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Autore: Hollister    10/01/2015    2 recensioni
Lexis, soprannominata anche Lex, è una ragazzina di sedici anni, capricciosa e avventurosa, sfacciata e amante del pericolo.
E’ sempre appartenuta alla Fazione degli Intrepidi, che ha già deciso di non lasciare.
Ma tra gli Intrepidi, sa che torreggia Eric, il freddo e calcolatore Capofazione: la colpirà nel profondo, come mai era successo; ma anche il giovane si sentirà terribilmente unito al cuore di quella mocciosa.
Un cuore di ghiaccio potrà mai essere sciolto da una ragazzina coraggiosa e piena di vita?
Lo scoprirete leggendo…
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Jeanine Matthews, Matthew, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo sette.
Scoperta.







Lo sguardo di Quentin era preoccupato quando mi medicavano le ferite procurate da Richard.
Il dolore alla schiena era fin troppo, le mie urla rimbombavano lungo tutto l’edificio, mentre il mio migliore amico mi teneva la mano, in modo da poterla disintegrare se il dolore diventava al limite dell’insopportabile.
Appena la medicazione fu completa, Quentin mi sollevò dal lettino, portandomi, sotto lo sguardo curioso di tutti, nel dormitorio.
Sophie era già lì, che mi aspettava insieme ad Amelie e a Edward, tutti e tre fin troppo preoccupati.
 
“Come ti senti?”, mi domandò la bionda, non appena Quentin mi depositò sul mio letto.
“Meglio”, risposi, mentre ero appoggiata contro al muro, seduta e coperta da piumone.
“La vostra squadra ha vinto alla grande!”, esclamò Amelie. Infatti, lei e Sophie erano capitate nella squadra avversaria. Facevano le guardie, ma non erano abbastanza concentrate e si erano arrese subito, facendo passare Quattro ed Edward, che avevano preso la bandiera.
La notizia che Richard fosse sotto il giudizio dei Capifazione era trapelata in tutto il Pozzo, e gli sguardi curiosi su di me non volevano proprio cessare: probabilmente, sarebbe stato mandato tra gli Esclusi.
Quentin mi sorrise. “Eric è sparito dopo un po’, non l’abbiamo più visto, siccome è venuto a salvarti facendo l’eroe della situazione…”.
Sguardi curiosi mi trapassarono, e imbarazzata, arrossii. “Mi ha solo salvata da un maniaco folle, cosa c’è di strano?”.
Strabuzzarono tutti gli occhi alla mia risposta indifferente. Forse aveva ragione Eric: la mia bocca era peggio di quella di un Candido. Non riuscivo a tenermi le cose dentro e le bugie non erano il mio forte.
“Beh, siccome fra un po’ saremo tutti degli Intrepidi, direi di andare a farci un tatuaggio, che ne dite?”, propose Edward, sciogliendo l’imbarazzo che si era creato nell’atmosfera.
Benedii quel ragazzo sempre con la domanda pronta.
“Forse è meglio che Lex prima guarisca”, gli rispose Sophie, rendendo dispiaciuto il ragazzo.
“Ora ti lasciamo dormire, ormai sono quasi le dieci di sera”, disse Amelie, prendendo sottobraccio il mio migliore amico.
Tra loro due le cose stavano diventando sempre più sospette.
“Va bene. Buonanotte”, sussurrai, stendendomi cautamente sul letto, sotto gli sguardi preoccupati di tutti.
Chiusi gli occhi, addormentandomi lentamente, sognando due occhi d’acciaio trafiggermi l’anima.
 
-
 
Mi risvegliai, intontita, ma senza dolori alla schiena. La crema curativa degli Eruditi era un miracolo, mi sentivo come nuova, anche se la mia faccia diceva il contrario: i miei capelli erano arruffati, il mio zigomo era diventato viola e il labbro era di nuovo rosso e sporco di sangue secco.
Quentin dormiva ancora, tranquillo. Quel giorno ce l’avevamo libero, poiché la prima fase dell’Iniziazione era completata. I punteggi finali sarebbero stati esposti nel tardo pomeriggio, dopo le ultime decisioni e riflessioni di Quattro ed Eric.
 
Eric.
Il suo nome mi resta sempre impresso nella mente, come un sigillo.
 
Mi alzai, scattando in piedi come una molla. Ero carica, fin troppo. Mi fiondai alle docce, e mi lavai per bene il corpo dai rimasugli di pomata e i capelli dalla polvere.
Poi, corsi a vestirmi. Indossai la mia divisa da Intrepida, e corsi alla mensa. Ovviamente, Sophie, vedendomi in piedi, mi venne incontro, con gli occhi sbarrati.
Le sorrisi. “Zitta, sono guarita”, la ammonì, abbracciandola forte.
Restò immobile per un po’, poi ricambiò il mio primo vero gesto d’affetto.
Ci sedemmo al tavolo, sotto gli sguardi curiosi degli altri Intrepidi, che scalpitavano e urlavano come degli ossessi.
La colazione era sempre il momento più attivo della giornata. Dopo poco, arrivò Quentin, ancora assonnato.
Si sedette vicino ad Amelie, circondandola con un braccio.
Assottigliai gli occhi, e una fitta di silenziosa gelosia mi attanagliò il cuore.
Dopo un po’, afferrai la mia mela e cominciai a smangiucchiarla, con un sorriso stampato sulla faccia. Ma quando mi voltai, incontrai due occhi d’acciaio fissarmi con una strana espressione.
Eric sembrava quasi divertito, il sorriso beffardo gli illuminava il viso sempre senza emozioni. Imbarazzata,voltai lo sguardo verso il mio vassoio, dove Edward cercava di allungare una mano e rubarmi il budino al cioccolato.
Sophie gli schiaffeggiò la mano, che subito ritirò con un gemito di dolore. Ridemmo tutti, ma mi sentivo ancora osservata. Eric aveva lo sguardo puntato su di me, ancora mi guardava con insistenza, come per mandarmi un messaggio criptato.
Mimò con le labbra un ‘ci vediamo fuori’, e io annuì, ma fui presa con le mani nella marmellata dalla bionda al mio fianco.
 
“A chi annuivi, innamorata?”.
“Io non sono innamorata!”, sbottai con rabbia, mordendo la mia mela.
“Ah sì? E a chi ammiccavi prima?”.
 
Ecco che arriva la condottiera Amelie, difensore di mille amori nascenti e curiosità su Lexis, Interna degli Intrepidi e vittima di molestie sessuali da parte del Capofazione Eric!
 
“Io vado, ci vediamo dopo al Pozzo! Ho intenzione di farmi questo benedetto tatuaggio una volta per tutte!”, esclamai, finendo la mela in un morso.
 
Uscii di corsa dalla mensa, sotto lo sguardo sorpreso dei miei amici. Mentre camminavo lungo un tunnel poco illuminato, un mano si impossessò del mio braccio e mi trascinò nel buio di un cunicolo.
“Sei piuttosto lenta”, disse Eric, ridacchiando.
Lo colpii piano ad una spalla. “Sempre ad insultare, pezzo di ghiaccio?”.
Mi prese per le spalle e mi baciò con foga, mettendomi a zittire. Le sue labbra cercavano disperatamente le mie, in un atto proibito e segreto. Mi imprigionò tra il muro e i suoi pettorali, creando una specie di protezione attorno a me. Le sue mani erano posizionate sui miei fianchi, stringendo duramente per avere più contatto con me.
 
Ma cosa sto facendo?
 
Stavo baciando un Capofazione, che per di più odiavo.
 
Le sue labbra.
Il suo nome.
Sto impazzendo.
 
Ci staccammo entrambi. Mi guardò un attimo negli occhi, poi mostrò un sorriso beffardo.
 
“E alla fine ho vinto io”, mormorò, assottigliando gli occhi in uno sguardo crudele, da cacciatore.
Ed io, ovviamente ero la preda. “Non direi”, ribattei io, pestandogli un piede e scappando dalla sua mossa repentina per riacciuffarmi.
 
Io dovevo vincere.
 
**
 
Eric pov.
 
Appena la vidi correre via con l’intenzione di andare verso il pozzo, non tentai di fermarla.
Il nostro gioco stava diventando divertente, mi sentivo un ragazzino.
 
O un bambino. Un bambino che ha appena scoperto il gelato.
 
Mi diressi anch’io verso il Pozzo, e mi fermai in uno dei più famosi bar. Quel giorno avrei dovuto riguardare i punteggi insieme a Quattro, la noia mi stava già prendendo la testa e il corpo.
Mi serviva un birra.
Appena mi sedetti ad un tavolo però, sentii la mano di qualcuno stringere la mia spalla.
Max si sedette davanti a me, mostrando un sorriso beffardo a trentadue denti. Aveva la pelle scura e i capelli rasati e neri, due occhi castani e i denti decisamente troppo bianchi, che creavano un contrasto incredibile.
 
“Ma guarda, il nostro Eric che esce all’aria aperta”, disse il Capofazione davanti a me, canzonandomi.
Una delle cose che non sopportavo, era lui e il Rigido che si faceva chiamare Quattro.
“Cos’è, stai aspettando la tua pollastrella?”.
In quel momento non ero affatto concentrato su di lui, ma da una chioma bianca che si aggirava tra la folla insieme ad un gruppetto di Trasfazione e un Interno. Si dirigevano verso lo studio di Tori.
Quindi Lexis si volevo fare un tatuaggio…
Max era ancora seduto di fronte a me, aspettando delle risposte che gli non gli avrei dato.
Mi alzai, lasciando la birra sul tavolo, e mi avvicinai al negozio di tatuaggi della famosa Tori.
 
**
 
Lex pov.
 
Appena entrammo, restai incantata dall’atmosfera di quella stanza.
Una donna, certamente Intrepida, era seduta su un divanetto di pelle nera e guardava alcuni disegni.
Aveva i capelli lunghi e scuri, la pelle color caffellatte, gli occhi leggermente a mandorla e castani.
Mi guardò stranamente, quasi con diffidenza. Era stata lei a fare il Test per condurmi verso una Scelta. Quando mi aveva detto il risultato, il suo sguardo era pieno di terrore.
Amelie corse subito verso la parete dove i disegni era appesi, e ne scelse subito uno: il simbolo degli Intrepidi. Voleva qualcosa di piccolo, ma io puntavo a un tatuaggio sulla schiena, esageratamente grande.
Scrutai la parete con decisione, e vidi un albero, spoglio, ma con i rami che si diramavano verso l’alto, come per raggiungere qualcosa.
Presi quel magnifico disegno, nero, pieno di dettagli. Andai verso Tori, che mi guardò con circospezione.
 
“Questo”, le dissi con decisione. “Sulla schiena.
La donna annuì, così mi tolsi la giacca e mi alzai la maglietta sotto, rivelando la mia schiena piena di lividi.
Non facevano male, quindi non mi preoccupavo del possibile dolore.
Tori cominciò il suo lavoro, mentre gli altri si facevano tatuare dagli aiutanti di Tori.
Era calato il silenzio, interrotto dai gemiti di dolore di Sophie, che non resisteva più.
Io invece non sentivo nulla; anzi, ero piuttosto rilassata.
Dopo mezz’ora, la donna mi avvertì di aver completato il lavoro, e mi guardai la schiena allo specchio.
L’albero cominciava alla fine della schiena, e raggiungeva le scapole, dove i rami si diramavano lungo tutte le spalle.
Era un tatuaggio bellissimo.
Abbassai la maglia, ma quando stavo per andare a pagare e a ringraziare Tori, lei mi prese per un braccio e mi condusse in una stanza illuminata da luci rosse.
 
“Perché sei rimasta? Ti scopriranno!”, sibilò lei, strattonandomi.
Mi liberai dalla sua stretta, e mi misi in posizione di difesa. “Ma che cazzo stai facendo, eh?”.
Tori si avvicinò di nuovo, ero pronta ad attaccarla se avrebbe fatto un passo falso. “E’ pericoloso rimanere qui, per te”, disse soltanto, lasciandomi spiazzata.
“Che vuol dire questo?”, domandai, confusa.
“Tu sei diversa”, mormorò, guardandomi negli occhi. “Scappa finché sei in tempo”.
La voce di Quentin mi arrivò alle orecchie. “Lexis? Dove diavolo sei finita?”.
Indietreggiai, mentre Tori mi guardava supplichevole. Uscii dalla stanza, terribilmente scossa, e andai fuori dal negozio, correndo per tutto il Pozzo, per poi raggiungere i Dormitori.
Cosa stava succedendo? Perché dovevo scappare?
Mi mancava l’aria, avevo paura.
 
Forse Tori è solo una pazza, non sa ciò che dice, non darle peso. Tu sei un’Intrepida ormai, hai fegato da vendere, sei forte, non diversa.
 
Non riuscivo più a capire nulla. Raggiunsi la mensa: vuota, come al solito.
Andai in palestra, dovevo per forza prendermela con qualcuno, spaccare il naso a Claire e al suo ragazzo, uccidere un essere vivente e scatenare la mia furia.
Perché tutta la mia vita era basata sulla diversità?
Perché dovevo essere sempre una stupida ruota di scorta?
Buttai giù un tavolo per la rabbia.
 
Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo!
 
Poi, sentii delle braccia sollevarmi per il bacino. Mi girai, e incontrai gli occhi d’acciaio del terribile Capofazione biondo.
Mi guardava, l’espressione imperscrutabile. Sicuramente aveva visto tutta la mia rabbia in quel momento, ma la cosa non mi interessava minimamente.
 
“Mollami”, gli ordinai, dimenandomi.
La sua presa era fortissima, e più mi dimenavo, più aumentava la stretta.
Misi le mani sul suo petto, stringendo la sua maglietta, e guardandolo. Era terribilmente bello.
“Un buon motivo per cui hai distrutto un tavolo?”, disse, con una punta di divertimento.
Guardai da un’altra parte. Detestavo quando qualcuno mi canzonava in quel modo. “Ero arrabbiata, ok? E adesso lasciami andare!”.
“E perché?”, domandò, avvicinandosi.
I nostri nasi si sfioravano, sentivo il suo respiro, i suoi occhi d’acciaio incatenarsi ai miei.
“Affari miei”.
Si ritrasse, arrabbiato. “Ah sì? Devo torturare Tori per farmi confessare tutto?”.
Quanto mi infastidiva il suo modo di fare il ficcanaso.
“Non posso avere dei segreti? Mollami, Eric”.
Non mi ascoltò, e di peso, mi caricò sulla spalla. Mi stava portando chissà dove, finché non mi fece cadere sul ring.
“Se vinco io, mi dirai tutto. Se perdo, puoi uscire viva”, disse, togliendosi la giacca di pelle nera, restando in maglietta grigia a maniche corte.
“Se vinco io, ti tirò uno schiaffone”, sibilai, alzandomi e sfilandomi la giacchetta, rimanendo con un top di pelle che faceva restare la pancia scoperta.
Eric fece un sorriso beffardo. “Lo vedremo”.
 
Partì subito all’attacco, con uno scatto avrebbe voluto buttarmi a terra e imprigionarmi sotto il suo peso, ma fui più svelta e gli feci lo sgambetto.
Ovviamente, il Capofazione orgoglioso e sicuro di sé, cadde prono, così potei saltargli sulla schiena e stringergli i fianchi con le gambe.
Con mia grande sorpresa, si girò capovolgendo la situazione. Mi aveva bloccato i polsi sopra la testa, e mi guardava con intensità.
Gli tirai un calcio sullo stomaco, liberandomi immediatamente dalla sua stretta, allontanandomi da lui.
Un gemito mi fece sorridere. A quanto pare, Eric non era poi così imbattibile.
Si rialzò, guardandomi in cagnesco. Si avventò su di me, buttandomi a terra, imprigionando sia mani e che gambe contro al suo stesso corpo.
“Come la mettiamo? Mi vuoi dire questo grande segreto oppure no?”.
Lo guardai incredula, a fior di labbra. “Tori… dice che sono diversa. Per lei non sono abbastanza al sicuro qui. Mi ha detto di scappare, finché sono in tempo”.
Gli occhi di Eric diventarono un misto di terrore e rabbia. Si rialzò, guardandomi, senza parole. La sua espressione sembrava spiegare tutto.
 
Divergente.




**

Ed eccoci qua!
Finalmente, il titolo della storia ha senso.
Eric sta cambiando. Se prima gli importava un pochino di Lex, ora gli sta importante davvero troppo.
Ma come al solito, io sono piuttosto crudele, lo scoprirete nel corso della storia, voglio ferire i vostri feels come ha fatto la Roth >:)
No, va bene, non odiatemi! <3
Cosa dovrà fare Lexis per salvarsi la pelle? Affidarsi completamente al nostro caro Capofazione, oppure cavarsela da sola?
Lo scoprirete molto presto, forse anche con un po' di lacrime...

(Come al solito, non siate silenziose e linkatemi le vostre storie!).
Un bacio a tutte le mie polpette. <3
   
 
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