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Autore: barb_s91    11/01/2015    1 recensioni
A volte ritornano.. Ma sarà davvero sempre così? Gli amori, quelli veri, sono destinati a ritornare o è solo un'illusione?
Beatrice ritorna a New York dopo tre anni, in vista del matrimonio di sua cugina. Sapeva in cuor suo che avrebbe dovuto rivivere il suo passato, o quantomeno doveva farne i conti.
Cosa succederà quando si troverà di fronte al suo passato? riuscirà a lottare per il vero amore, o scapperà come è abituata a fare?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai di soprassalto. 

Elis era accanto a me e mi guardava con uno sguardo pieno d’amore, ma al tempo stesso pieno di preoccupazione; le lanciai un sorriso affettuoso e mi tolsi le cuffie. La guardai e notai che il suo sguardo mi poneva una domanda che la sua bocca non riusciva a formulare, forse per paura della mia risposta.

«Mi passerà, Elis. Tranquilla. E’ solo che Harry mi ha colpito, come non mi succedeva da tempo; il suo sguardo, il suo atteggiamento, il suo modo di porsi hanno scaturito in me qualcosa. Sembra così sicuro di sé, così tenebroso» dissi per rincuorarla.

«Stasera sarà alla festa – disse preoccupata – lui esce con noi, Bea. E’ per questo che sono in pensiero per te, tutto qui» la sua fronte era corrucciata.

«Allora vorrà dire che gli starò alla larga. Ma ora cambiamo argomento, o almeno soggetto; abbiamo parlato sempre di me, ma ora confessati. Tu e il mondo maschile in che rapporto siete?» le riservai un grande sorriso d’incoraggiamento.

«La mia situazione sentimentale non è molto diversa dalla tua, sai?! Sono stata con due ragazzi, non per molto tempo, solo per pochi mesi. Ma entrambi volevano quel di più che non ero disposta a dargli, almeno non dopo due giorni, così finiva sempre. Ora c’è un ragazzo, che in realtà è sempre stato nei miei pensieri, ma che non mi fila per niente. Si chiama Niall ed è, neanche a farlo di proposito, il migliore amico di Harry. E’ bellissimo – aveva gli occhi a forma di cuore, era veramente presa a quanto pare – solo che non ho il coraggio di farmi avanti. Ho paura di essere rifiutata o, ancor peggio, di essere usata».

Le sue labbra, che mentre descriveva Niall erano piegate in un sorriso, ora si erano curvate verso il basso, in un’espressione triste, quasi rassegnata. Per la prima volta vedevo mia cugina insicura, non era da lei comportarsi così. Avrei voluto capire meglio la situazione e cercare di aiutarla.

«Di cosa parlate di solito?» dissi e immediatamente lei, con fare colpevole, si guardò nervosamente le mani, intrecciate l’un l’altra.

«Non gli ho mai rivolto la parola» disse piano.

«Cosa? – le chiesi aumentando il tono della mia voce – Tu, miss logorroica, non gli hai mai rivolto la parola? Chi sei!? Cosa ne hai fatto di mia cugina» conclusi in tono leggermente ironico, anche per sdrammatizzare la situazione.

«E’ l’unico ragazzo che mi è sempre piaciuto veramente, ma non riesco a iniziare un discorso con lui. Mi blocco. Mi piace da quando andavo a liceo; lui ha fatto la corte a tutte le mie compagnie, ma mai a me. Quindi è assodato che non gli piaccio» disse timidamente.

«O non si sente all’altezza! – la incalzai – vedremo cosa si può fare. Tu aiuti me ed io aiuto te, giusto?».

«Giusto. Ora andiamo a prepararci, farfallina» e si alzò, mentre un sorriso le si era stampato in volto.

Ok, essere donna era veramente stressante, non so se ero adatta a tutto questo. La preparazione fu davvero estenuante; stare due ore seduta in una sedia a truccarmi e sistemarmi i capelli mi era risultato quasi impossibile. Quando però mi guardai allo specchio, pensai che nella mia faccia ci fosse troppo trucco, anche perché avrei dovuto indossare una maschera per tutto il tempo.

«Elis, scusa la domanda, ma perché tutto questo trucco se poi avrò sempre indosso la maschera?» dissi seccata.

«Ma non avrai la maschera per tutta la sera! – raggelai alla sua affermazione – a mezzanotte ci sarà il conto alla rovescia e poi tutti si toglieranno la propria maschera».

Era eccitata all’idea, a differenza di me, che ero terrorizzata. Odiavo l’idea di indossare una maschera, ma era sempre meglio di essere scrutata da tutti i presenti, a me sconosciuti.

«Capito» dalla mia bocca non riuscì ad uscire una parola con più di tre sillabe. 

Dopo aver mangiato una mega pizza al formaggio, entrammo nella cabina armadio per indossare i nostri travestimenti. Passata mezz’ora eravamo già pronte, per fortuna: Elis indossa un vestito bianco, che le cadeva appena sopra il ginocchio; aveva uno stretto bustino che le evidenziava le fantastiche curve, mentre la gonna era tutta a balze di voile. 

Era un angelo bellissimo; i capelli li aveva tenuti sciolti e ondulati con un cerchietto bianco, come a richiamare un’aureola. La sua maschera, invece, era bianca di pizzo. Era di una bellezza mozzafiato. Dopo averla vista, non ero più sicura di volermi guardare allo specchio. Feci un respiro profondo ed Elis mi portò davanti al suo specchio. 

WOW! Ero davvero irriconoscibile. Una succinta tuta rosa antico mi evidenziava le curve, di solito inesistenti; era molto sagomata. Un paio di grandi orecchini di perle spiccavano, dando luce al mio viso. Il trucco era una favola visto nel complesso: molto brillante, con un ombretto rosa che contrastava con i miei occhi verdi. Due trecce mi partivano dall’attaccatura dei cappelli, per poi andare a formare un grosso chignon al quale era attaccata una retina argentata. La maschera invece era dello stesso colore del vestito, ricoperta da piccoli brillanti. Due deliziose ali trasparenti erano attaccate sulla parte posteriore del vestito. Mi sentii come se stessi andando ad un ballo di fine anno tipicamente americano. 

Mi sembrava di essere in un sogno.

«Sei bellissima, Bea».

«Anche tu, Elis» mi disse, mentre ci sorridevamo come due sceme.

Alle dieci eravamo fuori di casa e salimmo nella nuova Audi TT nera di Elis, il suo regalo di laurea. Sfrecciammo nella New York mondana, tutta illuminata e dopo dieci minuti arrivammo davanti ad una grande villa di cotto a tre piani. Davanti si ergeva un giardino pieno di peonie bianche e lilla; nel retro si poteva intravedere una piscina.

«Sei pronta?» mi sorrise Elis, con una punta d’incoraggiamento. 

Lei era totalmente a suo agio, d’altronde quelli dentro erano i suoi amici, non aveva motivo di essere in ansia, a differenza mia.

«Si» dissi tra l’eccitazione e il terrore.

E in me nacque di nuovo quella strana, ma intensa sensazione: il mio stomaco si stava contorcendo. 

Forse, anzi sicuramente, perché ero consapevole di poterlo rivedere. 

«Eli!» urlò a squarciagola una voce maschile dal vialetto. 

Era un ragazzo alto e snello, vestito da fenice. Indossava un paio di pantaloni e una maglia arancio e due enormi ali dello stesso colore; capelli castani e occhi castani si riuscivano a distinguere nonostante la maschera. Elis si portò immediatamente l’indice davanti alla bocca, come per zittirlo, ma era visibilmente divertita; vedevo il suo sorriso attraverso la maschera.

«Liam, questa è una festa in maschera; ovvero le nostre identità devono rimanere segrete almeno fino a mezzanotte».

«Scusami – disse con espressione realmente dispiaciuta – ho riconosciuto la tua camminata e non ho resistito» distolse per un attimo lo sguardo ammaliato da mia cugina e lo rivolse verso di me. 

Aveva uno sguardo interrogativo, ma anche colpito. Subito impallidii e abbassai lo sguardo, imbarazzata. 

«Ah, scusami. Questa è mia cugina Bea, te ne avevo parlato, ricordi?» disse Elis.

«Si, piacere – mi porse la sua mano e strinse la mia con forza – sono il migliore amico di Elis, Liam».

«Piacere mio» gli sorrisi.

«Bene, andiamo» c’incalzò Elis, che proseguì verso l’entrata.

La casa era piena di gente e la varietà di maschere era allucinante; l’arredamento della casa era però spoglio. Sul retro c’erano un’enorme piscina ovale e un giardino, con dei tratti di pineta; un percorso fatto di ciottoli formava un sentiero che finiva in un enorme gazebo, dove era allestita una console. Probabilmente il ballo sarebbe avvenuto lì.

«Ti piace?» disse Liam rivolgendosi a me.

«Si, è molto bello qui» sorrisi intimidita.

«Spero diventeremo anche noi buoni amici. Quanto tempo resterai qui?».

«Almeno sei mesi, però non ho ancora fatto il biglietto di ritorno».

«Fantastico!» sorrise apertamente.

«V’invitiamo a dirigervi tutti verso la pista da ballo, grazie2 dalle casse rimbombò una voce maschile, che interruppe la mia conversazione con Liam.

«Oh, si comincia. Vieni».

Liam mi afferrò per mano e mi trascinò in pista. Elis era dietro di noi.

La voce continuò: «Bene, questa serata in maschera è dedicata alle coppie, a quelle che si formeranno, ma anche a quelle che scoppieranno – fece una risata- il ballo consisterà in sei lenti; alla fine di ognuno si dovrà cambiare partner, sempre che non si sia formata una coppia. L’unione della nuova coppia dovrà essere suggellata con un bacio – fece una pausa – questo ballo è stato organizzato per divertirsi e conoscerci, quindi non abbiate paura» concluse.

«Dimenticavo - disse di novo la voce in diffusione -  A mezzanotte avverrà un conto alla rovescia, allo scadere del quale tutti dovremo togliere le maschere, per svelare la propria identità. Dopo inizierà la vera festa» il vocalist, travestito da zombie, fece l’occhiolino e scese dalla console. 

Elis era tornata vicino a noi, ma non sembrava molto felice dell’organizzazione della serata; continuava a brontolare qualcosa d’incomprensibile.

«Bea, io vado a prendere qualcosa da bere; salto il primo ballo. Tu balla con Liam, poi al secondo faremo il cambio, ok?» disse con aria annoiata Elis.

«Ok» dissi imbarazzata.

«E’ perfetto! – affermò Liam – oggi ho due donne tutte per me! Che cosa potrei chiedere di più».

Le note di una canzone cantata da Elton John risuonavano dalle casse, e ognuno si avvicinò al suo partner; Liam mi guardava fisso, gli sorrisi mentre lui prese l’iniziativa. Si avvicinò, mi cinse la vita, forse in modo troppo intimo. Io automaticamente gli poggiai le mani sulle spalle, imbarazzata. L’avevo appena conosciuto, ma sentivo che era un bravo ragazzo, lo doveva essere per forza, era amico di Elis, così mi tranquillizzai. Per fortuna fu comprensivo e mantenne le distanze.

«Bea, sciogliamo un po’ il ghiaccio. Come mai sei venuta qua?» domandò con aria curiosa.

«Mi sono laureata da poco, mi serviva una pausa e poi sono in cerca di un’ispirazione» dissi, stranamente a mio agio.

«In cosa ti sei laureata?».

«In lettere moderne, adoro scrivere. Il mio sogno sarebbe di diventare scrittrice, ma in questo momento non tho ancora una storia valida da raccontare».

«Ah, allora cerchi l’ispirazione per scrivere qualcosa?». 

Annuii.

«Beh, sarebbe utile vivere una storia d’amore passionale e travolgente, che potrebbe nascere in un nuovo paese sconosciuto. Sarebbe proprio una grande ispirazione – disse una voce maschile dietro di me – il primo ballo è finito, quindi, se non vi baciate, vorrei chiedere il cambio dama».

Mi girai nella direzione da cui proveniva la voce. 

Era un ragazzo alto e muscoloso, che portava una giacca e un pantalone nero, con sotto una camicia bianca e un papillon nero. Indossava una maschera nera molto ben rifinita, che gli copriva praticamente l’intero volto. Il suo travestimento lo faceva apparire un incrocio tra il cavaliere oscuro e James Bond. In pista c’era buio, perciò non riuscivo a vedere bene il suo volto, potevo scorgere solo le sue labbra strette in un sorriso furbo, erano carnose e visibilmente morbide. 

Mi accorsi di avere un’espressione inebetita; odiavo con tutta me stessa essere presa alla sprovvista e stare al centro dell’attenzione, mi rendeva nervosa. 

Liam aveva uno sguardo corrucciato, e visibilmente infastidito, che si spostava da me a lui: «Bea, sicura che non vuoi continuare con me?».

Non sapevo cosa rispondere. Se avessi voluto continuare con lui, avrei dovuto baciarlo? 

No, non volevo baciarlo, assolutamente. Per carità, era stato carino, ma conoscevo solo metà del suo volto; non potevo proprio farlo. 

Il cavaliere oscuro parlò di nuovo: «Beh, se vuoi continuare con lui, devi baciarlo. Sono le regole» il suo costante sorriso m’irritava.

Eh, no! Non volevo baciarlo.

«Liam, non preoccuparti per me. Vai a ballare con Elis» dissi, forse troppo poco convinta.

«Mi sa che anche lei ha trovato un accompagnatore». 

Il cavaliere oscuro indicò un angolo lontano della pista. Vidi Elis avvinghiata ad un ragazzo vestito da diavolo. Formavano una coppia perfetta, direi. Sorrisi al pensiero. Liam aveva lo sguardo perso nel mio.

«Liam, stai tranquillo. Puoi andare, starò bene. Vai a vedere se mia cugina sta bene, anche se a quanto vedo, non se la passa male. Io me la so cavare». 

Non so dove trovai tutta questa determinazione. Liam si arrese e cominciò a camminare verso Elis.

Bene, ero sola con un ragazzo che non conoscevo, in mezzo a persone sconosciute. La mia serata non poteva andare meglio di così! Ad un tratto i miei pensieri si bloccarono. Il mio nuovo cavaliere era davanti a me che mi tendeva la sua grande mano, da buon gentiluomo; dopo attimi di esitazione, mi decisi ad accogliere la sua silenziosa richiesta. Rimasi scioccata: quando toccai la sua fredda mano, un brivido intenso si propagò in tutto il mio corpo, ma non potei farci molta attenzione perché mi ritrovai a volteggiare tra le sua braccia sulle note di “In the arms of an angel”, una delle mie canzoni preferite.

«Beh, non sono un angelo, ma per il resto ci siamo» disse con il suo sorriso furbo.

«Cosa?» dissi confusa. 

Non capivo niente, ero stordita. Stordita soprattutto dal suo profumo.

«La canzone s’intitola “nelle braccia di un angelo” -  sorrise ironicamente, sopraffatto dalla mia sbadataggine - Tu sei tra le braccia di qualcuno, ma di sicuro non di un angelo» disse, mentre il suo sorriso malizioso s’incupiva.

«Correrò il rischio. E poi sono una farfalla, posso volare via quando voglio». 

Ad un tratto mi sentii a mio agio tra le sue braccia. Mi rilassai a tal punto che gli posai le braccia al collo.

Ci guardammo intensamente e, per un attimo, riuscii a scorgere il suo sguardo. Mi sembra di conoscerlo, aveva uno sguardo familiare. Per un attimo ripensai a mia cugina, ma cercandola tra la folla, non riuscivo a vederla. Lui si accorse subito chi stessi cercando.

«Tua cugina è con un mio amico. E’ stata una mia idea: lui è sempre stato pazzo di lei, ma non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi; allora ho colto l’occasione e li ho fatti ballare insieme, così avevo più possibilità di ballare con te. Direi che sono riuscito in parte nel mio intento – sorrise – a dire la verità, la sua cottarella è stata per me solo un pretesto per ballare con te» sorrise, facendo tornare il suo sorriso malizioso.

«E chi ti assicurava che avrei accettato?» dissi spudoratamente. 

Ma che mi succedeva? Da quando ero diventata così loquace?

«Diciamo solo che ci speravo>. 

Questo ragazzo del mistero mi sorprendeva ogni secondo di più, ed era sorprendente quanto mi sentissi a mio agio con lui vicino. 

La seconda canzone si dissolse e ne iniziò una terza. Improvvisamente sperai che nessuno venisse a chiedere il cambio dama; ero troppo incuriosita da questo ragazzo, forse più del dovuto. Whitney Houston iniziò a cantare “I’ll always love you” ed io iniziai a rilassarmi, perché nessuno aveva chiesto il cambio dama. 

Aveva detto che sperava che accettassi, ma come fa a sapere chi ero? 

Io ero qui solo da due giorni e non avevo conosciuto nessuno, ma in quel momento tutte le domande morirono anche solo prima di essere formulate, non mi andava di fargli domande del genere: volevo solo godermi quel momento. Mi sentivo felice e spensierata; non mi capitava da molto tempo, anzi, non mi era mai capitato. Alzai lo sguardo e mi accorsi che mi stava fissando. Finalmente riuscii a scorgere i suoi occhi, erano verdi, profondi e intensi. 

Fu come se il tempo si bloccasse, restammo a guardarci dentro fino alla fine della canzone; ne iniziò un’altra e attorno a me non vedevo nessuno che volesse intromettersi tra noi, per rovinare questo momento. 

«”Someone like you”, sembra una canzone perfetta per il momento – il suo sguardo mi entrò dentro, attraversandomi l’anima – già, dove altro si trova qualcuno come te, con questi occhi, con questo sguardo» disse, e io non potei fare a meno di arrossire, mentre il mio stomaco si stava di nuovo contorcendo.

Rossore, sguardo che penetra, stomaco in subbuglio erano sensazioni nuove, ma allo stesso tempo familiari. Sensazioni che mi aveva fatto provare solo una persona. E ad un tratto capii che si celava dietro quella maschera. 

Sbarrai gli occhi. 

 

Harry!

 

ANGLO DELL'AUTRICE:

eccomi qui!

grazie a tute le persone che hanno letto e commentato i precedenti capitoli e grazie anche ai lettori silenziosi <3

questo capitolo è uno dei miei preferiti, quindi spero che sia di vostro gradimento.

domani ricomincio l'università, ma soero di continuare a pubblicare almeno una volta a settimana o anche 2. 

questo capitolo è dedicato a tre persone speciali che fanno parte della mia vita: Fede, Deb e Sara <3 grazie di esistere e grazie di avermi permesso di condividere con voi questo cammino!

 

alla prossima, 

BARB

   
 
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