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Autore: Layla    11/01/2015    1 recensioni
“Cosa c’è, May?”
Le chiedo quando rientro.
“C’è un’unica soluzione, Sophie.
Dobbiamo andare in California da Wendy.”
“Non ci vorrà mai.”
“Io dico di sì e poi ormai non abbiamo scelta, nessuno ci ospiterà qui a New York.
Nessuno.”
Io sospiro.
“Hai ragione.”

{Seguito di "A love like war"
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zack Merrick
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 25)I'm sorry about your parents

 
Aileen p.o.v.

 
La pioggia cade monotona su Los Angeles, è proprio arrivato novembre.
Sparite le zucche di Halloween, fra una settimana dovremo decorare il locale per Natale, anche se qualche temerario l’ha già fatto.
“Nevica a Los Angeles?”
Chiedo al mio capo.
“Raramente.”
Io sospiro, mi mancherà la neve a Natale e per di più sono curiosa di come se la stia cavando May a New York, non ci ha ancora fatto sapere nulla. Nessuna chiamata, nessun messaggio.
Nulla.
Magari la madre di Jordan l’ha uccisa e ha buttato il suo corpo nella baia. Sì, come no, mi rimprovero mentalmente.
Alla fine del turno chiederò a Sophie o a Wen se l’hanno sentita e come sta procedendo. Questo è l’ultimo pensiero che mi posso concedere, poi devo badare alla massa di gente che è entrata nel locale alla ricerca di un po’ di tepore e di una bevanda calda. Servo caffè, cioccolate e cappuccini con un bel sorriso per cercare di trasmettere un po’ di allegria.
Quando però alle sei me ne posso andare a casa non posso fare a meno di essere sollevata, nella mia macchinina chiamo Sophie e Wen, mi dicono che per il momento May ha convinto il padre di Jordan, ma che la madre resta scettica.
Meglio che niente.
Dico loro che questa sera non verrò a cena perché voglio fare una sorpresa a Tony, Wendy mi mette in guardia sulle sorprese. Spesso chi vorremmo sorprendere ci sorprende in un modo poco piacevole.
Io sorrido dopo aver chiuso la chiamata, non importa il fatto che stia con Jack Barakat dentro è rimasta la solita pessimista.
Allaccio la cintura, accendo la macchina, ingrano la marcia e parto.
Il traffico di Los Angeles quando piove è infernale, spuntano macchine da tutte le parti e non  tutti ti danno la precedenza, anche se ti spetta di diritto.
Imprecando come un muratore incazzato arrivo finalmente alla sua villa, scendo dalla macchina e apro il mio grande ombrello viola e suono il campanello.
Mi risponde lui, ma sento anche una voce femminile urlare, lui mi invita lo stesso a entrare. Attraverso il cancello e poi percorro il vialetto che porta alla porta chiedendomi chi diavolo sia la tizia che urlava. Aggrotto la fronte e mi ricordo degli ammonimenti di Wen, ma non può essere una ragazza che si fa, aveva una voce più matura.
Un Tony dalla faccia scura mi apre la porta, io rimango con il mio ombrello stupidamente aperto nel rumore scrosciante della pioggia che cade.
“È un brutto momento?
Se vuoi ripasso.”
“No, fai vedere la tua maledetta faccia, ladra!”
Mi apostrofa la stessa voce femminile che ho sentito al citofono, una donna di mezza età bionda si fa largo e sospinge Tony indietro.
“Carina, sei carina e immagino sarai anche brava a letto. Quelle come te lo sono sempre, è così che abbindolano le persone oneste.”
“Prego?”
Ma chi cazzo è questa?
“Sono la madre di Tony, non ti lascerò rubare nulla a mio figlio.”
“Non ho intenzione di rubargli nulla.”
Dico piatta, Wen aveva ragione: avrei fatto meglio a tornarmene a casa mia.
“Quelle come te non cambiano.”
“E quelle come me di preciso cosa sono?”
“Puttane ladre, lo so che sei stata in riformatorio.”
“Lo sa anche Tony.”
Lei scocca un’occhiata furente al figlio.
“Ma sei così scemo da tenerti una del genere quando sai cosa è?”
“Io sono solo una persona che sta cercando una seconda possibilità in modo onesto, non ho più rubato nulla da quando sono uscita dal riformatorio  e quando mi hanno presa era il mio primo colpo.”
“Ah, la retorica dell’errore giovanile…”
“Non è retorica è la verità.”
“Ma perché hai mollato Erin per questa? Erin era perfetta per te, sempre così carina, così dolce.
Perfetta, non come questa qui.”
Inizio a odiare il fatto di essere chiamata “questa qui”.
“Ho un nome, mi chiamo Aileen.”
“Non importa.”
Muove la mano come per scacciare qualcosa di fastidioso.
“Perché Erin mi tradiva.”
Risponde seccatissimo Tony, odia che gli si parli di Erin.
“Non è vero.”
“Senti, forse credi di non avermi dato un cervello, ma mi hai dato due occhi e questi due occhi l’hanno vista scoparsi un altro nel nostro letto. Non la rivorrei per nessuna ragione al mondo, ho cancellato i suoi messaggi, le sue foto, bruciato il letto o tutto quello che mi ricorda lei.
Non voglio più avere a che fare con lei.
Aileen è la mia ragazza, che ti piaccia o meno.
Non ha più rubato nulla da quando è uscita dal riformatorio, qui a casa non manca nulla nel caso ti venga voglia di controllare e adesso o la smetti di insultare la mia ragazza o te ne vai!”
“Osi cacciare tua madre?”
“Se mia madre mi tratta come un mentecatto a ventotto anni, sì.”
Furiosa, la donna afferra la sua giacca, la borsa e l’ombrello e si getta nella pioggia senza nemmeno aprirlo, mi stupisce che al contatto con la sua testa le gocce non diventino vapore.
Non ho mai visto nessuno così arrabbiato in vita mia.
“Puoi entrare se vuoi. Se te ne volessi andare dopo questo brutto spettacolo non ti biasimerei.”
“Questa è la reazione standard della gente quando scopre che sono stata in un riformatorio, ma mi farebbe piacere entrare, ero passata per farti una sorpresa.”
Lui mi sorride e si scosta, io chiudo l’ombrello e lo deposito nel portaombrelli, poi entro, lui va dritto in salotto e io lo seguo.
Si siede sul divano con una smorfia di dolore che gli deforma il suo bel viso.
“Mi ha fatto venire il mal di testa.”
“Cercherò di fartelo passare, siediti di lato.”
Lui ubbidisce e io mi siedo dietro di lui e inizio a massaggiargli le spalle, lo sento rilassarsi all’istante e un piccolo sospiro di sollievo esce dalle sue labbra.
“Ecco, perché mi piace essere il tuo ragazzo.”
“Come mai è venuta qui?”
“Beh, ha fatto una chiacchierata con Vivian, la madre di Vic, e ha scoperto che lui era fidanzato con Sophie, così si è informata su di me.
Vivian le ha detto che stavo con te e le ha accennato del riformatorio e questo è bastato a scaraventarla qui.”
Poi non dice più niente e si gode il massaggio, i suoi muscoli si rilassano fino alla normalità dopo un po’.
“Il mio mal di testa sta sparendo, grazie Aileen.”
“Figurati, Tony.
Ti ringrazio per avermi difesa, non sono molte le persone che lo avrebbero fatto.”
“Sei la mia ragazza, è ovvio che ti avrei difesa, stiamo insieme, no?”
“Sì, ma… qualcuno dopo aver sentito argomentazioni come quelle di tua madre se ne è andato, mi ha mollato.”
“Cretini. Ah, come mi sento bene.”
“Ehi, non addormentarti! È ora di cena.”
“Non ho voglia di cucinare e non voglio obbligarti a farlo, andiamo in pizzeria.”
Io guardo i mie vestiti: dei vecchi jeans tutti strappati, in particolare sul fondo perché sono un modello vecchio quando ancora gli skinny non erano di moda, una maglia nera con un teschio e una camicia a quadri rossi e neri pesante.
“Sono impresentabile.”
“Nah, sei perfetta.”
“Tone, mi vergogno!”
Lui mi dà un bacio.
“Non ne hai motivo.”
Mi porge una mano, io la accetto e lui mi fa alzare dal divano. Attraversa il salotto, prende le chiavi della macchina dal piattino che c’è su un mobile all’ingresso e poi apre la porta di casa sua.
Dopo aver inserito tutti gli allarmi saltiamo sulla sua macchina.
Pizzeria, arriviamo!

 
Fuori piove ancora, ma davanti al calduccio del forno delle pizze si sta bene.
La pizzeria che Tony ha scelto è molto spartana, una di quelle con i tavolino con le tovaglie i quadretti rossi e bianchi e i poster delle varie bellezze italiane appese alle pareti, ma mi piace.
Lui sembra meno incazzato di prima, ma mi sento lo stesso in colpa: per me ha litigato con sua madre.
“Tone, mi dispiace. Io non volevo che succedesse tutto questo casino.”
“Non è un problema tuo, ma di mia madre.”
“No, Tony. È un problema mio, tutte le persone che ho incontrato prima di te e del proprietario del bar dove lavoro hanno reagito così.”
Lui mi guarda sorpreso.
“Tu hai dovuto sopportare tutto questo più di una volta?”
Io abbasso gli occhi.
“Beh, sono stata in riformatorio e ne pago le conseguenze. Non posso cancellare il mio gesto e l’unico modo giusto di fare è convincerci e accettare le conseguenze. Non è facile, ma non posso fare diversamente, nascondere le cose non serve a nulla perché non scompaiono.
Se potessi tornare indietro non lo rifarei, ma non si può.”
Lui mi alza il viso con le dita e mi dà un bacio a fior di labbra.
“Io sono orgoglioso di te così come sei, vedo una ragazza che ci mette tutta sé stessa per andare avanti e dimostrare al mondo che si possono fare degli errori, ma si può anche rimediare.”
Io sorrido debolmente.
“Non pensare a mia madre e a chi non vuole darti una seconda possibilità. Pensa a noi e sorridi, hai qualcuno dalla tua parte.”
Un gentile colpo di tosse ci fa voltare verso la cameriera, io arrossisco e ordino una margherita, lui una pizza con i peperoni e il salame piccante, giusto per stare leggeri.
“Le liti mi mettono appetito.”
Butta lì a mo’ di spiegazione.
“Capisco. Io invece non ne ho molto ed è meglio così almeno dimagrisco un po’.”
“Ma smettila!  Sei perfetta così, non preoccuparti di cose che non esistono.”
Io gli sorrido felice, persino la pizza mi sembra migliore adesso.
“Cosa facciamo dopo cena?”
“Maratona di “Star Wars” così impari i nomi?”
“Ve bene, proviamoci. Non ti garantisco nulla, perché potrei addormentarmi quasi subito, oggi è stata una giornata stancante.”
Lui mi sorride e poi ci dirigiamo alla cassa e paghiamo.
L’umore è molto più disteso, lui sembra stare meglio se non altro e il mio senso di colpa si attenua cercando di farmi vedere le cose in una prospettiva migliore. Io non ho  fatto nulla, sto solo cercando di farmi una vita migliore, è sua madre che ha dato di matto.
Comprensibile, ma fuori luogo o almeno così mi piace pensare.
Entriamo in macchina.
“Non piove più.”
Noto casualmente.
“Oh, già. È vero. Prendiamolo come un buon segno.”
Io sorrido.
“Hai ragione.”
Arriviamo a casa sua ed entriamo di nuovo, io mi tolgo la giacca e le scarpe, lui si butta sul divano senza grazia per poi ricordarsi che deve mettere il dvd nel lettore.
Io mi siedo al suo posto e poi vengo raggiunta da lui che mi abbraccia.
Inizio a vedere il film e ad ascoltare le sue spiegazioni fino a che una sonnolenza terribile mi assale, complice la pancia piena e le sue braccia che mi avvolgono.
Dopo un po’ mi addormento e, anche questa volta, non sono riuscita a imparare nulla su Star Wars. Sarà per la prossima volta, immagino.
Mi sveglio che sono le quattro e mezza – o almeno così dice la sveglia su uno dei comodini della camera di Tony – e ho sete, così scendo a prendere un bicchier d’acqua.
Quando torno lo trovo sveglio.
“Scusa, mi sono svegliato e non c’eri.”
“Sono scesa a prendere un bicchiere d’acqua, scusami. Cazzo, non ho nemmeno chiamato Wen, sarà furiosa.”
“L’ho chiamata io, non mi sembrava arrabbiata.”
“Sei davvero un tesoro.”
Dico, senza sapere se mi meriti o meno un ragazzo del genere.
“Dai, andiamo a letto!”
Si stende e io faccio lo stesso, ma la mia mente è attraversata da un dubbio e lui si accorge quasi subito che qualcosa non va.
“Tutto bene?”
Mi chiede preoccupato.
“In realtà pensavo se tu non ti fossi chiesto se non me ne fossi andata per rubare qualcosa.”
Sputo alla fine.
“Non ci ho pensato nemmeno per un secondo, stai dando troppa importanza alle parola di mia madre.”
“E tu troppo poca.”
Dico sottovoce nella speranza che non mi senta.
“Io mi fido di  te, Aileen, e non saranno certo le sue parole a farmi cambiare idea. Adesso dormiamo sul serio o domani non ci alzeremo.”
Io annuisco e questa volta mi addormento sul serio.
La sveglia suona alle cinque e mezza, Tony si sveglia per modo di dire perché il massimo che riesce a produrre è un grugnito roco.
“Tony, posso usare la tua doccia?”
“Errsììì.”
Lo prendo come un sì e mi faccio la benedetta doccia. È piacevole sentire l’acqua calda che ti scorre sul corpo e ti toglie garbatamente i residui dei sogni e del sonno.
Finita quella mi rivesto e rubo una felpa a Tony, mi piace sentire il suo odore addosso.
Esco dal bagno e torno in camera sua, lo trovo seduto a letto che si strofina gli occhi.
“Buongiorno.”
“Buongiorno a te, vedo che hai preso la mia felpa.”
“Sì, se per te non è un problema.”
“No, non lo è.”
Lo bacio dolcemente.
“Io vado, tu dormi.
Ti amo.”
“Ti amo anche io.”
Mormora sonnolento prima di  sdraiarsi su un fianco e riprendere a dormire. Io invece scendo, prendo la mia giacca e la mia borsa e poi me ne vado a bordo della mia macchinetta.
Arrivo al locale giusto in tempo per vedere il mio capo tirare su la serranda.
“Buongiorno, Aileen!”
“Buongiorno a lei!”
In effetti è un buon giorno, dalla riga azzurrognola che si vede all’orizzonte – dove muoiono le ultime stelle – si prevede un giorno soleggiato e fresco. C’è già un vento che muove le fronde degli alberi e solleva le foglie cadute a terra.
Entriamo, io mi metto la divisa e poi vado subito a sistemare le macchine per il caffè e tutto il resto, lui invece si rifugia un attimo nel suo ufficio poi va in cucina.
Dieci minuti dopo entrano i primi clienti, uno chiede un cappuccino, una brioche e dei pancakes, l’altro dell’uovo con del bacon. Io preparo il caffè, faccio scaldare brioches e pancakes e il capo prepara il resto.
Un’altra normale giornata lavorativa è iniziata.
Andrebbe tutto per il meglio se qualcuno non entrasse nel bar a passo di marcia, non ho bisogno di alzare la testa per sapere chi è: solo una persona lo farebbe ed è la madre di Tony.
Mi lancia un’occhiata fredda.
“Prego? Desidera?”
Chiedo con il mio tono più professionale.
“Voglio che tu te ne vada dalla vita di mio figlio.”
“Temo non sia possibile e che questa non sia la sede adatta a discuterne.”
“No, eh?”
Si volta verso i due avventori.
“Lo sapete chi vi ha appena servito la colazione? Una ladra!”
Urla a pieni polmoni, quelli mollano la colazione e se ne vanno senza nemmeno pagare, nonostante le mie proteste.
“La smetta! Tony mi ama e io non sono più una ladra! Mi lasci in pace!”
“Verrò qui ogni giorno qui a raccontare la verità su di te!”
Urlo isterica.
“Cosa succede?”
Attirato dal caos il mio capo esce dalla cucina.
“La madre del mio ragazzo ha urlato a quei due che sono una ladra e quelli se ne sono andati senza pagare e adesso minaccia di venire tutti i giorni. Tutti i giorni a dire che sono una ladra!”
Il mio capo si acciglia.
“Signora, sono costretto a invitarla a uscire da questo locale e a non farvi più ritorno. Non voglio perdere clienti per colpa sua.”
“Te lo porti a letto?”
Il mio capo si inalbera questa volta.
“Sono fedele a mia moglie e non tollero queste allusioni qui dentro, fuori!”
La donna si allontana schiumante di rabbia e io scoppio a piangere isterica.
“Va tutto bene. Adesso ti faccio uno dei miei panini e sono sicuro che ti sentirai meglio.”
Io annuisco senza nemmeno aver ascoltato bene quello che mi ha detto.
Mi siedo a un tavolo, prendendomi la testa tra le mani.
“Forse farebbe meglio a licenziarmi.”
Dico al mio capo, prendendo il piatto con uno dei suoi celebri panini.
“Perché?”
“Presto lo sapranno tutti che sono stata una ladra e non vorranno venire qui.”
“Io dico di no, Aileen.
Io non voglio licenziarti e ora mangia quel panino.”
Io annuisco e do il primo morso, mi sento un po’ meglio anche se l’umiliazione brucia ancora. Sono stata giudicata senza che mi fosse nemmeno data l’opportunità di difendermi. Essere stata in riformatorio significa automaticamente che sono ancora una poco di buono da evitare quando invece ero solo una ragazzina stupida che frequentava brutte compagnie.
Mi viene da piangere, è proprio vero che il passato non ti abbandona mai.
“Ti senti meglio ora?”
“No, ma credo che dovrò fare finta di nulla e continuare a lavorare come se stessi bene.”
“Mi piace questo lato di te, cerchi di far scivolare via le cose negative.”
“Non ho scelta.”
Riprendo a lavorare, cercando di scacciare dalla mia mente l’immagine della madre di Tony che mi fa una scenata. Per colpa mia lui ha litigato con lei, non sono granché come ragazza eppure – come ogni giorno – lui mi scrive un messaggio durante la sua pausa pranzo.
Lo amo, non c’è niente da fare.
Non ce la farei a stare senza di lui e non potrei mai lasciarlo.
Forse sono un danno e basta, ma sono felice che lui mi accetti per quello che sono, che non si faccia condizionare dal mio passato.
Sono rare le persone che ti danno una seconda occasione e bisogna e bisogna ringraziarle.
Gli rispondo con un messaggio più dolce del solito, sperando che capisca che gli sono davvero grata per avermi accettata così come sono, so che lo farà.
Lui è Tony e sa leggere benissimo tra le righe.
“Ti amo così come se, non cambiare mai e non rinnegare il tuo passato.”
Mi risponde, io mi asciugo una lacrima furtiva e sorrido.
Lo amo.

Angolo di Layla

Ringfrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione.

Canzone del titolo: Sorry about your parents-Icon For Hire

   
 
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