Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: BettyLovegood    10/01/2015    5 recensioni
Alice è una semidea.
Il suo migliore amico Lucas è un satiro.
Ha un fratellastro gemello che non ha mai conosciuto.
Suo padre è un dio.
La morte di sua madre non è stata casuale.
Dal capitolo 5:
Alice si era definitivamente stancata. –Mi sapete dire chi diamine è questo Percy?- urlò improvvisamente.
 Ma la ragazza non dovette aspettare una risposta. Qualcuno uscì dalla porta.
 Era un ragazzo alto con i capelli neri scompigliati e gli occhi verde mare. Era la copia esatta di Alice.
La ragazza lo studiò: il modo in cui curvava le spalle, il viso, i lineamenti , tutto era così simile a lei.
Era come vedere se stessa in versione maschile.
Dal capitolo 14:
-Alice, domani posso dire a tutti di essere andato a letto con te?- Mi ha chiesto improvvisamente.
 Ho alzato la testa per guardarlo e lui é scoppiato a ridere.
 -Sto scherzando!- ha detto.
 Ho riso insieme a lui. Se c'é una cosa che Leo sa fare é farmi ridere nei momenti più tristi e io lo adoro per questo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Mostri, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il suono della sveglia é arrivato a disturbarmi il sonno.
Ho allungato una mano sul comodino, vicino al letto e l'ho spenta. Mi sono rigirata nel letto e ho sentito il corpo di qualcuno al mio fianco.
Ho aperto gli occhi all'improvviso e li ho incrociati in quelli di Leo, steso alla mia destra.
Sono rimasta un attimo a fissarlo, chiedendomi cosa ci facesse lui li, ma poi mi sono ricordata di ieri sera.
-Sai, sei davvero carina quando dormi.- Mi ha detto mettendosi a sedere. Ho sbruffato e ho buttato la testa sul cuscino, stanca.
-Sai che tiri calci durante la notte?- Mi ha detto lui divertito.
-Va al diavolo, Valdez- gli ho detto senza alzare la faccia dal cuscino.
-Sai, dovresti andare a lezione di buone maniere, altro che magia.- Ha detto lui dandomi un piccolo pugno sul braccio.
Sono scattata in piedi. Stamattina ho un appuntamento con Jake.
E lui non puó sapere che io ho dormito con Leo.
Mi fiondo nell'armadio e prendo le prime cose che capitano. Leo mi guarda con aria interrogativa.
-Dove vai?- Mi chiede.
-Ho un appuntamento.- dico senza neanche pensare.
-Appuntamento?- Mi chiede lui guardandomi.
Mi fermo improvvisamente sulla soglia del bagno.
Diamine, lui non sa ancora di me e Jake!
-Leo...- Gli dico avvicinandomi, ma poi mi blocco. Come faccio a dirglielo?
Lui mi guarda con aria interrogativa e io sospiro. Devo dirglielo.
-Leo noi siamo amici, giusto?- Gli dico sedendomi al suo fianco.
-Certo che siamo amici. - Dice lui alzando un sopracciglio.
-Quindi posso dirti tutto, giusto?- domando ancora.
Lui mi fissa un attimo -Certo che puoi dirmi tutto Alice.- Mi dice.
Rimango in silenzio per un pó.
-É successo qualcosa?- chiede lui preoccupato.
Scuoto la testa.
Devi dirglielo Alice.
-Leo io...- inizio, ma poi mi zittisco.
-Non vorrai convincermi a diventare vegetariano spero.- scherza lui con un sorriso. -Spiacente, ci ha giá provato Piper e credimi, non funzionerá.-
-Non é questo Leo.- Gli dico senza guardarlo. -É che...-
-Cosa?- chiede lui guardandomi.
Sospiro. Ora o mai piú.
-Io e Jake stiamo insieme.- gli dico tutto d'unfiato.
Lui rimane zitto per qualche secondo.
-Credo di non aver afferrato.- Dice infine.
Alzo lo sguardo su di lui. -Io e Jake stiamo insieme.- ripeto.
Lui rimane in silenzio per molto, anzi troppo tempo, poi si alza dal letto. -Bene.- dice voltandosi.
-Leo, senti mi dispiace.- Gli dico alzandomi a mia volta.
Lui si volta verso di me con un finto sorriso stampato in faccia.
-E perché mai dovresti dispiacerti Alice?- Mi chiede.
Non rispondo.
-Ecco vedi?- dice -Non c'é motivo di dispiacersi, non sono cosí importante.-
Si volta verso la porta e fa per andarsene ma io gli afferro un braccio e lo faccio voltare verso di me.
-Leo tu sei importante per me.- Gli dico guardando i suoi occhi castani.
Lui ride, con una risata senza entusiasmo.
-Certo, io sono importante.- ripete senza guardarmi. -Quando hai bisogno di essere consolata, quando hai bisogno di una spalla su cui piangere. Ecco quando sono importante io. Come sempre del resto.-
Apro la bocca per parlare ma lui mi zittisce.
-Lascia stare Alice.- Mi dice scuotendo il capo. -Ormai ci ho fatto l'abitudine. Leo sei simpatico, Leo sei carino, Leo mi fai ridere, Leo mi capisci, e poi? Niente. Perché io servo solo ad aiutare la gente, ma nessuno puó aiutare me.-
-Non puoi incolpare me per questo!-  sbotto a voce alta.
Lui mi guarda con disprezzo.
-No, hai ragione.- dice -La colpa é solo mia e delle mie stupide illusioni.-
Mi guarda per un'ultima volta e poi si libera del mio braccio.
-Spero siate felici insieme.- Mi dice, poi si volta e se ne va.
Urlo il suo nome, piú volte, ma lui non si gira, continua a camminare a testa bassa.
Rimango li, davanti alla porta ancora aperta e piango.
Mi porto le ginocchia al petto e fisso il punto in cui é sparito, con la speranza che ritorni indietro.

 

-Al, dei sono ore che ti aspetto!- mi dice Jake avvicinandosi e sedendosi al mio fianco.
Non rispondo, continuo a fissare la spiaggia.
-Perché sei seduta qui?- mi chiede Jake. Ancora una volta rimango in silenzio.
-Al, cosa é successo?-
Ricomincio a piangere e lui mi abbraccia.
Mi stacco da lui e lo guardo.
Non voglio che lui si preoccupi per me, la colpa non é sua.
É Leo. Lui non aveva il diritto di arrabbiarsi cosí con me.
Non mi aspettavo una reazione cosí. Lui non puó certo incolparmi perché sto con Jake.
Mi alzo da terra, e recupero i vestiti sul letto.
-Alice dove vai?- mi chiede Jake alzandosi.
-Abbiamo un appuntamento, vado a vestirmi. - Gli dico senza voltarmi.
-Posso almeno sapere cosa é successo?- mi chiede avvicinandosi.
Mi volto verso di lui. -Ho litigato con Leo.- Gli dico tirandomi una ciocca di capelli.
Lui si morde un labbro. -Gli hai detto di noi?-
Annuisco.
-Senti Alice, se non te la senti non fa niente. Possiamo anche rinviare.-
-No.- gli dico. -Sto bene.- Mi volto nuovamente verso il bagno e lui mi stringe le spalle.
-Sicura?- mi chiede.
-Dei Jake, ho detto che sto bene.- Gli dico voltandomi verso di lui. -Non c'é nessun motivo per rinviare l'appuntamento.-
Lui mi studia un momento e poi sospira. Mi volto ed entro in bagno chiudendo la porta.
Scivolo contro la parete e rimango cosí per qualche secondo.
Ma non posso rimanere qui, devo uscire. Non posso stare male per questo, lui non aveva nessun diritto di arrabbiarsi cosí.
Non é colpa mia se lui é solo, non é colpa mia se mi sono innamorata di Jake e non di lui.
Ecco, sto piangendo di nuovo.
Mi alzo in fretta e mi lavo la faccia. Prendo un grande respiro e mi cambio.

 

 

La notizia che Alice Garden e Jake Evans stanno insieme, in poche ore, é diventata la notizia piú interessante del Campo.
Perfino piú importante di un branco di mostri che ci cercano.
E io odio con tutta me stessa questa cosa.
Certo, finalmente posso stare mano nella mano con Jake, possiamo scambiarci baci senza la paura (mia paura) che qualcuno ci veda, possiamo uscire insieme.
Tutto questo mi piace, ma non sopporto gli sguardi, i sussurri e le falsitá ( e credetemi, sono molte) della gente.
Le uniche persone a non sembrare contente della mia relazione con Jake sono Percy e Piper.
E Leo ovviamente. Ma con lui non ci parlo dalla nostra litigata, non si siede neanche piú a tavola con noi.
Ogni tanto lo vedo seduto con i suoi fratelli, altre volte salta i pasti.
Percy, nonostante Annabeth gli ha detto piú volte di farsi gli affari suoi,  mi ha rivelato che non sopporta Jake. Mi ha fatto un lungo elenco di cose che non vanno bene in lui e me lo ha appeso alla porta del bagno (dove Jake non puó vederlo). Ho tentato piú volte di distruggerlo, ma ricompare ogni volta al suo posto. Ormai non ci faccio piú caso.
Piper invece, anche se ha sempre detto di preferire me e Leo a me e Jake, si limita solo a non parlare con il ragazzo. Per il resto sembra molto contenta. Almeno credo.
Molto spesso salta anche lei i pasti e so per certo, me lo ha confermato Hazel, che va da Leo.
A tavola, anche se nessuno lo fa notare, si sente la sua mancanza.
E io detesto ammettere che mi manca da morire.
Ma ho Jake, lui é davvero un bravo ragazzo. Mi aiuta, mi consola quando mi sento triste, mi insegna cose che non so.
Passiamo le giornate insieme. A volte leggiamo, ognuno per proprio conto, altre volte lui mi insegna qualche trucco di magia.
Come adesso. Lui é disteso al mio fianco, sul verde prato davanti casa sua e sta leggendo un libro. Io, che ho smesso di leggere un bel pó di tempo fa, lo studio per bene.
Amo il suo volto concentrato quando legge, amo il modo in cui sorride quando legge qualcosa di divertente, amo il modo in cui alza le sopracciglia quando scopre qualcosa che non si aspettava.
Adoro osservare Jake, é come leggere il mio libro preferito: anche se ormai lo conosco a memoria mi stupisco ogni volta che lo guardo.
-Ti sta piacendo il libro?- Mi chiede improvvisamente lui alzando lo sguardo e incrociando i miei occhi.
Osservo per un attimo il libro che ho tra le mani, Cittá di carta di Josh Green, e sorrido.
É uno dei suoi libri preferiti, ho accettato di leggerlo solo se lui leggeva il mio libro preferito.
-É Carino.- gli dico alzando le spalle.
Lui assume un'aria sorpresa.
-Davvero?- dice -É carino é tutto quello che riesci a dire?-
Io sorriso. -Ok, mi piace.-
Lui alza un sopracciglio.
-Ok, lo adoro.- ammetto sospirando. -Vorrei tanto essere come Margo, libera e senza pensieri.-
Poggio la testa sul suo petto e guardo il cielo.
-Non starai mica pensando di scappare via?- Dice lui sorridendo.
-Se vieni con me si.- Gli dico guardandolo.
Lui ride. -Si, beh, peccato che c'é una mandria di mostri che ci vuole ammazzare.- Dice dandomi un bacio sulla guancia.
Sospiro. -Allora, come va la lettura di Zafón?- gli dico indicando il libro che gli ho praticamente costretto a leggere.
Lui sospira. -Odio ammetterlo, ma questo libro é terribilmente fantastico.-
Io sorrido e alzo il volto verso di lui.
-Io ho sempre ragione Evans.- Gli dico dandogli un bacio.
Lui ride e si stende sul prato, facendomi poggiare la testa sul suo petto.
-Sai Jake, non mi hai ancora detto perché tua madre ti ha chiamato sull'Olimpo.- Gli dico improvvisamente.
Lui  sospira, senza staccare gli occhi dal cielo. -Vuole che non prendo parte alla guerra che sta per scoppiare.-
Guerra. Eh giá, ormai é un termine giusto per quello che sta per accadere. I mostri si stanno avvicinando sempre piú al Campo.
Fortunatamente siamo ben protetti, grazie soprattutto a Leo e ai suoi fratelli, ma ció non toglie che presto dovremmo combattere contro molti pericolosi mostri.
Come se non bastasse l'incubo con la donna addormentata si fa sempre piú vivido. Mi chiede ogni notte di andare con lei, di raggiungerla.
Mi volto verso Jake. -E perché mai?- Gli chiedo.
Lui sa che abbiamo bisogno di piú semidei possibili per combattere i mostri. Anche se i romani si uniranno a noi, siamo lo stesso in numero minore.
-Io non ne ho idea.- dice lui abbassando finalmente lo sguardo dal cielo per posarlo su di me.
-Beh, nessuna madre vuole vedere il proprio figlio in battaglia.- Dico sostenendo il suo sguardo.
-Sbagliato.- Dice lui muovendo un dito. -Nessuna madre mortale vuole vedere il proprio figlio in battaglia, le madri divine dovrebbero essere orgogliose dei propri figli in battaglia.-
Sospiro. -Forse si preoccupa semplicemente per te.- Gli dico alzando le spalle.
Lui sospira e non risponde, tornando a guardare il cielo azzurro.
Rimaniamo in silenzio, ognuno assorto nei suoi pensieri.

-Ciao ragazzi.-
Osservo il ragazzo che ci sta guardando dall'alto e sorrido.
-Ehi, Nico!-  lo saluto mettendomi a sedere. Jake rivolge un sorriso al figlio di Ade.
-Evans posso rubarti la ragazza?- chiede abbozzando un sorriso. -Abbiamo lezione di tiro con l'arco.-
Da quando i mostri si stanno avvicinando abbiamo tutti intensificato i nostri allenamenti.
Ho passato molto tempo ad esercitarmi con Percy e Jake, ma ho voluto comunque continuare a tirare con l'arco.
Jake sospira, peró poi sorride. -Se proprio devi.- dice.
Gli do un bacio e mi alzo verso Nico.
-A dopo.- mi dice lui tornando al suo libro.

-Allora, come ti va la vita Garden?- Mi chiede Nico una volta che ci siamo allontanati dalla casa di Ecate.
Dalla sera che gli ho raccontato la storia di Andrea siamo diventati buoni amici. Per quanto si possa essere amica di un ragazzo che non ama parlare con la gente.
Ma mi piace la sua compagnia. É silenzioso e parla solo quando ce ne é bisogno.
Una volta sono riuscita perfino a fargli confessare che Will gli piace. Ricordo che l'ho abbracciato, contenta, e sono andata avanti per ore a parlargli di quello che doveva fare per conquistarlo.
Ma considerando che 1) a Nico non piacciono gli abbracci, 2) non ama le cose sdolcinate come gli appuntamenti, le canzoni romantiche o i fiori e 3) odia quando qualcuno strilla, sono stata piuttosto fortunata a ricevere solo un piccolo buffo in testa per intimarmi di smetterla.
Piú tardi mi sono resa conto che avrebbe potuto richiamare qualche zombie e farmi trascinare negli Inferi. Sicuramente avrebbe preferito quest'ultima opzione.
Da quel giorno comunque non abbiamo piú parlato della questione Will e lui ne sembrava veramente felice.

-Una meraviglia direi.- Gli ho risposto sospirando mentre entravamo nell'arena.
Lui mi ha guardato un attimo. -Colpa di Colui-che-non-deve-essere-nominato?- mi chiede.
Questo adorabile nomignolo é stato assegnato da Nico a Leo.
Una sera mentre stavamo cenando Leo si é avvicinato al nostro tavolo per parlare con Jason e Percy di un qualche marchingegno che aveva creato. Non mi ha stupita il fatto che non mi abbia rivolto la parola, non ci parlavamo da giorni. Ma quando Percy gli ha detto di sedersi lui ha osservato prima me e il suo posto, quello al mio fianco, ormai occupato da Jake ,per un attimo e poi ha detto di avere un qualche impegno urgente.
Non ho mai dimenticato lo sguardo ferito che mi ha rivolto quel giorno.
Mi alzai dal tavolo con le lacrime agli occhi. Jake mi raggiunse ma io lo mandai via, dicendogli che andava tutto bene. Lui insistette, ma io gli dissi che avevo solo bisogno di riposo. Solo quando mi gettai sul letto e lo ignorai per circa un'ora se ne andó.
Piú tardi qualcuno venne a bussare alla porta. Non mi alzai, convinta che fosse Jake o magari Percy, ma quando la voce di Nico arrivó da dietro la porta ero talmente curiosa che corsi ad aprire.
-Non sono proprio il tipo di persona adatto a queste cose, ma ammettilo tu hai un problema.- Mi disse entrando in casa e sedendosi sul mio letto. Lo guardai stupita per un attimo.
-Io non ho nessun problema.- Gli dissi poi decisa.
-Tu hai un problema.- ripeté il ragazzo guardandomi con i suoi occhi neri. -E il suo nome é Leo.-
-Non nominarlo!- gli urlai io con gli occhi lucidi.
-E vorresti dirmi che non hai un problema?- mi fece notare lui con voce calma, come se non avevo appena urlato.
Sospirai e poggiai la testa sul cuscino.
-Sembrate due bambini voi due.- Disse mentre si osservava le mani. -Perché non la smettete semplicemente di ignorarvi e tornate ad essere amici? -
-Non puoi farmi la predica tu!- sbottai io alzandomi dal letto. Non ero realmente arrabbiata con lui, solo mi serviva uno sfogo. -Tu non riesci neanche ad ammettere che Will ti piace.-
Lui divenne tutto rosso. -Almeno io e Will ci parliamo. - Disse. -Non siamo come te e L..-
-Ho detto di non nominarlo!- urlai alzandomi in piedi.
Lui sbruffó. -Beh, non siamo come te e Colui-che-non-deve-essere-nominato!- Urló lui.
Rimasi un attimo in silenzio a guardare il ragazzo che mi stava davanti e poi scoppiai a ridere.
Credo che non dimenticherò mai quel giorno, il giorno in cui Nico di Angelo mi fece ridere.
Da quel giorno lui divenne l'unica persona con cui sfogavo la mia rabbia contro Leo.

 

-Colpa sua e di certi mostri che vogliono ucciderci.- Gli dico abbozzando un sorriso.
Lui sospira. -Ah, giá.-
-Ciao Nico, ciao Alice.- ci saluta Will raggiungendoci. -Pronti per una splendida lezione di tiro con l'arco?- chiede con un grande sorriso.
-Come mai tanta felicità dottore?- Gli chiedo prendendo un arco.
Lui sospira e getta un'occhiata a Nico che sta preparando il suo arco. -Oh, certe persone mi mettono sempre di buon'umore.- Dice lui sorridendo ancora, con voce alta.
Vedo Nico arrossire e mi lascio scappare una piccola risata.

 

Dopo la lezione Nico mi ha fermata, dicendomi che ha bisogno del mio aiuto.
Strano, mi ha sempre ripetuto che lui puó cavarsela da solo, senza l'aiuto di nessuno.
Ci siamo seduti sulle gradinate dell'arena e lui si é tormentato le mani. Siamo rimasti in silenzio per un bel pó, lui non si decide a parlare.
-Nico ti ricordo che stiamo saltando la cena e io ho dato buca a Jake per parlare con te, quindi ora dimmi cosa c'é.- Gli ho detto sbruffando.
-Ogni tanto ti fa bene stare lontano da lui.- Mi dice alzando un sopracciglio.
Sbruffo di nuovo ignorandolo. -Allora di cosa hai bisogno?- Gli chiedo
-Hai fame?- mi chiede lui ignorando la mia domanda.
-Centra qualcosa con il tuo problema?- Gli chiedo alzando un sopracciglio.
-Hai fame si o no?- mi dice lui spazientito.
-Nico, smettila..
-Hai fame?- ripete lui interrompendomi.
-Si, ho fame!- sbotto io irritata. -Ora mi dici cosa..-
Non mi lascia finire la frase, si alza e  esce dall'arena. A metá strada si ferma e si volta verso di me.
-Vieni?- mi chiede
-Dove?- Gli chiedo io raggiungendolo.
-A mangiare.- Mi dice lui continuando a camminare.
Lo seguo in silenzio. Pensavo non volesse andare a cenare.
Invece di andare in mensa Nico mi conduce verso le Capanne. Superiamo quella di Ermes e quella di Afrodite e raggiungiamo la sua Capanna.
Entro in silenzio dietro di lui.
C'é un unico aggettivo per descrivere l'abitazione: scura.
Le pareti interne, come quelle esterne, e perfino il soffitto sono nere e l'unica fonte di luce proviene da una piccola finestra che sta nella parte destra della casa.
Per avere un pó piú di luce Nico accende qualche candela.
Ci sono due letti, uno di Nico e uno provvisorio per Hazel, un bagno e perfino una cucina. É li che mi porta il figlio di Ade, in cucina.
-Da quanto tempo non mangi un piatto di spaghetti al pomodoro come si deve?- Mi chiede mentre mi fa accomodare su una sedia grigia.
-Da troppo tempo!- esclamo. Una delle poche cose che mi manca dell'Italia é il cibo. Non che qui non si mangi bene, anzi al contrario, ci sono molte pietanze deliziose, ma la cucina italiana per me resterá sempre la migliore.
Lui sorride, prende una grossa pentola  e la riempie d'acqua. Dopo averla messa su un fornello, e dopo aver preparato il sugo, si siede al mio fianco.
-Tu sai cucinare?- Gli chiedo osservando l'ampia cucina.
Lui alza un sopracciglio. -Non sottovalutarmi, Garden!- esclama.-Non posso mangiare sempre le solite schifezze della mensa.-
-Ma i piatti non sono magici?- Gli chiedo.
-Si, ma le pietanze non sono mai buone come quando le cucini tu.-
-Io sono un disastro in cucina.- Gli dico sospirando. -Al pranzo ci pensava sempre Lucas o il ristorante sotto casa.-
Lui fa un verso di scherno. -Come mai non sono sorpreso?- Dice
-Ehi!- protesto io tirandogli un pugno sul braccio.
Lui ride. Nico ha davvero una strana risata, forse é perché non si sente quasi mai quel suono particolare uscire dalla sua bocca.
Dopo l'ottima cena (si, la pasta era davvero buonissima, ma non glielo riveleró mai!) Nico mi ha fatto accomodare su un divano di pelle (finta pelle, scusate. Non mi sarei mai seduta su un divano di pelle!) e mi ha dato una ciotola con delle patatine, mentre lui mangiava dei semi di melograno.
-Allora, vuoi dirmi perché ti serve il mio aiuto?- Gli chiedo prendendo una patatina.
Lui sospira. -Prometti di non iniziare ad urlare e a straparlare per ore?- Dice lui passandosi un seme di melagrana tra le dita.
-Oh dei.- esclamo. -Si tratta di Will!- poso la ciotola con le patatine e lo osservo.
-Ecco, appunto.- Dice lui sospirando. -Promettilo o non ti dico niente.- aggiunge poi con aria minacciosa.
Sbruffo. -Ok, prometto.-
Lui sospira nuovamente. -Will mi ha chiesto di uscire.- Dice infine.
Mi sto trattenendo dal non urlare, ma sono sicura che il mio volto esprime tanta gioia. Troppa gioia per Nico che sbruffa irritato.
Prendo un forte respiro. -Tu cosa gli hai detto?- chiedo cercando, inutilmente, di  non sembrare molto felice per l'accaduto.
Lui arrossisce un poco. -Gli ho detto che ci avrei pensato.- Mi dice fissando le sue mani.
-Nico!- esclamo sbalordita.
-Che c'é?- chiede lui sulla difensiva. -Non posso accettare un appuntamento cosí, da un momento all 'altro.-
-Non ti credevo cosí codardo, sai?- Gli dico puntando i miei occhi sul suo viso. Lui evita il mio sguardo.
-Alice, mi hai appena dato del codardo?- dice lui stringendo un seme tra le mani.
-Si, sei un codardo Nico di Angelo.- Gli dico senza smettere di guardarlo.
-Io non sono un codardo.- dice lui tra i denti.
-Ah no?- Gli dico sorridendo. -Allora alza il tuo sedere da qui e vai ad accettare l'appuntamento di Will.-
Lui alza finalmente lo sguardo su di me. -Adesso?- chiede.
-Si, adesso- gli dico io afferrandogli un braccio per farlo alzare.
-Ma adesso non posso.- Dice lui guardandosi intorno -Devo...devo pulire la cucina!-
-Codardo.- Gli dico io punzecchiandogli un braccio
Lui sbruffa. -Smettila!-
-Codardo.- ripeto io continuando a torturagli il braccio.
Lui sbruffa di nuovo e si volta dall'altro lato.
-Codardo, codardo, codardo.- Lo canzono io.
-Per il divino Ade , Alice smettila!- sbotta lui alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta. -Se vado da lui la smetterai di torturarmi?- chiede fermandosi un attimo.
-Certo.- Gli dico io sorridendo.
Lui sospira ed esce di casa.
-Ah, aspetta.- Mi dice poi tornando indietro. -Pulirai la cucina vero?-
-Neanche per sogno!- Gli dico scuotendo la testa.
-Sfaticata.- mi canzona lui avvicinandosi per punzecchiarmi un braccio.
Sbruffo. -E va bene!- Gli dico, so che non la smetterá fino a quando non accetto.
Lui sorride appena. -A domani.-
Si volta ed esce nuovamente di casa.
Raggiungo la cucina e inizio a lavare i piatti sorridendo.
Una volta un uomo saggio disse che bisogna andare alla ricerca della felicità. Tutti noi abbiamo la felicitá nascosta da qualche parte, basta solo cercarla.
Stasera Nico é andato alla ricerca della sua felicitá, é andato alla ricerca di Will.





 

Angolo dell'autrice :3
Sono tornata prima del previsto xD
Per prima cosa chiedo scusa a Leo che in questo capitolo è diventato una sorta di Lord Voldemort xD Nonostate tutto sei sempre il mio preferito :3 <3
Poi...ma quanto è adorabile Nico? Dei, lo amo *---*
L'uomo saggio di cui si parla alla fine é il grandissimo Roberto Benigni.
Allora, vorrei ringraziare tutte le persone che hanno apprezzato il capitolo precedente. Per me era importante che passasse il messaggio contro la discriminazione. Purtroppo al giorno d'oggi esistono ancora casi del genere.
Quindi, ringrazio icedislan, percy_daughter, Lovely_book, anubis347 e il mio cuoricino Angy per le splendide recensioni. :3
Mi dispiace avervi fatto piangere xD
Siete sempre la mia gioia gente <3
Ringrazio anche chiunque segue la storia :D
Vi lascio con un quesito: volete il ritorno di Leo si o no? :3
Byeeeeee, with love BettyLovegood <3


P.S: Se volete passate a dare un'occhiata ad una piccola Percabeth che ho scritto ;3  

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: BettyLovegood