Prima ti ho detto che io e Milah avevamo parlato di figli. La verità vera è che io all’epoca non ne volevo, non mi sentivo pronto. Milah mi ha insegnato cosa vuol dire avere una relazione a due, tu mi hai insegnato cosa vuol dire avere a cuore i frutti dell’amore. Non so che padre sarò, ci ho provato con Bae e sto facendo del mio meglio con Henry. Ma erano già grandicelli, quindi so come ti senti e lo capisco. Possiamo scoprire insieme cosa vuol dire occuparsi di un bambino piccolo. Insieme, come sempre.
- Domani vieni con me dal dottore Whale? Ho la prima visita.
- Ma certo, tesoro, che domande. E ora andiamo a dormire, è veramente tardi e tu devi stare tranquilla nelle tue condizioni.

Emma lo guarda incredula.

- Si sono stagionato, ma certe precauzioni non hanno tempo.

La prende delicatamente in braccio e la porta al piano di sopra. Una nuova avventura stava per cominciare per loro, la più importante ed emozionante di tutte. 
  
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