Capitolo V.
Blind.
"So già che quel tuo sorriso mi metterà nei guai."
●Vanilla Sky●
Con fatica Amy riuscì a prendere sonno quella sera. L'immagine di
Sheldon abbracciato a quella sconosciuta mentre lei tastava ogni singolo
centimetro del suo corpo continuava a ripetersi nella sua mente, facendola
girare più e più volte nel letto finché non si arrese, rimanendo immobile a
fissare il soffitto. Chiuse gli occhi e quando suonò la sveglia le parve
fossero passati soltanto pochi minuti anche se in realtà era ormai già mattina.
Si ricordò dell'impegno con Sheldon, ma non aveva molta voglia di andarci.
Purtroppo ormai glielo aveva promesso e se non ci fosse andata le avrebbe
tenuto il muso per giorni conoscendolo. Forse doveva dirgli che non aveva più
bisogno di lezioni di musica e che il ritrovarsi a studiare insieme era già
sufficiente. Sì, decise che avrebbe fatto così.
Si vestì svogliatamente con le prime
cose che trovò e non si curò affatto di ridurre al minimo il rumore tant'è che
sentì la sua coinquilina rigirarsi nel letto e borbottare qualcosa da sotto le
coperte.
« Amy hai idea di che diavolo di ore
sono?! »
Erano le otto di sabato mattina ed
effettivamente si domandò perché non gli avesse chiesto di fare di pomeriggio.
Almeno non avrebbe sentito la sua coinquilina insultarla per l'orario, a parer
suo, inumano.
« Chiudi la bocca, Leslie. » sbottò
Amy quando trovò le scarpe che erano finite sotto il letto.
Leslie Winkle era quella simpaticona
della sua coinquilina. Era molto seria e detestava chiunque non rispecchiasse
il suo ideale di persona. Era una gran studiosa, dotata di una notevole
intelligenza e per questo spesso si sentiva in obbligo di criticare e
correggere gli altri. Non aveva amici perché non sopportava nessuno e nessuno,
ovviamente poteva sopportare lei. Non era facile aver a che fare con il
carattere lunatico di Leslie, ma con il tempo aveva capito come gestirla e dato
che per chissà quale motivo era entrata nelle sue grazie, la convivenza non era
poi così terribile. Anzi, infondo non era nemmeno così antipatica come le era
sembrata in principio, appena conosciuta. Molto spesso però non prestava molta
attenzione a quello che diceva, sopratutto quando cominciava a parlar male di
praticamente chiunque.
« Si può sapere dove stai andando? »
continuò la ragazza tirando su il busto e stropicciandosi un occhio, mezza
assonnata.
« Ho un impegno con un amico. » disse
dandosi un'occhiata allo specchio.
« Alle otto di mattina? Sicura che
non intendesse le otto di sera? Mi sembra più logico. » continuò lei prendendo
gli occhiali dal comodino e passandosi una mano nei capelli mossi.
Amy sospirò e decise di ignorarla.
« Chi è? » chiese la ragazza. La mora
si girò guardandola curiosa. Da quando le interessava con chi usciva?
Leslie scrollò le spalle. « Beh, è la
prima volta che ti vedo passare così tanto tempo davanti ad uno specchio. »
Amy prese una spazzola e tornò a
specchiarsi. « Forse lo conosci, si tratta di Sheldon Coo—»
« Sheldon Cooper?! » urlò quasi,
interrompendola. Si mise a gattoni e raggiunse il bordo del letto, fissandola
attentamente. « Tu esci con quel Sheldon
Cooper? »
« Ehm...beh, siamo amici e...»
balbettò Amy sorpresa da quella sua strana reazione. Non è che forse....
Leslie assottigliò lo sguardo. « Hai
idea di che razza di imbecille sia? »
Chissà perché si aspettava una frase
del tipo:" sei sua amica? Ti prego me lo fai conoscere?", ma poi si
ricordò che si trattava pur sempre di Leslie e se non dava dell'imbecille a
qualcuno un giorno sì e l'altro pure significava che qualcosa non andava bene.
Amy ridacchiò mentre si pettinava i
lunghi capelli. « Perché? »
« Come perché?! Perché lo è e basta.
Guarda come va in giro, chi frequenta e senti tutte le storie che si dicono su
di lui e poi dimmi se non è imbecille uno così. » Si sedette sui polpacci e
incrociò le braccia al petto. « Un tipo del genere non merita di frequentare
una Università di questo prestigio. Io ho fatto i salti mortali per entrare qui
dentro mentre lui chissà che raccomandazioni ha avuto! Io non capisco perché
continuano a permettergli di rimanere. » continuò alzando la voce di un tono
per rimarcare tutto il suo disappunto.
Ora capiva qual'era il motivo di
tutto questo odio. Lui era più bravo di lei e Leslie non sopportava l'idea di
essere seconda a qualcuno. Sopratutto se uno riusciva a ottenere i risultati
che voleva con il minimo sforzo. Era sempre stata la più brava a scuola e
vedere che qualcun'altro le aveva portato via l'unica cosa di cui poteva
esserne orgogliosa la mandava su tutte le furie. Era tremendamente invidiosa di
lui e dei suoi meriti, secondo lei, immeritati.
« Se lo conoscessi capiresti che non
è per niente come pensi. In più non è un raccomandato, è davvero bravo. »
ripensò a come ridevano e chiacchieravano a lungo quando si ritrovavano il
pomeriggio e sopratutto del talento che aveva per i numeri.
« Bah, non mi interessa fare amicizia
con lui. Piuttosto mi butto da un ponte. » sbottò ritornando sotto le coperte e
tirandosele fin sopra la testa per bloccare un po' la luce che arrivava dalla
finestra. « E poi voglio proprio vedere se è davvero tutto farina del suo sacco
o se in realtà c'è sotto qualcosa. » borbottò.
Quando uscì dalla stanza erano già le
nove passate. Era leggermente in ritardo, ma non le importava affatto e fece il
resto del tragitto con assoluta calma, fermandosi per far passare ogni singolo
pedone pronto ad attraversare la strada.
Quando arrivò all'appartamento di
fronte a quello dell'amica si accorse di averci messo il doppio del tempo che
ci metteva di solito, il triplo se considerava quando tornava con Sheldon. Lui
amava la velocità e più di una volta si chiese come facesse a tornare a casa
vivo ogni volta, sopratutto nelle condizioni pietose in cui riversava dopo le
sue solite uscite da vita mondana. Nonostante il suo essere spericolato, doveva
ammettere che era davvero molto bravo a guidare. Probabilmente era grazie a
questo suo talento se riusciva a tornare sempre sano e salvo.
Bussò un paio di volte, ma non
ricevette alcuna risposta.
Strano.
Riprovò ancora.
Niente.
Girò allora la maniglia e notò che la
porta era aperta. Entrò e fece qualche passo, ispezionando il luogo in cerca di
forme di vita, ma sembrava non ci fosse nessuno. Tutto quello che poteva
sentire era il silenzio più assoluto.
« Sheldon...? » provò a chiamare. Superò il
divano con la poltrona accanto e si affacciò nel corridoio buio dove faceva un
angolo e sul fondo poteva vedere la porta della camera di Sheldon.
Non osò andare oltre. Certamente non
poteva catapultarsi in camera sua come se niente fosse e l'ultima cosa che
voleva era beccare Sheldon con quell'altra a fare...chissà cosa.
Improvvisamente la porta si aprì
facendola sobbalzare. Una figura alta quasi un metro e novanta uscì, con una
mano nei capelli e camminando a passo lento.
« Pidge...» biascicò con la bocca
ancora impastata dal sonno. « Cosa ci fai qui? » chiese con gli occhi socchiusi
e i capelli in disordine.
Solo ora Amy si accorse che indossava
solo dei boxer di Calvin Klein. Immediatamente divenne rossa e distolse lo
sguardo imbarazzatissima.
« S-Sheldon copriti dannazione! »
esclamò. Non che avesse un brutto fisico, anzi, sopratutto con quella leggera
muscolatura e il tatuaggio che risaltava sul braccio, ma non poteva presentarsi
in quel modo di prima mattina senza alcun preavviso e che cavolo! Il ragazzo
sbarrò gli occhi realizzando uno chi aveva davanti e due come si era presentato.
In meno di un secondo si precipitò in camera e ritornò con addosso dei
pantaloni lunghi del pigiama mentre cercava di infilarsi una maglia presa a
caso dal mucchio sparso sulla sedia.
Amy si guardò attorno. Nessuna
traccia della ragazza di ieri. Meglio così.
Incrociò le braccia e spostò il peso
su una gamba. « Dovevamo finire una cosa ricordi? »
Sheldon ci pensò qualche secondo poi
inarcò le sopracciglia e schiuse la bocca in una O quando si ricordò della
conferma di Amy.
« È vero ora ricordo! » si massaggiò
la fronte sentendo un dolore acuto alla testa. Non si era ancora ripreso dalla
sera precedente. Si passò due dita sugli occhi sperando che il dolore si
attenuasse un po'. « Non c'era bisogno di venire così presto, Pidge. »
Amy inarcò un sopracciglio scettica.
« Presto? Guarda che sono passate le nove e mezza da un pezzo. »
Lui si interruppe e la fissò serio. «
Non può essere così tar...» si bloccò con un' espressione di puro orrore quando
guardò l'orologio sulla parete e notò che Amy aveva ragione.
« Merda! » imprecò. « Sono in
ritardo! » corse in camera e lo sentì aprire l'armadio con forza e imprecare
nuovamente per non aver trovato i vestiti giusti. Lo vide tirare fuori i
vestiti alla rinfusa e lanciarli in giro finché non trovò i pantaloni e la maglia
nera che gli servivano. « Questa volta mi licenzia ne sono sicuro! » disse
mentre si precipitava in bagno.
Amy batté le palpebre un paio di
volte e, da quello che stava succedendo, capì che doveva essere mostruosamente
in ritardo per il lavoro.
Trenta secondi dopo era vestito,
pettinato con gel e lacca e persino improfumato. Non c'era tempo per lavarsi i
denti l'avrebbe fatto appena sarebbe tornato anche se il pensiero di uscire
ignorando una cosa così fondamentale per l'igiene personale lo metteva tremendamente a disagio.
« Dovevo essere là già alle nove,
dannazione. » disse cercando le scarpe per tutto il salotto.
«Perché diamine non mi ha svegliato
quell'idiota di Leonard?! »
Saltellò su un piede solo mentre
tentava di infilarsi la seconda scarpa e contemporaneamente cercava portafoglio
e cellulare. Appena trovò gli oggetti si fiondò alla porta d'ingresso aprendola
con un colpo secco. Neanche il tempo di uscire che si sentì chiamare da Amy. Si
voltò con un aria che implorava di essere capito e di lasciarlo andare, ma lei
gli mostrò le chiavi della macchina.
« Senza queste dove pensi di andare?
»
Con due falcate la raggiunse e le
strappò le chiavi di mano. « Grazie Pidge, come farei senza di te? » disse
dandole un veloce bacio sulla fronte.
Corse fuori e mentre scendeva di
corsa le scale sentì gridare qualcosa rivolto a lei. « Nel mucchio vicino alla
porta ci sono le chiavi di scorta! Mi dispiace, quando ho finito ti chiamo! »
Amy sbuffò e sorrise mentre prendeva
le chiavi e chiudeva la porta. Era proprio strano doveva ammetterlo.
Infilò le chiavi in tasca e tornò al
campus sentendo ancora le sue labbra a contatto con la sua pelle.
~°~
« Dai Howard ti prego! » lo supplicò
Raj appoggiando i gomiti sul bancone e assumendo un'aria afflitta. « Sei mio
amico me lo devi questo favore! »
Howard sbuffò e appoggiò il
cacciavite con forza guardando l'amico esasperato. « Ti ho detto che non posso
farlo! Sono fidanzato, non posso provarci con una solo per farla poi uscire con
te! » sbottò rigirando l'oggetto fra le mani in cerca del guasto. « Bernie mi
ucciderebbe. »
« Devi solo farmi conoscere una
ragazza da portare alla festa non ti sto chiedendo il mondo! » continuò
osservandolo dritto negli occhi.
« Perché non chiedi allora a Amy? Ti
piace no? »
Raj si staccò dal bancone e fece
qualche passo per il piccolo negozio guardando distrattamente gli oggetti
esposti.
« Perché sai che casini combino
quando vado a quel tipo di feste e inoltre non so se gli piaccio. Magari mi fa
la bella faccia davanti, ma sotto sotto in realtà mi odia. »
Howard alzò gli occhi al cielo
seccato. Ora iniziava con le paranoie.
« Inoltre va già con Sheldon. »
aggiunse ritornando di fronte all'amico.
« Senti se ti odiasse ti avrebbe
mandato a quel paese già da tempo e per la festa basta solo che non bevi come
se non ci fosse un domani...»
« Come faccio a non bere, Howard!? Lo
sai che è l'unico modo per combattere la timidezza! »
« Allora non andare! » sbottò ormai
al limite della sopportazione. Quando Raj si comportava così avrebbe voluto
strozzarlo.
« Ma ci andate tutti! Persino
Sheldon! Cosa faccio da solo? Passo per lo sfigato di turno! »
Howard spostò l'oggetto in malo modo
in un angolo del bancone e appoggiò i palmi sul tavolo fissandolo irritato.
« Senti io qui sto lavorando. Hai tre
opzioni: o non ci vai, o vai da solo, o prendi quel dannatissimo cellulare,
chiami Amy, e le chiedi di venire con te. »
Raj tirò fuori il cellulare e lo guardò
incerto. « Sicuro che mi conviene fare così? »
« Se Sheldon ci vuole andare ha mille
ragazze a cui chiedere e che accetteranno di uscire con lui a prescindere,
mentre tu non ne hai neanche mezza da quando ti sei lasciato con Lucy. A lui
fanno schifo le feste per matricole, gli farai solo un piacere. » continuò
riprendendo da dove aveva interrotto.
Rajesh ci pensò ancora poi strinse
con forza il cellulare e guardò l'amico con fare deciso. « D'accordo, allora la chiamo! » esclamò
aprendo la porta e gridando un "grazie!" appena varcata la soglia.
Meno di cinque secondi dopo la porta
si aprì di nuovo e stavolta non c'era un ragazzo indiano in ansia pronto a
farlo disperare con i suoi discorsi paranoici, ma una graziosa ragazza bionda e
minuta.
« Ciao! » squittì con la sua voce
leggermente stridula e andò incontro al ragazzo dietro al bancone stampandogli
un bacio sulle labbra.
« Ehi, cosa ci fai qui? » chiese lui
ora decisamente più tranquillo di prima.
« Oggi finivo prima ricordi? »
rispose sorridendo.
Howard si schiaffò una mano sulla
fronte. « È vero mi sono dimenticato! Sono bloccato qui tutto il pomeriggio
probabilmente. C'è un sacco di roba da fare per lunedì. » continuò lui
dispiaciuto.
Bernadette lavorava come cameriera in
un ristorante poco lontano dal suo negozio. Solitamente il sabato aveva il
turno pieno, ma quella settimana invece lavorava solo mezza giornata.
E lui non aveva smaltito il lavoro
convinto di poter fare tutto il sabato.
« Mi dispiace...» mormorò il ragazzo.
« Non importa ci vediamo stasera,
riesco a restare da voi finalmente. È da tanto che non vedo i ragazzi! »
« D'accordo a dopo allora. » disse
ammorbidendo l'espressione del viso e approfittando della mancanza di clientela
per darle un altro bacio.
« A proposito, prima di entrare ho
incrociato Raj e aveva un'aria strana, non so spiegare bene...»
Howard rise. « Forse ha trovato
qualcuna finalmente. »
« Davvero? » chiese quasi incredula.
« Allora devo assolutamente conoscerla! »
Sheldon riuscì a cavarsela con solo
un mezzo rimprovero dal proprietario. Da quando lavorava lì, ovvero quasi due
anni, il numero di clienti era discretamente aumentato sopratutto quelli di
sesso femminile. Se l'avesse mandato via avrebbe dovuto sorbirsi un'orda di
ragazzine inferocite. Ma non era solo grazie al fatto di aver incrementato gli
affari che non si arrabbiava mai veramente con lui nonostante non fosse la
prima volta che arrivava in ritardo o addirittura si dimenticava del turno. Semplicemente
si rispecchiava in quel ragazzo e vedeva la sua versione da giovane. Non che
adesso fosse vecchio, avevano solo una decina d'anni di differenza eppure
sembravano molto di più se si confrontavano la sconsideratezza di Sheldon e la
serietà del proprietario.
A Sheldon quel lavoro tutto sommato
non dispiaceva. Amava stare a contatto con le persone e sentire le storie delle
loro vite che, dopo un bicchiere di troppo, venivano puntualmente raccontate a
lui come se si trattasse di un amico fidato di lunga data. L'unica pecca era
che a volte gli toccava lavorare la sera impedendogli così di uscire con gli
amici. Lo faceva sempre il proprietario quando si accorgeva che stava
esagerando. Piuttosto che lasciarlo andare sapendo come poi sarebbe tornato a
casa preferiva tenerlo lì e, anche se si arrabbiava, almeno era sicuro che si
sarebbe tenuto lontano dai guai.
Mentre preparava le ordinazioni dei
due clienti seduti al bancone vide entrare Leonard seguito da Amy e Penny.
Prima di sedersi Amy sentì due ragazzine dietro di sé mormorare qualcosa.
« Hai visto? Oggi c'è lui di turno. »
« Hai ragione Adrianne, è davvero
figo cavolo! Perché dalle mie parti non ci sono ragazzi del genere? »
« Lo so. Una volta l'ho visto in una
discoteca. Dovevi vederlo, Alyssa. »
« E non ci hai provato?! »
« No purtroppo, ma la prossima volta
giuro che non me lo lascio scappare. »
Amy alzò gli occhi al cielo
sbuffando. Ovunque si girasse c'era sempre qualcuna che gli moriva dietro.
Le due sconosciute si misero a un
tavolo e ridacchiarono tutto il tempo lanciando sguardi in continuazione verso
di lui. Avranno avuto sì e no quindici anni. Ebbe l'impulso di alzarsi e tirare
un pugno ad entrambe. Almeno avrebbero smesso di ridere.
« Cosa ci fate qui? » chiese sorpreso
mentre asciugava un bicchiere.
« Ci stavamo annoiando, così siamo
venuti a trovarti. » rispose Leonard appoggiando la guancia su una mano e
pensando a cosa prendere.
« Stamattina per colpa tua sono
arrivato tardi. » disse mettendo il bicchiere a posto. « Si può sapere dove sei
andato? »
Leonard lo guardò di sottecchi. «
Via. E poi non posso sempre essere io a svegliarti, dannazione! Hai quasi
ventidue anni dovresti essere in grado di svegliarti da solo! »
« Non è colpa mia se non sento mai quella
stupida sveglia. » borbottò.
« Se andassi a dormire a orari più
umani la sentiresti. » continuò Leonard con aria di sufficienza.
Sheldon mormorò un paio di insulti a
denti stretti rivolti all'amico e poi si avvicinò alle due ragazze sedute
accanto a Leonard.
« Cosa prendete? »
« Non lo so qualunque cosa va bene
basta che sia alcolica. » sbottò Penny con aria imbronciata.
« Anche a me. » disse Amy guardando
il cellulare.
« Non è un po' presto per bere? »
chiese Sheldon con una bottiglia in mano.
« Zitto e versa. » replicò Penny
indicando il bicchierino che aveva davanti. « Zack è davvero un idiota certe
volte. »
« Solo certe volte? » disse Leonard
non riuscendo a trattenersi.
« Cosa hai da insinuare tu? » rispose
acida rivolta al ragazzo con gli occhiali.
« Dico solo che non è la prima volta
che si comporta così e lo farà ancora. »
« Ah davvero? E farti un po' di
affari tuoi no eh? »
Sheldon faceva passare gli occhi da
uno all'altra come se stesse seguendo una partita di tennis. Si lanciavano
frecciatine di ogni tipo e decise di intervenire per impedire lo scoppio di una
lite.
« Ehi calmatevi, ma cos—»
« Quando si parla di Zack ti devi
sempre intromettere vero? »
« Certo perché io so con chi hai a
che fare, ma tu ancora non te ne rendi conto! »
La bionda si girò dandogli le spalle.
Era davvero furiosa, ma non voleva fare una scenata in
mezzo a tutta quella gente.
« Senti fai come ti pare non mi
interessa. Puoi pensare quello che vuoi. » rispose Penny seccata. Afferrò la
borsa e se ne andò lasciando Sheldon sempre più sbigottito. Anche Leonard la
seguì lasciando una banconota da cinque sul bancone.
« Okay...puoi spiegarmi gentilmente
cosa sta succedendo? » chiese guardando Amy.
« Zack ha detto che non può venire
alla festa perché è impegnato con il lavoro e Leonard ha affermato che in
realtà era tutta una balla perché si sta, in realtà, frequentando con un'altra.
»
« In poche parole la sta tradendo. »
disse calmo.
« Questo è quello che ha detto
Leonard. » replicò Amy, ma lui non fece una piega. « Perché non è così vero? »
Sheldon sospirò. « Non è la prima
volta che fa una cosa simile. Io e Leonard lo conosciamo sappiamo che tipo è,
ma a quanto pare Penny è accecata da quel ragazzo e non riesce a vedere chi in
realtà sia. »
« Allora dobbiamo dirglielo! »
esclamò Amy.
« Lo abbiamo già fatto, fidati, ma è
testarda e non ci vuole ascoltare. » Amy abbassò lo sguardo sapendo che aveva
ragione. Se Penny si metteva in testa una cosa era difficile poi farle cambiare
idea. « Dovremo aspettare che sia lei ad accorgersene da sola. » portò via i
bicchierini lasciati mezzi pieni e, approfittando della calma, si appoggiò al
bancone su cui era appoggiata la macchina del caffè di fronte ad Amy. « Almeno
così Leonard potrà finalmente farsi avanti. »
Amy sgranò gli occhi e Sheldon si mise
una mano davanti alla bocca, maledicendosi per aver detto una cosa così
delicata e che aveva promesso non avrebbe detto a nessuno.
« Aspetta, intendi che...»
Lui si avvicinò mettendosi un dito
davanti alle labbra. « Non devi dirlo a nessuno. Se Leonard sa che ho spifferato
tutto mi uccide davvero. » mormorò.
Ora capiva perché Leonard sembrava
sempre a disagio quando era in compagnia di Penny. Si era preso una cotta per
la sua migliore amica e lei manco se n'era accorta. Ottimo.
C'era da dire però che li vedeva bene
insieme. Di sicuro molto di più che con Zack.
Mentre rifletteva su questo vide una
ragazza alta e bionda affiancarsi a lei. Amy la scrutò attentamente. Aveva
un'aria familiare, ma non riusciva a ricordare dove l'avesse vista. Era nervosa
a giudicare da come si tormentava l'unghia del pollice.
« Sheldon...» mormorò quest'ultima
con voce flebile attirando la sua attenzione per un soffio.
Lui corrucciò la fronte con aria
interrogativa. « Sì? »
Ora che la osservava bene la
riconobbe, anche se con fatica. Era la tipa avvinghiata a Sheldon che aveva
incontrato casualmente sul pianerottolo la sera prima. Aveva i capelli raccolti
in una coda, il viso senza un velo di trucco e i vestiti molto casual. Ecco
perché non l'aveva riconosciuta subito.
« Ecco io...io volevo...per ieri...mi
dispiace tanto... mormorò spezzettando le frasi e con un'espressione seriamente
dispiaciuta in volto. Non stava mentendo. Amy la guardò basita.
« Non so perché l'ho fatto...mi
avevano costretto le mie amiche ad andare a quella stupida festa, io neanche ci
volevo andare...ho...ho bevuto e poi...» si mise le mani davanti al viso per
nascondere il tremendo imbarazzo e gli occhi lucidi. Aveva detto tutto con una
voce talmente bassa che Amy a fatica riuscì a sentire nonostante le fosse accanto.
Sheldon era rimasto completamente
immobile, con la bocca leggermente socchiusa per lo stupore e a malapena
respirava, quasi per paura di non sentire quello che stava dicendo.
« N-non ero mai neanche stata con un
ragazzo prima...» si asciugò una lacrima e tirò su col naso prima di
riprendere. « Ammetto che sei davvero molto carino forse è per questo che mi
sono lasciata andare...So chi sei, conosco la tua fama e per questo non mi
aspetto nulla da te, però ci tenevo a fartelo sapere. Non voglio che mi
consideri come le altre con cui sei stato insieme. » si sistemò la borsa che
aveva a una spalla e si voltò per andarsene.
Amy la seguì con lo sguardo finché la
porta non si chiuse alle sue spalle. Quando si voltò nuovamente Sheldon aveva
un'espressione cupa in volto. Quelle parole dovevano averlo turbato parecchio.
« Va tutto bene? » chiese Amy.
« Sì...» rispose con voce grave.
Prese lo straccio che stava stringendo tra le mani e lo gettò dietro di sé. «
Sì, va tutto bene. »
Eccomi qua finalmente ad aggiornare questa storia!
Avete passato bene le vacanze? Io sì dai anche se sono ingrassata due chili mannaggia.
Lo so che vi ho fatto aspettare un sacco e mi dispiace davvero <.< Volevo aggiornare lunedì, ma ho pensato che avevate aspettato fin troppo, così ecco il capitolo nuovo^^
Leonard non sopporta che Penny esca con Zack e glielo sta facendo capire in tutti i modi che tipo di persona è e Sheldon, ovviamente, non riesce a mantenere il segreto a lungo finendo per svelarlo ad Amy.
Raj è deciso a convincere Amy ad andare con lui alla festa, deve solo trovare il coraggio di chiederglielo!
Fatemi sapere, come sempre, cosa ne pensate, ci tengo molto :)
Grazie a tutti e al prossimo capitolo^^