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Autore: KittyPryde    19/11/2008    1 recensioni
Non passava ora senza che Virgil non gli indicasse che stava parlando o ridendo a voce troppo alta, non passava cena durante la quale non le venisse fatto notare che stava tenendo nel modo sbagliato la forchetta.
SPOILER!!!! per chi non avesse visto la fine dell'anime/conosca la fine delle novel.
[Esther Blanchette]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante la natura repentina dell’elevarsi della posizione sociale di Esther Blanchett fosse stato chiaro a tutti fin dal giorno della sua ascesa al trono, qualcosa nella mente della neo regnante di Albion ancora faticava ad accettare a pieno tutte le conseguenze di quella sua nuova condizione. La giovanissima sovrana aveva accettato fermamente e con una nonchalance invidiabile quello strano scherzo del destino che ne aveva fatta una regina a sorpresa, ma allo stesso tempo non aveva del tutto afferrato che, compreso nel pacchetto regalo, assieme alla corona e alle difficoltà che avrebbe incontrato nel governare, c'erano anche una serie interminabile di regole formali e imposizioni di etichetta che la signorina Esther Blanchett aveva, fino ad allora, pacificamente ignorato.

Doveva fare attenzione a come e dove camminava, al modo esatto di parlare o di porre le domande, doveva preoccuparsi di quando fosse giusto tacere o più opportuno dare il proprio parere, le avevano insegnato a inchinarsi, a sorridere, a stare a tavola in modo non solo composto, ma ineccepibile e nonostante questa valanga di convenevoli e innocue imposizioni la esasperassero molto di più delle riunioni tenute con i consiglieri per decidere il futuro del suo paese, Esther si trovava costretta a tacere sui suoi fastidi, così come le avevano insegnato, soffocando silenziosamente sotto la morsa asfissiante del corsetto.
Non passava ora senza che Virgil, o qualcun'altra delle persone che le stavano più vicine nei primi passi del suo cammino, non gli indicasse che stava parlando o ridendo a voce troppo alta, non passava cena durante la quale non le venisse fatto notare che stava tenendo nel modo sbagliato la forchetta o bevendo nel bicchiere dell'acqua anziché in quello del vino e quando una sera, durante un incontro ufficiale con alcuni ambasciatori esteri, per discutere le solite incombenze burocratiche di facciata, Eshter si trovò davanti un meraviglioso e invitante piatto di scampi dorati tragicamente chiusi all'interno del loro croccante guscio, sua maestà constatò tristemente che sapeva benissimo ciò che non doveva fare, ma era assolutamente all'oscuro di come una regina avrebbe dovuto comportarsi.

Un ministro barbuto e completamente calvo parlava ininterrottamente da più di mezzora, agitando la voglia grigiastra che aveva sulla mano destra davanti al naso dei suoi vicini di posto che fingevano di ascoltarlo con interesse, mentre Esther aveva smesso completamente di prestare attenzione ai discorsi nevrotici del vecchietto e si era versata dell'acqua, nel bicchiere giusto, per prendere tempo e decidere come attaccare quei gamberi profumati che ammiccavano dal suo piatto. Sicuramente non poteva prenderli in mano e sgusciarli con le dita come l'istinto le suggeriva e l'idea di mangiarli completi del loro guscio era altrettanto sconsigliabile, ma non sapeva davvero trovare un modo elegante, o quantomeno consono, per liberarli dal loro dalla loro inespugnabile corazza, così non le restava che continuare a fissare il piatto, dopo aver scartato anche l'ultima controproducente soluzione di procedere per tentativi, decisione che avrebbe sicuramente ottenuto, come solo effetto, quello di dimostrarsi platealmente ignorante in materia di gamberetti, il che non le sembrava affatto regale.

Il vecchio ambasciatore, barbuto e avvinazzato, continuava a blaterare e Esther a navigare nel buio in cerca di un rimedio diplomatico che non sembrava intenzionato ad manifestarsi e stava ormai per dichiarare la sua sconfitta alzando bandiera bianca davanti a quel trionfo di spezie e crostacei che tanto la attirava quando, da sotto il tavolo, sentì indistintamente attraverso l'ingombro di tulle del sottogonna, qualcosa che le urtava la le gambe con insistenza, ma, alzando lo sguardo indignata da quel gesto così poco fine e così fuori luogo, non incontrò lo sguardo indiscreto di qualche vergognoso commensale, bensì l'efebico e posato profilo di Virgil che non sembrava affatto intenzionato a offendere le virtù di sua maestà, quanto piuttosto a indicargli la strada più semplice per risolvere tutti i suoi problemi gastronomici, mostrandole con gesti esplicativi come sgusciare i malcapitati gamberi soltanto grazie all'uso di coltello e forchetta, con precisione chirurgica e senza il minimo errore. Esther ne fissò a lungo i gesti abili, il modo scrupoloso con cui la forchetta tratteneva la coda mentre con il coltello si disfaceva del sottile guscio lasciando intatta la polpa rosata del piccolo crostaceo, ma la sua attenzione ai movimenti metodici e ordinati di Virgil era tanto profonda che non si accorse dell'arrivo dei camerieri che, dopo essersi materializzati alle sue spalle senza che lei ne percepisse la presenza, avevano interpretato la vista di quella portata ancora intatta come un rifiuto da parte di sua maestà e, senza obbiettare, avevano ritirato il piatto e si erano defilati.

Quando, finalmente istruita a dovere nell'arte di pulire i gamberi, Esther tornò a concentrarsi sulla sua tanto agognata porzione, si accorse che i domestici avevano già servito il dolce e che dei suoi sospirati gamberetti non vi era più traccia. Un infantile sgomento prevalse per un istante sulle sue buone intenzioni di mantenere le apparenze di una regina rispettabile; doveva prendere le delusioni con un certo aplomb e cercare di dissimulare il proprio malumore, o almeno questo era ciò che le era sempre stato insegnato e mentre Virgil stentava a trattenere un sorriso per quell'espressione imbronciata che Esther non era affatto riuscita a mascherare, la neo regina di Albion impugnò con risolutezza la forchetta da dolce consolandosi con il pensiero che, dopotutto, nessuno avrebbe mai dovuto insegnarle come mangiare una fetta di torta.
   
 
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