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Autore: Chie_Haruka    11/01/2015    2 recensioni
Questa è la storia problematica di una ragazza che ha perso suo padre, il suo pilastro di vita. Da Quando non c’è più si è chiusa parecchio, come un riccio. Evitando contatti con chiunque. Non ha mai amato fare amicizie ne tanto meno fare conversazioni lunghe.
Suo padre sapeva bene che sarebbe morto e per questo ha lasciato a sua figlia, molte lettere in cui ci sono messaggi per lei.
Nel tentativo, sua zia l’obbliga ad andare all’università. Ciò implicherà un grande sforzo da parte di Evee che la condurrà pian piano alla verità. Ma quanto sente che sta per afferrare ciò che vuole, qualcuno gli sbarrerà la strada, cambierà la sua vita, cambierà lei. . .
E lei da quel momento capirà cosa voleva dirgli suo padre. Cosa voleva suo padre per lei.
Lo interpreterà a modo suo ma alla fine ci riuscirà. Ma prima dovrà vedere l’inferno, l’altro lato, ciò che ognuno di noi nasconde.
Questa storia non ha niente di normale, siete stati avvertiti xD
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi bloccaii. Il respiro si mozzò e prestaii attenzione ai rumori e alla sagoma che c’era davanti a me.
Alzaii leggermente il capo senza muovere altre articolazioni e inchiodai gli occhi nel vuoto, e lì rimasero a fissare. Il vuoto.
Un forte senso di nausea si fece strada. Senza tante cerimonie vomitai sangue e iniziai a tremare. Non c’era un motivo, non potevo muovermi ma il mio corpo si piegò comunque in due.
Noemi era lì,ferma, a fissarmi senza proferire parola. Un occhiata fugace ai suoi occhi per capire che era più terrorizzata di me.
Non sapeva che diamine stesse succedendo. . . e neanche io lo sapevo.
Le ossa scricchiolarono, il sangue si gelò e il cuore smise di battere.
Ricordo che non sentii più il mio cuore, che mi allontanavo dal mio corpo e non riuscivo neanche a formulare un solo pensiero sensato.
Tutto sconnesso. Tutto. Le ossa, il cuore, il sangue. . . il sangue. Sangue ovunque. Il mio sangue era dolce e amaro allo stesso tempo.
Gli occhi mi bruciavano, le orecchie mi fischiavano tanto, da farmi urlare a squarcia gola e il cuore iniziò a battermi forte. Un galoppare senza sosta. Un cavallo impazzito. E mi faceva tanto male.
Mi procurava più male il mio cuore che le ossa rotte.
Ossa che, a mio stupore e quello di Noemi, si erano sanate. Come se non fosse successo nulla.
I capelli. . . vedevo capelli lunghissimi color del tramonto vicino le mie gambe.
- Cos. . . – un sussurro uscii dalla mia bocca. Ma forte era il dolore della gola, secca e fredda che si spezzò e svanì nel nulla.
Erano i miei capelli. I miei capelli erano ricresciuti, ed io ero sull’attendi. Non me ne resi conto, ma camminavo, respiravo, udivo e vedevo.
Come nuova, come se non fosse successo nulla.
Cosa era successo? Ero cambiata, si. Ma in che senso? A che prezzo?
Sentii l’anima sgretolarsi, come uno specchio che cadeva e andava in frantumi di cui ,ormai, non si poteva far più nulla.
Quella “stanza” poi, non era così buia come me la ricordavo. Al contrario, c’era molta luce, moltissima.
Vedevo persino il piccolo raggio di sole che passava dal buchino in alto della mia cella.
Guardai le mie mani, il mio corpo, i mie capelli . . . toccai e tastai ovunque. Tutto era diverso.
Poi, arrivò dritto alle mie orecchie, un respiro affannoso e agitato, un cuore che batteva che pareva voler uscire dalla gabbia toracica e un canto di uccellini fuori a chilometri di distanza da me.
Mi girai verso il fastidioso suono di quel cuore e lì, la vidi. . . e lì capii.
Non mi ero mai sentita così libera, viva e leggera. Anche se il dolore del cuore, dei sentimenti si sarebbe fatto avanti un giorno, lo avrei affrontato di petto. Nulla ormai importava adesso che ero cambiata sul serio.
Le parole che pronunciò Noemi, prima che tutto si tramutasse dall’agonia a una sensazione nuova, furono: ” Richard tiene tuo padre in vita. Non morto, non vivo. “
Non so se furono quelle parole a far traboccare il famoso vaso, ma non mi importava adesso. Al dire la verità, non credo che mi sarebbe mai importato neanche in futuro.
Noemi stava lì, con la faccia cerea e il sudore ad imperlarle il viso. Il suo cuore a martellare forte nella mia testa e un forte bruciore alla gola mi fece scattare in avanti verso di lei.
- Cos’altro sai? – chiesi. Uscii una voce non mia, una voce incrinata, strana e . . . e solo allora mi resi conto che avevo un paio di denti da far invidia anche a Rin.
“Rin!”
Non so perché lo pensai, ma lo eliminai dalla mia testa. A lui ,dopotutto ,non importava di me, perché dovevo io?
Noemi non rispose. Stava morendo di paura. Lo sentivo dal suo odore.
Non c’era solo il suo, ma di varie persone e cose. Odori che se li si uniscono fanno salire il vomito.
“Mi chiedo come faccia Rin a sopportarlo. “
La strattonai un po’ per avere delle risposte e quella di rimando urlò impazzita.
Non capivo perché. Solo dopo mi resi conto di avergli staccato un braccio.
Mi venne da ridere e da piangere allo stesso tempo, e un conato di vomito che ricacciai indietro per orgoglio .
Ridere perché, l’ultima volta mi sono data un mostro, quando non lo ero. Piangere perché . .. se prima ero un mostro adesso cos’ero?
I pensieri si annullarono nell’instante in cui gli odori cessarono di girarmi intorno. Solo un odore e un sussurrò di urla a cullare le mie orecchie.
Sangue. Sentivo il sangue. Stavolta non il mio. Era quello di Noemi. Non era tanto invitante ma la mia gola secca e bruciante non fece piega. Tanto da condurmi al suo collo ed attaccarmi ad esso.
Sentii lei dibattersi, muoversi, urla e poi il silenzio. Fine. Non un suono, non un odore, niente di niente. Avevo perso il controllo di me. Non riuscivo più a manovrare a mio piacimento il corpo. Il sangue caldo e fresco allo stesso tempo, scendeva giù per la mia gola a lenire quel fastidioso bruciore.  
Così, in un frangente di un secondo feci strage di chi mi aveva fatto del male.
Ma, per sfortuna, Jin se l’era data a gambe prima che io potessi raggiungerla o accorgermi di lei.
Alla fine ripresi il controllo e . . . Dio! Cosa avevo fatto? Cosa ero diventata? Perché l’avevo fatto? Non volevo realmente fare del male a qualcuno . . . eppure l’avevo fatto e in un certo senso mi era piaciuto. Ma perché?
Gridai e piansi forte. Tanto da far venire i singhiozzi.
Mi accorsi che non piangevo più lacrime dal color trasparente e dal sapore salato. No! Erano rosse. Rosse vermiglio, come i stupidi occhi di quel bastardo di Richard.
A lui riserverò di peggio. Per aver ucciso mia madre,mia zia e per aver fatto del male ogni limite inimmaginabile a mio padre.
Inizierò nel completare quello che desiderava mio padre per arrivare alla verità e a lui, poi penserò ad un modo per fargliela pagare.
Impulsiva? No. Vendetta? Neanche. Allora giustizia? Neanche quella. . . non so definirla. Ma quando si ha la vita distrutta da una persona, tolte le persone più care ed essere torturati per cose di cui colpe non hai, sfido chiunque a non diventare folli, pazzi.
Così, seppellii quella che era una me che mi andava troppo stretta, una me che non andava al mondo e abbracciai quella che ero adesso. Forse, dopo tutto lo sono sempre stata. . . solo che la nascondevo dietro ad una maschera.
Adesso capisco molte cose, le parole di mio padre. . . parole che fanno male. Parole a doppio taglio. Che procurano male e bene.
Come finirà? A niente , ecco come finirà. Non esiste la felicità, quei attimi in cui puoi dire “ sono felice”. Non esiste l’amore, quel sentimento che mio padre voleva farmi capire con tanta testardaggine.
Eppure se penso a Rin, ho voglia di piangere e prendere a testate la prima cosa che mi capita a tiro. Penso a lui e percepisco un vuoto e una fitta al cuore. Come se il cuore se lo fosse portato con se e per dispetto ogni tanto mi fa avvertire il dolore. Cos’è ? Perché ? Ho voglia di averlo con me, anche se provo tanto odio nei suoi confronti.
Il nostro incontro, è iniziato con il piede sbagliato. Ma . .  . ma cosa? io non so. Sono la persona più confusa del pianeta.
“ Rin. Dove sei quando mi servi veramente? perché non mi hai protetta come hai fatto quella volta? Voglio le tue braccia, il tuo respiro e le tue parole pungenti. . . stronzo! STRONZO! “
A questo punto mi vengono i dubbi se sono più figlia di un tale chiamato James o Richard.
Andai lontana. Girai luoghi mai visti prima, mi persi nella disperazione e di lì imparai a cavarmela da sola.
 
 
 
Tre anni dopo. . .
 
 
Rin. L’essere più cocciuto della terra. Non aveva smesso di cercare. No, neanche per un secondo.
Era immerso in un misto di emozioni. E spesso finiva per darsi dello stupido. Si chiedeva il perché di tanta disperazione per una ragazzina che probabilmente era morta da un bel pezzo.
Quella volta, aveva seguito il padre , aveva assistito al bel spettacolo. Spettacolo che lo mandò in confusione. Evee scomparsa, gente morta, una minaccia indirizzata a Richard e di quella puttana di Jin non se ne sapeva nulla. Nulla.
La rabbia lo aveva assalito. La colpa di tutto questo era di Richard. Lo odiava con tutte le sue forze, tanto da indurlo ad attaccarlo quel giorno.
Lo scontro tra i due durò un paio di giorni. Sangue, ossa rotta che si rimarginavano, urla, ringhi, minacce al vuoto. . . e tanta disperazione e rabbia.
Nel combattimento Richard aveva perso un braccio e Rin l’unico occhio che lo distingueva da quel maledetto.
Adesso aveva quell’occhio che tanto detestava a morte. Sarebbe ricresciuto, anche il braccio di Richard . . . ma i tempi erano ignoti ad ambedue.
Alla fine i due si accasciarono a terra sfiniti.
Richard quella volta rise di gusto per quel combattimento. Non lottava così, da quando aveva ucciso tutti gli originali come lui, autoproclamandosi il più forte.
Sapeva benissimo che Rin era migliorato, tanto da essere pari. Ciò lo compiaceva e allo stesso tempo gli andava stretta la cosa.
Lo lasciò vivere solo perché era conciato per le feste. Così, si ritirò e sparii sotto i suoi occhi.
Solo dopo un paio di giorni, sdraiato pigramente al suolo di quella terra arida e ormai senza nome, decise di ritornare.
Ritornare dove? A casa di Evee, ovvio Forse un giorno sarebbe ritornata.
Lo sperava veramente . . . Se fosse servito l’avrebbe aspettata per l’eternità. . . se fosse servito l’avrebbe raggiunta anche all’aldilà. . .
Non capiva il perché o forse lo sapeva, ma non voleva ammetterlo a se stesso. NO. Non voleva ammetterlo, non voleva ammettere che si era innamorato di una stupida ragazzina. Del suo piccolo diavoletto. Il suo diavoletto.
In quei anni si era preso cura della villa. Sapeva che a Evee piacevano le rose, così, le piantò in tutto il giardino. Rose bianche, rosa, rosse e blu.
In quei maledetti giorni, settimane, mesi e anni. . . si era allenato. Era inutile dire la quantità industriale di fumo che aveva consumato in quei attimi. Attimi di dolore e di pura sofferenza. Credeva che non ne era capace di soffrire così, in questo modo.
E ad alleggerire la cosa, era venuto spesso per chiarimenti quel deficiente di suo fratello Albert.
Neanche una parola era uscita dalla sua bocca. Non parlava ormai da quel giorno. Non ricordava neanche come si faceva a parlare, ne tanto meno che suono avesse la sua voce.
Era un cumulo di frammenti di un cristallo andato in frantumi. Si chiedeva se un giorno qualcuno, anche vagamente somigliante a Evee, avesse varcato quella dannata porta. Magari avesse avuto qualche sua informazione. Nessuna. Neanche una.
Tutto inutile. Niente e nessuno sapeva nulla al riguardo.
 
 
 
 
Un mese dopo. . .
 
 
Ore quindi e trenta. Un giorno qualunque di luglio. Il caldo e il sole non davano tregua ma comunque si poteva rimediare facilmente.
Ero ritornata alla mia villa. Seppur titubante e contraria e. . . molto spaventata all’idea di poter fare male a qualcuno involontariamente mi terrorizzava a morte.
Ma volevo tornare. Era tempo di sistemare quello che avevo lasciato in sospeso. Credo che dall’allora sia un pochino migliorata. Ho imparato a calibrare la mia forza, anche se a volte ne dubito fortemente. A controllare la mia sete che ogni tanto si faceva forte e prepotente.
Di cibo ne avevo ingoiato a non finire, tanto da sistemare il mio fisico. Effettivamente ero cresciuta. . . e non solo io. Beh, dettaglio superfluo ma che comunque è troppo evidente ed imbarazzante.
Sono almeno, venti minuti che sono ferma davanti al cancello, ferma e immobile. Indecisa sul da farsi.
Poi, e come se qualcuno mi avesse spinto, così, aprii quella dannata porta ed entrai.
Quello che trovai mi lasciò spiazzata. Pulito, ordine e ancora pulito.
- Ma cos. .. – mi uscii.
Un profumo di rose investi il mio olfatto sensibile e mi precipitai , inciampando ovunque.
A quanto pare la mia sbadataggine non era cambiata di una virgola. . .
C’era un ragazzo sdraiato, lì in mezzo alle tante belle rose che erano cresciute nel mio giardino.
“ Cos’è uno scherzo? No, perché lo trovo ambiguo “ pensai.
Il ragazzo sembrò accorgersi di me e si tirò su a sedere, scrutandomi in modo strano. Indecifrabile.
Il suo cuore era calmo, o almeno lo era fino a pochi istanti fa. Adesso martellava così forte da farmi diventare matta.
“ E adesso che aveva questo qui? “
- Tu.. ? Chi.. . no. No.. . no . ..no. .. Ah. . la pazzia, brutti scherzi. – sussurrò. Ma io lo percepii chiaro e forte.
“Mhm. . . quello lì a problemi o cosa? Aspetta un attimo. OH PORCA PUTTANA. È lui! è diverso. È cambiato, e di mooolto. “
Un formicolio prese il sopravvento. Lo sentivo alle gambe, sulla mia schiena, alle testa, dappertutto.
Non questa volta!
Mi avvicinai piano e mi distesi accanto a lui, facendo leva su un gomito giusto per guardarlo in faccia.
I suoi lineamenti sono cambiati, anche i suoi capelli! Non ha più quell’orrenda ciocca argentata e quel colore blu che stonava. O almeno all’epoca mi piaceva un sacco. Ma adesso preferisco il suo colore naturale. Neri. Un nero splendente, un nero che ti inghiottisce e ti fa perdere ogni cognizione.
Beh, devo ammetterlo. . . mi piaceva quant’ero una stupida  e mi piace adesso che sono diventa doppiamente stupida.
- Ero così antipatica da farmi dimenticare? – chiesi.
Non una risposta. Solo il suo respiro e il suo torace che faceva su e giù.
- Oppure. ..  – continuai. – riderai di me, come quando mi salvasti dai lupi. – dissi sfiorandogli il naso con la punta dell’indice.
Lui di rimando sbarrò gli occhi. Mi correggo l’occhio. L’altro era coperto dai capelli.
Si vedeva un lontano miglio che era confuso. I suoi occhi continuava a guizzare da ogni dove per esaminarmi dalla testa fino a i piedi.
Sussurrava cose come “ La pazzia è arrivata”, “ Forse è il momento di farla finita”.
Poi, prese una sigaretta dal pacchetto e se la portò alla bocca.
“ Oh no. Non questa volta”.
Gliela sfilai di bocca e la ridussi in polvere. Odiavo il fumo, e adesso lo odio il doppio. Anche il triplo, se serve per far capire l’antifona.
Lui mi guardò storto.
- Chi. . . sei? – mi chiese. Sembrava che facesse sforzi a parlare. Come se fosse arrugginito o avesse dimenticato come si parli. La sua voce era senza animo e senza vita. Spenta.
- Evee. Sai quella ragazzina che ti rompeva le scatole. Tre anni fa, venni rapita da Noemi e mi conciò per le feste. Ricordi? – cercai di rinfrescargli la memoria.
Ma lui scosse la testa.
Colpo deciso per farmi incazzare. Avevo imparato a perdere la pazienza in tre nano secondi.
- RIN! – urlai. – Rin! Guardami! Sono io Evee. Diversa ma sono io. Che c’è la mia nuova taglia di seno ti ha rincoglionito o proprio hai perso la memoria? O forse non ti importava nulla di me, tanto da dimenticarmi? – vomitai una serie di domande, tutte pungenti più o meno.
Ma almeno lui parve rinvenire da quello stato pietoso.
- E. .Evee ?  C’era un Evee che conoscevo, ma è completamente differente da te! – disse tra il nervoso e lo sdegno.
“ Caspita! Non so cosa gli sia successo, ma è messo proprio male!”
- Oookay. Se io non sono Evee, perché so il tuo nome? Perché so eventi che conosciamo solo io e tu? Spara, fai domande. Vedrò di convincerti! – non so perché avessi tutta questa voglia di perdere tempo ma non avevo intenzione di lasciarlo in quello stato. Dopotutto, gli dovevo qualcosa. Lui mi stava aiutando con le lettere di mio padre. Glielo devo!
- Chi ci ha traditi? Di chi è la colpa di tutto ciò? Evee è morta. Scomparsa. Non c’era, tutti morti. – aveva posto delle domande, ma alla fine stava iniziando a dire cose sconnesse fra di loro.
- Jin. Jin e Karol. Quel giorno all’Hotel ero tornata, ma sentivo dei strani versi e me ne sono andata. In una chiesa incontrai Noemi, poi Jin e boom, mi ritrovai con un paio di ossa rotte e in una cella schifosa. La colpa di tutto dici? Richard! Chi se non lui? So che ti ha fregato la lettera di allora. Evee non è scomparsa e neanche morta. C’è l’hai davanti! Idiota! – finii con l’urlare e alterarmi.
Adesso iniziavo a perde la pazienza.
Il vento scompigliò lievemente i suoi capelli, ma abbastanza da farmi scorgere il suo occhio chiuso. Il suo bellissimo occhio, color del mare e del cielo fuso insieme.
Una lacrima mi solcò il viso e Rin sussultò. Ringhiò pure.
- Che hai fatto all’occhio. Quello che mi piaceva tanto? – Oh cavolo lo avevo veramente detto? Si, Evee. Eri una perfetta idiota e sei rimasta una perfetta idiota.
Lui storse il naso.
- Che ti importa. – disse spiccio.
- Oddio, Rin. Sto perdendo la pazienza. Guardami ti prego. Guardami ! – e lui lo fece. – Ascoltami, non so come è successo ma io sono cambiata. Adesso sono come te. Io  . . . – mi bloccai pensando a quella notte orribile in cui avevo ucciso quelle persone, e un brivido salì lungo la mia schiena.
- Io. Sono stata io ad uccidere quelle persone ed a minacciare Richard con quella scritta. – dissi tutto d’un fiato.
Mi guardò e poi scoppiò a ridere.
“ Mhm. . . non mi crede. Assurdo”.
- Lo sai che sono ancora arrabbiata? Per quella volta che entrasti in doccia, in Perù ? Questo te lo ricordi porca miseria? – dissi affranta, incrinando la voce.
Non c’è la facevo più. Volevo scoppiare in lacrime.
Era la prima persona con cui avevo dialogo dopo anni ed era così difficile per me. . . e lui, ovviamente, complicava le cose di gran lunga.
Mi guardò, come si potrebbe guardare il regalo più bello mai fatto a Natale.
E lo vidi piangere e ridere allo stesso tempo.
“ OH, era ora! Ma cos. . piangeva? “
Si lanciò verso di me, atterrandomi e iniziò a sfiorarmi con tocchi leggere, e a volte carezze, ovunque.
Dai capelli, agli occhi, al viso e al corpo. Volevo replicare, ma  avevo intuito che ne valeva della sua sanità mentale e io. . . io volevo di nuovo il mio Rin. Il Rin che conoscevo.
Aspetta  . . . mio? No. Non mio. Non lo sarebbe mai stato.
- Evee. Evee ! – tremò tutto e sussurrava il mio nome di continuò.
Poi, senza rendermene conto,  prese con entrambe le mani il mio volto e mi baciò.
Mi baciò. Un bacio leggero, caldo e fresco allo stesso tempo.
Sapeva di rose. Le sue labbra morbide carezzavano le mie. Mille emozioni tra di loro. Niente e nessuno importava ormai. C’era il silenzio e i nostri respiri intrecciati. Le sue mani che scendeva per tastarmi ed assicurasi che fossi lì e che non scappassi da un momento all’altro.
 Poi, senza rendermene conto, avevo lasciato campo libero a Rin. Avevo schiuso le mie labbra per riprendere fiato e lui aveva insinuato la sua lingua nella mia bocca.
Non avevo mai baciato ma comunque la mia lingua rispose al tocco della sua. Unendosi in un gioco di chi si rincorre, in un danza frenetica, in un qualcosa che non so descrivere.
Sarebbe stupido dire “ avere le farfalle nelle stomaco”. Io non mangiavo mica i bruchi!
Ma sentivo un forte calore al cuore. Sentivo un bisogno di abbracciarlo. Sentivo che lui aveva bisogno di me e io di lui. E cosi senza dire nulla, finimmo in attimi di eternità, abbracciati l’uno all’altro. Come a dire “ Non ti lascerò mai più. Mi spiace”.
A volte, nulla è perfetto. Niente è perfetto.
Sarà  l’imperfezione a farci innamorare. . . ed essa si innamorerà di noi.
 
 
 

 
 
 
Angolo autore:
Ehm. ..  si lo so, sono in super ritardo, Mah! C’è un ma. Questo capitolo non è stato per niente facile. L’ho scritto. L’ho cancello. E ripetuto l’azione almeno un milione di volte, fino alla nausea.
Durante le vacanze, che ero bella riposata, pensavo di potermi dedicare al capitolo con tranquillità. Ma niente da fare . ..  a quanto pare a me serve lo stress e la pressione degli impegni della vita quotidiana e scolastici. . . soprattutto quelli XD ma bando alle chiacchiere!
Oddio, cosa ho scritto?! Beh, quello che per me era più ovvio (?). Certo che no. Quello che per me fosse stato impossibile. Amo l’impossibile e sono pronta a raggiungerlo, ma ci sono i prezzi. Ovviamente  . . . ( In questa vita niente è gratuito, se non la cattiveria xD )
Beh, spero di non avervi deluso. Che sia stato un colpo di scena, una risvolta della storia e.  . . HEY ! Ho scritto che Rin e Evee si baciavano? Oddio, devo stare male xD hahha no scherzo. Il loro primo bacio dopo. .. ? quanti capitoli? Ah si, 11 .. . . mi devo vergognare auahauha.
La cosa mi è stata ardua, visto e considerato la mia “mole”  di rifiuto per il romanticismo xD
Si, ok. Mi sto dilungando troppo. I disegni dei protagonisti arriveranno presto! U.u Stay tuned.
Spero di avere un vostro parere al riguardo! Ci ho messo anima e corpo ( più le dita congelate che il corpo xD )
Un bacio, Haru <3
   
 
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