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Autore: Chiaba    10/01/2015    1 recensioni
Le due protagoniste sono Barbara e Chiara, ragazze ventunenni che raccontano le loro storie dal momento in cui sono arrivate in una delle località più belle al mondo, Roma.
Entrambe attraverseranno mille ostacoli nella magica città che le aiuteranno a crescere; ma riusciranno le due a realizzare il loro unico desiderio di vivere una vita perfetta con il principe azzurro e trovare il lavoro che hanno sempre sognato?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Pov Chiara

Sento ancora una volta una fastidiosa canzoncina stamattina.
Apro gli occhi e prendendo il cellulare, mi sposto su un fianco rimettendomi sotto le coperte.
Controllo distrattamente l'ora... cavolo è tardissimo!!!
Ho rimandato la sveglia almeno quattro volte.
Balzo giù dal letto con una velocità che non mi appartiene. Apro l'armadio e prendo l'outfit che per fortuna mi ero preparata per oggi.
In giornata c'è l'esame di Barbara e per questo ho chiesto un'uscita anticipata di un'ora rispetto al solito orario.
Mi faccio una doccia al volo, mi vesto e metto scarpe assolutamente comode.
Prendo velocemente la borsa e con solo un po' di matita e mascara sul viso, corro per arrivare in tempo al lavoro.
Possibile che ogni volta debba andare di fretta?!?
Grazie non so a quale miracolo arrivo in tempo e intravedo in lontananza Gaia, la mia collega che sentendomi affannata anche questa mattina, inizia a ridere a crepapelle.
«Buongio...» non riesco neanche a finire la frase che ho bisogno di ossigeno.
«Dovresti chiamarmi la mattina così corriamo insieme!» ci scherza su la mia collega ridendo.
Entriamo insieme nel bar e dopo aver salutato le altre, prendiamo servizio.
Dopo le prime due ore, noto che l'affluenza qui al bar è diminuita di molto.
Salvo qualcuno in pausa che passa a prendere un caffè con i colleghi.
Mi sembra di conoscere bene questo qualcuno, è Marco.
Lo fisso dal bancone come neanche un'ebete farebbe mai, sperando con tutto il cuore che si accorga di me.
Si Chiara, è proprio la mossa giusta starsene ferma a fissarlo da lontano... non farti notare, eh!
Hanno preso tutti posto ad un tavolo e probabilmente aspettano che qualcuno vada da loro.
«Vai tu, vero?» mi chiede Gaia mentre osserva il gruppo appena arrivato.
«Se proprio insisti...» sorrido e mi avvio al tavolo per prendere le ordinazioni.
«Ciao ragazzi, cosa prendete?» chiedo facendo finta di niente.
«Ce stamo a pensa'...» risponde uno dei ragazzi seduti.
Li guardo velocemente uno ad uno soffermandomi su Marco.
Mi guarda e sorridendo mi fa un occhiolino.
Ricambio il sorriso continuando a guardarlo.
«Ok! Passo dopo.» rispondo tornando al bancone.
Raggiungo Gaia e nel frattempo controllo il cellulare.
«Posso ordinare?» mi chiede qualcuno.
Alzo la testa e mi perdo nei suoi bellissimi occhi.
«Si, certo... Chiara! Torna tra noi!» risponde Gaia dandomi un colpetto sul braccio prima di allontanarsi.
«Si, dimmi...» dico mentre sistemo le bustine di zucchero nel contenitore.
«Cinque caffè e un bacio...» mi dice.
"Cinque caffè e un bacio" ripeto mentalmente l'ordinazione mettendo in fila cinque tazzine.
Cinque caffè e cosa?????
Alzo la testa e lo guardo negli occhi.
«Io... io... non ho...» dico arrossendo e iniziando a balbettare per l'emozione.
Mi si avvicina. Piano. Troppo piano.
Poso lo sguardo sulle sue labbra ormai vicine alle mie.
Resto immobile, mentre dentro di me, sento come se ci fosse una tempesta.
Siamo solo noi due adesso, non c'è Gaia, non ci sono i suoi amici né i turisti intorno.
C'è una strana atmosfera tra noi due che ci separa da tutto tranne dal mio telefono che inizia a suonare senza sosta.
Marco si ferma e si allontana sempre di più.
Avrei voglia di lanciare il mio cellulare in questo momento.
Abbasso gli occhi sul display, è Daniela.
«Dai rispondi...» mi incita il ragazzo passandosi una mano sul viso.
Lo guardo, guardo il telefono, riguardo Marco.
Dio quant'è bello.
«Scusami...» sussurro prima di portarmi il telefono all'orecchio e rispondere.
«Chiara!!! Barbara ha l'esame alle 11! Ce la fai per quell'ora?» chiede la mia amica preoccupata.
Guardo l'orologio che segnano le 10.47.
«Non credo di farcela ad arrivare! Finisco il turno alle 11 e devo arrivare fin lì a piedi...» le ricordo mentre mando un'occhiatina veloce a Marco che mi osserva.
Beccata! Accidenti a me.
«Ah che peccato!» dice Daniela con tono dispiaciuto.
«Se non dovessi arrivare in tempo fai un in bocca al lupo a Barbara da parte mia, ok?» le domando.
Dopo qualche minuto chiudo la chiamata.
Vedo Marco fermo davanti al bancone.
«Dov'eravamo rimasti?» chiedo senza guardarlo negli occhi e facendo finta di niente.
«Cinque caffè... anzi, facciamo sei!» dice guardando le tazze.
Perfetto! Non riuscirò a vedere l'esame della mia amica e tra l'altro Marco ha cambiato idea sul bacio.
Ecco come passare dalle stelle alle stalle in soli cinque minuti!
«Ho sentito che finisci il turno alle 11.» dice Marco interrompendo il silenzio imbarazzante.
«Già, una mia amica si laurea... il problema è che non riuscirò a vederla, arriverò in ritardo e forse sarà anche troppo tardi!»
Chiara-logorroica colpisce ancora!
«Questo non è detto! Posso accompagnarti io.» mi dice tornando a sorridere.
«Lo faresti davvero?» chiedo uscendo dal bancone con i sei caffè da servire.
«Si.» risponde sorridendo e prendendo posto al tavolo.
Sono le 11 in punto e Marco mi sta allacciando il casco.
«Cosa dovrei fare di preciso?» chiedo mentre cerco di sedermi sul motore.
«Tieniti forte a me!» mi consiglia mentre toglie il cavalletto.
Nessun problema! Era proprio quello che mi serviva!
Mi stringo forte a lui.
Lo sento ridere.
«Dobbiamo ancora partire, ma se sei comoda fai pure!» continua a ridere.
Che figura...
In men che non si dica siamo arrivati all'università.
Ringrazio Marco per il passaggio ed entro di corsa nell'edificio.
Non potrei perdermi per nessun motivo al mondo la laurea di Barbara!

Pov Barbara

Sono seduta in un'aula grandissima.
Quando sono sotto tensione comincio a muovere le gambe di qua e di là, proprio come adesso.
Accanto a me ci sono altre ragazze che aspettano il loro turno per dare l'esame. Apparentemente sembrano molto più tranquille.
La gradinata in legno alle mie spalle è colma di gente che non smette mai di commentare sottovoce e ciò, non fa altro che rendermi ancora più nervosa.
Mi volto un attimo per vedere chi stesse di quelli che conosco io.
La mia famiglia, Chiara, Daniela, Francesco ed alcuni amici miei.
Noto subito mia madre mimarmi «Andrà tutto bene!», ma non è abbastanza.
Sento la mancanza di un incoraggiamento più forte da parte di una persona che oggi non è qui.
Torno a guardare la cattedra.
Tra i professori c'è anche il padre di Michele che fino ad ora non si è voltato un attimo verso di me e ciò dovrebbe essere una cosa alquanto positiva.
Non nego il fatto di essere così nervosa anche per paura di lui, che possa stuzzicarmi.
Il tempo sembra non passare mai e più si va avanti, più aumenta la tensione.
Finalmente dopo un bel po' mi chiamano. Sono l'ultima.
La grande aula sembra inghiottirmi poco a poco e le voci invece, vengono completamente ignorate dalle mie orecchie.
Sento solo le pulsazioni del battito cardiaco arrivare fino alle punte delle mie dita.
Mi siedo davanti ai professori mentre ho l'impressione di essere sotto i riflettori con un miliardo di occhi puntati su di me, in particolare quelli del padre di Michele.
Evito di guardarlo e facciamo un piccolo sospiro per scaricare la tensione prima di cominciare.
Sto per aprir bocca, ma vengo interrotta.
«Proporrei di fare una piccola pausa di cinque minuti.» dice lui.
Tutti ci voltiamo in sua direzione.
«Ormai abbiamo chiamato lei. Facciamola parlare. Tanto è l'ultima e poi finiamo.» aggiunge l'altro.
«No, facciamola adesso. Devo far riposare un po' la vista e la mente, altrimenti non riesco a concentrarmi. Sicuramente vale anche per voi.» insiste.
Gli altri si convincono e accettano subito anche loro.
«Ok, piccola pausa e riprendiamo.» annuncia il professore seduto di fronte a me.
«D'accordo.» rispondo cercando di mantenere la calma.
I professori si alzano per prendersi un caffè o un po' d'acqua e io ne approfitto per ripetere, ancora. Fino alla nausea.
Mentre guardo dritto il muro, noto con la punta degli occhi, un'ombra avvicinarsi.
Mi volto ed è il padre, il professore che mi ha appena interrotta.
«Come stai?» mi domanda.
«Nervosa.» rispondo a secco.
«Ma io intendo come stai in generale.» continua lui con una voce irritante.
È chiaro che si riferisca alla storia tra me e Michele.
«Sto bene.». Mento ed è così evidente.
Mi manca terribilmente, ma mi ha profondamente delusa. Non me la sarei mai aspettata una cosa del genere da parte sua. Non riesco ancora a perdonarlo.
All'improvviso lancia una risata sarcastica, senza pudore.
«Si anche lui sta benissimo.» risponde pur non avendogli chiesto nulla.
«Sono contenta per lui...» dico esitando.
Non voglio credergli. Non voglio innervosirmi ancora di più. Ho un esame tra poco.
«Finalmente ha trovato la ragazza giusta. Proprio stamani mi ha ribadito che non la lascerebbe per nessun motivo al mondo. Mi rende fiero di lui! Adesso è con lei e penso che siano andati da qualche parte. Sono proprio una bella coppia.» continua soddisfatto.
Annuisco e sorrido per non scoppiare in lacrime.
«Sono passati cinque minuti!» dico voltandomi.
Fortunatamente un professore che si sta avvicinando, mi sente e con rispetto, si accomoda subito. Poi con lui, anche gli altri.
«Inizia, su!» mi incinta uno di essi sorridendomi.
Parto subito come un razzo.
Comincio a parlare a macchinetta per almeno dieci minuti, senza che nessuno mi interrompa e continuando a tenere lo sguardo fisso nel vuoto.
Credo proprio di non aver sbagliato nulla.
«Bene...» annuncia una professoressa dandomi un cenno di stop.
Mi fermo, ma il padre di Michele interviene subito porgendomi delle domande specifiche. Gli rispondo subito.
«Va bene così, dai.» s'intromette uno all'improvviso.
«Si anche per me. Sembra che da un momento all'altro debba esplodere.» aggiunge il collega con una piccola risatina simpatica.
Tutti danno l'ok e l'ultimo è lui che tentenna, come sempre.
Finalmente adesso non mi resta altro che aspettare qualche minuto prima di sapere il voto.
I professori casualmente invitano proprio lui a dirmelo.
«Lo vuoi sapere adesso?» mi domanda cercando di fare lo spiritoso.
Annuisco senza riuscire a stare al 'gioco', anche per finta. Non vedo l'ora di andarmene di qui.
«E se ti fosse andata male? Cosa faresti?» continua lui.
«Tornerò qui più preparata.» gli rispondo.
«Dai non farla stare sulle spine! Prima l'hai interrotta e le hai fatto un sacco di domande. Poi ti prende in antipatia! Fa' in modo che abbia un bel ricordo di te!» interviene una professoressa con un sorriso stampato sul viso.
«95.» annuncia a denti stretti e tutto d'un fiato.
Mi alzo di scatto salutando velocemente tutti i presenti che occupano quel tavolo e corro dalle mie due amiche abbracciando contemporaneamente entrambe.
Scoppio in lacrime, ma non capisco più s'è per l'esame o per ciò che mi è stato detto su Michele.
Un insieme di emozioni cominciano ad aggrovigliarsi tra loro. Sento i sentimenti confondersi.
Adesso sorrido, un minuto dopo sono triste. Poi di nuovo sorrido, ma allo stesso tempo mi scoppia il cuore.
Alzo un attimo lo sguardo verso l'uscita e vedo Michele. Da quanto tempo è lì?
Poco fa mi è stato riferito dell'uscita con... la sua fidanzata, ma avrà fatto presto e vuole offrire un passaggio al papà, come sua abitudine.
Oppure ha ragione lui, non devo credere a ciò che dice il padre, ma almeno mi ha detto la verità fin dall'inizio sulla storia con la figlia del suo collega, anzi sono io che non gli ho creduto.
Diamine! Quanto sono confusa...
Mi sorride dandomi la buona impressione di volersi complimentare.
Mi giro per capire se stesse guardando me o altre persone, ma qualcuno mi tira dall'altro lato stringendomi forte.
Qualche secondo dopo, mi volto di nuovo verso l'uscita ma è già andato via.
Mi guardo attorno e non c'è più nemmeno suo padre.
Adesso sono più che convinta che sia venuto qui solo per lui e sicuramente stava sorridendo per i fatti suoi.
Un quarto d'ora più tardi, usciamo dall'Università per festeggiare questo grande giorno in un ristorante fuori città.
Vedo gli altri divertirsi un sacco, ma io faccio fatica a liberare la mente dai miei dilemma.
Restiamo qui a pranzare fino alle 16 circa e dopodiché la mia famiglia mi accompagna a casa prima di mettersi di nuovo in viaggio.
Mi lasciano qualche isolato prima poiché devo fare un po' di spesa avendo il frigo completamente vuoto.
E ovviamente al mio ritorno dal supermercato non può mancare l'acquazzone!
Inizio a camminare a passo svelto verso il mio appartamento anche se mi riesce un po' difficile avendo i tacchi...
Arrivo al portone mentre cerco disperatamente le chiavi nella borsa che proprio oggi hanno il capriccio di non farsi trovare.
In momenti come questi mi sento la sfiga in persona.
Finalmente le trovo e avvicino velocemente la chiave alla serratura, ma qualcosa fa in modo da attirare la mia attenzione.
Mi volto un attimo dal lato destro e vedo un cartone rovesciato muoversi, o meglio la scatola completamente inzuppata comincia a camminare.
Corro subito in contro intuendo che sotto ci sia un povero animale che cerca invano di liberarsi.
Lo alzo e trovo un meraviglioso cucciolotto di cane che lancia delle lamentele.
Non ha nessun collare ed è magrissimo. Sembra essere stato davvero abbandonato.
È parecchio infreddolito e dunque non ci penso due volte a portarlo con me.
Arrivata nel mio appartamento, corro subito nella vasca da bagno per sciacquarlo e togliergli un po' di fango dal corpo.
Successivamente, lo asciugo il più presto possibile con il phon.
È un meticcio bellissimo, simile ad un volpino. Ha un pelo né troppo corto né troppo lungo, è di color miele e ha degli occhietti stupendi.
Sarà sicuramente affamato e assetato.
Lo avvolgo in una copertina per tenerlo al caldo e lo lascio sul letto, ma lui preferisce inseguirmi fino in cucina mentre preparo un piccolo pasto per dargli il benvenuto.
Devo scegliere ancora il nome, ma comunque domani lo porto dal veterinario per un piccolo controllo.

   
 
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